OGNI COSA HA LA SUA BELLEZZA, MA NON TUTTI LA VEDONO

Dlin dlon! “Corriere, c’è una consegna per lei”.

Ma quando apre il pacco, invece dei pantaloni acquistati online che aspettava, si trova davanti… un chilo e mezzo di hashish.


Impossibile immaginare la reazione della 27enne milanese protagonista di questa surreale vicenda,
ma dev’essere rimasta con gli occhi sbarrati sopra al pacco appena aperto per un bel po’.


E ora, cosa faccio? Beh, la ragazza ha fatto la cosa giusta, ma non è stata una passeggiata proprio indolore.


Già perché il giorno dopo, la giovane è stata contattata telefonicamente da un tizio che affermava d’aver ricevuto i suoi pantaloni:

“Credo lei abbia invece ricevuto un pacco destinato a me… Non l’ha ancora aperto?
Ah bene… vediamoci domani alle 11 davanti all’ufficio postale di viale Suzzani e facciamo lo scambio”.

Ma la 27enne prima di recarsi all’appuntamento si è presentata al Commissariato di via Perotti e ha raccontato tutta la storia.


Non è finita, perché la ragazza ha anche avuto il coraggio di prestarsi a un epilogo da cardiopalma:
ha aspettato che il tale arrivasse, quindi è scattato il blitz, con gli agenti sbucati all’improvviso.


Allo scambio il destinatario del chilo e mezzo di “fumo” ha mandato il fratello, ma non è stato difficile per i poliziotti ricostruire la “filiera”.


Resta da capire come tutto questo sia stato possibile.
E vien da pensare cosa diamine circoli sui furgoncini all’insaputa dei corrieri (mettendosi anche nei loro panni).


Per fortuna in questo caso, provvidenziale fu un semplice scambio di pacchi…
 
Secondo quanto riportato da La Verità il fidanzato cubano di Rocco Casalino starebbe vivendo una grave disavventura giudiziaria.

Il trentenne José Carlos Alvarez Aguila, sarebbe stato “segnalato” all’antiriciclaggio per un’operazione sospetta,
un bonifico di 50.000 euro arrivato sul proprio conto corrente, per cui ora è dunque costretto a difendersi dalle accuse di riciclaggio di denaro.

Il diretto interessato respinge l’accusa al mittente e parla di un conto nella disponibilità della mamma:
il partner di una persona vicinissima al premier riceve dei bonifici senza saperne la provenienza.


Quella che in altri casi ed altre situazioni sarebbe al limite una vicenda boccaccesca o da “Paradise Island”,
se coinvolge il puparo di conte, colui che gli mette in bocca le parole, è di una gravita estrema.

Giulio Cesare per sospetti molto inferiori di gravità, divorzio dalla moglie Pompea, la sorella di Pompeo Magno.

Per questo motivo in Francia le amanti delle alte cariche dello Stato in periodo Repubblicano
venivano selezionate e testate dal Deuxiémè Bureau, i servizi segreti d’Oltralpe, per evitare che i loro usufruttuari potessero,
in modo indiretto, essere influenzati da poteri stranieri o vi fossero fughe di notizie.

Ci auguriamo che la Guardia di Finanza e la Banca d’Italia possano fare luce sulla provenienza di questi fondi
ed auguriamo a Casalino di uscirne intatto, ma nel frattempo sarebbe opportuno che cessasse la sua attività al servizio del Presidente del Consiglio.

A mettere le parole in bocca a Conte nel frattempo basterà Gualtieri.
 
Ebubekir Sofuoğlu afferma di essere uno storico laureato che insegna in una università turca.

Questo “Storico”, secondo quanto riportato da OFCS.report, afferma quanto segue , in un suo tweet sulla riconversione di Santa Sofia in moschea:


“Ci sarà una prostituta nella moschea? – chiede Ebubekir Sofuoglu, storico turco, sul suo account Twitter seguito da oltre 90mila persone –
Se le icone non vengono eliminate, Hagia Sophia sarà la prima moschea al mondo in cui saranno esposte le prostitute”.


Ecco il tweet originale:


Quali immagini femminili sono riprodotte in Santa Sofia?

Camide Fahişe olur mu?
Fakat, İKONLAR ortadan kaldırılmazsa Fatihin Emaneti Ayasofya, Fahişe ZOE ile Fahişenin sergilendiği Dünyadaki ilk cami olacak
Bu yönüyle emanetine saygısızlık yaptığımız Fatihin, ortadan kaldırdığı İKON yani PUTLARI koruma saçmalığına bir son verin artık pic.twitter.com/EvKbcWMDC1

— Ebubekir SOFUOĞLU (@Ebsofuoglu) July 18, 2020



Quali sono le donne riprodotte ?

C’è una Madonna con Bambino tra gli imperatori Giustiniano e Costantino.

