OGNI COSA HA LA SUA BELLEZZA, MA NON TUTTI LA VEDONO

Sul sito del PTS ci sono i ringraziamenti ufficiali all'ex presidente Pier Luigi Lopalco, ora candidato con Emiliano in Puglia.

Serve altro a dimostrare la faziosità di tali individui?

Lo stesso PTS che si scaglia contro l'uso politico da parte dei medici.

Compresa l'ipocrisia o c'è bisogno di un disegno?

Guarda caso il PTS nasce nel 2019 solo per far "pressione" sui medici non allineati.

Esisterebbe già l'ordine dei medici, a che serve un PTS?

Semplice, è una forma di monopolio culturale antiscientifico, poiché decide cosa sia realtà senza sostenere un dibattito.

Il PTS denuncia i non allineati e poi vedremo se troveranno un tribunale a dar loro torto o ragione.

Il fatto che querelino e minaccino querela, li dipenge per quel che sono, ossia degli intimidatori.

Chi ha dato loro lo scettro di depositari della verità?

Tra tutte le fesserie che si sono ascoltate in questi ultimi mesi
è curioso che i soggetti querelati dal PTS per posizioni "antiscientifiche",
siano solo quelli che hanno, in realtà, dimostrato un ragionamento di maggiore buon senso e aderenza ai principi della scienza,
ma discostandosi dal "politicoscientificamente corretto" attuale.


Sta di fatto che ora perfino un convegno può trasformarsi in «derby».

Emblematica l'aria da «ultrà» alla vigilia dell'incontro su «Covid-19 in Italia, tra informazione, scienza e diritti»
organizzato da Matteo Salvini per lunedì 27 luglio in Senato.

Risultato:

rissa tra virologi di opposte fazioni.

Roba da Daspo, più che da giuramento di Ippocrate.

«Giammai si usi la scienza a fini elettorali», ammoniscono i capi della «curva» del Patto trasversale per la scienza (Pts),
minacciando l'espulsione di chi aderirà al dibattito incriminato.

E già fischiano le orecchie ai partecipanti:

Armando Siri,
Vittorio Sgarbi,
Alberto Zangrillo,
Matteo Bassetti,
Maria Rita Gismondo,
Giulio Tarro,
Massimo Clementi
e molti altri.

Alla «partita» era stato invitato pure Guido Silvestri che però, appena letti i nomi «Salvini» e «Sgarbi», si è messo in «fuori gioco».

C'è però chi si rifiuta di sottostare al diktat in stile-Minculpop del Pts.

Massimo Clementi, ad esempio, è andato giù duro:

«Sono sempre stato una persona libera e non ho necessità di suggeritori.
Se questa mia partecipazione darà fastidio a qualcuno, mi dimetterò dal Pts,
seguendo quanto già deciso pochi giorni orsono dal collega Matteo Bassetti».

Ma la dirigenza del «Patto» insiste:

«No a iniziative in chiave chiaramente politica che vedano come guida o contributori
soggetti che sono stati oggetto di querela o di diffida da parte del Pts,
proprio per le pericolose posizioni antiscientifiche espresse durante l'epidemia».
 
Addio Pascale-Berlusconi: nella “buonuscita” alla ex del Cavaliere anche la villa di Casatenovo.

Secondo la “macchina del gossip” dopo la fine della relazione tra il fondatore di Forza Italia e la giovane Francesca Pascale,
quello che era stato il nido d’amore dei due rimarrà a disposizione della storica ormai ex fidanzata dell’ex premier.


La storia d’amore tra i due (oggi la Pascale ha 35 anni e Silvio Berlusconi 83) era iniziata nel 2011
ed è arrivata al capolinea a marzo (la rottura era stata come confermata da un comunicato ufficiale di Forza Italia).

Ma in queste ore circolano indiscrezioni sul tesoretto (giusto per usare un eufemismo) che la donna avrebbe ottenuto.

In particolare alla Pascale andrebbero un milione di euro all’anno più un gruzzolo di venti milioni di euro.

Ma soprattutto la 35enne di origini napoletane avrebbe ricevuto il benestare per continuare a vivere a Villa Maria
(ovvero la ex villa Giambelli), la splendida dimora di Rogoredo dove si era trasferita nel 2017.


L’ormai ex coppia non aveva mai nascosto l’amore per Villa Maria (1140 metri quadri),
situata in via San Gaetano, tanto da aver dichiarato di considerare la storica villa di Arcore “più un ufficio che una casa”
mentre quella casatese era stata vissuta più come residenza affettiva.
 
Et voilà. Arriva la prima stampella al governicchio ?

