OGNI COSA HA LA SUA BELLEZZA, MA NON TUTTI LA VEDONO

Forcheri: censurata da facebook per 30 giorni

Ecco il perché.


In questo momento non si può parlare di fake news a proposito di quanto raccontato dal mainstream su “migranti” e “5g”.

Eppure io sono stata bloccata da facebook per avere riportato notizie pubblicate dal mainstream.

A voi di giudicare.









Dimenticavo, è in atto anche il SHADOW BAN nei miei confronti,
cioè i post invisibili come questo per un profilo seguito da migliaia di persone,
oppure il fatto che non posso inviare link su messenger, e non posso inviare un reclamo al riguardo.





Nforcheri 26/7/2020
 
La magistratura ......a senso unico.


Non è nostro costume commentare le indagini penali in corso.

Il motivo è semplice:
per giudicare bisognerebbe avere piena conoscenza degli atti a disposizione degli inquirenti;
bisognerebbe aver sentito le spiegazioni offerte dall’indagato;
bisognerebbe aver ascoltato le testimonianze rese dalle persone informate dei fatti;
bisognerebbe essere entrati nella testa dei magistrati per conoscere quale processo logico deduttivo
abbiano seguito dopo aver messo sotto la lente d’ingrandimento la vita e le opere di un individuo sospettato di aver commesso reati.

Troppo per un comune cittadino, che rischierebbe soltanto di raccontare ai lettori un cumulo di sciocchezze.

Cosa che, purtroppo, presso certo giornalismo di tendenza è prassi corrente.


Ma nel caso giudiziario dei camici prima venduti e poi donati alla Regione Lombardia, per cui da ieri l’altro è indagato il presidente Attilio Fontana, facciamo uno strappo alla regola.

Proviamo a ricostruire la vicenda sulla scorta di ciò che abbiamo appreso dai media.

C’è una società che produce capi d’abbigliamento con il marchio Paul & Shark: la Dama srl.
L’azienda il 16 aprile scorso, in piena bufera Covid-19, riceve da Aria spa, la centrale acquisti di Regione Lombardia,
una richiesta di fornitura con affidamento diretto di 75mila camici per uso sanitario e 7mila kit per gli operatori ospedalieri impegnati nell’emergenza pandemica.

Prezzo da corrispondere al fornitore: 513mila euro.


Ma Dama non è un’azienda qualsiasi.

Appartiene ad Andrea Dini, che ne è l’amministratore. Dini è il cognato di Attilio Fontana.
La moglie del presidente, la signora Roberta, è la sorella di Andrea Dini e possiede il 10 per cento delle quote di Dama srl.


La fornitura viene avviata ma, in corso d’opera quando già l’impresa aveva emesso la fattura commerciale per il pagamento dell’ordine parzialmente evaso,
i “bravi” giornalisti della trasmissione Report, in onda su Rai 3, mettono il naso nell’affare insinuando il sospetto che vi possa essere stato un conflitto d’interessi
che avrebbe favorito l’azienda del parente del capo.

Andrea Dini, probabilmente fiutando la rogna, decide di tagliare la testa al toro convertendo la commessa in una donazione alla Regione Lombardia.

Quindi, la mano pubblica non c’avrebbe rimesso ma, al contrario, avrebbe guadagnato una partita d’indumenti protettivi,
necessari come il pane in quel tragico momento, senza sborsare il becco di un quattrino.


In qualsiasi altra parte della galassia si sarebbe pensato a un beau geste, sebbene indotto dalle circostanze, del titolare dell’azienda.

Invece, no.

Siamo in Italia, dove qualsiasi salmo che tocca la destra politica, finisce in gloria con l’intervento della magistratura.

Che essendo afflitta da una rara forma di miopia selettiva fin dai tempi di Tangentopoli,
vuole vederci chiaro, ma puntando lo sguardo sempre in una sola direzione.


I magistrati della Procura di Milano indagano Andrea Dini e Filippo Bongiovanni, ex direttore di Aria spa
per i reati di frode in pubbliche forniture e di turbata libertà del contraente.

Il governatore Fontana, intuendo che gli si sta preparando il Natale con lui nella parte del cappone, mette le mani avanti dichiarando di non sapere nulla della vicenda.


Anche Bongiovanni, nel corso dell’interrogatorio, conferma ai magistrati l’estraneità di Fontana alla negoziazione per l’acquisto dei camici.

I magistrati non credono ai due e cominciano a scavare nelle carte.

