OGNI COSA HA LA SUA BELLEZZA, MA NON TUTTI LA VEDONO

Finalmente un’ Europa solidale, che aiuta chi ha bisogno.

Era quello che volevamo, no?

Sì ma… quanta solidarietà?

La bellezza di 209 miliardi, quelli sbandierati a destra e sinistra,
oppure solo 5,8 miliardi di solidarietà europea, quelli che risultano da semplici calcoli matematici?


Mettiamoci il naso.


Ecco i risultati dei lavori del Consiglio europeo, presi alla fonte : Consiglio europeo straordinario, 17-21 luglio 2020


Vediamo in cosa consiste, questa solidarietà, numeri e fatti alla mano.


Vabbè, sembra un po’ nebuloso, ma dalle dichiarazioni di Conte e dalla stampa internazionale sembra pacifico che ci saranno, ragionevolmente, se tutto va bene, per l’Italia:


i famosi 209 miliardi


che si dividono, però, in “prestiti” (circa 127) e “sovvenzioni” (circa 82).




Quando arrivano?


Con calma, saranno spalmati in quattro anni: a partire dal 2021 e fino al 2025.


Cosa sono i “prestiti” e cosa le “sovvenzioni”? Vediamo.


I Prestiti.


A partire dal 2021, l’Unione europea “aiuterà” l’Italia a trovare prestiti sui mercati finanziari.


Lascia perdere i nomi, le forme, i tecnicismi.

Guarda la sostanza: l’Europa chiederà soldi agli speculatori internazionali e li girerà all’Italia che – naturalmente – li dovrà restituire.


Quale è il vantaggio ?


I prestiti in tutto ammonteranno a circa 127 miliardi in quattro anni, quindi avremo a disposizione, grazie all’Ue, un po’ meno di 32 miliardi all’anno di liquidità.


(Per farti un’idea, considera che da anni chiediamo ed otteniamo dai mercati circa 3-400 miliardi all’anno).



L’Europa, però, ragionevolmente, pagherà meno dell’Italia (ricordi lo Spread, il cattivo?), quindi l’Italia risparmierà sugli interessi.


Quanto?


Ipotizzando uno spread Italia/media Ue di circa 110 punti (ora Italia/Germania è a 150), diciamo che potremmo risparmiare l’ 1.1% all’anno


l’1,1% di 32 miliardi si traduce in un risparmio netto di… wow: 352 milioni all’anno.



Milioni, capisci?

Per darti un’idea: in rapporto al PIL Italiano, che vale 1600-1700 miliardi all’anno, parliamo di un risparmio dello 0,0002 % del PIL.


Attenzione, c’è un vantaggio aggiuntivo: richiesti dall’Ue, quei soldi arrivano di sicuro.

Magari l’Italia, lasciata da sola, potrebbe rischiare di non ottenere…


Allora, per farsi un’idea di quanto è importante questa cosa, possiamo considerare un FATTO RECENTE:

nell’emissione del BTP a 10 anni di giugno, cioè del mese scorso,
sono arrivate tante di quelle offerte da parte degli speculatori che il Tesoro ha preferito dire : basta!
Ed ha mandato indietro offerte per oltre 100 miliardi di euro.


Ripeto: a giugno di quest’anno, il Governo italiano ha mandato indietro 100 miliardi di euro che, se accettati, sarebbero già dal mese scorso nelle casse dello Stato.



Ma… non eravamo alla disperata ricerca di fondi?


Non c’erano delle urgenze?


Tranquilli: ci godremo la solidarietà europea. Con calma: fra il 2021, e il 2025.



Ora, le Sovvenzioni.



Oh! soldi gratis, stai immaginando?


No: una banale partita di giro.


L’Italia contribuisce, con soldi tolti dalle tasche dei cittadini, al bilancio europeo.
Il bilancio europeo distribuisce ai paesi “bisognosi” le “sovvenzioni”: cioè soldi che i paesi potranno spendere…liberamente?

No, attenzione, potranno spendere SOLO per determinate voci di spesa, occhiutamente controllate da Bruxelles
(leggi: commissariamento; se ti piace di più: condizionalità; alla faccia di chi diceva: “niente condizioni!”).
E Bruxelles sta delineando una Task Force per "aiutare" l'Italia ...........