Inoltre c’è un mosaico, che vedete nell’immagine, dell’imperatrice Zoe, moglie di Costantino IX.

Tutte immagini di “Pu..ne” da “Eliminare”, lo dice chiaramente lo storico, perchè, alla fine , tutte le donne sono “P..e”, Madonne comprese.


Questo signore afferma di essere un “Professore di storia”.

Sinceramente ci chiediamo da quale meandro barbarico sia uscito, o quale storia abbia studiato.

Certo ci piacerebbe, come giustamente fa notare OFCS.report, vedere una qualche reazione dalle nostre femministe,
ma dubito che i Piddini, in mezzo ai loro festeggiamenti, non si sa bene di che, abbiano tempo per occuparsene.


Certo, se qualcuno di voi vuole rispondere al signore per le rime, non saremo certo noi ad opporci.

Intanto noi torniamo a studiare la storia, e ci piace particolarmente quella del 1571…..


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Vi riproponiamo un po’ di dati, aggiornati, sulla posizione dell’Italia come contributore netto dell’Unione che è stata tale fin dal 1990.


Prima di tutto però analizziamo i periodi più recenti, a partire dal 2000, per poi allargare la visione sul periodo precedente.


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l’Italia dal 2000 ha versato all’Unione ben 102,378 miliardi di euro NETTI,
calcolati cioè come differenza fra quanto versato e quanto ottenuto indietro!


Abbiamo avuto anni, come il 2011 della crisi del debito, in cui abbiamo versato quasi quasi otto miliardi in più di quanti ne abbiamo incassati.


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A queste cifre dobbiamo sommare quelle dei prestiti bilaterali, delle garanzie concesse
e delle sottoscrizione del capitale dei vari fondi, da EFSF a MES, per un totale di oltre 58 miliardi.

Quindi dal 2000 al 2019 abbiamo dato alla UE ben 160 miliardi di euro.

Altro che fondi da incassare!



In realtà questa


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Dal 1994 al 2000 siamo stati percettori netti solo un anno, nel 1997, per una cifra minima di poche centinaia di milioni di euro.

Altrimenti siamo sempre stati contributori.



Spero che teniate queste cifre a mente ed a disposizione quando vi decantano i vantaggi portati all’Italia dalla UE,
oppure vi dicono che i nordici austeri, in fondo, hanno ragione, perchè spendiamo i loro soldi.

Se pensiamo che il Lussemburgo è un percettore netto, e consistente per il numero degli abitanti,
dei fondi UE potrete capire chi è ad avere veramente dei vantaggi dalla UE.
 
Oggi è successa una cosa incredibile:

un ministro delle Finanze mette a rischio il debito pubblico italiano ed la credibilità dell’Italia per una frase assurda, pericolosissima, detta in pubblico in un consesso politico.


Come riportano tutti i giornali, noi prendiamo Italia Oggi:


Con altri 25 miliardi di deficit il Mes diventa cruciale per evitare problemi alle casse dello Stato.
Suona così, a quanto risulta al Sole 24 Ore da piú fonti, il concetto spiegato dal ministro dell’Economia, Roberto Gualtieri,
ai capidelegazione della maggioranza riuniti mercoledì sera per fare il punto prima del consiglio dei ministri che ha dato il via libera alla terza richiesta di scostamento.


Quindi un ministro delle finanze parla di “Tensioni di cassa” cioè di una crisi di liquidità ,
per la mancanza di una ventina di miliardi del MES sanitario su un debito complessivo di oltre 2300 miliardi .


Detto così è come una persona che, dovendo pagare 1000 euro di mutuo, dichiarasse di arrivare a 990 e di non poter, in alcun modo, arrivare a 1000.


Un’affermazione gravissima, una frase da default del debito che non si sentirebbe neanche in Argentina,
ma che viene detta con leggerezza da un ministro delle Finanze che è pronto a far saltare il proprio debito nazionale
pur di piegare politicamente un alleato politico.

Un incredibile errore.

Per tappare 25 miliardi basta un’emissione di BTP!


Questa incredibile gaffe non è passata non notata.


Quindi o la frase di Gualtieri non è vera, e deve essere smentita ed è un travisamento dei giornalisti del Sole,

oppure è vera, ed allora Gualtieri deve dimettersi perchè o la situazione è gravissima e drammatica, e non ha saputo gestirla ,

o dice delle Fake News per spingere una parte politica ad accettare il MES!



Sul tema sono intervenuti anche i deputati europei Zanni e Campomenosi che hanno commentato le parole di Gualtieri.


“Le affermazioni del ministro dell’Economia Roberto Gualtieri in merito alle ‘tensioni di cassa’ in assenza del Mes sono di una gravita’ inaudita.
Se le sue parole corrispondessero al vero, lo spread si troverebbe alle stelle e la Bce sarebbe gia’ pronta a intervenire in maniera massiccia:
tutto questo, pero’, non sta accadendo.

