La Stampa:
Pubblicato il 16/05/2017
Ultima modifica il 16/05/2017 alle ore 08:37
MANUELA MESSINA, GIANLUCA PAOLUCCI
Su Mps servono «ulteriori approfondimenti». La nuova tegola per la banca senese arriva ancora una volta da Francoforte, con la presidente della Vigilanza europea della Bce, Daniele Nouy. L’assenza di asset quality review su Montepaschi prima degli stress test, ha spiegato la Nouy, rende necessarie «discussioni aggiuntive» per capire se le perdite dell’istituto di credito siano realmente coperte da capitali privati.
Sulla base degli stress test la stessa Bce aveva stimato in dicembre - subito dopo il fallimento dell’aumento da 5 miliardi e la richiesta di aiuto pubblico - il fabbisogno di capitale di Mps in 8,8 miliardi.
Da gennaio è partito un negoziato a quattro tra banca, ministero dell’Economia, Bce e Commissione Ue che secondo gli auspici italiani si sarebbe dovuto concludere tra maggio e giugno. Ma nelle ultime settimane la posizione della Bce si è irrigidita ed era già emersa la possibilità che potesse essere incrementato non il fabbisogno totale ma l’ammontare dell’intervento statale. A questo punto, si spiega, è sempre più probabile uno slittamento dell’ingresso statale a settembre. Da Milano arriva invece una nuova tegola per l’ex presidente Alessandro Profumo e l’ex ad Fabrizio Viola. Si tratta della richiesta di rinvio a giudizio della procura di Milano per la vicenda della contabilizzazione nei bilanci tra il 2013 e il 2015 dei derivati Santorini e Alexandria di Mps, ancorché un atto dovuto, rappresenta se non un ostacolo una fonte di imbarazzo.
Oggi Profumo, che adesso dovrà affrontare il processo con Viola e con l'ex presidente del collegio sindacale della banca Paolo Salvadori, dovrebbe essere nominato alla guida di Leonardo-Finmeccanica. Il manager conferma la sua fiducia nella magistratura. La vicenda che ha portato ai rinvii a giudizio è quella che vede le due operazioni finanziarie Alexandria e Santorini inserite nei bilanci «a saldi aperti», dunque in modo irregolare secondo i tecnici, fino all’esercizio 2015. Dal punto di vista giudiziario, il caso è paradossale. Una nemesi, se si pensa che gli stessi pm Stefano Civardi e Giordano Baggio nel settembre scorso avevano chiesto l’archiviazione della tranche di indagine, trasmessa a Milano pochi mesi prima da Siena. Istanza respinta al mittente dal gip che, avendo valutato gli atti, tra cui la perizia tecnica chiesta dal sostituto pg Felice Isnardi, ha dato una lettura diversa al caso.