In loro soccorso, il 22 maggio, arriva in Procura a Milano, trasmessa dal Nucleo speciale di polizia valutaria della Guardia di Finanza,
una segnalazione proveniente dall’Unità di informazione finanziaria per l’Italia (Uif) presso la Banca d’Italia (l’Antiriciclaggio),
di un bonifico di 250mila euro emesso da un istituto di credito svizzero su disposizione dell’avvocato Attilio Fontana, titolare presso l’istituto elvetico di un conto corrente.

Destinatario del bonifico: Dama srl.

La transazione finanziaria viene bloccata.

I magistrati iscrivono anche il governatore della Lombardia nel registro degli indagati.

Figurarsi, Fontana che prova a dare dei soldi al cognato prelevandoli da un conto all’estero.

Quanto basta perché giornali, e giornalisti, del livello infimo del Fatto Quotidiano,
c’andassero a nozze pregustando il polverone che avrebbero sollevato su un esponente di primo piano dell’odiato partito di Matteo Salvini.

Fontana, che si sente come il capro prima del sacrificio espiatorio, si precipita a chiarire che non c’è niente d’illecito nella vicenda.

Il conto in Svizzera carico di alcuni milioni di euro (beato lui!) se lo ritrova perché è stato un lascito di sua madre.


La posizione col fisco italiano sarebbe perfettamente regolare perché il governatore, una volta ricevuta l’eredità,
avrebbe provveduto a denunciare il possesso di quella montagna di denaro avvalendosi della “Voluntary disclosure”.


Ma perché Fontana avrebbe avvertito il bisogno di elargire una somma rilevante al cognato?

E poi, dopo che Report aveva imbastito il presunto scoop sulla storia dei camici prima venduti e poi donati?

La risposta di Fontana è quella di un galantuomo.

Ha spiegato il governatore:

“Mio cognato in questa vicenda ha avuto un danno economico che in parte ho ritenuto di risarcire di tasca mia”.

A questo punto ci saremmo aspettati di udire una proposta per l’apposizione di una targa celebrativa
in onore del governatore per aver deciso di sostituirsi allo Stato nel ripagare ad un privato un servizio comunque svolto a beneficio della collettività.

Ma la nostra ingenuità è disarmante.

L’unica cosa che Fontana ha ricevuto è stato un avviso di garanzia.

Per cosa?

Per aver truffato l’ente da lui presieduto e per aver anch’egli turbato la libertà del contraente
avendo tentato di pagare personalmente la fornitura di beni utilizzati dai sanitari lombardi.


Vorremmo essere frodati anche noi da Fontana come lo sarebbe stata regione Lombardia.

Se vuole gli mandiamo subito l’Iban.

La verità è che questa vicenda è uno schifo.

Poi ci si meraviglia che all’estero abbiano paura di trattare affari in Italia.

Con questa giustizia che perde il pelo dell’ermellino ma non il vizio di immischiarsi nei giochi della politica, come dargli torto?

Non è bastato il caso Palamara a farli smettere.

Alcuni magistrati continuano indisturbati a cercare di colpire i politici che non gli stanno simpatici.

Siamo di nuovo ai provvedimenti giudiziari trasmessi in tempo reale alle redazioni dei giornali – megafono delle Procure.

Non se ne può più.


Ha ragione Salvini quando parla di indagini a orologeria.

Vogliamo parlare di un’inchiesta su una donazione?

Vogliamo parlare dei trentacinque milioni che la Regione Lazio ha speso per mascherine mai arrivate?

Su Nicola Zingaretti non c’è uno straccio di inchiesta, chissà perché”
.

L’obiettivo è far fuori il partito che si candida a vincere le prossime Regionali a mani basse.

E dove lo si colpisce?

Al cuore, naturalmente.

Lì dove è più forte il suo radicamento territoriale.

Nel caso della Lega: la Lombardia.

Oggi il nemico da abbattere è Matteo Salvi, ieri era Silvio Berlusconi e l’altro ieri Bettino Craxi.

Continuiamo così e si va dritti a sbattere.

In un Paese serio il sistema giudiziario ispira la sua azione a equità che vuol dire anche equidistanza dalle parti in campo.

Ma siamo in Italia.

E se per qualche sacrosanto motivo la maggioranza parlamentare, che piace ai poteri costituiti in patria e all’estero,
merita di essere mandata a ramengo dagli elettori, niente paura!

C’è chi ci pensa a mettere le cose a posto.
 
burloni chi ?......


