Obbligazioni MPS (3 lettori)

Jurij Gagarin

Forumer attivo
Banche. Pronta la firma con Atlante per le sofferenze, possibile l’intervento di Fonspa
Mps, piano in dirittura d’arrivo L’ok atteso la settimana prossima
A giugno i decreti, poi l’ingresso dello Stato e l’uscita degli Npl
Dopo tre mesi di trattative, il nuovo piano quinquennale del Monte dei Paschi è agli ultimi ritocchi: la settimana prossima, secondo quanto risulta a Il Sole 24 Ore, dovrebbe finalmente essere quella buona per il via libera della struttura tecnica della Dg Comp. A quel punto la parola passerebbe alla Commissione vera e propria, chiamata a ratificare la decisione con una rapida istruttoria e un ultimo via libera formale previsto per la metà di giugno; giusto in tempo per consentire al Tesoro di emanare i due decreti che mancano per l’ingresso dello Stato: il primo dettaglierà il burden sharing, il secondo disciplinerà l’aumento (consentendo così di non dover convocare una nuova assemblea) e aprirà le porte al capitale pubblico.
«Non possiamo che essere nutriti di grande ottimismo», ha detto ieri il presidente della banca, Alessandro Falciai, in merito alle trattative in corso fra la Ue e il governo italiano per la ricapitalizzazione precauzionale attraverso i fondi pubblici. Parole, le sue, arrivate dopo quelle del responsabile della Segreteria tecnica del Mef, Fabrizio Pagani, che martedì aveva ipotizzato che «nelle prossime settimane» si dovrebbe giungere a una decisione della Commissione. Che a sua volta, sempre martedì sera, ha parlato di «progressi» nel confronto al tavolo allargato.
Nelle ultime ore il team della banca, coordinato direttamente dal ceo Marco Morelli e dal cfo Francesco Mele, insieme alla delegazione del Tesoro guidata da Alessandro Rivera avrebbero proseguito le trattative con le controparti: da un lato, come noto, c’è la Bce, con cui però un accordo di massima sarebbe ormai raggiunto. Ma pare ormai alle battute conclusive anche il braccio di ferro con la Commissione europea, che nelle ultime settimane si è concentrato sullo smobilizzo dei crediti deteriorati e sulla riduzione dei costi.
Il primo dei due capitoli aperti, quello relativo agli Npl, dovrebbe essere risolto nelle prossime ore; cioè quando il Monte riceverà da Atlante un’offerta non vincolante per la maggioranza delle tranche junior e mezzanine della maxi-cartolarizzazione sui 29 miliardi di sofferenze lorde tuttora in pancia alla banca: possibile che nel perimetro dell’operazione vengano anche inclusi i contratti di leasing (ripetendo lo schema costruito per i 2,2 miliardi di Npl acquistati dalle good banks), ma soprattutto che il fondo di Quaestio si doti di qualche compagno di strada per sottoscrivere il miliardo abbondante di titoli. I principali indiziati in questo caso sono Fonspa e Fortress, se non altro perché hanno già effettuato le due diligence sul portafoglio in questione nei mesi scorsi (i primi per Atlante, gli altri per Jp Morgan), dunque possono permettersi di approdare a un’offerta in tempi stretti e - vista la conoscenza del sottostante - su valori non lontani a quelli di Atlante.
Nella tabella di marcia ipotizzata, la cartolarizzazione dovrebbe avvenire in autunno, dunque dopo l’ingresso dello Stato (atteso non prima dell’estate). Ma l’offerta non vincolante dovrebbe consentire alla banca di smarcare subito il punto con la Commissione, con cui rimarrebbe aperto solo il tema del cost/income, e in particolare la riduzione dei costi alla voce esuberi. Bruxelles sarebbe partita da una richiesta di oltre 10mila unità (sui 25mila addetti attuali), il ceo Morelli dal canto suo avrebbe ribadito che senza una rete sufficiente non potrà mai tornare a produrre reddito e aprire le strade all’uscita dello Stato. I tre mesi avrebbero avvicinato le posizioni, in più con l’allungamento dell’orizzonte di piano dai tre anni di ottobre ai cinque concordati ora, il Monte potrebbe salire oltre quota 4mila per salvare l’operatività ed evitare i licenziamenti collettivi, con relativi oneri (sociali ed economici), ma finora l’accordo non c’è ancora: il traguardo a un passo, si confida tra Roma e Siena, potrebbe spingere tutti a un ultimo colpo di reni in modo da chiudere l’accordo anche su questo punto e procedere con la ricapitalizzazione.
.@lucaaldodavi
.@marcoferrando77
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Luca Davi
Marco Ferrando
 

