OGNI GIORNO CERCO IL FiLO DELLA RAGIONE, MA IL FILO NON ESISTE,

Cominciano ad uscire le cifre :lol::lol::lol::lol: del deficit di expo :D

Basta guardare i conti della società che ha amministrato l'evento e che ha chiuso il 2015 con un buco di 32,6 milioni di euro e che ora non ha nemmeno i soldi per chiudere.
"In altre parole, secondo i calcoli del consiglio guidato dallo stesso Sala, da febbraio 2016 le disponibilità liquide di Expo 2015 si sono esaurite, ma non le spese", spiega il Fatto rivelando le perdite certificate dalla relazione del consiglio di amministrazione della società presentata ai soci il 9 febbraio e in cui c'è scritto che "in considerazione delle spese strutturali previste nei primi mesi del 2016 (quantificabili in 4 milioni mensili), è probabile una ricaduta nelle previsioni dell’articolo 2447 del codice civile (quello che impone di deliberare la riduzione di capitale, ndr) durante il mese di marzo".
E non solo: "Le risorse sono sufficienti per le prossime 3-4 settimane", avrebbe confermato lo stesso Sala. Al punto che due settimane fa il collegio sindacale di Expo 2015 ha chiesto "chiarezza in relazione alla necessità di risorse per la liquidazione stessa".
 
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Questo è un granello di sabbia, ne ospita solo 700 .....pensiamo a quanti Didonato esistono .......noi paghiamo......e Rotolo va all'estero......

Il creatore del consorzio Maleventum che gestisce l'accoglienza nel Beneventano per 740 profughi (per un incasso di oltre 20mila euro al giorno), l'uomo che come foto profilo si era fatto immortalare mentre sale su una Ferrari 360 rossa, venuto allo scoperto minimizza in un post il suo business, snocciola le «cifre importanti» da pagare ogni mese per la «gestione dei 13 centri» (ieri in serata a La Zanzara Di Donato metteva in elenco anche 10mila euro al mese in creme per la pelle), lamentando che «la prefettura paga a singhiozzo»
 
Le linee guida del business si trovano ancora tutte nelle carte di Mafia capitale. Non solo nelle frasi ormai famose di Buzzi («Noi quest'anno abbiamo chiuso con quaranta milioni di fatturato ma tutti i soldi, gli utili li abbiamo fatti sui zingari, sull'emergenza alloggiativa e sugli immigrati, tutti gli altri settori finiscono a zero»), ma anche nelle gesta di personaggi che i riflettori hanno solo sfiorato, come Giuseppe Ietto, detto «l'ingegnere» l'uomo che per la cricca di Mafia capitale si occupava dei pasti per i centri di accoglienza.
 
Uno spicchio di tutto l'affare, eppure già abbastanza da macinare denaro: «Io me sò prefisso, me deve fa 500mila all'anno», dice Ietto alla moglie parlando di uno dei business in corso con Massimo Carminati, l'ex Banda della Magliana finito nei guai per Mafia capitale. è lui a spiegare a Ietto quanti soldi ci sono da fare grazie alla generosità dello Stato verso il mondo delle cooperative dell'accoglienza: «Loro sono disposti a pagare il pasto 7 euro per dire, invece di 5 o 4... lì devi avere dei margini da spavento».
 
Tanto per capirci, la Unibar di Ietto era arrivata a fornire 16.000 pasti al mese per uno solo dei centri gestiti dalla banda.Ietto è finito nei guai a causa dell'inchiesta di Mafia capitale e ha perso anche l'altro affare, la gestione dei bar nelle sedi Rai. Ma intanto il lucroso business dell'accoglienza continua. Tutto legale, ovviamente. A farci soldi sono i giganti della cooperazione divisi tra quelli dell'area sinistra, vedi Legacoop, e quelli cattolici, legati soprattutto a Cl. Ai margini qualche outsider ma anche multinazionali straniere che hanno fiutato l'odore del denaro. Vedi i francesi di Gepsa e Cofely Italia, entrambi nell'orbita di Gdf-Suez, l'equivalente francese dell'Eni. I numeri forniti dal ministero dell'Economia illustrano con chiarezza l'appeal dell'affare: il costo dell'accoglienza è salito nel 2015 a 3,3 miliardi contro la media di 1,3 miliardi all'epoca della prima ondata di profughi. Di questa cifra il 25 per cento circa è il costo dei salvataggi in mare, il resto, quasi 2,5 miliardi, serve a pagare le strutture di accoglienza, l'istruzione e la sanità.
 
In area Legacoop c'è Sisifo, un consorzio di cooperative con sede a Palermo che ha un fatturato da un novantina di milioni, di cui circa dieci arrivano dall'accoglienza ai migranti. Il presidente è Mimmo Arena, un messinese di 47 anni con una carriera tutta nella cooperazione. Il nome di spicco per il mondo cattolico è invece il gruppo La Cascina, il gigante vicino a Cl che fattura 364 milioni, ed è presente a Mineo con due sue partecipate, la Casa della solidarietà e Cascina global service, che si occupa di ristorazione. Il gruppo, dopo l'arresto di cinque dirigenti nell'ambito dell'inchiesta Mafia capitale, è stato commissariato.
 

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