Roberto Burioni, uno dei principali leader del fronte catastrofista, rompe il silenzio che si era autoimposto e ammonisce sul suo sito di non abbassare la guardia.


“Il virus circola ancora ed è pronto a ripartire come ha fatto in Spagna”, scrive il noto virologo marchigiano.


Ovviamente si tratta dell’ennesimo messaggio terroristico che, guardando i numeri, si basa sulla truffa comunicativa di questi tempi bui:

spacciare il contagio per una malattia mortale.

Tant’è che il giorno in cui è stato pubblicato l’anatema burionesco la Spagna registrava due morti, non duemila quindi, mentre noi dieci.

Ed è proprio su un così gigantesco imbroglio che gli uomini al potere, compresi i sacerdoti del terrore che li sostengono in modo incondizionato,
proseguono la loro dissennata e liberticida linea politica, contando su una martellante propaganda tutta orientata ad intimorire un popolo completamente annichilito dalla paura indotta.


Mentre la grande informazione, soprattutto quella televisiva, tranne casi piuttosto isolati,
anziché cominciare a porsi con grande serietà il tema di una democrazia tenuta in scacco da una emergenza sanitaria scomparsa da mesi dai radar della realtà,
appare sempre più sdraiata sulle ragioni del più illiberale Esecutivo della storia repubblicana.

A tale proposito, registriamo una imbarazzante manifestazione di servo encomio andata in onda su La7 domenica mattina,
nel corso di Omnibus, nella quale gli ospiti hanno fatto a gara nel tessere le lodi sperticate di Giuseppe Conte e del suo mentore Rocco Casalino.

Qualcuno si è addirittura spinto a considerare il premier come una sorta di profondo innovatore della politica italiana.

Ed a un irriducibile liberale come il sottoscritto, ascoltando questi vacui e vani encomi televisivi,
vengono in mente i versi di un grande poeta francese: “Feriscono il mio cuore con monotono languore”.
 
Tra monopattini e banchi con le ruote, l’Italia va.

Nonostante l’incompetenza della stragrande maggioranza della classe politica, come ha denunciato Massimo Cacciari in un recente intervento televisivo
,
il Paese ha voglia di ripartire, ha energie per farlo e pure fantasia per inventarsi nuovi mondi.


A dire il vero, di vento in poppa non ce n’è e quindi per ora la navigazione è lenta, molto lenta, ed è pure a vista.

La politica può essere determinante per agevolare la strambata e il giro di boa.

Ha un compito fondamentale, che viene prima di tutti gli altri: dare spazio all’homo liberalis.


Questo è il vento che occorre!


L’homo liberalis non è una figura mitologica e nemmeno un’invenzione filosofica, è l’uomo appassionato delle libertà, come scrive Karl Popper.

È il solo “tipo” di uomo esistente in natura, è la più fedele rappresentazione dell’homo sapiens guardato in movimento,
nella sua incessante ricerca di appagamento individuale e sociale, materiale e spirituale. Motore di ogni progresso.


Il Governo in carica, però, non creerà quello spazio, non darà respiro alle libertà, possiamo esserne certi.

Determinato com’è a non lasciare il Palazzo, nei prossimi mesi cercherà in ogni modo di portare avanti la sua opera di trasformazione dell’homo liberalis in homo captivus.


L’uomo prigioniero è lo sfregio di quello, artificialmente creato nei laboratori della politica statalista, frenato nella sua passione per le libertà.


La nazionalizzazione dell’economia accompagnata dalla schiavitù del debito,
la compressione delle libertà di movimento e lavoro,
la riduzione della rappresentatività parlamentare,
le leggi liberticide unite al giustizialismo,

delimitano già lo specchio di mare nel quale avverrà la navigazione.


È il corredo genetico delle forze di maggioranza che rende impossibili azioni incentrate sulle libertà.

La loro ideologia statalista è paradossalmente più forte di quella che animava molti dei partiti novecenteschi.


La politica post ideologica non esiste, è un loro bluff.


In questo scenario si dovrà decidere come investire l’ulteriore deficit di bilancio di 25 miliardi,
sul quale il Parlamento deciderà in questi giorni, e le risorse che arriveranno dall’Europa, q
uali progetti privilegiare, quali scartare, come raddrizzare gli alberi storti della produttività economica,
della fiscalità e della spesa, e quelli ugualmente storti della sanità, dell’istruzione, della giustizia, della Pubblica amministrazione e via via.