E’ evidente che il Partito Democratico stia tentando ormai con ogni mezzo di ottenere il Mes,
per poter consegnare le chiavi del Paese alla Troika una volta per tutte.

Dichiarazioni cosi’ sconcertanti e irresponsabili, oltre a evidenziare una incompetenza inaccettabile, destabilizzano i mercati.

Gualtieri smentisca oppure rassegni le sue dimissioni
“.



Gualtieri è stato costretto a smentire tutto.

Evidentemente al Sole non si erano puliti abbastanza bene le orecchie:


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Chi avrà detto le parole di Gualtieri?

Forse il suonatore di chitarra, suo fratello gemello, ma che è molto migliore nel suo mestiere,
perchè nel frattempo lo spread è passato da 144 a 149,5 punti base……
 
La prima preghiera islamica nella Basilica di Santa Sofia riconvertita in moschea,
tra la flebile protesta della Grecia e della sua Chiesa ortodossa,
un bisbiglio di Papa Francesco e il silenzio assordante degli Stati europei, è una devastante sconfitta dell’Europa.

In questo contesto si comprende l’euforia del Presidente turco Erdogan che ha dichiarato di aver realizzato il suo “più grande sogno”.

Non è accettabile che dopo essere stata convertita a moschea nel 1453 sgozzando i sacerdoti sull’altare,
la Basilica di Santa Sofia venga oggi riconvertita a moschea con un decreto di Erdogan nel nome del “diritto sovrano”.

Se si accreditasse questa logica, qualora ad esempio gli islamici dovessero anche democraticamente conquistare il potere in uno Stato europeo,
un’ipotesi non del tutto fantasiosa, avrebbero il “diritto sovrano” di convertire le chiese in moschee,
e la tragedia ulteriore è che lo farebbero tra l’indifferenza degli europei scristianizzati che ormai in chiesa non ci vanno più.
Erdogan va fermato perché è una minaccia all’Europa e alla nostra civiltà laica e liberale dalle radici ebraico-cristiane.
Venerdì è stato un giorno di lutto per la nostra civiltà europea laica e liberale dalle radici ebraico-cristiane, greco-romane, umaniste e illuministe.

Per 1400 anni l’Europa è stata costretta a combattere per non essere sottomessa all’islam.
Dopo l’invasione delle sponde orientale e meridionale del Mediteranno, la cui popolazione fino al Settimo secolo era al 98 per cento cristiana,
gli eserciti islamici occuparono la Spagna per circa otto secoli, la Sicilia per circa tre secoli, crearono avamposti militari ovunque in Europa.

Senza le vittorie militari degli eserciti e delle flotte cristiane a Poitiers (732), la Reconquista (1492), Lepanto (1571) e Vienna (1683), anche l’Europa sarebbe già stata sottomessa all’islam.

In questo contesto si comprende l’euforia del Presidente turco Recep Tayyip Erdogan,
che ha dichiarato di aver realizzato il suo “più grande sogno” riconvertendo la Basilica di Santa Sofia in moschea.

Costruita nel 537 dall’Imperatore Costantino, è stata per quasi un millennio la basilica più grande della cristianità.

Nel 1453 il Sultano Maometto II, a cui Erdogan ha detto di ispirarsi, ribattezzato El Fatih (Il Conquistatore),
dopo aver espugnato Costantinopoli e segnato la fine dell’Impero Romano d’Oriente, convertì la Basilica di Santa Sofia in moschea con l’aggiunta di quattro minareti.

Nel 1935 il fondatore della Repubblica di Turchia Mustafa Kemal Ataturk, ateo e anti-islamico, la trasformò in un museo.

Il 10 luglio 2020 Erdogan con un decreto presidenziale ha riconvertito la Basilica di Santa Sofia a moschea.

La decisione di Erdogan è arrivata un’ora dopo il verdetto con cui il Consiglio di Stato turco aveva annullato il decreto del 24 novembre 1934 di Ataturk.

È fondamentale conoscere la Storia.

La notte del 28 maggio 1453 fu celebrata nella Basilica di Santa Sofia l’ultima messa cristiana in presenza di una folla di fedeli ortodossi e latini.

Nella mattinata del 29 maggio, mentre i sacerdoti stavano celebrando la messa mattutina, irruppero i soldati ottomani che avevano espugnato Costantinopoli.

I sacerdoti furono sgozzati sull’altare.

I fedeli maschi furono sterminati.

Le donne e i bambini furono stuprati e ridotti in stato di schiavitù.

Esattamente come fece Maometto nel corso delle razzie delle carovane dei commercianti o dei pellegrini della Mecca.



Costantinopoli fu ridotta in un mare di sangue.

Il Sultano Maometto II, per un verso colto e per l’altro sanguinario, morì nel 1481 mentre stava preparando l’invasione dell’Italia.