Fabrib

Forumer storico
Some euro zone banks are "in denial" about their problems with unpaid loans, the European Central Bank's chief supervisor has told a Finnish weekly.
"In all euro area countries, there are ... banks that are not doing so well but are committed -- and bravely so -- to tackling their problems; and then others that are somewhat in denial and will have to change to improve," Daniele Nouy told Talouselämä in an interview published on Friday.
She was responding to questions about a request for public help by Italy’s Monte dei Paschi di Siena and apparent failures to clean up the banking sector in that country and in Germany.
Struggling with a large and growing pile of bad loans, Monte Paschi has applied for a recapitalisation by the Italian state but the rescue has yet to be approved by European authorities.
The ECB, as the euro zone's top banking watchdog, set Monte Paschi's capital shortfall at 8.8 billion euros in December but Nouy said earlier this week "additional discussions" about the bank's losses were necessary.
Monte Paschi's Chairman Alessandro Falciai said on Wednesday he remained "greatly optimistic" over the outcome of the bank's request.
Spain's Banco Popular is also struggling under the weight of 37 billion euros non-performing real estate loans but the country's economy minister said on Thursday it should not expect to receive public funds.
The Spanish bank is considering a merger instead.
(Reporting by Francesco Canepa; Editing by Catherine Evans)
Stocks treated in this article : Banco Popular Espanol SA, Banca Monte dei Paschi di Siena SpA
 

AtuttoGAZ

Forumer attivo
Npl ridotti di un terzo entro il 2017

Esistono due nuove formule finanziarie per rafforzare il sistema bancario italiano e metterlo nella condizione di prestare di più a imprese e famiglie e al tempo stesso di consolidare la fiducia della clientela e del risparmiatore-investitore afflitti dalle incertezze e preoccupazioni del bail-in: la bad bank, o meglio l’asset management company a livello nazionale o di singola banca, e i non-preferred senior bond.

Per smaltire la mole delle sofferenze, e ridurre il ratio troppo elevato dei crediti deteriorati rispetto agli impieghi, serve all’Italia un meccanismo di asset management company a livello nazionale o come soluzione per le singole banche (Amc impropriamente detta bad bank). E anche l’Italia deve attrezzarsi per introdurre i “non-preferred senior bonds”, quei nuovi strumenti finanziari che hanno la funzione di “cuscinetto” tra i prestiti subordinati e le obbligazioni senior allungando la lista della gerarchia dei bond soggetti a bail-in nei casi di insolvenza e rendendo le banche più capaci ad assorbire le perdite: preparando dunque il terreno ai requisiti Mrel (Minimum requirement for own funds and eligible liabilities o requisito minimo di fondi propri e passività computabili) e Tlac (Total loss absorbency capacity o requisito di capacità complessiva di assorbimento delle perdite).

A sollecitare l’ingresso di questi due nuovi strumenti in Italia sono le istituzioni di vigilanza europee e il mercato. I supervisori vedono bene l’Amc o formule simili come soluzione per evitare la svendita dei non-performing loans e consentire alle banche di mantenere parte del valore di “upside” nel recupero dei crediti, mentre i mercati vedono di buon occhio l’inserimento dei non-preferred senior bond cuscinetto per ammorbidire l’impatto del bail-in e proteggere i senior bond.

