Val
Torniamo alla LIRA
Divisa mimetica, scarponi, mitra e le inevitabili mascherine.
Sono i militari del 32° reggimento genio guastatori della Brigata Taurinense di stanza a Fossano,
che in questi giorni pattugliano senza sosta le spiagge di Ventimiglia nel controllo dei posti di frontiera con la Francia a Ponte San Ludovico e a Ponte San Luigi.
E nel frattempo, si è aggiunta una nuova mansione: controllare che i bagnanti rispettino le misure di distanziamento in questa torrida estate al coronavirus.
La raccomandazione solita: «Cercate di evitare gli assembramenti, se state insieme e troppo vicini usate le mascherina».
Che incoscienti, che indisciplinati questi italiani, addirittura pensano di potersi rilassare durante le ferie.
Ma non lo sanno che la fuori c’è la pestilenza?
Che basta un assembramento di troppo e si ritorna come a marzo?
Allora che si fa: glielo si ricorda schierando l’esercito in assetto da guerra, come per la peggiore delle fecce
– lo stesso esercito che latita quando i clandestini fuggono a centinaia dagli hotspot e dai Cara siciliani
o quando sbarcano sulle spiagge della Sardegna disperdendosi in mezzo ai bagnanti sbigottiti –.
Anche perché, se negli ultimi anni l’esibizione di militari, divise, lampeggianti ed altri dispositivi in ogni angolo delle città
– si vedano i progetti Strade Sicure o i poliziotti di quartiere – era mirata alla percezione di un falso senso di sicurezza,
oggi la situazione si è completamente ribaltata:
si utilizza lo schieramento di forze in assetto da combattimento per relegare i cittadini ad uno stato di perenne ansia da contagio,
un contagio che – dati alla mano – da almeno due mesi sta intonando il canto del cigno.
Un clima di terrore che, ne siamo certi, fungerà anche da deterrente per i pochi temerari turisti stranieri
che in queste ore stanno decidendo la meta last-minute delle loro vacanze: già ce li immaginiamo,
volare in massa verso i lidi dello Stivale trasformati in un’appendice della Corea del Nord.
Grazie, davvero grazie.
Sono i militari del 32° reggimento genio guastatori della Brigata Taurinense di stanza a Fossano,
che in questi giorni pattugliano senza sosta le spiagge di Ventimiglia nel controllo dei posti di frontiera con la Francia a Ponte San Ludovico e a Ponte San Luigi.
E nel frattempo, si è aggiunta una nuova mansione: controllare che i bagnanti rispettino le misure di distanziamento in questa torrida estate al coronavirus.
La raccomandazione solita: «Cercate di evitare gli assembramenti, se state insieme e troppo vicini usate le mascherina».
Che incoscienti, che indisciplinati questi italiani, addirittura pensano di potersi rilassare durante le ferie.
Ma non lo sanno che la fuori c’è la pestilenza?
Che basta un assembramento di troppo e si ritorna come a marzo?
Allora che si fa: glielo si ricorda schierando l’esercito in assetto da guerra, come per la peggiore delle fecce
– lo stesso esercito che latita quando i clandestini fuggono a centinaia dagli hotspot e dai Cara siciliani
o quando sbarcano sulle spiagge della Sardegna disperdendosi in mezzo ai bagnanti sbigottiti –.
Anche perché, se negli ultimi anni l’esibizione di militari, divise, lampeggianti ed altri dispositivi in ogni angolo delle città
– si vedano i progetti Strade Sicure o i poliziotti di quartiere – era mirata alla percezione di un falso senso di sicurezza,
oggi la situazione si è completamente ribaltata:
si utilizza lo schieramento di forze in assetto da combattimento per relegare i cittadini ad uno stato di perenne ansia da contagio,
un contagio che – dati alla mano – da almeno due mesi sta intonando il canto del cigno.
Un clima di terrore che, ne siamo certi, fungerà anche da deterrente per i pochi temerari turisti stranieri
che in queste ore stanno decidendo la meta last-minute delle loro vacanze: già ce li immaginiamo,
volare in massa verso i lidi dello Stivale trasformati in un’appendice della Corea del Nord.
Grazie, davvero grazie.