Fu lui a ordinare la strage di Otranto nel 1480, culminata nella decapitazione di circa settemila otrantini
e nel rapimento di seimila donne e bambini che furono deportati e sfruttati come schiavi.


C’è un detto attribuito a Maometto, considerato veritiero dai musulmani, secondo cui dopo Costantinopoli anche Roma sarà sottomessa all’islam.

Di fatto Roma è già stata invasa due volte dai corsari saraceni, nell’830 e nell’846, e per due volte gli islamici saccheggiarono la Basilica di San Pietro.

Qualora i turchi-ottomani fossero riusciti a conquistare Vienna nel 1683, avrebbero proseguito fino alla conquista di Roma.

La reazione flebili delle Chiese cristiane e il silenzio assordante di questa Europa scristianizzata sono un brutto presagio per il nostro futuro.

Erdogan si proclama vincitore, come Maometto II si considera un “Conquistatore dell’islam”.

Ieri ha fatto coniare una moneta celebrativa della riconversione della “Grande Moschea di Santa Sofia” in cui sono impresse due date: 1453-2020.

La Storia, secondo Erdogan, si è ricompattata unendo la conquista di Costantinopoli
e la prima conversione a moschea di Santa Sofia nel 1453 con la seconda conversione nel 2020.

Erdogan realizza così la continuità storica tra lui e il Sultano Maometto II, l’artefice della sconfitta dell’Impero Romano d’Oriente, che Erdogan vuole emulare.
Erdogan deve essere fermato. È l’uomo più pericoloso del Medio Oriente.
L’esercito turco è impegnato in azioni di guerra a Cipro, Iraq, Siria, Somalia, Libia e Qatar.
È il protettore politico dei Fratelli Musulmani, movimento radicale islamico a cui aderiscono i terroristi palestinesi di Hamas.
È tra i principali finanziatori delle moschee nel mondo.
Usa le comunità turche in Europa come un cavallo di Troia per promuovere l’islamizzazione incentivando la crescita della natalità dei turchi.
Ieri le campane in tono funebre hanno risuonato nella metà libera di Cipro,
l’altra metà è occupata dal 1974 dall’esercito turco tra l’inerzia dell’Unione Europea a cui Cipro aderisce.
Come può l’Unione Europea accettare che il territorio di un proprio Stato membro sia militarmente occupato dalla Turchia,
con cui oltretutto intrattiene stretti rapporti economici e che è persino in attesa di far parte anch’essa dell’Unione Europea?

Come può l’Unione Europea non condizionare il proseguimento dei rapporti con la Turchia al ritiro del suo esercito da Cipro,
al riconoscimento del genocidio di un milione e mezzo di cristiani armeni, all’accettazione del diritto all’auto-determinazione del popolo curdo,
al rispetto dei diritti fondamentali della persona compresa la libertà religiosa dei cristiani?

Rifugiarsi nel formalismo diplomatico della “vicenda interna” della Turchia,
come se uno Stato potesse agire arbitrariamente nei confronti dei luoghi di culto altrui oltretutto con un rilevante interesse storico,
significa scegliere la politica dello struzzo rifiutandosi di guardare in faccia alla realtà.

La Basilica di Santa Sofia è tra le più antiche e più grandi chiese al mondo, è stata designata dall’Unesco a “patrimonio dell’umanità”.

Cari amici, Erdogan ha realizzato il suo “più grande sogno” capeggiando la prima preghiera islamica nella Basilica di Santa Sofia
dopo la dissoluzione del Califfato islamico turco-ottomano solo perché l’Europa è inesistente come forza politica e militare unitaria e perché la civiltà europea è in declino.
Più che preoccuparci della forza politica e militare della Turchia, dobbiamo occuparci della nostra fragilità.
La Storia ci insegna che gli imperi e le civiltà muoiono non per la forza del nemico ma per la propria fragilità, la causa è il suicidio non l’omicidio.
Erdogan impone all’Europa una risposta unitaria perché rappresenta una minaccia all’insieme dell’Europa.

L’assenza di un’opposizione europea e internazionale non potrà non incoraggiare Erdogan
a procedere nella sua strategia di riesumazione di un Califfato islamico con cui l’Europa sarà comunque costretta a fare i conti.
 
Continua la lotta al contante.
Dopo l’abbassamento dal 1° luglio a 2.000 euro del limite ai pagamenti in cash,
il Governo ha deciso di ricostituire il fondo per invogliare gli italiani ad abbanadonare la cartamoneta.

Nel decreto anticrisi di maggio si era sfumato il fondo di 3 miliardi indirizzato alla lotta al contante,
ma il governo, che ritiene che questa campagna sia la risposta giusta all’evasione fiscale,
prevede con il decreto di metà agosto di mobilitare oltre un miliardo.


