Banche Popolari, emendamento su 5%. Dal Moro: è per Basilea 3
Reuters - 26/01/2011 11:56:25
ROMA, 26 gennaio (Reuters) - E' stato presentato ieri al Senato un emendamento del Pd al decreto Milleproroghe per permettere alle Fondazioni di elevare fino al 5% il tetto di possesso azionario nelle banche popolari quotate in borsa, tetto ora fissato allo 0,5%.
Il deputato veronese del Pd Gianni Dal Moro, ispiratore dell'iniziativa parlamentare dei suoi colleghi senatori Marco Stradiotto e Francesco Sanna, spiega a Reuters che l'emendamento ha lo scopo di rispondere alle esigenze anche delle popolari di adeguarsi ai criteri patrimoniali richiesti da Basilea 3. Dal Moro non si nasconde le difficoltà politiche all'iniziativa, vista l'indisponibilità del governo a sostenere l'emendamento e le divisioni all'interno della Lega stessa.
L'iniziativa parlamentare è stata finora messa in relazione all'intenzione da parte delle Fondazione Cariverona di sottoscrivere un consistente aumento di capitale nel Banco Popolare (
BP.MI) (di cui ha già lo 0,06%) da realizzare con un disinvestimento da Unicredit (
UCG.MI) (banca nella quale ha una partecipazione del 4,639%).
"I primi segnali di reazione giunti a questa iniziativa sono più verso il nero che verso il bianco anche perché è stata finora sempre messa in relazione alle questioni di [il presidente della Cariverona Paolo] Biasi ed alla presa delle Fondazioni sulle banche. La questione vera però che voglio tematizzare è piuttosto quella dell'aumento di capitale delle banche in genere e delle popolari in particolare rispetto a Basilea 3", spiega Dal Moro a Reuters.
"Le popolari, in particolare quelle quotate in borsa e più sensibili alle influenze del mercato, per la loro ricapitalizzazione devono essere costrette ad andare sul mercato o possono essere sostenute dalle Fondazioni? Rispetto a questo tema ho registrato ultimamente una inversione di tendenza, anche da parte del persidente dell'Acri Giuseppe Guzzetti", aggiunge Dal Moro.
Il parlamentare veronese aggiunge di augurarsi che "la discussione sia correttamente centrata, anche perché in ogni caso i tempi dell'emendamento sono diversi da quelli dell'operazione di Verona [cioè dell'incremento della partecipazione di Cariverona nel Banco Popolare] che va fatta subito".
In particolare Dal Moro fa pressioni sull'atteggiamento della Lega, augurandosi un appoggio all'iniziativa: "Sarei soprpreso se la Lega votasse contro. Sento che ci sono disparità di vedute al loro interno e che [il leader del Carroccio Umberto] Bossi sarebbe contrario e [il sindaco di Verona Flavio] Tosi favorevole. Vedremo cosa faranno, sarà interessante: voglio proprio vedere se voteranno contro".
Il deputato del Pd non si nasconde le difficoltà politiche ma è convinto che le sue ragioni siano più forti: "Di fronte alla crisi di capitalizzazione si rimanda ad una legge complessiva sulle popolari che non si fa. Se ne parla da anni, ma non si sono fatti passi avanti proprio perché si è sempre obiettato che serve un intervento complessivo. Ma il mondo sta cambiando e cambia in fretta; la crisi ha colpito il settore finanziario negli ultimi due anni e non possiamo stare qua ad aspettare ancora interventi complessivi che non arrivano".
Il Milleproroghe, decreto la cui conversione in legge è iniziata in questi giorni al Senato, prevede che la riduzione della quota allo 0,5% nelle popolari debba avvenire entro il mese di marzo 2011 anche se un decreto della presidenza del Consiglio può spostare il termine fino a tutto il 2011.
Fonti governative hanno detto a Reuters nei giorni scorsi che l'esecutivo è disponibile ad allungare questa proproga fino alla fine del 2012 ma non a recepire un innalzamento per legge.
L'emendamento presentato dal Pd ieri al Senato invece propone proprio di elevare il limite della partecipazione delle Fondazioni nelle popolari dallo 0,5 al 5%.
Sulle obiezioni alla norma del Tesoro, che ha la vigilanza sulle Fondazioni, Dal Moro aggiunge: "Ho sentito che si parla di partecipazioni gestite da consorzi di Fondazioni e che la preoccupazione è che le Fondazioni non rientrino nella gestione delle banche. Si discuta pure, purché si facciano passi avanti".
L'emendamento presentato dice di voler "rafforzare la stabilità del sistema bancario italiano e garantire condizioni favorevoli al conseguimento degli obiettivi di incremento della sua patrimonializzazione, entro i termini stabiliti dal Comitato di Basilea per la vigilanza bancaria".
E' composto da un unico articolo : "L'articolo 30, comma 2 e 3, del Testo Unico Bancario, decreto legislativo 1 settembre 1993, n. 385, è sostituito dal seguente: Nessuno può detenere, direttamente o indirettamente, azioni in misura eccedente lo 0,5% del capitale sociale, ad eccezione delle Fondazioni di cui al decreto legislativo 17/5/1999 n. 153 che possono detenere azioni fino al 5% del capitale sociale delle banche popolari con azioni quotate nei mercati regolamentati. La banca, appena rileva il superamento di tale limite, contesta al detentore la violazione del divieto. Le azioni eccedenti essere alienate entro un anno dalla contestazione; trascorso tale termine, i relativi diritti patrimoniali maturati fino all'alienazione delle azioni eccedenti vengono acquisite dalla banca".
(Paolo Biondi)
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