Val
Torniamo alla LIRA
17 giugno: il torrente Tidone
Il 17 giugno alle ore 8 i francesi attaccarono le postazioni di Ott lungo il torrente Tidone.
Le truppe comandate da Victor erano schierate sulla destra, quelle comandate da Rusca al centro,
mentre sulla sinistra erano presenti quelle comandate da Dombrowski.
A causa delle ferite riportate a Modena il generale MacDonald non poté essere presente sul campo
e fu costretto a rifugiarsi a S.Antonio, poco ad ovest della città di Piacenza
. Il comando fu quindi preso da Victor che però preferì rimanere a Piacenza, con conseguenti problemi di coordinamento.
Nonostante questo l'attacco francese fu un successo: alle 3 le truppe di Victor riuscirono a conquistare Sarmato costringendo le truppe di Ott ad una ritirata su Castel San Giovanni[18].
Qui le truppe di Ott furono rinforzate dall'arrivo di tre battaglioni soldati austriaci comandati dal generale Melas
e dalle avanguardie dell'esercito austro-russo comandate dal generale Chasteler.
Nonostante questo i francesi continuarono nella loro offensiva su Castel San Giovanni,
tuttavia venutisi a trovare in inferiorità numerica furono costretti a ritirarsi oltre a Sarmato che veniva così riconquistato dagli alleati.
La battaglia si concluse alle 21 con la ritirata ordinata dei francesi coperti dalle truppe di Salme[19].
I francesi patirono più di mille tra feriti e caduti e circa 1200 catturati, mentre le perdite alleate non sono note[20].
18 e 19 giugno: il fiume Trebbia
Trovatosi in inferiorità numerica rispetto agli alleati, MacDonald decise di resistere confidando in un arrivo delle truppe di Moreau
che avrebbero potuto colpire gli alleati da ovest, e sulla presenza delle truppe comandate da Jean François Cornu de La Poype
che avrebbero potuto attaccare da sud[17], tuttavia il 18 le truppe di Veletsky li sorpresero nei pressi di Bobbio costringendoli a ritirarsi su Genova[13].
La mattina del 18 MacDonald ispezionò il suo esercito, giudicandolo pronto a combattere gli alleati, in apparenza inattivi[17].
Nel frattempo gli austro-russi decisero di attaccare i francesi dividendosi in tre colonne:
la forza principale schierata sulla destra per colpire il fianco dell'armata francese era guidata dal generale Bagration,
la seconda al centro era composta dalle divisioni guidate da Forster,
mentre la terza colonna era composta dalle truppe comandate da Ott e da Fröhlich,
con i granatieri comandati da quest'ultimo che avrebbero poi dovuto rafforzare il fianco destro per dare più peso all'attacco[21].
L'attacco scattò alle 11, nonostante Suvorov avesse voluto inizialmente farlo partire alle 7.
Gli esploratori riportarono che i francesi difendevano la Trebbia da nord a sud lungo la linea San Nicolò-Gragnano Trebbiense-Casaliggio.
Le truppe di Bagration guadarono il Tidone e attaccarono le truppe polacche di Dombrowski a sud di Casaliggio alle due del pomeriggio, cogliendole di sorpresa.
Le truppe di Bagration furono poi fermate solo con l'arrivo delle divisioni di Rusca e Victor[21].
Per superare queste resistenza Suvorov inviò la divisione di Schveikovsky contro Rusca:
la lotta fu furiosa, ma gli austro-russi riuscirono a costringere Rusca a riparare ad est della Trebbia.
A partire dalle 17 Forster iniziò a premere l'ala destra della divisione di Victor: i francesi dovettero quindi evacuare Gragnano ritirandosi verso est[22].
A nord le forze guidate da Salme, schieratesi nella zona di Sant'Imento rimasero quasi tutta la giornata senza combattere:
verso le 14:30 le divisioni di Montrichard e Olivier attraversarono la Trebbia per dare supporto a Salme:
vedendo questa concentrazione di truppe francesi Melas decise di non spostare verso sud i granatieri di Fröhlich.
Le truppe di Ott attaccarono alle 18 e riuscirono a sconfiggere i francesi in netta inferiorità numerica:
le divisioni di Montrichard e Victor furono respinte aldilà della Trebbia in serata.