I due problemi, sofferenze e bail-in, sono in qualche modo collegati. Nel caso in cui una banca non sia in grado di ricapitalizzarsi con un aumento di capitale tra soci e mercato per coprire il buco in bilancio provocato dalla svendita delle sofferenze, se cedute a terzi a prezzi stracciati rispetto al valore di libro, la soluzione della ricapitalizzazione precauzionale con l’ingresso dello Stato nel capitale della banca - sperimentata per prima in Europa dal Montepaschi – conduce in automatico al burden sharing, cioè alla distribuzione delle perdite fino ai sottoscrittori dei prestiti subordinati. La nuova good bank che nasce dopo la ricapitalizzazione precauzionale deve correre ai ripari velocemente ed emettere nuovi prestiti subordinati: avrà in prospettiva bisogno anche dei bond cuscinetto tra subordinati e senior.

I non-preferred senior bonds

In questa rincorsa a rimpinguare la scala degli asset soggetti a bail-in, il mercato vede con favore l’introduzione dei non-preferred senior bond che vanno a inserirsi tra i prestiti subordinati e i senior bond, quindi assorbono le perdite prima delle obbligazioni senior che in Italia sono collocate per grandi quantità anche presso gli investitori privati retail: lo strumento del non-preferred senior bond al momento manca in Italia e in molti Paesi europei, mentre c’è già in Francia. Le banche francesi hanno emesso finora 15 miliardi di non-preferred senior bond “alla francese”, il 55% denominati in euro, e il Crédit Agricole stima che il mercato di questi buon “cuscinetto” in Europa potrebbe raggiungere una dimensione fino a 300 miliardi di euro.

La Germania sta già sperimentando questa nuova asset class e la Spagna si appresta ad introdurla nel suo ordinamento con il varo di una nuova legge in arrivo. Il Parlamento europeo e il Consiglio europeo hanno pronto un emendamento alla direttiva 2014/59/Eu Brrd (sul risanamento e risoluzione degli enti creditizi) proprio per modificare il ranking degli strumenti di debito soggetti al bail-in, entro quest’anno. Un’iniziativa sulla quale la Bce ha già espresso parere legale favorevole e ne ha sollecitata l’adozione al più presto, per migliorare l’armonizzazione europea ma anche in vista dell’arrivo di nuovi requisiti di rafforzamento del capitale prudenziale delle banche per assorbire le perdite (Mrel e Tlac). I non-preferred senior bond, secondo un parere della Bce, dovrebbero avere scadenze al di sotto e al di sopra di un anno, mentre la proposta di Bruxelles fisserebbe la durata a un anno.

La bad bank

L’Italia non ha perso definitivamente il treno della bad bank che ha consentito a Spagna e Irlanda, prima dell’era del bail-in, di deconsolidare le sofferenze trasferendole in blocco in una società esterna di gestione del recupero dei crediti e partecipata dalla Stato. L’Amc, posseduta fino al 51% dai privati e al 49% dallo Stato, è una soluzione percorribile, purché non faccia scattare alla Dg sulla concorrenza l’aiuto di Stato o non implichi soluzioni come la ricapitalizzatione precauzionale che impone il burden sharing.

Come ha ricordato di recente Danièle Nouy, alla guida del Meccanismo unico di vigilanza, il sistema bancario europeo si divide in tre categorie: le banche che vanno bene (redditività, modello di business, solidità patrimoniale ecc.); le banche che hanno problemi risolvibili con le proprie forza; le banche che hanno problemi molto gravi e che vanno risanate o mandate in risoluzione e hanno bisogno di aiuto esterno.

Lo smaltimento delle sofferenze deve essere fatto con soluzioni di mercato dalle banche sane e più solide e che non hanno bisogno di aiuto esterno. Per le banche che non vanno in risoluzione ma che non sono in grado di ricorrere al mercato per coprire le perdite causate dalla cessione delle sofferenze a prezzi troppo bassi, la ricapitalizzazione precauzionale (come per Montepaschi) impone il burden sharing: va esplorata una terza via che può essere quella dell'asset management company che evita la svendita eccessiva dei NPLs.