Però c’è una novità, importante.


Pare, si dice, non posso giurarci ma questo è quello che ho capito;
sembrerebbe che a partire dal prossimo anno l’Italia smetterà di essere un contributore netto
(abbiamo versato all’Ue sempre di più di quello che abbiamo preso) e diventerà un beneficiario netto.


Ed ecco che le sovvenzioni cominciano ad assomigliare davvero a “soldi gratis”.


Quanti?


82 miliardi in quattro anni entreranno come sovvenzioni; 60 in 4 anni usciranno come contributi; al netto, dunque, riceveremo circa 5.5 miliardi all’anno.


Facciamo, ora, il totale dei benefici concreti



Questo è, in nuce, il senso e la dimensione della solidarietà dell’Europa, tutta “rivoluzionata”:


352 milioni di risparmi sui prestiti;
5,5 miliardi dalle sovvenzioni;


Totale : 5 miliardi e 852 milioni di “solidarietà europea”


e siamo allo 0,0036% del PIL…


… che, nel frattempo, già da quest’anno, è previsto scendere del 10-13%.


FATTI


NUMERI


P.S.: sì ma, l’alternativa?


Ma il Piano di salvezza nazionale, no?
Soldi nostri, senza chiedere niente a nessuno.
Soldi disponibili ora (anzi: da ieri).
Migliaia di miliardi che gli italiani stanno prestando, inconsapevolmente, alla finanza speculativa mondiale.


Ricchezza tanto enorme quanto a rischio.


Che il Governo, ignora.


Che il Parlamento, ignora.


Che il Presidente della repubblica, ignora.


Che la stampa e le televisioni, ignorano.


Memento: “ignorare” vuol dire
: “io so, ma faccio lo gnorri, cioè scelgo di ignorare l’informazione.



Ce ne sono talmente tanti, di soldi italiani, che, dopo aver risolto TUTTI i nostri problemi economici con appena il 15-20% del totale,
potremmo decidere di “sovvenzionare”, gratis, ma davvero gratis, la ripresa della Grecia e di quanti altri dovessero avere bisogno.


Il mondo aspetta il nostro risveglio.


Spicciamoci, per favore.
 
La Commissione europea ha deciso di dotarsi di una task force per il coordinamento del Recovery plan in Europa.

La task force viene creata in seno al segretariato generale, inizierà la sua attività il 16 agosto,
e sosterrà gli Stati membri nella preparazione dei loro piani nazionali di riforma.

Lo ha annunciato il vicepresidente dell’Esecutivo comunitario, Margaritis Schinas, al termine del collegio dei commissari.


A capo della task force è stata nominata la vice segretaria generale della Commissione, la francese Celine Gauer.

La task force, sotto l’autorità della presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, coordinerà l’attuazione del Recovery Plan nei 27 Stati membri.
 
Solo un demente può scambiare per un mezzo successo la catastrofe italiana sigillata dall’ultimo vertice di Bruxelles:
il paese che fu di Mattei, Moro e Pertini torna a casa scondinzolando per aver “ottenuto” dai padroni d'Europa
il permesso di spendere 200 miliardi di euro, ma solo se farà il bravo.

Una parte di quei soldi, la fetta più grossa, li dovrà restituire: sono soltanto un prestito.

L’altra parte è a fondo perduto, ma non certo gratis: per averla, il paese dovrà obbedire al padrone,
rassegnandosi a tagliare il welfare e alzare (ancora) le tasse.

Stiamo parlando di un paese che da tre decenni è in avanzo primario:

lo Stato spende, per i cittadini, meno di quanto i cittadini gli versino sotto forma di tasse.

Per inciso:

il paese in questione ha l’acqua alla gola, dopo i tre mesi di folle blocco imposto all'economia da un governo di spettri,
sorretto da partiti terrorizzati all’idea di affrontare le elezioni.


Secondo Bankitalia, si profila un autunno allucinante:

una famiglia su tre non saprà più come arrivare a fine mese.