Durante la notte Rosenberg con due battaglioni di granatieri russi attraversarono la Trebbia a sud di Gossolengo,
penetrarono tra le linee nemiche raggiungendo la località di Settima dove attaccarono un distaccamento francese liberando alcuni prigionieri[22].
Nel frattempo alle 21:30 tre battaglioni francesi attaccarono un battaglione austriaco dopo aver sentito dei colpi sparati
da quella che ritenevano essere l'artiglieria dell'armata di Moreau. In seguito a questo le artiglierie di entrambe le parti aprirono il fuoco
causando molti morti per fuoco amico. Questo combattimento si protrasse fino alle 23[23].
L'indomani Chasteler diede l'ordine di iniziare l'attacco alle 6 di mattina, tuttavia il piano non venne consegnato a Melas fino alle 11,
nel frattempo notando la presenza di ingenti forze francesi sul lato nord vi aveva inviato contro 12 pezzi di artiglieria per far saltare le loro posizioni:
due battaglioni francesi tentarono di avanzare per neutralizzare l'artiglieria, ma furono costretti a desistere dal fuoco dei cannoni nemici.
Nel corso della mattinata i francesi installarono delle batterie di cannoni prendendo di mira le posizioni di Forster,
apparentemente per coprire uno spostamento verso sud delle truppe francesi[23].
Nonostante l'inferiorità numerica MacDonald comandò un nuovo attacco, confidando nel morale delle sue truppe.
Rusca e Victor iniziarono un attacco nella zona di Casaliggio, con il sostegno di Dombrowski che cercava di aggirare gli alleati da Rivalta-Trebbia.
A Montrichard e Olivier fu ordinato di attraversare la Trebbia rispettivamente a Gragnano e San Nicolò,
infine a nord Watrin e Salme tentarono di colpire il fianco sinistro degli alleati a Calendasco[24].
Battaglia della Trebbia - La sera del terzo giorno
Chasteler intuì il tentativo di aggiramento operato da Dombrowsky ed inviò contro di esso le truppe di Bagration.
Dombrowsky riuscì a prendere Rivalta e ad avanzare fino alla località Canneto prima di essere fermato dai russi
che, sotto lo sguardo di Suvorov presente in prima persona, costrinserò i francesi a riattraversare il fiume.
L'avanzata di Rusca fu fermata dal fuoco dei cannoni della divisione di Schveikovsky,
il cui fianco sinistro, insieme alla divisione di Förster, respinse l'assalto di Victor.
Gli uomini di Rusca riuscirono però ad approfittare di una falla nella linea alleata a Casaliggio
causata dallo spostamento verso sud delle truppe di Bagration che avevano contrastato l'attacco di Dombrowsky a Rivalta:
la fanteria francese riattraversò la Trebbia, mentre la cavalleria attaccò il reggimento di granatieri di Rosenberg[24].
L'attacco di Rusca fu però bloccato con i francesi costretti a tornare sulla sponda orientale grazie al ritorno verso nord degli uomini di Bagration
che attaccarono i francesi da sud e da quattro battaglioni delle truppe di Förster. Questi combattimenti cessarono per le 19[25].
L'assalto al centro fu invece posticipato a causa del ritardato arrivo della divisione di Montrichard.
Una volta arrivato il 5º fanteria leggera attraversò il fiume, ma fu colpito dalle raffiche di un battaglione di granatieri austriaci.
Le altre unità di Montrichard avanzarono, ma una volta trovatesi davanti il contrattacco delle divisioni di Forster e Fröhlich si sciolsero dandosi alla fuga.
L'attacco di Olivier iniziò con la cavalleria, ben presto seguita dalla fanteria che riuscì a raggiungere San Nicolò catturando due cannoni.
Giovanni I Giuseppe del Liechtenstein trovando le truppe in rotta dopo l'assalto di Olivier, condusse alcuni squadroni all'attacco del fianco sud delle truppe di Olivier.
Contro queste ultime si concentrarono anche le altre truppe alleate favorite dalla rotta della divisione di Montrichard.
Olivier fu quindi obbligato a tornare ad est della Trebbia e i cannoni austriaci furono recuperati[25].
Nello stesso tempo a nord attraversarono il fiume anche la Guardia di Salme e la divisione di Watrin.
