Val
Torniamo alla LIRA
Perché è questo, che ci stanno dicendo, focalizzate e riappropriatevi del vostro senso comune: di norma noi, grandi raccontatori della romanità (che qui non è un timbro etnico, ovviamente, è sinonimo di sistema politico-burocratico italico, ho conosciuto brianzoli romanissimi) pensiamo di vivere nella capitale di una sana, efficiente e matura democrazia anglosassone, in cui lo Stato funziona quando deve funzionare e si eclissa quando si deve eclissare, in cui vige il gioco del libero mercato e chi vince lo fa per qualità dell’offerta, in cui gli appalti si assegnano per merito e le società cooperative mica vivono dei nostri soldi.
Poi, spuntano questi buzzurri di Mafia Capitale (spesso, gli stessi con cui i giornalisti sbalorditi andavano a pranzo il giorno prima) e ci tocca prendere atto dell’impensabile, del fatto che qui, a Roma, modello di organizzazione efficientista e di trasparenza liberale che tutto il mondo c’invidia, si ruba.
Con ponderata perifrasi filosofica: ci stanno prendendo per il culo.
Il sistema annidato a Roma vive e cresce fregando i nostri soldi. L’avreste mai detto?
Poi, spuntano questi buzzurri di Mafia Capitale (spesso, gli stessi con cui i giornalisti sbalorditi andavano a pranzo il giorno prima) e ci tocca prendere atto dell’impensabile, del fatto che qui, a Roma, modello di organizzazione efficientista e di trasparenza liberale che tutto il mondo c’invidia, si ruba.
Con ponderata perifrasi filosofica: ci stanno prendendo per il culo.
Il sistema annidato a Roma vive e cresce fregando i nostri soldi. L’avreste mai detto?