L’architettura pensata nella legge di bilancio 2020 poggiava su due pilastri: non solo obblighi e divieti da un lato, ma anche incentivi dall’altro.

Per quanto riguarda i divieti e gli obblighi non è più possibile pagare in contanti sopra i 2.000 euro
ed effettuare una serie di detrazioni fiscali per le spese fatte con strumenti non tracciabili.

Tra le misure per incentivare invece era stato designato il meccanismo dei premi attraverso una lotteria degli scontrini.


Il binomio lotta all’evasione e battaglia al contante è uno di quei chiodi fissi su cui il governo continua a sbattere i piedi senza sentire ragioni.

Persino l’Europa con un comunicato della Bce, lo scorso dicembre, aveva inviato una lettera al ministro dell’Economia, Roberto Gualtieri,
e ai presidenti delle Camere esprimendo perplessità sulla scelta del governo di ridurre la soglia del contante.

Spiegando che la lotta al cash non porta matematicamente al contrasto dell’evasione fiscale.



Ma si sa, Dio accieca coloro che vuole perdere.
 
Poveri dementi imperarno........


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La fotografia di un giovane afroamericano, inginocchiato sopra il collo di un bambino bianco,
mentre un’altra persona tiene le braccia del bimbo dietro la schiena.

Il piccolo – piccolissimo, tanto che indossa ancora il pannolino – urla schiacciato a terra, con la faccia paonazza.

Sovraimpressa sulla fotografia, la scritta «Black lives matter now, motherfucker» (Ora Black lives matter, figlio di put*ana).

E’ questa la raccapricciante fotografia che Vincent James del sito conservatore Red Elephants ha scoperto e diffuso su Facebook,
provocando una comprensibile ondata di sdegno sui social.

Stando a quanto riferito dal Washington Post l’afroamericano della foto è Isaiah Jackson e risiederebbe in Ohio.

Un uomo con lo stesso nome è stato arrestato il 20 luglio in Ohio per violazione della libertà vigilata.

Secondo il sito The Gateway Pundit la nonna paterna del bambino avrebbe scritto su Facebook
che la foto sarebbe stata scattata due giorni fa, mentre il bambino, di soli due anni, era con sua madre, che esce con Jackson.

Il vero padre del piccolo avrebbe scoperto della fotografia solo il mattino dopo l’accaduto.

Sempre la nonna paterna ha dichiarato che il bambino si trova ora con il padre ed è al sicuro.

«Mio figlio è furioso. Ha portato il bambino al pronto soccorso per un controllo, e fortunatamente non vi sono stati problemi», ha scritto.

A Gateway ha infatti riferito che le radiografie non mostrano fratture o lesioni.

«[Isaiah] farebbe bene ad esser contento che non sia successo niente di grave a mio nipote
e farà bene a nascondersi da tutte le persone che lo cercheranno quando uscirà di prigione».

Anche i servizi di protezione dell’infanzia sono coinvolti, ha spiegato la nonna
– di cui Gateway non vuole rivelare l’identità per non mettere in pericolo il bimbo –
e alla madre sarà permesso di vedere il bambino solo in presenza del padre.
 
La gente vuole tornare alla “normalità”, dopo lunghi mesi di chiusura, depressione, distanziamento sociale, mascherine e paura.

Accogliamo con sollievo la notizia, benché poco convinti della saggezza popolare al tempo della comunicazione di massa e della società-spettacolo,
in cui le folle sono manovrate dall’alto con straordinaria facilità.

La domanda, tuttavia, è un’altra: qual è la normalità nell’Occidente terminale degli anni Venti del secolo XXI?

La questione è dirimente poiché tutto è stato capovolto, revocato in dubbio, sottoposto al giudizio impietoso della decostruzione,
poiché la vita individuale e collettiva è tanto mutata in pochi anni, la nostra vita sottoposta a una serie di condizionamenti sempre più simili ad altrettante dittature:

finanziaria,
tecnologica,
della sorveglianza,
adesso anche sanitaria.

Vogliamo fare qualche esempio della normalità a cui aspiriamo?

Se un bimbo è attivo, vivace, è iperattivo o ipercinetico.

Se, al contrario, è tranquillo e silenzioso, forse ha qualche sintomo di autismo.

Se si annoia e si distrae a scuola è perché superdotato oppure ha un deficit di attenzione.

Non è buono il generoso e malvagio il criminale: entrambi sono un po’ matti.

Non siamo più tristi, ma depressi.

Non siamo vigili, sempre all’erta, ma stressati.

Se inventi una storia con l’immaginazione, non hai più fantasia di altri, ma deliri.

Se per caso ti capita di pensare ad alta voce, hai una crisi psicotica.

Se preghi, hai manie religiose.

Se ti imponi con grande sforzo di sorridere dopo aver versato lacrime, sei bipolare.