Divisi in due i francesi riuscirono ad evitare gli avamposti austriaci: Salme raggiunse Ca' Pernici sulla sponda sud del Po,
mentre Watrin si spinse fino alle porte di Calendasco dove si arrestò a causa dei poco incoraggianti rumori provenienti dalla zona occupata dalle truppe di Olivier.
Una batteria di artiglieria austriaca, guidata dal colonnello Kinsky e proveniente da Mantova, aveva, nel frattempo,
raggiunto la sponda nord del Po e da lì iniziò ad attaccare i francesi spingendoli a tornare sull'altra riva della Trebbia.
I combattimenti in questo settore si conclusero alle 21[25].
Alla sera i francesi erano ancora saldi sulla sponda orientale della Trebbia, tuttavia l'incapacità di stimare le forze residue,
i numerosi morti e feriti, il fuoco della guarnigione austriaca di Piacenza e la certezza che né Moreau né La Poype sarebbero potuti accorrere in suo aiuto
spinsero MacDonald ad ordinare la ritirata alle 22: a mettersi in marcia per prima fu l'artiglieria seguita dalla fanteria che partì intorno a mezzanotte[26].
20 giugno: il torrente Nure
Alle 4 del mattino del 20 Suvorov ordinò un nuovo attacco: tuttavia, quando le forze alleate giunserò al campo francese lo trovarono ormai già evacuato.
Durante la fuga 7183 soldati feriti furono lasciati a Piacenza; le perdite totali francesi tra morti, feriti e catturati ammontarono a circa 12.000 uomini.
Sul fronte alleato secondo lo storico Christopher Duffy i russi lamentarono 681 morti e 2083 feriti,
mentre gli austriaci 254 morti, 1903 feriti e 500 dispersi, per un totale di circa 6000 uomini[26].
Cifre simili sono riportate anche da Digby Smith che riporta anche il ferimento di tre generali russi,
che, riguardo ai francesi, stima 2000 morti, 7500 feriti, molti dei quali poi catturati, e 7000 presi prigionieri[27]
Gunther Rothenberg stima le perdite alleate in 5000 tra morti e feriti e 500 prigionieri
e quelle francesi in 9500 tra morti e feriti e 7000 presi prigionieri[28].
Ernest e Trevor Dupuy stimano in 7000 le perdite alleate
e 10.000 per quanto riguarda i francesi, alle quali vanno però aggiunti 5000 soldati catturati durante la ritirata[29].
Il generale di divisione francese Alexis Aimé Pierre Cambray fu mortalmente ferito durante la battaglia e morì il 2 luglio seguente[30].
Gli austriaci avanzarono fino a Piacenza dove trovarono i feriti francesi tra cui i generali Olivier, Rusca e Salme.
Melas assegnò la divisione di Fröhlich alla difesa della città, mentre inviò le truppe di Ott all'inseguimento dei francesi.
Ott fu bloccato nei pressi del torrente Nure da una divisione francese.
Più a sud, a San Giorgio Piacentino, i dragoni del reggimento Karaczay attaccarono il 17º fanteria leggera,
venendo però da questi respinti e subendo anche la distruzione di due cannoni da parte dell'artiglieria francese.
Sopraggiunsero allora Bagration e Chasteler e, con le loro truppe, fu attaccato di nuovo il paese,
per arrivare alla sconfitta definitiva dei francesi Suvorov fu costretto a ricorrere anche a parte delle divisioni di Förster e Schveikovsky.
Un totale di 1099 soldati francesi si arrese così agli austriaci[31].
Conseguenze
L'esercito francese si ritirò verso Parma dove furono abbandonati altri 200 feriti[26].
Il 21 giugno gli alleati proseguirono nell'inseguimento dei francesi raggiungendo Fiorenzuola d'Arda dove riposarono per tutto il giorno successivo.
Non rappresentando più un pericolo l'armata di MacDonald, il 23 Suvorov decise di marciare verso ovest,
mentre l'inseguimento dell'armata di MacDonald fu portato avanti da Ott con 7000 fanti, 2000 cavalieri e 15 cannoni.
Il 24 un battaglione di Grenzer tentò di bloccare la ritirata dei francesi a Sassuolo, venendo però da questi sconfitto.
L'esercito raggiunse Pistoia il 28 rimanendovi per qualche giorno prima di riprendere la marcia verso sud agli inizi di luglio.
MacDonald invece tornò in Francia venendo sostituito al comando dal generale Laurent de Gouvion-Saint-Cyr.