Avevano annunciato nell'agosto di un anno fa l'adesione al movimento di Giovanni Toti, «Cambiamo!»,

ma solo ora Gaetano Quagliariello, Paolo Romani e Massimo Vittorio Berutti escono davvero dal gruppo di Forza Italia in Senato.


Già di fatto fuori dal partito, tecnicamente ancora non avevano compiuto il passo parlamentare,
essendo troppo pochi per essere autonomi e non volendo entrare nel gruppo Misto perché, secondo Quagliariello,

«era costituito pressoché integralmente da colleghi appartenenti a una forza politica di sinistra,
ma ora che è diventato un vero gruppo Misto, c'è l'agibilità per costituire una componente liberal-conservatrice».

La componente a Palazzo Madama a 3 di cui parla si chiamerà «Idea e Cambiamo», mentre il gruppo degli azzurri conterà a questo punto 56 senatori.


Il perché di questo passo non è chiaro, ma secondo alcuni potrebbe nascondere un avvicinamento dei 3 alla maggioranza,
soprattutto per allungare più possibile la legislatura visto che i personaggi in questione sono ormai a fine carriera.
 
Luca Palamara e Cosimo Ferri hanno ricusato tutti i componenti del Consiglio superiore della magistratura.

A tal segno lo immaginavo, da averlo previsto già da alcune settimane scrivendone su queste colonne e cercando di capire come se ne potesse uscire.

Che la istanza di ricusazione sarebbe stata presentata, non potevano esserci dubbi,
dal momento che è ben noto come tutti quelli che siedono su poltrone come quelle
o su quelle dei posti direttivi di Tribunali e Corti d’Appello e perfino della Cassazione,
ci siano arrivati attraverso il medesimo, accidentato percorso della lottizzazione correntizia: nessuno escluso.

D’altra parte, le motivazioni della ricusazione sono fondatissime,
dal momento che i componenti del Csm potrebbero essere – e di fatto sono stati – citati come testimoni,
in quanto informati in modo diretto e personale dei fatti contestati sia a Ferri che a Palamara.

Anche un bambino capisce che colui che giudica un altro essere umano – funzione delicatissima di suo –
deve collocarsi al di sopra delle parti e perciò non può in alcun modo farsi cogliere nel ruolo di testimone, neppure in modo potenziale.


Il testimone svolge un ruolo incompatibile con quello di giudice: lo sanno tutti.

Tranne probabilmente i componenti del Csm, alcuni dei quali infatti hanno subito respinto
la ricusazione affermando di non vedere motivi né di astensione né di ricusazione.


Così ha fatto Piercamillo Davigo, il quale evidentemente ha capito tutto,
tutto quello che noi non comprendiamo e che invece vorremmo capire.


In particolare, non comprendiamo come mai si possa pensare che non ci siano motivazioni per ricusare come giudice
coloro che hanno fatto la medesima cosa addebitata agli incolpati, vale a dire Ferri e Palamara.

In altre parole, se il giudice è divenuto tale in forza delle medesime lottizzazioni correntizie di cui sono accusati gli incolpati,
è del tutto evidente che lo stesso giudice dovrebbe sedere sul banco degli accusati e non su quello di giudice.

E allora?

Chi mai potrà giudicare Ferri e Palamara?

Penso ci sia soltanto una possibilità: confezionare un organismo giudicante nuovo di zecca composto soltanto da due classi di soggetti.

La prima classe formata da coloro che abbiano appena vinto il concorso in magistratura, ma attivandoli tempestivamente,
ben prima che costoro siano avvicinati dai magistrati in servizio che li possano irretire nella perversa logica correntizia.
Certo, si tratterà di giovani con poca o nessuna esperienza, ma questo è il prezzo necessario da pagare
per avere dei giudici tendenzialmente imparziali e non ancora infettati dalla perversione correntizia.


La seconda classe potrebbe invece essere formata da coloro che, dopo trent’anni di onorato servizio,
si trovino ancora a svolgere le medesime funzioni di quando la loro attività ebbe inizio.
Ciò, infatti, potrebbe essere assunto come indice probabile di una circostanza molto importante:
e cioè che costoro, non coinvolti nella logica spartitoria delle correnti, sono rimasti soli e perciò abbandonati alle funzioni di partenza.

Ma è stata di certo una solitudine benefica, capace di salvaguardarli dal contagio di quella logica, e che,
se nell’immediato li ha puniti lasciandoli senza alcuna gratificazione personale, alla lunga, li consegna alla pubblica opinione
quali gli unici giudici di cui fidarsi da un doppio punto di vista.