Le sofferenze sono traumi, le paure, fobie.

Le abitudini sono compulsioni e i progetti, ossessioni.

Usiamo a briglia sciolta il linguaggio della psichiatria: non se ne può concludere altro se non che viviamo in una società malata.

E la malattia consiste precisamente nel fatto che abbiamo cessato di essere società, tanto meno comunità.

Chiamiamo normalità, dopo il sinistro lockdown e il terrore distillato dal potere per i rischi di contagio,
il ritorno alla condizione nevrotica cui ci eravamo assuefatti.

Logico: siamo un aggregato casuale di bolle soggettive, aspiranti al reddito di cittadinanza, senza linguaggio né consistenza.

Non sappiamo più che non si può condividere nulla senza un linguaggio comune, codici riconosciuti, sguardi che vanno nella stessa direzione.


Ci fu bisogno di secoli di parole per consolidare il cristianesimo e decenni di libri ed enciclopedie per suscitare i Lumi.

Adesso siamo invasi dai barbari, e conviene rammentare che il principale nemico dei barbari (in greco “coloro che balbettano”) è il linguaggio.

Il nostro tallone d’Achille è la sensazione – infondata – di sicurezza e superiorità.

Sono bastati meno di ottant’anni di relativa pace (pochi per una civiltà, solo la vita di un uomo, in fin dei conti),
accompagnata dal progressivo disprezzo per la Storia, per dimenticare la linea, sempre troppo sottile, che separa la civilizzazione dalla barbarie.

Distruggiamo le statue perché sono statue e stanno in piedi, erette, stabili.

Se sono di santi, perché sono cristiani;

se sono scrittori, perché furono uomini;

se sono donne, perché sono bianche.

Presto abbatteremo anche i lampioni, il cui torto è fare luce.

La menzogna esiste dalla notte dei tempi, come scandalo e come contrasto alla verità.

Ci hanno insegnato a riconoscerla, ma subito dopo a tollerarla.

Ci siamo abituati e alla fine l’abbiamo trasformata in virtù.

Siamo andati oltre: l’abbiamo abolita.


Con la menzogna, abbiamo abrogato anche la verità: senza un linguaggio comune, sono indistinguibili entrambe.

Avanziamo verso la decostruzione della stessa grammatica: già è considerato sospetto costruire una proposizione con soggetto, verbo e predicato.

Asserire che due più due fa quattro è il segno sicuro di una mentalità reazionaria.

Non abbiamo ritenuto sufficiente umiliare la semantica, abbiamo tagliato la testa alla grammatica e la esibiamo sulla punta della spada come prezioso trofeo.

In nome di una nuova civilizzazione sempre più civilmente civilizzata, i barbari hanno preso il potere e hanno cominciato a dare un nuovo nome alle cose.

Dopo la secolarizzazione, poteva arrivare solo la decostruzione e, finalmente, l’atto finale: il balbettio indistinto.

Abbiamo ascoltato in un programma televisivo un uomo adulto bianco affermare di essere nero
e una ragazza in gravidanza asseverare con inusitata serietà di sentirsi uomo.
Tutti e due avevano l’apparenza di parlare, ma in realtà balbettavano.


Se tutto è una costruzione sociale e più di ogni altra cosa lo è il linguaggio, si impone l’impresa di costruire un mondo nuovo sulla pura soggettività.

Pochi, nel baccano indistinto di Babilonia, tentano invano di convincere che nel nuovo mondo
nessuno sarà capace di capire alcunché per evidente, totale mancanza di codici comuni e significati accettati.

La chiusura della mente va di pari passo con l’impossibilità di riconoscere spazi comuni e intendere linguaggi.

In linguistica, una parola difficile pressoché sconosciuta, idioletto, indica l’insieme degli usi linguistici soggettivi,
la particolare varietà del sistema linguistico propria di ogni singolo parlante.

Ovviamente, milioni di idioletti individuali non costituiscono alcun alfabeto comune.

Sappiamo di uomini che, sentendosi donne, pretendono di utilizzare le toilettes e gli spogliatoi femminili;

non è lontano il momento in cui qualcuno pretenderà di essere capito parlando in aramaico.


Dicono che Churchill fu colpevole di discriminazione e la regina Isabella di Castiglia ancor di più, nonostante abbia vietato la schiavitù: deserto, cancellazione della cultura.

I barbari di ogni tempo amano il deserto, forse perché è piano.

Impongono perciò la prassi rivoluzionaria-nichilista, innamorata della tabula rasa – di trasformare la civiltà in un immenso deserto.

Se gliene hanno dedicate, siano abbattute le statue di Friedrich Nietzsche, che fece dire a Zarathustra: «Il deserto avanza. Guai a chi in sé cela deserti».

Quando il deserto è grande come un’intera civilizzazione, quello è il tempo degli ultimi uomini.