Il 17 giugno alle ore 8 i francesi attaccarono le postazioni di Ott lungo il torrente Tidone.
Le truppe comandate da Victor erano schierate sulla destra, quelle comandate da Rusca al centro,
mentre sulla sinistra erano presenti quelle comandate da Dombrowski.
A causa delle ferite riportate a Modena il generale MacDonald non poté essere presente sul campo
e fu costretto a rifugiarsi a S.Antonio, poco ad ovest della città di Piacenza
. Il comando fu quindi preso da Victor che però preferì rimanere a Piacenza, con conseguenti problemi di coordinamento.
Nonostante questo l'attacco francese fu un successo: alle 3 le truppe di Victor riuscirono a conquistare Sarmato costringendo le truppe di Ott ad una ritirata su Castel San Giovanni[18].
Qui le truppe di Ott furono rinforzate dall'arrivo di tre battaglioni soldati austriaci comandati dal generale Melas
e dalle avanguardie dell'esercito austro-russo comandate dal generale Chasteler.
Nonostante questo i francesi continuarono nella loro offensiva su Castel San Giovanni,
tuttavia venutisi a trovare in inferiorità numerica furono costretti a ritirarsi oltre a Sarmato che veniva così riconquistato dagli alleati.
La battaglia si concluse alle 21 con la ritirata ordinata dei francesi coperti dalle truppe di Salme[19].
I francesi patirono più di mille tra feriti e caduti e circa 1200 catturati, mentre le perdite alleate non sono note[20].
18 e 19 giugno: il fiume Trebbia
Trovatosi in inferiorità numerica rispetto agli alleati, MacDonald decise di resistere confidando in un arrivo delle truppe di Moreau
che avrebbero potuto colpire gli alleati da ovest, e sulla presenza delle truppe comandate da Jean François Cornu de La Poype
che avrebbero potuto attaccare da sud[17], tuttavia il 18 le truppe di Veletsky li sorpresero nei pressi di Bobbio costringendoli a ritirarsi su Genova[13].
La mattina del 18 MacDonald ispezionò il suo esercito, giudicandolo pronto a combattere gli alleati, in apparenza inattivi[17].
Nel frattempo gli austro-russi decisero di attaccare i francesi dividendosi in tre colonne:
la forza principale schierata sulla destra per colpire il fianco dell'armata francese era guidata dal generale Bagration,
la seconda al centro era composta dalle divisioni guidate da Forster,
mentre la terza colonna era composta dalle truppe comandate da Ott e da Fröhlich,
con i granatieri comandati da quest'ultimo che avrebbero poi dovuto rafforzare il fianco destro per dare più peso all'attacco[21].
L'attacco scattò alle 11, nonostante Suvorov avesse voluto inizialmente farlo partire alle 7.
Gli esploratori riportarono che i francesi difendevano la Trebbia da nord a sud lungo la linea San Nicolò-Gragnano Trebbiense-Casaliggio.
Le truppe di Bagration guadarono il Tidone e attaccarono le truppe polacche di Dombrowski a sud di Casaliggio alle due del pomeriggio, cogliendole di sorpresa.
Le truppe di Bagration furono poi fermate solo con l'arrivo delle divisioni di Rusca e Victor[21].
Per superare queste resistenza Suvorov inviò la divisione di Schveikovsky contro Rusca:
la lotta fu furiosa, ma gli austro-russi riuscirono a costringere Rusca a riparare ad est della Trebbia.
A partire dalle 17 Forster iniziò a premere l'ala destra della divisione di Victor: i francesi dovettero quindi evacuare Gragnano ritirandosi verso est[22].
A nord le forze guidate da Salme, schieratesi nella zona di Sant'Imento rimasero quasi tutta la giornata senza combattere:
verso le 14:30 le divisioni di Montrichard e Olivier attraversarono la Trebbia per dare supporto a Salme:
vedendo questa concentrazione di truppe francesi Melas decise di non spostare verso sud i granatieri di Fröhlich.
Le truppe di Ott attaccarono alle 18 e riuscirono a sconfiggere i francesi in netta inferiorità numerica:
le divisioni di Montrichard e Victor furono respinte aldilà della Trebbia in serata.