È illusorio credere che chi fa giocare il popolo con monopattini e banchi a rotelle possa credere che la libertà sia il bene più importante,
ancora più importante dell’uguaglianza, per riprendere nuovamente Karl Popper, e che su di esso voglia concentrare gli investimenti.

È assai difficile, allora, nonostante la pioggia di miliardi, che arrivi un possente maestrale,
a tal punto impetuoso da costringere la nave alla virata di poppa.
 
Segnalo. Giusto per conoscenza.

Da noi abbiamo da zero a massimo tre casi al giorno ma nessun ricovero,
su 340.000 abitanti della provincia, perchè il virus non esiste più nella virulenza invernale.
Si tratta di positivi asintomatici. Cioè valore negativo ZERO.
Sono ASINTOMATICI. Il virus gli fa un baffo.

Ora.Voi pensate che gli uffici pubblici abbiano riaperto ?

NONE


Telefono al pra per sapere cosa e come fare per un trapasso di motoveicolo.

Si colleghi al sito per un appuntamento, la risposta.

Vado sul sito, mi registro. Entro.

Gli appuntamento si fanno al martedì e mercoledì ????????????

Cioè questi lavorano 2 giorni su 5 con il pubblico.


Questa settimana. Non è possibile fare appuntamenti.

Settimana prossima. Non è possibile fare appuntamenti.

La prenotazione finisce lì.

??????????? E per le settimane dopo ????????

Il sito non va oltre.

MA LO STIPENDIO LO PRENDONO INTERO.
 
L’Unione europea è una gabbia dalla quale dobbiamo liberarci.

Il recovery Fund sarà lo strumento di ricatto che la signora matrigna utilizzerà per imporci nuove controriforme dal carattere neoliberista.

Tra le cose che il nostro Governo ha deciso di mettere in vendita, vi è il nostro sistema pensionistico.

L’accettazione del meccanismo di aiuti “determinerà il taglio alle pensioni”.



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L’obiettivo sarà quello di ridurre la spesa e i pensionamenti anticipati.

Come riferito da Il Sole 24 ore, la Commissione europea non ha utilizzato mezzi termini, il messaggio è chiaro,

l’Italia deve “abbandonare subito Quota 100 e tornare rapidamente a muoversi lungo il solco tracciato dalla riforma Fornero.”


La questione verrà ripresa in Italia martedì prossimo durante la convocazione tra sindacati
e la commissione tecnica voluta da Nunzia Catalfo, ministra del lavoro e delle politiche sociali.


Se il governo italiano vorrà mantenere fluido il flusso dei fondi, dovrà seguire le imposizioni dei Paesi frugali (Paesi Bassi, Austria, Danimarca e Svezia).

In qualsiasi momento “uno o più Paesi degli Stati membri, nel caso in cui valutassero il mancato rispetto di importanti obiettivi,
possono chiedere al Presidente del Consiglio europeo di rimettere la discussione sul punto o sui punti controversi.

Il procedimento può durare fino a tre mesi.

Nel frattempo ogni pagamento verrà bloccato in attesa della decisione del Consiglio”.



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L’Italia sarà sotto stretto controllo dell’Europa.

Quella delle pensioni è una tra le diverse controriforme indicate dall’euro-gabbia.

A rischio l’intero comparto previdenziale.

Ancora una volta i cittadini italiani pagheranno con i tagli (a sanità, salari, diritti dei lavoratori e sussidi per disoccupati e persone disabili) l’appartenenza alla Ue.


“Secondo uno studio commissionato da un eurodeputato della Linke tedesca, Martin Schirdewan, tra il 2014 e 2018, sono state rivolte agli Stati Ue

105 raccomandazioni per l’incremento dell’età pensionistica e la riduzione della spesa pensionistica,

63 raccomandazioni per i tagli alla spesa sanitaria o per la privatizzazione della sanità,

50 raccomandazioni per la soppressione di aumenti salariali,

38 raccomandazioni per la riduzione della sicurezza del lavoro e dei diritti di contrattazione dei lavoratori, e

45 raccomandazioni per la riduzione dei sussidi a disoccupati e persone disabili”.


Cos’altro dobbiamo sopportare in nome di questa Unione mai esistita?

È tempo di riprenderci la nostra sovranità e riportare l’Italia ad essere brillante protagonista.
 
Sergio Cesaratto è professore ordinario di economia internazionale e di politica monetaria e fiscale dell’Unione europea all’università di Siena.

È una delle voci più autorevoli che critica (da sinistra) l’attuale impianto europeo.