L’Europa si sta muovendo in diverse direzioni; l’introduzione di linee guida armonizzate a livello europeo e disegnate dai supervisori per la gestione e cessione dei Npl; le riforme strutturali per velocizzare e armonizzare con un benchmarking europeo le procedure del recupero dei crediti; la creazione di un mercato secondario dei Npl; l’asset management company, con partecipazione dello Stato o non. Il Financial services committee ha preparato un documento di 200 pagine che esplora in tutti i suoi risvolti la formula della “bad bank”, repoort verrà sottoposto al Comitato economico e finanziario che a sua volta lo riproporrà, in formato ridotto, all’Ecofin. In Italia si è messa in luce la struttura Fino di Unicredit, che sarebbe tra le ipotesi esplorate ora dal Montepaschi: la vendita delle sofferenze a prezzi bassi abbinata però alla possibilità per la banca di recuperare l’upside mantenendo un’elevata quota (nel caso di Unicredit per ora il 49%) di tutte le tranche della cartolarizzazione del portafoglio di Npl .

Npl senza bad bank


Senza bad bank, strumento che l’Italia ha richiesto ma non ha ottenuto da Bruxelles tre anni fa, il sistema bancario italiano mira a ridurre comunque entro il 2017 di circa un terzo lo stock delle sofferenze. Le operazioni che sono andate e dovranno andare in porto entro la fine dell’anno per lo smaltimento dei Npl sono quelle di Unicredit, Montepaschi, le due Venete e le quattro banche risolte con Bper e Ubi. Nel 2018 sarà poi l’anno dei gruppi bancari cooperativi, con le Bcc sottoposte alla vigilanza della Bce che le spingerà verso la vendita delle sofferenze: un’altra quota importante di NPLs andrà sul mercato, con formule tra l’ asset management company e FINO. E per quanto riguarda la nuova categoria intermedia di “cuscinetto” di titoli di debito, anche l’Italia si appresta a recepire la direttiva europea per introdurre le obbligazioni senior non-preferred, per evitare o arginare il contagio dei risparmiatori retail sottoscrittori di senior bond nel caso di risoluzione con bail-in.

L’allarme del rischio sistemico delle sofferenze bancarie da un lato e lo spettro del bail-in dall’altro lato (con l’impatto che quest’ultimo può avere sul risparmiatore) se c’è mai stato è rientrato, ne sono convinte le autorità italiane. La soluzione del Montepaschi, che è attesa a giorni, dovrebbe confermare questa tesi: l’operazione di cessione del portafoglio monstre di sofferenze del Monte, che si aggira attorno ai 30 miliardi, potrebbe infatti prevedere una formula di cessione vicina all’operazione FINO di Unicredit, consentendo alla banca di recuperare parte dell’upside nel recupero dei crediti. La partecipazione di Atlante, inoltre, è quanto di più vicino è possibile andare alla soluzione di asset management company, hanno osservato fonti vicine all’operazione, in quanto ad Atlante passerà la gestione e il servicing delle sofferenze Mps. Del resto, fanno notare fonti vicine al Tesoro, non è facile trovare per la Amc i capitali privati e “calmi”, che non abbiano target immediati di ritorni tra il 15% e il 20%.

----------

Ho riportato questo articolo che sebbene tratti una questione generale investe direttamente anche MPS.

Vorrei che qualcuno molto piu' ferrato di me in materia potesse spiegare il periodo che ho evidenziato in azzurrino. In alternativa vanno bene anche riferimenti normativi.

In sostanza, secondo l'autrice, gli 8.8mld della ricapitalizzazione precauzionale di MPS andranno tutti in equity e successivamente la banca dovra' emettere strumenti "bailinabili".
Qualcuno puo' confermare cio'?
Oppure in campo c'e' anche la possibilita' che negli 8.8mld ci siano gia' compresi una parte di nuovi sub?

Grazie
 

marcob77

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Npl ridotti di un terzo entro il 2017

Esistono due nuove formule finanziarie per rafforzare il sistema bancario italiano e metterlo nella condizione di prestare di più a imprese e famiglie e al tempo stesso di consolidare la fiducia della clientela e del risparmiatore-investitore afflitti dalle incertezze e preoccupazioni del bail-in: la bad bank, o meglio l’asset management company a livello nazionale o di singola banca, e i non-preferred senior bond.