Durante la notte Rosenberg con due battaglioni di granatieri russi attraversarono la Trebbia a sud di Gossolengo,
penetrarono tra le linee nemiche raggiungendo la località di Settima dove attaccarono un distaccamento francese liberando alcuni prigionieri[22].
Nel frattempo alle 21:30 tre battaglioni francesi attaccarono un battaglione austriaco dopo aver sentito dei colpi sparati
da quella che ritenevano essere l'artiglieria dell'armata di Moreau. In seguito a questo le artiglierie di entrambe le parti aprirono il fuoco
causando molti morti per fuoco amico. Questo combattimento si protrasse fino alle 23[23].
L'indomani Chasteler diede l'ordine di iniziare l'attacco alle 6 di mattina, tuttavia il piano non venne consegnato a Melas fino alle 11,
nel frattempo notando la presenza di ingenti forze francesi sul lato nord vi aveva inviato contro 12 pezzi di artiglieria per far saltare le loro posizioni:
due battaglioni francesi tentarono di avanzare per neutralizzare l'artiglieria, ma furono costretti a desistere dal fuoco dei cannoni nemici.
Nel corso della mattinata i francesi installarono delle batterie di cannoni prendendo di mira le posizioni di Forster,
apparentemente per coprire uno spostamento verso sud delle truppe francesi[23].
Nonostante l'inferiorità numerica MacDonald comandò un nuovo attacco, confidando nel morale delle sue truppe.
Rusca e Victor iniziarono un attacco nella zona di Casaliggio, con il sostegno di Dombrowski che cercava di aggirare gli alleati da Rivalta-Trebbia.
A Montrichard e Olivier fu ordinato di attraversare la Trebbia rispettivamente a Gragnano e San Nicolò,
infine a nord Watrin e Salme tentarono di colpire il fianco sinistro degli alleati a Calendasco[24].
Battaglia della Trebbia - La sera del terzo giorno
Chasteler intuì il tentativo di aggiramento operato da Dombrowsky ed inviò contro di esso le truppe di Bagration.
Dombrowsky riuscì a prendere Rivalta e ad avanzare fino alla località Canneto prima di essere fermato dai russi
che, sotto lo sguardo di Suvorov presente in prima persona, costrinserò i francesi a riattraversare il fiume.
L'avanzata di Rusca fu fermata dal fuoco dei cannoni della divisione di Schveikovsky,
il cui fianco sinistro, insieme alla divisione di Förster, respinse l'assalto di Victor.
Gli uomini di Rusca riuscirono però ad approfittare di una falla nella linea alleata a Casaliggio
causata dallo spostamento verso sud delle truppe di Bagration che avevano contrastato l'attacco di Dombrowsky a Rivalta:
la fanteria francese riattraversò la Trebbia, mentre la cavalleria attaccò il reggimento di granatieri di Rosenberg[24].
L'attacco di Rusca fu però bloccato con i francesi costretti a tornare sulla sponda orientale grazie al ritorno verso nord degli uomini di Bagration
che attaccarono i francesi da sud e da quattro battaglioni delle truppe di Förster. Questi combattimenti cessarono per le 19[25].
L'assalto al centro fu invece posticipato a causa del ritardato arrivo della divisione di Montrichard.
Una volta arrivato il 5º fanteria leggera attraversò il fiume, ma fu colpito dalle raffiche di un battaglione di granatieri austriaci.
Le altre unità di Montrichard avanzarono, ma una volta trovatesi davanti il contrattacco delle divisioni di Forster e Fröhlich si sciolsero dandosi alla fuga.
L'attacco di Olivier iniziò con la cavalleria, ben presto seguita dalla fanteria che riuscì a raggiungere San Nicolò catturando due cannoni.
Giovanni I Giuseppe del Liechtenstein trovando le truppe in rotta dopo l'assalto di Olivier, condusse alcuni squadroni all'attacco del fianco sud delle truppe di Olivier.
Contro queste ultime si concentrarono anche le altre truppe alleate favorite dalla rotta della divisione di Montrichard.
Olivier fu quindi obbligato a tornare ad est della Trebbia e i cannoni austriaci furono recuperati[25].
Nello stesso tempo a nord attraversarono il fiume anche la Guardia di Salme e la divisione di Watrin.
Divisi in due i francesi riuscirono ad evitare gli avamposti austriaci: Salme raggiunse Ca' Pernici sulla sponda sud del Po,
mentre Watrin si spinse fino alle porte di Calendasco dove si arrestò a causa dei poco incoraggianti rumori provenienti dalla zona occupata dalle truppe di Olivier.