Si temono rivolte, e per questo il governo-fantasma ha nel cassetto la proroga dello stato d’emergenza,
per poter imporre un nuovo coprifuoco come quello, delirante e suicida, già inflitto nella primavera peggiore della storia repubblicana c
ol pretesto di un allarme sanitario mostruosamente manipolato.

Dettaglio tragicomico, di fronte all’immane disastro che si annuncia, il tempo che una parte del pubblico ancora spreca
attorno a quella pericolosa nullità politica chiamata Giuseppe Conte, piccolo passacarte allevato tra i palazzi vaticani e le italiche baronie universitarie,
per poi essere sistemato – nel caso tornasse utile – nelle retrovie del movimento finto-giustizialista creato a colpi di “vaffa” dall’ex comico democristiano Beppe Grillo,
presente (Bonino dixit) sul panfilo Britannia nel 1992 insieme a Mario Draghi e al gotha finanziario che puntava a spolpare il Balpaese, devastato dal ciclone Tangentopoli.

Negli ultimi anni, l’Italia politica ha digerito comparse e prestanome al servizio di stranieri, rivoluzionari all’amatriciana e lacchè gallonati.

Nomi pallidi, tutti, per politiche pallide: Veltroni e Renzi, Salvini, Letta e Gentiloni, fino agli inguardabili figuranti del grillismo di lotta e di poltrona.

L’unico segno di vita, nell’Obitorio Italia, s’era intravisto all’esordio dei gialloverdi, con due richieste:
Paolo Savona all'economia, e una timidissima espansione del deficit.


Risultato: il “niet” dello Stato Profondo italo-europeo.

Mesto ripiego, l’incresciosa insistenza sullo scandaloso business dei migranti, da cui lo sdegno “antirazzista” degli “antifascisti”
(che dormivano, quando il neonazismo vero, finanziario – quello dei poteri forti – si sbranava il loro paese).

Ed è proprio su un’Italia agonizzante e trasformata in farsa – il derby deprimente tra Salvini e le Sardine –
che è stata sganciata la bomba nucleare, la palingenesi antropologica del coronavirus.

Forse gli apprendisti stregoni non erano così certi, di riuscire a trasformare gli uomini in topi.

Il risultato ha superato ogni aspettativa: ancora oggi, si vede gente circolare all’aperto con il volto travisato
dalla museruola raccomandata dall’Oms, e quindi dai suoi camerieri italiani travestiti da ministri.

Se esistesse la macchina del tempo, sarebbe esilarante paracadutare in questa Italia personaggi del secolo scorso come Bettino Craxi, Giulio Andreotti, Enrico Berlinguer.

Vivevano in un paese dove esistevano ancora leader e statisti, partiti, sindacati, editori puri, giornalisti.

Era un paese vitale e invidiato, che arricchiva i cittadini stimolando l'economia col deficit, per creare servizi avanzati e realizzare infrastrutture strategiche.

Aveva tare enormi: il divario Nord-Sud, l’elefantiaco para-Stato improduttivo, la mafia, un’elevatissima corruzione e il record europeo di lavoro nero ed evasione fiscale.

Quell’Italia era comunque la quinta potenza industriale del pianeta.

Un paese rispettato, capace di stabilire relazioni speciali con gli arabi e con l’Urss,
nonché di rivendicare la sua quota di sovranità in modo anche clamoroso, come a Sigonella.

Da trent’anni, l’Italia gira per l'Europa col cappello in mano (e il conto lo fa pagare innanzitutto agli italiani).

Amato, Ciampi, Draghi, Prodi, Napolitano, Berlusconi, D’Alema, Letta:
è lunghissimo l’elenco dei personaggi cedevoli, complici di poteri extra-nazionali o comunque proni
allo stillicidio della spietata precarizzazione sapientemente imposta dal potere ordoliberista e mercantilista spacciato per Unione Europea.


Un progetto pluridecennale, pianificato a tavolino a partire dal Memorandum Powell del lontano 1971
passando per il manifesto “La crisi della democrazia”, fino all’invenzione francese del tetto del 3% alla spesa pubblica
e agli infernali trattati (Maastricht, Lisbona) che hanno segnato la condanna delle economie sud-europee, in primis quella italiana.