Per smaltire la mole delle sofferenze, e ridurre il ratio troppo elevato dei crediti deteriorati rispetto agli impieghi, serve all’Italia un meccanismo di asset management company a livello nazionale o come soluzione per le singole banche (Amc impropriamente detta bad bank). E anche l’Italia deve attrezzarsi per introdurre i “non-preferred senior bonds”, quei nuovi strumenti finanziari che hanno la funzione di “cuscinetto” tra i prestiti subordinati e le obbligazioni senior allungando la lista della gerarchia dei bond soggetti a bail-in nei casi di insolvenza e rendendo le banche più capaci ad assorbire le perdite: preparando dunque il terreno ai requisiti Mrel (Minimum requirement for own funds and eligible liabilities o requisito minimo di fondi propri e passività computabili) e Tlac (Total loss absorbency capacity o requisito di capacità complessiva di assorbimento delle perdite).

A sollecitare l’ingresso di questi due nuovi strumenti in Italia sono le istituzioni di vigilanza europee e il mercato. I supervisori vedono bene l’Amc o formule simili come soluzione per evitare la svendita dei non-performing loans e consentire alle banche di mantenere parte del valore di “upside” nel recupero dei crediti, mentre i mercati vedono di buon occhio l’inserimento dei non-preferred senior bond cuscinetto per ammorbidire l’impatto del bail-in e proteggere i senior bond.

I due problemi, sofferenze e bail-in, sono in qualche modo collegati. Nel caso in cui una banca non sia in grado di ricapitalizzarsi con un aumento di capitale tra soci e mercato per coprire il buco in bilancio provocato dalla svendita delle sofferenze, se cedute a terzi a prezzi stracciati rispetto al valore di libro, la soluzione della ricapitalizzazione precauzionale con l’ingresso dello Stato nel capitale della banca - sperimentata per prima in Europa dal Montepaschi – conduce in automatico al burden sharing, cioè alla distribuzione delle perdite fino ai sottoscrittori dei prestiti subordinati. La nuova good bank che nasce dopo la ricapitalizzazione precauzionale deve correre ai ripari velocemente ed emettere nuovi prestiti subordinati: avrà in prospettiva bisogno anche dei bond cuscinetto tra subordinati e senior.

I non-preferred senior bonds

In questa rincorsa a rimpinguare la scala degli asset soggetti a bail-in, il mercato vede con favore l’introduzione dei non-preferred senior bond che vanno a inserirsi tra i prestiti subordinati e i senior bond, quindi assorbono le perdite prima delle obbligazioni senior che in Italia sono collocate per grandi quantità anche presso gli investitori privati retail: lo strumento del non-preferred senior bond al momento manca in Italia e in molti Paesi europei, mentre c’è già in Francia. Le banche francesi hanno emesso finora 15 miliardi di non-preferred senior bond “alla francese”, il 55% denominati in euro, e il Crédit Agricole stima che il mercato di questi buon “cuscinetto” in Europa potrebbe raggiungere una dimensione fino a 300 miliardi di euro.

La Germania sta già sperimentando questa nuova asset class e la Spagna si appresta ad introdurla nel suo ordinamento con il varo di una nuova legge in arrivo. Il Parlamento europeo e il Consiglio europeo hanno pronto un emendamento alla direttiva 2014/59/Eu Brrd (sul risanamento e risoluzione degli enti creditizi) proprio per modificare il ranking degli strumenti di debito soggetti al bail-in, entro quest’anno. Un’iniziativa sulla quale la Bce ha già espresso parere legale favorevole e ne ha sollecitata l’adozione al più presto, per migliorare l’armonizzazione europea ma anche in vista dell’arrivo di nuovi requisiti di rafforzamento del capitale prudenziale delle banche per assorbire le perdite (Mrel e Tlac). I non-preferred senior bond, secondo un parere della Bce, dovrebbero avere scadenze al di sotto e al di sopra di un anno, mentre la proposta di Bruxelles fisserebbe la durata a un anno.