I suoi interventi più mirati e critici sono proprio sui danni che la moneta unica ha fatto all’Italia, alla sua economia e alla società.

Intervistato da Stefano Ruppi per La Verità, a proposito del Recovery fund spiega:

“Che ci sia un elemento di novità, non c’è dubbio.
Ma che questo diventi un elemento sistematico della costruzione europea, c’è molto da dubitare.
Non si esce dalla logica del metterci una pezza.
E la logica da cui la Merkel si è sempre fatta ispirare.
Non si è andati verso una politica fiscale europea o un bilancio comune serio e sistematico.
Si è messa una pezza, in maniera nuova ma comunque limitata e una tantum per dare un po’ di respiro”.




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Sull’operato e il ruolo di Conte in questa trattativa, Cesaratto è netto:

È agghiacciante quando si parla di sussidi a fondo perduto, il che è falso.
La quasi totalità dei fondi ai quali l’Italia avrà accesso nei prossimi tre anni sono comunque prestiti.
Per carità, una parte non entrano nel conteggio del debito pubblico, hanno tassi di interesse molto ridotti e andranno restituiti in tempi lunghi.
Ma restano soldi che vanno rimborsati.
I veri sussidi a fondo perduto si stima siano meno di una trentina di miliardi in tre anni.
Le bugie che scrivono alcuni giornalisti sono irritanti”.


Qual è il collante di questa Europa? Chiede Ruppi.

E qui Cesaratto viene al punto:

“Soltanto uno, la gabbia della moneta unica.

Senza l’euro ci sarebbe qualche problema in meno: i Paesi più fragili avrebbero maggiore autonomia fiscale,
potrebbero aggiustare il cambio, lo Stato sarebbe più solvibile proprio in virtù del printing press, cioè il potere di stampare moneta.

L’Europa per l’Italia è stata una scelta disciplinante, ha portato disciplina ma ha distrutto il Paese.

Con l’euro l’operazione è andata in porto e la disciplina si è attuata.

L’impossibilità di svalutare e una rigida disciplina fiscale
hanno comportato la mortificazione della domanda interna e delle esportazioni, di conseguenza la produttività è crollata”.



Perché l’Italia va così male? Cesaratto è chiaro:

“Perché tiriamo la cinghia inutilmente ormai da 30 anni.

Sono sacrifici inutili.

Le prospettive per l’Italia non sono buone.

Il Recovery fund non è né risolutivo né tempestivo.

L’industria è ferma, soprattutto il turismo.

C’è un formidabile problema di sostegno ai redditi nei prossimi mesi.

C’è inoltre il rischio che all’interno della Bce e della Commissione comincino ad alzarsi voci per mettere in dubbio la sostenibilità del nostro debito.

Se il rapporto debito/Pil dovesse peggiorare ancora, si rafforzerebbero le pressioni perché l’Italia faccia ricorso al Mes.

E non a quello light di cui si discute, ma a quello vero, quello greco”.



La conclusione di Cesaratto:

“Ci imporrebbero misure che sarebbero come togliere la flebo a un paziente appena operato.

Credo che l’intervento pubblico in economia sia fondamentale.

Mi piacerebbe vedere anche una politica industriale che non sia soltanto salvataggi
e che entri anche in settori nuovi e strategici, con grande riguardo alla sostenibilità ambientale.

I soldi europei dovrebbero essere destinati al cambiamento strutturale, piaccia o no a Bruxelles:
anche in questo un Paese dovrebbe dimostrarsi più indipendente”.
 
Il caso è scoppiato nel weekend.

Il compagno di Rocco Casalino è stato segnalato all’Antiriciclaggio

per aver movimentato 150mila euro su una carta prepagata.

Soldi che José Carlos Alvarez Aguila avrebbe messo da parte con un’indennità di disoccupazione,
e che avrebbe ricevuto in parte sia dal portavoce del presidente del Consiglio,
sia da Plus500, una società che si occupa di trading online.

"Josè è stato adescato, è vittima di ludopatia. Basta vedere i versamenti compulsivi che ha fatto.
Si è giocato diciotto mila euro in due mesi. Questi siti online sono pericolosi, molti ci cascano. Non è giusto".

"Sapevo solo che stava facendo un corso per trading, non che avesse investito e perso soldi.
Non mi ha mai detto nulla e non ha puntato su titoli italiani o che abbiano a che fare con il mio lavoro...".

"Amò, non ti fare querelare...".
 
184 migranti fuggiti ieri sera dal centro di accoglienza Pian del lago di Caltanissetta.
 

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