Per un verso, perché, non essendo inquinati dalla logica correntizia e perciò non essendo loro tributari,
potrebbero giudicare i loro colleghi, accusati di averne fatto abituale uso, senza timore di perdere la propria imparzialità.

Per altro verso, perché garantirebbero agli accusati – come è loro inalienabile diritto –
la reale assenza di motivazioni che potrebbero portare alla loro ricusazione.

Insomma, sarebbero una garanzia per tutti, accusati ed accusatori.

Ma lo so bene: non accadrà.

Sarebbe pretendere troppo da questo nostro malconcio sistema di casta.
 
A volte si prendono delle grandi cantonate, ma di fronte all’evidenza si cambia.

Segno di intelligenza, mentre perseverare è diabolico.

All’inizio della pandemia la sinistra era convinta che fosse un pregiudizio ideologico e una forzatura intollerante invocare le quarantene,
le distanze e le mascherine rispetto ai cinesi e agli stranieri in genere.

E quella compagine che dentro la sinistra fin dagli anni Settanta è più estremista e in nome dell’antirazzismo,
dell’omofobia, delle nuove società fluide pretende di imporre regole e leggi per trasformare la società, ha dovuto ammettere e arretrare.


Perché dalle campagne “abbraccia un cinese” sbandierate ovunque con presunzione e cocciutaggine
si è passati ai distanziamenti e alle mascherine obbligatorie.

Senza che Matteo Salvini e Giorgia Meloni c’entrassero nulla.

Basterebbe questo dato globale, mondiale, eclatante per imporre un ripensamento doveroso, senza neppure bisogno di elezioni.

Invece è diabolico l’atteggiamento che questo governo, soprattutto nelle espressioni più alte del presidente del Consiglio,
della ministra dell’Interno e del ministro degli Esteri, stanno tenendo nei confronti degli immigrati clandestini
tra i quali molti positivi che in massa continuano ad aggredire le nostre coste.

È notizia costante la segnalazioni di arrivi di barconi con a bordo positivi e infettati.

I quali accolti in centri di accoglienza come quello per esempio di Lampedusa, che scoppia con numeri dieci volte maggiori, fuggono.

Fuggono, come i 21 tunisini dal centro in Umbria di Gualdo Cattaneo, l’ex agriturismo Il Rotolone
gestito come altri nella regione in base a bandi milionari dall’associazione l’Arci solidarietà “Ora d’aria”.


Né il sindaco Enrico Valentini, né il prefetto, né altre autorità hanno potuto fare nulla
ed ora sono i primi a dire che la struttura era inadeguata,
mentre l’associazione ammette che neppure una camionetta della polizia sarebbe bastata a evitare le fughe.

Dove si vuole arrivare ?

Con molta naturalezza i responsabili dell’Arci umbra hanno spiegato che i tunisini fuggiti hanno i loro numeri di cellulare e “se vogliono chiamano”.


Situazione spaventosa.

Può la ministra dell’Interna Luciana Lamorgese sopportare una cosa del genere senza fare una piega?

Senza dimettersi?

Perché non è una situazione isolata
.

Ci sono focolai di immigrati positivi ovunque in Italia.

La Lamorgese per assicurarci la sicurezza sanitaria, come è massimo dovere,
aspetta le navi da quarantena da piazzare intorno all’Italia contro il blocco navale invocato dalla leader di Fratelli d’Italia Giorgia Meloni?

I sieropositivi della Lamorgese contro i militari della destra?

Ma ci si può dividere in questo modo ridicolo su una questione nazionale che richiede Stato, responsabilità, sicurezza?

Tuttavia, anche qualora la ministra dell’Interno provasse a essere più rigida, come pure aveva annunciato nei giorni scorsi,
dal Vaticano interviene un Angelus papale che invoca a dare accoglienza a tutti.

Ma quale misericordia è questa che getta individui malati nella condizione disperata di un Paese
che sta combattendo contro un virus letale, la crisi e la criminalità.

Non è forse il virus quella condizione globale che costringe ogni Paese a prendere le sue misure, ad affrontare la pandemia,
dai colossi come la Cina, la Russia e gli Stati Uniti, alle aree più complesse come l’America Latina e più povere come l’Africa e tanti Paesi asiatici.

Ma lo sanno i responsabili del governo che cosa significano focolai di immigrati fuori controllo?

Come hanno spiegato gli esperti se il virus sfugge in ambiti dove è quasi impossibile fare tracciamenti,
ricognizioni, altro che l’app “Immuni”.