Una batteria di artiglieria austriaca, guidata dal colonnello Kinsky e proveniente da Mantova, aveva, nel frattempo,
raggiunto la sponda nord del Po e da lì iniziò ad attaccare i francesi spingendoli a tornare sull'altra riva della Trebbia.
I combattimenti in questo settore si conclusero alle 21[25].
Alla sera i francesi erano ancora saldi sulla sponda orientale della Trebbia, tuttavia l'incapacità di stimare le forze residue,
i numerosi morti e feriti, il fuoco della guarnigione austriaca di Piacenza e la certezza che né Moreau né La Poype sarebbero potuti accorrere in suo aiuto
spinsero MacDonald ad ordinare la ritirata alle 22: a mettersi in marcia per prima fu l'artiglieria seguita dalla fanteria che partì intorno a mezzanotte[26].
20 giugno: il torrente Nure
Alle 4 del mattino del 20 Suvorov ordinò un nuovo attacco: tuttavia, quando le forze alleate giunserò al campo francese lo trovarono ormai già evacuato.
Durante la fuga 7183 soldati feriti furono lasciati a Piacenza; le perdite totali francesi tra morti, feriti e catturati ammontarono a circa 12.000 uomini.
Sul fronte alleato secondo lo storico Christopher Duffy i russi lamentarono 681 morti e 2083 feriti,
mentre gli austriaci 254 morti, 1903 feriti e 500 dispersi, per un totale di circa 6000 uomini[26].
Cifre simili sono riportate anche da Digby Smith che riporta anche il ferimento di tre generali russi,
che, riguardo ai francesi, stima 2000 morti, 7500 feriti, molti dei quali poi catturati, e 7000 presi prigionieri[27]
Gunther Rothenberg stima le perdite alleate in 5000 tra morti e feriti e 500 prigionieri
e quelle francesi in 9500 tra morti e feriti e 7000 presi prigionieri[28].
Ernest e Trevor Dupuy stimano in 7000 le perdite alleate
e 10.000 per quanto riguarda i francesi, alle quali vanno però aggiunti 5000 soldati catturati durante la ritirata[29].
Il generale di divisione francese Alexis Aimé Pierre Cambray fu mortalmente ferito durante la battaglia e morì il 2 luglio seguente[30].
Gli austriaci avanzarono fino a Piacenza dove trovarono i feriti francesi tra cui i generali Olivier, Rusca e Salme.
Melas assegnò la divisione di Fröhlich alla difesa della città, mentre inviò le truppe di Ott all'inseguimento dei francesi.
Ott fu bloccato nei pressi del torrente Nure da una divisione francese.
Più a sud, a San Giorgio Piacentino, i dragoni del reggimento Karaczay attaccarono il 17º fanteria leggera,
venendo però da questi respinti e subendo anche la distruzione di due cannoni da parte dell'artiglieria francese.
Sopraggiunsero allora Bagration e Chasteler e, con le loro truppe, fu attaccato di nuovo il paese,
per arrivare alla sconfitta definitiva dei francesi Suvorov fu costretto a ricorrere anche a parte delle divisioni di Förster e Schveikovsky.
Un totale di 1099 soldati francesi si arrese così agli austriaci[31].
Conseguenze
L'esercito francese si ritirò verso Parma dove furono abbandonati altri 200 feriti[26].
Il 21 giugno gli alleati proseguirono nell'inseguimento dei francesi raggiungendo Fiorenzuola d'Arda dove riposarono per tutto il giorno successivo.
Non rappresentando più un pericolo l'armata di MacDonald, il 23 Suvorov decise di marciare verso ovest,
mentre l'inseguimento dell'armata di MacDonald fu portato avanti da Ott con 7000 fanti, 2000 cavalieri e 15 cannoni.
Il 24 un battaglione di Grenzer tentò di bloccare la ritirata dei francesi a Sassuolo, venendo però da questi sconfitto.
L'esercito raggiunse Pistoia il 28 rimanendovi per qualche giorno prima di riprendere la marcia verso sud agli inizi di luglio.
MacDonald invece tornò in Francia venendo sostituito al comando dal generale Laurent de Gouvion-Saint-Cyr.