«Allora la terra si sarà rimpicciolita e su di essa andrà salticchiando l’ultimo uomo, colui che tutto rimpicciolisce.
La sua schiatta è inestirpabile, come la pulce di terra; l’ultimo uomo è il più longevo. Abbiamo scoperto la felicità, dice ammiccando» (Friedrich Nietzsche, “Così parlò Zarathustra”).

Una ben strana felicità, alla quale dobbiamo opporre la difficile arte di restare in piedi tra le rovine, sapendo che
«è ritornato il tempo delle negazioni assolute e delle affermazioni sovrane» (Julius Evola, “Gli uomini e le rovine”).


Il panorama è sconvolgente:
uomini contro donne,
femministe contro quelle che non lo sono in misura sufficiente,
transessuali contro omosessuali e
omosessuali contro eterosessuali.

E tutti e tutte – peccato che nella lingua italiana manchi il genere neutro – contro il fantasma di una struttura razzista, maschilista, patriarcale e capitalista
che, lo hanno finalmente scoperto, abita in ogni angolo del cervello dei bianchi.

L’identitarismo soggettivo (!!!) è la forma patologica, sottilmente psichiatrica, per recuperare un senso di appartenenza che l’Occidente ha gettato dalla finestra da mezzo secolo.

Agisce come elemento distruttivo che sprigiona una rabbia coltivata da tempo:
da quando l’uomo europeo ha deciso che la miglior maniera di essere tale era smettere di esserlo.

Dopotutto, Robespierre, Marx, Hitler, Lenin e Stalin erano di questa parte del mondo e ambivano – con notevole esito – a fare tabula rasa.


Ciò che verrà dopo l’apoteosi iconoclasta sarà un totalitarismo narcotico
diretto da un’Onu diffusa,
dalle grandi Ong
e da istituzioni dominate da privati straricchi come l’Organizzazione Mondiale della Sanità.

I governi non saranno più che delegazioni consolari del potere
e la popolazione mondiale, atomizzata e insieme omogeneizzata nei gusti, nelle idee e nell’aspetto,
senza tradizioni né famiglia, si raggrupperà per autodifesa in identità artificiose, ostili, costantemente in lite tra loro.

In nome del Bene Supremo Universale e della Pace Perpetua, si occuperà di soffocare i conflitti una fragile religione new age
– liquida, estranea alla verità e aliena a qualsiasi intenzione di “tenere insieme”: religare, legare insieme, è la radice originaria della parola.


La cultura odierna, che avvolta nei suoi stracci disprezza quanto ignora, è già ciò che aveva inteso Zarathustra:
[gli uomini] «hanno qualcosa della quale vanno superbi. Come chiamano, però, ciò che li fa superbi? La chiamano cultura: essa li distingue dai pastori di capre».

La filosofia – scienza della conoscenza, pensiero meditante – sarà tollerata solo come ancella della teologia dominante, climatica, animalista e Lgbt.

Si provvederà a sfrattare definitivamente l’antropologia e la sociologia a favore della zoologia,
mentre la storia sarà sostituita dall’isteria e la geografia gioiosamente abolita.

Resisterà la psichiatria, scienza delle scienze nell’ardimentoso mondo nuovo.

Aiuterà a sopportare tutto, tra pillole, dipendenze assortite e le etichette tassonomiche che ci raggrupperanno a seconda delle deviazioni indicate dalla Bibbia.

Non quella di Gerusalemme, ma il Dsm, il manuale diagnostico statistico dei disturbi mentali, tanto caro all’industria farmaceutica.

Non esisteranno più i fatti, ma le interpretazioni, con l’eccezione delle Verità imposte sul momento dal Progresso.

Ex cathedra, ma nel nome del Bene, dell’Uguale e del Neutro.


La civiltà occidentale sta civettando con la decostruzione dal secolo XVIII, con spettacolare intensificazione dalla seconda metà del XX.

Il salto di qualità attuale è una fase consistente nel distruggere la semantica,
ossia la scienza dei significati destinati a essere definiti e cristallizzati da parole significanti e dalle relazioni fra le espressioni linguistiche e il mondo che dovrebbero descrivere.

Colpa di una cultura politica addormentata, corriva, interessata solo all’amministrazione economica,
che ci ha lasciato alle prese con codici truffaldini imposti affinché il linguaggio non serva alla verità.

Si imporrebbe un duro lavoro di ricostruzione delle menti a partire dal linguaggio, un’opera alla quale nessuno pare interessato.

Finanche il virus è stato combattuto con le parole più che con atti concreti: pensiamo al sintagma obbligato del “distanziamento sociale”.

Un codice perverso e acrobatico: in una comunità la distanza è per costituzione a-sociale o anti-sociale.

E’ un autentico genio del male l’inventore linguistico del distanziamento sociale.