La bad bank

L’Italia non ha perso definitivamente il treno della bad bank che ha consentito a Spagna e Irlanda, prima dell’era del bail-in, di deconsolidare le sofferenze trasferendole in blocco in una società esterna di gestione del recupero dei crediti e partecipata dalla Stato. L’Amc, posseduta fino al 51% dai privati e al 49% dallo Stato, è una soluzione percorribile, purché non faccia scattare alla Dg sulla concorrenza l’aiuto di Stato o non implichi soluzioni come la ricapitalizzatione precauzionale che impone il burden sharing.

Come ha ricordato di recente Danièle Nouy, alla guida del Meccanismo unico di vigilanza, il sistema bancario europeo si divide in tre categorie: le banche che vanno bene (redditività, modello di business, solidità patrimoniale ecc.); le banche che hanno problemi risolvibili con le proprie forza; le banche che hanno problemi molto gravi e che vanno risanate o mandate in risoluzione e hanno bisogno di aiuto esterno.

Lo smaltimento delle sofferenze deve essere fatto con soluzioni di mercato dalle banche sane e più solide e che non hanno bisogno di aiuto esterno. Per le banche che non vanno in risoluzione ma che non sono in grado di ricorrere al mercato per coprire le perdite causate dalla cessione delle sofferenze a prezzi troppo bassi, la ricapitalizzazione precauzionale (come per Montepaschi) impone il burden sharing: va esplorata una terza via che può essere quella dell'asset management company che evita la svendita eccessiva dei NPLs.

L’Europa si sta muovendo in diverse direzioni; l’introduzione di linee guida armonizzate a livello europeo e disegnate dai supervisori per la gestione e cessione dei Npl; le riforme strutturali per velocizzare e armonizzare con un benchmarking europeo le procedure del recupero dei crediti; la creazione di un mercato secondario dei Npl; l’asset management company, con partecipazione dello Stato o non. Il Financial services committee ha preparato un documento di 200 pagine che esplora in tutti i suoi risvolti la formula della “bad bank”, repoort verrà sottoposto al Comitato economico e finanziario che a sua volta lo riproporrà, in formato ridotto, all’Ecofin. In Italia si è messa in luce la struttura Fino di Unicredit, che sarebbe tra le ipotesi esplorate ora dal Montepaschi: la vendita delle sofferenze a prezzi bassi abbinata però alla possibilità per la banca di recuperare l’upside mantenendo un’elevata quota (nel caso di Unicredit per ora il 49%) di tutte le tranche della cartolarizzazione del portafoglio di Npl .

Npl senza bad bank


Senza bad bank, strumento che l’Italia ha richiesto ma non ha ottenuto da Bruxelles tre anni fa, il sistema bancario italiano mira a ridurre comunque entro il 2017 di circa un terzo lo stock delle sofferenze. Le operazioni che sono andate e dovranno andare in porto entro la fine dell’anno per lo smaltimento dei Npl sono quelle di Unicredit, Montepaschi, le due Venete e le quattro banche risolte con Bper e Ubi. Nel 2018 sarà poi l’anno dei gruppi bancari cooperativi, con le Bcc sottoposte alla vigilanza della Bce che le spingerà verso la vendita delle sofferenze: un’altra quota importante di NPLs andrà sul mercato, con formule tra l’ asset management company e FINO. E per quanto riguarda la nuova categoria intermedia di “cuscinetto” di titoli di debito, anche l’Italia si appresta a recepire la direttiva europea per introdurre le obbligazioni senior non-preferred, per evitare o arginare il contagio dei risparmiatori retail sottoscrittori di senior bond nel caso di risoluzione con bail-in.

L’allarme del rischio sistemico delle sofferenze bancarie da un lato e lo spettro del bail-in dall’altro lato (con l’impatto che quest’ultimo può avere sul risparmiatore) se c’è mai stato è rientrato, ne sono convinte le autorità italiane. La soluzione del Montepaschi, che è attesa a giorni, dovrebbe confermare questa tesi: l’operazione di cessione del portafoglio monstre di sofferenze del Monte, che si aggira attorno ai 30 miliardi, potrebbe infatti prevedere una formula di cessione vicina all’operazione FINO di Unicredit, consentendo alla banca di recuperare parte dell’upside nel recupero dei crediti. La partecipazione di Atlante, inoltre, è quanto di più vicino è possibile andare alla soluzione di asset management company, hanno osservato fonti vicine all’operazione, in quanto ad Atlante passerà la gestione e il servicing delle sofferenze Mps. Del resto, fanno notare fonti vicine al Tesoro, non è facile trovare per la Amc i capitali privati e “calmi”, che non abbiano target immediati di ritorni tra il 15% e il 20%.