Lo abbiamo combattuto con un lockdown mondiale, ci siamo costretti “tutti a casa” e ora nella fase più delicata della ripresa
lasciamo entrare e vagare i più pericolosi?

L’immigrazione dei clandestini così disarticolata, selvaggia, fondata sull’irregolarità, ha messo in ginocchio l’Italia.

Ha creato alti rischi sanitari, ha piegato le economie, ha prodotto disoccupazione, sfruttamento, schiavitù
e la più irrefrenabile diffusione di crimini come il mercato delle droghe, della prostituzione e delle peggiori forme di degrado.

Secondo alcuni anche la ministra dell’Interno e il premier favorirebbero i contagi per prolungare lo stato di emergenza e così tenere in piedi il governo.
 
Si prevede una proroga alla Cassa integrazione per il Covid-19.

Non dovrebbe essere consentito licenziare fino alla fine dell’anno.

Sono le novità più rilevanti allo studio della ministra del Lavoro grillina Nunzia Catalfo.

Il nuovo pacchetto-lavoro è stato abbozzato ieri a Cgil, Cisl e Uil nel corso di un primo incontro sugli ammortizzatori sociali.

Bisogna discutere sulle risorse da dedicare al capitolo Cig.

Si parte con l’ulteriore proroga di 18 settimane (9+9) della Cassa integrazione,
a partire dal 15 luglio fino al prossimo dicembre offrendo, in alternativa a quelle aziende che decidono di far rientrare i propri dipendenti al lavoro,
rinunciando alla Cig, uno sgravio occupazionale.

Decontribuzione in arrivo anche sulle assunzioni ma a patto che siano aggiuntive al perimetro occupazionale delle imprese.


Le tempistiche per il blocco dei licenziamenti sono le medesime.

In pratica, lo stop dovrebbe essere prorogato fino alla fine dell’anno, con alcune eccezioni:

nessuno stop infatti sarebbe previsto per quelle aziende in via di cessazione o già cessate.

Per questi lavoratori si aprirebbe perciò solo la possibilità di accedere alla Naspi,
che comunque sarà ulteriormente prorogata anch’essa assieme al potenziamento del Fondo “nuove competenze”
che potrebbe essere utilizzato anche per i lavoratori in transizione occupazionale.

Il dossier allo studio del governo sarà presentato anche alle associazioni datoriali, Confindustria in testa e agli altri sindacati, Cisal, Confsal, Usb e Ugl
lunedì prossimo mentre un nuovo confronto con Cgil Cisl e Uil potrebbe essere convocato entro la fine di luglio.


L’intenzione della Catalfo è di stringere i tempi sul nuovo decreto che non includerà la riforma degli ammortizzatori
alla quale sarà dedicato invece, spiegano dal ministero, il tempo che serve ad un confronto a tutto tondo.
 
Bravi.

Tenete in piedi "il lavoro a casa" ?? lavoro o ozio ?? fino alla fine di dicembre,
così gli uffici pubblici restano chiusi o semi-chiusi.

Mentre lo stipendio è 100% garantito.
 
I dati di banca d’Italia ci forniscono una buona istantanea della situazione del sistema bancario italiano, in confronto ai suoi compagni europei.

Quello che possiamo apprendere, ci fornisce un quadro migliore rispetto al passato,
ma ancora non ancora completamente adeguato alla media europea e, soprattutto, non sappiamo quanto adeguato a quello che è successo nel 2020.


A dicembre 2019 il livello medio di common equity tier 1 delle banche italiane significative (ossia quelle sottoposte alla vigilanza Bce)
si è collocato al 13,9% delle attività ponderate per il rischio, valore quasi doppio rispetto a quello registrato a fine 2007.

Un dato rassicurante, ma ancora non alla media europea del 15%,

mentre il coefficiente più ampio (ossia il total capital ratio) pari al 17,4% a fronte di una media europea superiore al 19% .

Bisogna però ammettere che il RoE, l’indice migliore di redditività e di efficienza delle nostre banche,
è allineato alla media europea, così come il grado di finanziarizzazione del sistema.


Quello che in cui il sistema creditizio italiano si differenzia dalla media europea è legato alle sofferenze:

i crediti deteriorati italiani sul totale sono pari allo 6,7% , contro il 2,7% della media europea.

Bisogna però dire che la copertura media è più elevata rispetto al resto d’Europa, con un 54% contro il 45%.

Questi valori sono figli di almeno 15 anni di grave crisi economica dell’Italia che , a partire dal 2007-8,
ha iniziato a vedere una grave sofferenza del settore immobiliare-edile e produttivo, generando una massa di NPL
che il rallentamento economico non ha permesso ancora di digerire.