Colpo di grazia, il governo Monti e l’obbligo del pareggio di bilancio che annulla – di fatto – il ruolo dello Stato,
riducendolo a mero esattore e rendendo carta straccia la Costituzione antifascista del 1948.

Ora siamo alle comiche finali: quel che ancora resta in piedi, dell’Italia, verrà divorato a stretto giro (leggasi: piano Colao)
per far fronte agli impegni-capestro che “Giuseppi” ha appena contratto coi soliti strozzini,
intenzionati a “finire il lavoro” cominciato trent’anni fa a bordo del Britannia.


Con la differenza che oggi l’Italia è allo stremo: avrebbe bisogno, subito, di centinaia di miliardi; e invece vedrà solo briciole, col contagocce, a partire dal 2021.

La catastrofe incombente, lungamente preparata con decenni di guerra sporca contro i diritti sociali (a proposito di antifascismo),
ora rischia di far collassare il sistema-paese grazie al disastro planetario della gestione terroristica del Covid, in cui l’Italia ha offerto la peggior performance in assoluto:

in percentuale abbiamo avuto più morti di tutti i Paesi, e siamo l’unica nazione industriale europea messa in ginocchio dalla mancanza di aiuti governativi.

Col passare dei mesi, o forse soltanto delle settimane, sarà chiara a tutti la verità che i grandi media fingono di non conoscere:

e cioè che da questo orrore si può uscire soltanto stracciando i trattati europei, a partire da Maastricht,
e gettando al macero anche la cartaccia appena firmata da Giuseppe Conte.
 
Altro che virus ........

Una giornata davvero tragica quella di ieri, sabato 25 luglio, a causa di una serie di incidenti che hanno richiesto ben 29 interventi
da parte dei mezzi di soccorso inviati dall'Agenzia Regionale Emergenza urgenza diretta dal dottor Alberto Zoli,
Articolazione Aziendale Territoriale (AAT) di Lecco coordinata dal dottor Maurizio Volonté.

Due i più gravi accaduti in acqua: uno al Moregallo dove ha perso la vita un giovane di 26 anni
e l'altro, al mattino, a Lierna. Un 25enne di Pozzo d'Adda si è immerso prima di mezzogiorno ma forse a causa di un malore non è più riuscito a tornare a riva.
Il lago si rivela sempre pericoloso anche perché le acque sono ancora fredde.

Grave anche un 13 enne caduto a Ballabio in località Pozze sopra il passo del lupo.
Trasportato con l'elisoccorso ora è ricoverato in condizioni critiche al Papa Giovanni di Bergamo.

La giornata è stata segnata anche da otto incidenti stradali tra cui un investimento ciclista
e tre auto contro moto e da dieci interventi a seguito di malori in luoghi pubblici.

Fortunatamente non si sono registrate intossicazioni etiliche, molto diffuse purtroppo tra i giovani e giovanissimi,
soprattutto il sabato sera e eventi violenti, una sola rissa alle due del mattino a Lecco che ha visto coinvolta una 26enne.

E oggi si ricomincia: alle 7 di domenica 26 luglio l'AAT è già intervenuta cinque volte per incidenti e cadute, al momento nessuna con gravi conseguenze.

Da segnalare però, come si diceva prima, una intossicazione etilica pochi muniti dopo la mezzanotte di un 15enne, ora ricoverato all'ospedale di gravedona in codice giallo.
 
Proseguono senza sosta gli sbarchi a Lampedusa.
A centinaia sono arrivati negli ultimi giorni portando di fatto al collasso
l'hotspot dell'isola che ospita una media di 800 migranti su una capienza di 90.
Il Governo, intanto, pensa ad una nuova nave quarantena.


In molti hanno notato che sull'isola arrivano barchini con piccoli motori da 10, 15 o al massimo 30 cavalli.

Barchini che non possono fare una traversata e che con tutta evidenza sono portati
quasi sulle coste da navi madre a poche miglia dalle acque italiane.

"Nei mesi scorsi - prosegue il governatore - si sarebbe dovuto attivare un’azione politica
i cui mancati effetti oggi li paga la Sicilia".