Citiamo Wikipedia, vangelo digitale politicamente correttissimo:

«Il distanziamento fisico o distanziamento personale, mal conosciuto anche come distanziamento sociale,
consiste in una serie di misure non farmaceutiche di controllo delle infezioni, con l’obiettivo di bloccare o ritardare la propagazione di una malattia contagiosa».

Qualcosa di estremo, provvisorio, finalizzato, sta diventando la bandiera di un mutamento sostanziale nei rapporti tra le persone.

Si tratta di un controsenso, degno della normalità psichiatrica a cui ci stiamo assuefacendo.

Indovinò Basaglia con l’anti psichiatria, per cui la pazzia non esiste poiché malata è la società intera?

Come si può definire “sociale” interporre distanze all’atto più normale, comune e umano di tutti, quello di vivere con gli altri?

Dovrebbe saltare agli occhi – se li usassimo per vedere anziché per essere spettatori passivi di futili frammenti imposti dal sistema di comunicazione –
che siamo vittime di un esperimento di ingegneria sociale su carne viva.

Torniamo all’inizio, alla nuova normalità medicalizzata, dolcemente psichiatrica.

Non siamo più solo conformisti, ma disciplinati.

Per paura, pendiamo dalle labbra di un potere protettivo.


Nel Sessantotto avevano abolito l’autorità.

Sotto forma di rassicurazione contro una paura largamente enfatizzata,
l’autorità è tornata, più insidiosa, pervasiva e indiscutibile di prima.

Ben ti sta, stupido uomo bianco occidentale senza Dio, senza padri, senza eredi, senza storia, senza passato,
stolto imbrattatore di statue col paraocchi di Oggi e del Progresso, credulo adoratore degli “esperti”.

Sei passato dall’Ipse dixit di Aristotele a quello dei professori in camice bianco,
dei ciarlatani a reti unificate, dei tecnici, degli “influencer”, delle ragazzine ecologiste con turbe psichiche.

Sì, la nuova normalità è un grande Tso universale, il trattamento sanitario obbligatorio praticato a un’umanità di servi tremebondi e balbuzienti.

Una servitù volontaria su cui scrisse pagine indelebili Etienne de La Boètie: qualunque tiranno detiene il potere fintanto che i sudditi glielo concedono.

La libertà umana originaria è stata abbandonata come rifiuto tossico da una società corrotta
che preferisce la comoda servitù del cortigiano alla dura condizione dell’uomo libero che rifiuta di essere sottomesso.

Per i più, meglio la rassicurante mascherina distribuita dal potere che il volto libero esposto al sole e alle intemperie.

C’è un bando di arruolamento tra i ribelli?
 
Scrivo rapidamente alcune parole per ricordare a chi, bontà sua,
ha stappato lo champagne per festeggiare il Recovery Fund che, ahimè “Non esistono pasti gratis”.


L’accesso ai fondi a fondo perduto viene ad essere sottoposto all’adattamento delle politiche nazionali alle indicazioni finanziarie della Commissione,
comprese quelle per il 2020, emesse nel 2019.


Questa scriveva, papale papale, che:


Dato che le basi imponibili meno penalizzanti per la crescita, come il Patrimonio ed i Consumi, sono sottoutilizzate,
vi sono margini per alleggerire il carico fiscale sul lavoro e sul capitale senza gravare sul bilancio dello stato
.


La Commissione dava subito un’indicazione precisa:

bisogna eliminare l’esenzione IMU sulla prima casa.

Affermando che l’esenzione andava a favore di tutti i cittadini, senza considerazione della loro ricchezza, questa deve sparire.

Aggiungiamo poi che la Commissione continua a puntare sulla “Revisione degli estimi catastali”,
misura che, con la caduta dei prezzi immobiliari degli ultimi 10 anni,
dimostra come a Bruxelles si parli di Italia senza avere un’idea di cosa stia realmente succedendo nel nostro paese.



Quindi essere a favore dell’utilizzo del “Recovery fund”, anche a fondo perduto, significa:


  • essere a favore di imposte patrimoniali, a partire dall’IMU sulla prima casa, la cui cancellazione ha oggettivamente aiutato tante famiglie che hanno ereditato una casa;

  • essere a favore di imposte patrimoniali in generale, anche se non esiste un reddito per poterle sostenere.
  • Un vero e proprio caso di esproprio non proletario, ma capitalistico ed eterodiretto;

  • essere a favore di imposte sui consumi, magari con l’alibi dell’economia “Verde”, come quelle sulla plastica.

  • Tutte misure regressive che colpiscono il povero e salvano il ricco.

Questi sono i veri regali del regali del Recovery Fund, gli stessi che vedete già lentamente “IMpacchettati” dal governo e dal MEF.

Ne sentite già parlare e poco a poco si materializzeranno.

Del resto volete tutti il regalo europeo!!

Quindi dovete pagare.
 

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