Per fortuna le banche italiane, o almeno quelle sopravvissute, non hanno molta passione per i trucchi di bilancio e per il gioco d’azzardo:
le partite iscritte al “Fair Value”, cioè i derivati ed altre partite stimate secondo criteri contabili non riscontrati sul mercato,
sono pari solo al 16% dell’attivo, contro il 30% della media europea.



Quindi, almeno fino al dicembre 2019, le banche italiane erano nella media delle banche europee, anzi, per alcuni versi,
addirittura ben superiori per una generale prudenza negli investimenti.

Restano ancora degli strascichi della crisi precedente, difficili da superare per la mancanza di crescita economica.

Però sappiamo che la crisi Covid-19 ha cambiato tutto , a partire dalla totale sospensione di Basilea 3
e da un diverso atteggiamento delle autorità di controllo.

Vista la durezza con cui la crisi ha colpito il nostro paese dobbiamo attenderci un aumento sensibile degli NPL nel breve
ed un calo del rapporto di capitalizzazione, soprattutto per l’esplosione dell’attivo dovuto anche agli stimoli statali.

Richiamo di tornare ad una situazione di crisi simile a quella del 2013-2016,
 
Questa settimana, se saranno confermati i dati preliminari,
avremo la certezza di quello che gli italiani sentono nel proprio intimo ormai da anni:

abbiamo perso, gettato via, 22 anni della nostra vita, correndo dietro ad un sogno sbagliato. L’euro.


Questa settima sarà reso pubblico il PIL del secondo trimestre.

Quello che ci si aspetta è che il PIL italiano sia tornato ad essere quello del… 1998,
l’anno in cui entrarono in azione i cambi fissi ed iniziò l’Euro.


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La nostra performance alla fine è peggiore perfino di quella greca.

Una moneta sbagliata , inadatta, sopravvalutata, deflazionistica, che ha portato ad una svalutazione del lavoro,
accompagnata ad una classe dirigente o impreparata o venduta ai poteri europei hanno fatto perdere all’Italia un ventennio.


Siamo tornati al PIL reale del 1998, un successo per il governo Renzi prima e Conte dopo.


Gli italiani, ormai pecore da tosare, ringraziano.

Appare incredibile come un’informazione al servizio del potere non metta in evidenza queste notizie.

Però gli italiani sentono la propria povertà, e non ci sarà recovery plan in grado di illuderli più.
 
Il trading tramite le applicazioni su telefono negli USA sta cambiando tutto il mondo della finanza, e questo avviene in meglio, ma anche in peggio.

I miglioramenti sono evidenti e collegati alla semplicità operativa ed all’applicazione di costi di intermediazione veramente ridotti,
il lato negativo è che una folla di giovani, spesso teenager, ha iniziato ad operare e lo fa seguendo le mode del momento.


Il trading è “Puro”, senza grossi legami ai fondamentali, fatto seguendo solo la volatilità da un lato e la tendenza del momento dall’altro.

Questo spiega come mai società fallite, come Herzt, abbiano avuto delle fiammate al rialzo puramente speculative basate sul day trading.

Un “Robinhooder”, un trader di Robin Hood, non investe singolarmente grandi cifre, ma si muove in branco riuscendo così ad influenzare fortemente le quotazioni.


L’ultimo obiettivo dei Robinhooder è il metallo prezioso.

L’investimento, o meglio il trading, su questi strumenti avviene attraverso gli ETF e , per ora, si stanno concentrando soprattutto sull’argento.

Proprio ieri scrivevamo che l’argento non era più spinto da motivi di carattere oggettivo, ma da speculazione. ora sappiamo anche da dove.


Vediamo l’andamento dell’argento e l’andamento degli iscritti alla piattaforma Robinhood.



rh-holders.jpg



Appare come la crescita sia parallela ed ora l’argento è il sedicesimo investimento fra gli operatori di RobinHoon.

L’oro è ancora in una fase più arretrata, ma la correlazione appare anche qui:


rh-gold-howner.jpg



Come Tesla o le azioni di società fallite sono state spinte da questa forza speculativa, questo può facilmente accadere anche per i metalli preziosi.

Più questi crescono, più possibilità di trading viene vista da questi piccoli trader, più continueranno a crescere.

Però attenti all’effetto bolla perchè questi andamenti non possono continuare per sempre.

Non solo: c’è un problema di operazioni al margine che molti stanno effettuando e che, nel caso di caduta dei valori, può lasciarli in mezzo ai debiti.

Un piccolo arretramento può facilmente tramutarsi in un grosso disastro.
 

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