L'accusa è rivolta all'Europa definita dallo stesso Musumeci zitta e silente.

"Lo ribadirò mercoledì alla commissione Schengen che mi audirà con i colleghi Santelli e Solinas.
E ribadirò che intravedo occhi sgargianti in chi si sfrega le mani per gestire un nuovo business dell’accoglienza,
che magari diventerà il business della quarantena
. Così non si va lontano.

Forse è il caso che un vertice in Sicilia lo convochi direttamente il premier Conte.
Lo aspettiamo.
Intanto oggi hotspot pieno a Lampedusa e migranti in arrivo a Pozzallo. A flotte e senza tregua".
 
Sono numeri importanti quelli che fanno riferimento all’arrivo di migranti clandestini in Italia in questi mesi del 2020.
Un fenomeno in crescendo dalla primavera ad oggi che non accenna a rallentare facendo registrare cifre abbondantemente superiori a quelle dello scorso anno.

Gli stranieri clandestini arrivati nel nostro Paese da gennaio ad ora sono 9.706 rispetto ai 3.186 dello stesso periodo del 2019.

Se si prende poi in considerazione solamente il mese di luglio, fino a giorno 15, si contano 2.756 arrivi rispetto ai 1.083 del 2019.

Si tratta di dati che non solo fanno emergere il problema più imminente relativo al sistema accoglienza
ma che rinviano poi ad altre questioni fondamentali: il ricollocamento e il rimpatrio.

Misure queste ultime che, in questo 2020 hanno fatto emergere delle lacune nella loro attuazione.

In un report del Viminale emerge che non vi è stato alcun trasferimento di migranti all’estero nel 2020.

Chi ha messo piedi nel nostro Paese quest’anno è ancora qui.

Nel report del Viminale la situazione appare ancora più chiara: qui emergono ogni mese le date degli sbarchi,
i nomi delle navi Ong attraverso le quali i migranti sono arrivati in Italia e anche il numero delle persone che poi vengono ricollocate altrove.

E appare chiaro ed esplicito il numero zero con riferimento ai ricollocamenti.

Con riferimento alla situazione relativa ai rimpatri, emerge una certa difficoltà nel reperire i dati direttamente dal sito del Viminale.

Al contrario del fenomeno degli arrivi, i cui numeri sono costantemente aggiornati,
non emerge un analogo sistema per quello relativo ai migranti rimpatriati.

Gli ultimi dati resi noti sono quelli che si fermano al 2019, l’anno caratterizzato da uno dei più bassi dati relativi all’ingresso di nuovi migranti nel nostro Paese.
 
A giorni il governo deciderà se prorogare o meno lo stato di emergenza.

Nel frattempo però cerca di nascondere i documenti che lo avrebbero indotto a sospendere la democrazia a causa della emergenza epidemiologica.


Al fine di sapere cosa è successo per davvero durante la Fase 1, tre giuristi della Fondazione Luigi Einaudi
hanno presentato alla Presidenza del Consiglio – Dipartimento per la Protezione Civile – istanza di accesso civico generalizzato
ai verbali del Comitato tecnico scientifico, per consentire agli italiani di conoscere le motivazioni con le quali sono stati costretti per mesi a non uscire quasi dalle loro abitazioni.

Nello specifico i verbali del 28 febbraio, 1° marzo, 7 marzo, n. 39 del 30 marzo e n. 49 del 9 aprile sui quali il premier Conte ha fondato i suoi Dpcm del 1° marzo, 8 marzo, 1° aprile e 10 aprile.

La Fondazione Einaudi non ha fatto altro che chiedere quali fossero le ragioni che giustificavano la sospensione dei diritti costituzionali e della legislazione ordinaria.

La Presidenza del Consiglio – Dipartimento per la Protezione Civile – ha respinto la richiesta opponendo diversi motivi,

tra i quali spicca il divieto di accesso a documenti che sono stati utilizzati per l’adozione di atti amministrativi generali,
secondo quanto previsto dall’art. 5 bis, comma 3, del D. Lgs. n. 33/2013 (che a sua volta richiama il primo comma dell’art. 24 della Legge n. 241/1990).