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Ho riportato questo articolo che sebbene tratti una questione generale investe direttamente anche MPS.

Vorrei che qualcuno molto piu' ferrato di me in materia potesse spiegare il periodo che ho evidenziato in azzurrino. In alternativa vanno bene anche riferimenti normativi.

In sostanza, secondo l'autrice, gli 8.8mld della ricapitalizzazione precauzionale di MPS andranno tutti in equity e successivamente la banca dovra' emettere strumenti "bailinabili".
Qualcuno puo' confermare cio'?
Oppure in campo c'e' anche la possibilita' che negli 8.8mld ci siano gia' compresi una parte di nuovi sub?

Grazie
Da quello che ricordo la ricapitalizzazione sarà tutta in equity e successivamente saranno emessi strumenti subordinati. Questo comunque dipenderà molto dal decreto: ci sono infatti i famosi T1 di legge estera che non è sicuro che fine faranno (anche se nel decreto è indicato saranno trasformati in Equity al 75% del nominale)
 

Fabrib

Forumer storico
FT:
Inside Business
Hope for Monte dei Paschi rescue deal
Differences remain over job cuts and executive salaries
NEW 32 MINUTES AGO
 

acinorev

Forumer attivo
Mps: attesa fiduciosa sindacati per piano senza licenziamenti - FOCUS

(Il Sole 24 Ore Radiocor Plus) - Roma, 22 mag - L'attesa per il via libera di Bruxelles al piano di ristrutturazione del Monte dei Paschi viene vissuta con fiducia dai sindacati della banca. C'e' la sensazione che le ricadute del piano, previsto nel nuovo arco temporale di un quinquennio, renderanno gestibili gli esuberi con l'ammortizzatore sociale di categoria, il fondo esuberi che accompagna fino a 60 mesi, senza dover ricorrere all'arma dei licenziamenti collettivi.
Su questo scenario l'amministratore delegato della banca, Marco Morelli, avrebbe rassicurato nei giorni scorsi alcuni interlocutori. Secondo i calcoli di un sindacalista e' di 5.000 addetti la soglia massima gestibile di esodi con lo scivolo del fondo esuberi. Il piano attuale della banca, varato a novembre quando ancora si ipotizzava una ricapitalizzazione sul mercato, prevedeva uscite volontarie e incentivate per 2.900 addetti. Il nuovo piano, invece, se come sembra allunghera' fino al 2021 i suoi effetti, allargherebbe la platea dei potenziali esuberi con il fondo di tutela e potrebbe venire quindi incontro alla maggiore riduzione dei costi pretesa dai funzionari della Dg Comp. Per il varo del piano i tempi si stanno insesorabilmente allungando. Ora si inizia a indicare l'inizio dell'estate, forse luglio, per la definizione della ricapitalizzazione precauzionale da parte del Tesoro. E' ancora avvolta da nebbia fitta, inoltre, la costruzione della cartolarizzazione per i 29 miliardi di sofferenze. Accanto ad Atlante, secondo le indiscrezioni, per la tranche piu' rischiosa potrebbero intervenire investitori specializzati come Fonspa e doBank
 

Vespasianus

Princeps thermarum
Monte dei Paschi di Siena (BMPS.MI) is close to reaching an agreement with the European Commission that will pave the way for a state bailout of Italy's fourth biggest bank, a senior Italian treasury official said on Tuesday.
The world's oldest bank must fill a capital shortfall of 8.8 billion euros (£7.6 billion) after it emerged as the weakest lender in European stress tests last July and failed to raise cash on the market in December.

