Banche Popolari, emendamento su 5%. Dal Moro: è per Basilea 3                                                                                                            		
		
		
	
	
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                                                                                                                                                                                                                                                                                      ROMA,  26 gennaio (Reuters) - E' stato presentato ieri al  Senato un  emendamento del Pd al decreto Milleproroghe per  permettere alle  Fondazioni di elevare fino al 5% il tetto di  possesso azionario nelle  banche popolari quotate in borsa, tetto  ora fissato allo 0,5%.
Il deputato veronese del Pd Gianni Dal Moro, ispiratore  dell'iniziativa  parlamentare dei suoi colleghi senatori Marco  Stradiotto e Francesco  Sanna, spiega a Reuters che l'emendamento  ha lo scopo di rispondere  alle esigenze anche delle popolari di  adeguarsi ai criteri patrimoniali  richiesti da Basilea 3. Dal  Moro non si nasconde le difficoltà  politiche all'iniziativa,  vista l'indisponibilità del governo a  sostenere l'emendamento e  le divisioni all'interno della Lega stessa.
L'iniziativa parlamentare è stata finora messa in relazione   all'intenzione da parte delle Fondazione Cariverona di  sottoscrivere un  consistente aumento di capitale nel Banco  Popolare (
BP.MI) (di cui ha già lo 0,06%) da realizzare con un  disinvestimento da Unicredit (
UCG.MI) (banca nella quale ha una  partecipazione del 4,639%).
"I primi segnali di reazione giunti a questa iniziativa sono  più verso  il nero che verso il bianco anche perché è stata  finora sempre messa in  relazione alle questioni di [il  presidente della Cariverona Paolo]  Biasi ed alla presa delle  Fondazioni sulle banche. La questione vera  però che voglio  tematizzare è piuttosto quella dell'aumento di capitale  delle  banche in genere e delle popolari in particolare rispetto a   Basilea 3", spiega Dal Moro a Reuters.
"Le popolari, in particolare quelle quotate in borsa e più  sensibili  alle influenze del mercato, per la loro  ricapitalizzazione devono  essere costrette ad andare sul mercato  o possono essere sostenute dalle  Fondazioni? Rispetto a questo  tema ho registrato ultimamente una  inversione di tendenza, anche  da parte del persidente dell'Acri  Giuseppe Guzzetti", aggiunge  Dal Moro.
Il parlamentare veronese aggiunge di augurarsi che "la  discussione sia  correttamente centrata, anche perché in ogni  caso i tempi  dell'emendamento sono diversi da quelli  dell'operazione di Verona [cioè  dell'incremento della  partecipazione di Cariverona nel Banco Popolare]  che va fatta  subito".
In particolare Dal Moro fa pressioni sull'atteggiamento  della Lega,  augurandosi un appoggio all'iniziativa: "Sarei  soprpreso se la Lega  votasse contro. Sento che ci sono disparità  di vedute al loro interno e  che [il leader del Carroccio  Umberto] Bossi sarebbe contrario e [il  sindaco di Verona Flavio]  Tosi favorevole. Vedremo cosa faranno, sarà  interessante: voglio  proprio vedere se voteranno contro".
Il deputato del Pd non si nasconde le difficoltà politiche  ma è  convinto che le sue ragioni siano più forti: "Di fronte  alla crisi di  capitalizzazione si rimanda ad una legge  complessiva sulle popolari che  non si fa. Se ne parla da anni,  ma non si sono fatti passi avanti  proprio perché si è sempre  obiettato che serve un intervento  complessivo. Ma il mondo sta  cambiando e cambia in fretta; la crisi ha  colpito il settore  finanziario negli ultimi due anni e non possiamo  stare qua ad  aspettare ancora interventi complessivi che non arrivano".
Il Milleproroghe, decreto la cui conversione in legge è  iniziata in  questi giorni al Senato, prevede che la riduzione  della quota allo 0,5%  nelle popolari debba avvenire entro il  mese di marzo 2011 anche se un  decreto della presidenza del  Consiglio può spostare il termine fino a  tutto il 2011.
Fonti governative hanno detto a Reuters nei giorni scorsi  che  l'esecutivo è disponibile ad allungare questa proproga fino  alla fine  del 2012 ma non a recepire un innalzamento per legge.
L'emendamento presentato dal Pd ieri al Senato invece  propone proprio  di elevare il limite della partecipazione delle  Fondazioni nelle  popolari dallo 0,5 al 5%.
Sulle obiezioni alla norma del Tesoro, che ha la vigilanza  sulle  Fondazioni, Dal Moro aggiunge: "Ho sentito che si parla di   partecipazioni gestite da consorzi di Fondazioni e che la   preoccupazione è che le Fondazioni non rientrino nella gestione  delle  banche. Si discuta pure, purché si facciano passi avanti".
L'emendamento presentato dice di voler "rafforzare la  stabilità del  sistema bancario italiano e garantire condizioni  favorevoli al  conseguimento degli obiettivi di incremento della  sua  patrimonializzazione, entro i termini stabiliti dal Comitato  di Basilea  per la vigilanza bancaria".
E' composto da un unico articolo : "L'articolo 30, comma 2 e  3, del  Testo Unico Bancario, decreto legislativo 1 settembre  1993, n. 385, è  sostituito dal seguente: Nessuno può detenere,  direttamente o  indirettamente, azioni in misura eccedente lo  0,5% del capitale  sociale, ad eccezione delle Fondazioni di cui  al decreto legislativo  17/5/1999 n. 153 che possono detenere  azioni fino al 5% del capitale  sociale delle banche popolari con  azioni quotate nei mercati  regolamentati. La banca, appena  rileva il superamento di tale limite,  contesta al detentore la  violazione del divieto. Le azioni eccedenti  essere alienate  entro un anno dalla contestazione; trascorso tale  termine, i  relativi diritti patrimoniali maturati fino all'alienazione   delle azioni eccedenti vengono acquisite dalla banca".
(Paolo Biondi) 
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