La Fondazione Einaudi ha proposto ricorso al Tar – Tribunale Amministrativo Regionale per il Lazio.

Il 22 luglio il Tar ha depositato propria sentenza con la quale – sorprendetemente – ha accolto il ricorso,
ordinando che la sentenza medesima sia eseguita dall’autorità amministrativa,
obbligata a rilasciare ai richiedenti copia dei 5 verbali del Comitato tecnico scientifico
.

Tra le motivazioni in punto di diritto, il Tar evidenzia l’illegittimità del diniego della Protezione Civile accogliendo il primo motivo del ricorso,
per “violazione degli articoli 1 e 2 della Costituzione, violazione degli articoli 22, 24 e seguenti della legge n. 241/1990, violazione degli articoli 5 e 5 bis del decreto legislativo n. 33/2013.

In sostanza: eccesso di potere per sviamento.

Nello specifico, il Tar ha ritenuto che “i verbali in oggetto costituiscono, effettivamente, atti endoprocedimentali prodromici
all’emanazione dei Decreti del Presidente del Consiglio dei Ministri, emanati in attuazione del D.L. 23 febbraio 2020, n.6,
al fine di indicare le misure necessarie ad evitare la diffusione del virus Covid – 19 sull’intero territorio nazionale
”.

Il che in buona sostanza significa che in quei verbali non vi sono semplici suggerimenti o consigli che il Comitato tecnico scientifico avrebbe dato al premier Conte,
bensì si tratta – secondo il Tar – di veri e propri atti prodromici, senza i quali il Presidente del Consiglio non avrebbe potuto adottare i successivi atti amministrativi (DPCM)
con cui mettere sessanta milioni di italiani agli arresti domiciliari.

Per questa ragione non è possibile – per la Presidenza del Consiglio/Dipartimento per la Protezione Civile – opporre un diniego di accesso agli atti.

Tra pochi giorni sapremo cosa c’è scritto in quei verbali,
salvo che la Presidenza del Consiglio non presenti ricorso al Consiglio di Stato chiedendo la sospensiva sull’esecutività della sentenza, inaudita altera parte.

La partita si gioca sul filo di lana, staremo a vedere.

Ma il problema, al di là del profilo giuridico, è soprattutto politico.

Per quale motivo Conte e la Protezione Civile si sono opposti alla divulgazione del contenuto dei verbali del Comitato tecnico scientifico?

Cosa c’è scritto dentro?

Cosa intendeva coprire Conte?

Si sono rivelate attendibili le previsioni degli “esperti” del Comitato?


Una cosa comunque è fuori dubbio: finora Conte ha tentato di nascondere le prove sulle quali ha costruito la sopravvivenza politica del suo governo
e ora tenta di fare altrettanto con il prolungamento dello stato di emergenza.

Su quali documenti si è basata la dichiarazione dello stato di emergenza nazionale e su quali si basa la proroga dello stato di emergenza?

La democrazia, come scriveva Norberto Bobbio è il “governo del potere pubblico in pubblico”,
Conte invece ormai governa ”in privato” con l’aiuto di “esperti”, non eletti da nessuno e che dovrebbero rimanere invisibili.
 
Trading e Recovery Fund: alla fine i fondamentali economici sono gli stessi,
e speriamo che l’esempio di vita vissuta faccia capire che, con il Recovery Fund, non si guadagna nulla.

Si tratta, in entrambe i casi, di sistemi a somma zero: quello che entra da una parte esce da un’altra.

Il tema del Trading è tornato all’onore delle cronache perchè il Compagno del portavoce del Presidente del Consiglio, Casalino,
si sarebbe rovinato facendo trading su valute in modo eccessivamente insistente.


Nel trading per qualsiasi parte che guadagna, ce n’è un’altra che perde:
anche quando si fa puro trading di arbitraggio, cioè si media fra due mercati che presentano prezzi diversi
comunque abbiamo una parte che perde ed un’altra che guadagna: in questo caso gli operatori dei due mercati perdono e chi effettua l’arbitraggio vince.

Questo perchè le risorse nel sistema sono predeterminate ed i movimenti sono come fra vasi comunicanti:
se uno si riempie un altro, o tanti altri, si svuotano.