Together with two Veneto-based lenders, the Tuscan bank has been locked in talks for months with European regulators that must approve government support under tougher EU bank crisis rules that came into force last year.

Striking an accord for Monte dei Paschi "is a matter of days," Fabrizio Pagani, told reporters on the sidelines of a conference. "After that, we will talk about the Veneto banks."
Pagani said that a deal to sell the Tuscan lender's impaired loans repackaged as securities -- part of a drastic restructuring to unlock state aid -- was also being finalised.


The Italian government is expected to pump as much as 6.6 billion euros into the bank, giving it a stake of around 70 percent in Monte dei Paschi, through a scheme that imposes some losses on the bank's junior bond holders.
Sources have said the amount could be lower, with private investors putting in more money than initially expected.

Under EU rules, state aid cannot be used to cover predictable losses such as those stemming from writedowns on the bank's 29.4 billion euro portfolio of defaulting debts.

A source close to the matter said Italian bank bailout fund Atlante, with one or more private equity funds, could buy the junior and mezzanine tranches of the bad loan portfolio for 1.3 billion euros, while the senior tranche would be backed by a state guarantee and sold to institutional investors.

A second source said U.S. funds Fortress (FIG.N) and Elliott were carrying out due diligence on the portfolio which was expected to close on June 9.

Atlante, Fortress and Elliott declined to comment.

Another sticking point in the negotiations between Monte dei Paschi and the European Commission has been how many jobs the it will have to cut.

A source told Reuters in April that Brussels had demanded more than 5,000 layoffs, while Italian media reports have put the figure at 10,000 - almost half the bank's total workforce.

Monte dei Paschi was not immediately available for comment.

(Reuters)
 

Vespasianus

Princeps thermarum
MILANO (Reuters) - Credito Fondiario (Fonspa) e il gruppo Italfondiario-doBank-Fortress hanno avviato una nuova due diligence sui non performing loans di Banca Monte dei Paschi di Siena, che si concluderà il prossimo 9 giugno.

È quanto dice una fonte vicina alla situazione.

La due diligence è funzionale alla cartolarizzazione degli npl della banca (le sofferenze lorde sfiorano i 30 miliardi) parte del piano di salvataggio da 8,8 miliardi che prevede una ricapitalizzazione precauzionale da parte dello stato.

Oggi il capo della segreteria tecnica del Mef, Fabrizio Pagani, ha detto che per l'ok della Ue al piano è questione di giorni e che la cartolarizzazione è in chiusura.

Anche se alcune fonti parlano di una possibile riduzione del fabbisogno per il salvataggio a circa 8,3 miliardi, che farebbe scendere in modo corrispondente la ricapitalizzazione pubblica, tutto l'impianto dell'operazione sembra al momento ancora in discussione.

Sulla due diligence, una seconda fonte parla di analisi limitata alla parte junior e mezzanine che dovrebbe essere acquistata dal fondo Atlante, in coppia con un fondo specializzato, per circa 1,3 miliardi di euro. Nell'ambito dell'operazione potrebbe essere emesso un bond Tier2 per 300 milioni, secondo una delle fonti.

I due soggetti avevano svolto la due diligence sugli npl della banca toscana prima che fallisse il piano di salvataggio 'privato' e che, di conseguenza, scattasse il soccorso pubblico. Una fonte ricorda che, nel campo degli npl, "sei mesi sono tanti" e bisogna rivedere il portafoglio.

Incerto, al momento, l'esito della due diligence: fra i concorrenti serpeggia il timore che Fonspa, che si muove in coppia con Elliott (il fondo è un azionista di riferimento della banca, con circa il 44% del capitale) e il gruppo che fa capo a Fortress abbiano la strada spianata per avere un ruolo di primo piano nell'acquisizione dei crediti.

Per quanto riguarda il resto degli npl di Mps, diversi operatori del settore si attendono l'utilizzo delle Gacs.

Da capire anche se potrà rientrare in campo Cerved, che aveva siglato con Mps l'acquisizione della piattaforma Juliet, operazione naufragata con il salvataggio 'privato'.

I soggetti citati non hanno commentato.
 

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