Per essere precisi si tratta di un gioco a somma leggermente infeiore a zero,
perchè le minime commissioni di trading fanno si che la somma di perdite ed utili sia leggermente negativa per la presenza di commissioni frizionali, comunque minime.



Il Recovery Fund, come congegnato da Commissione e Consiglio, non è altro che un sistema a somma zero,
anzi, per essere precisi, a somma leggermente negativa.

Quello che entra nelle casse degli stati, esce dalle casse degli stati, perchè nel disegno uscito dall’ultimo EUCO
si è rifiutata la concezione iniziale che prevedeva titoli perenni acquistati dalla BCE.

Quello che viene incassato per i contributi a fondo perduto, i “Grant”, è uguale, anzi leggermente inferiore, a quello che gli stati devono pagare.

Infatti, in questo caso, abbiamo:


  • interessi passivi, visto che le cifre distribuite dalla commissione saranno raccolte sul mercato pagando interessi passivi;

  • costi frizionali per la gestione del sistema di grant.

Esattamente come nel trading, i soldi all’interno del sistema sono, per i partecipanti, fissi e predeterminati: se uno guadagna, qualcun altro perde.

Dato che tutti affermano di aver guadagnato abbiamo le seguenti possibilità:


  • qualcuno è stato illuso e si sta sbagliando, un po’ come i trader che pensano di essere tutti dei geni di Wall Street, salvo poi uscire in mutande;

  • qualcuno sta coscientemente raccontando delle balle.

Ora ci auguriamo che la dura esperienza della vita che ha colpito il compagno del portavoce del Premier,
che, pare, si è rovinato attraverso il trading, possa far capire anche a livello governativo il trucco, o la trappola, legata al Recovery Fund.


Nel trading, come con il Recovery, tutti pensano di essere più bravi degli altri, ma, alla fine,
il numero dei polli spennati è molto superiore a quello dei vincitori.

Noi giocheremo la parte dei polli, e ne siamo ben consci,
eppure vogliono farci passare per vincitori ed il risveglio sarà molto duro.
 
:vado::vado:

Non ha quasi fatto in tempo ad abbandonare il concessionario che la sua Ferrari era già distrutta.

Varcato il cancello, s’è sprigionato un incendio che ha ridotto in cenere la supercar.

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:devil::devil:


E’ quanto accaduto ieri vicino a Bergamo allo sfortunatissimo neoproprietario di una fiammante Ferrari Modena,
che in un concessionario dell’hinterland, precisamente a Curno, ha coronato il sogno di una vita, acquistando l’auto di lusso, anche se già usata.


Ma una Ferrari resta una Ferrari, per tutto quel che rappresenta.

Eppure gli anni (o i chilometri) devono comunque essersi fatti sentire, perché qualcosa nell’armonia quasi orchestrale del potente motore è andato storto.


Non è chiaro quanto dopo l’uscita dal concessionario, ma a far cambiare espressione al raggiante conducente
è stato vedere del fumo che usciva improvvisamente dal motore.

Ha fatto giusto in tempo ad accostare in una zona industriale e mettersi in salvo.


La supercar ora è da buttar via, lo vedete dalle foto.

Si fatica anche solo a immaginare quali tribolazioni legali dovrà affrontare il malcapitato,
sperando che il concessionario si accolli la responsabilità di una manutenzione che evidentemente non è andata come doveva…
 
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Cara grazia che esistono i volontari Antincendi Boschivi di Meana di Susa.

Altrimenti l’unica soluzione sarebbe stata attendere l’invenzione del teletrasporto di Star Trek
per tirar fuori dai guai una lussuosa Porsche rimasta incastrata nelle strette viuzze del paesino di 800 anime
nel cuore della antica valle nella Città metropolitana di Torino.

Si stava probabilmente affidando al navigatore, il proprietario della supercar, quando è finito in una stradina che, per carità,
aveva (e ha) perfettamente capo e coda, ma se hai una bici, un trattorino, o un cavallo…
non certo un bolide così largo che quando curva sembra che stia sulle rotaie.

Insomma, vatti a fidare della tecnologia…

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