Ci sono due strade che ci conducono alla felicità. Una passa per le cose del mondo ed è al di fuori di noi. L'altra ci conduce all'interno della nostra mente e dei nostri pensieri.
La prima ci rende dipendenti. Dagli oggetti quali il cibo, i vestiti, casa, macchina, vacanza. Il contatto con essi può darci delle emozioni di felicità. Che poi tenacemente ricerchiamo incessantemente nel nostro agire quotidiano.
Allo stesso modo con le persone. Traiamo felicità nel rapportarci con esse. Sensazioni di benessere e di protezione.
Entrambe sono impermanenti. Cambiano in continuazione. Incessantemente. In ogni istante. La felicità raggiunta svanisce presto.
Come la bellezza di un fiore che, se colto, appassisce e muore.
Sono caduche.
Facciamo dipendere la nostra felicità, il nostro benessere, la nostra gioia, tutte le nostre speranze da cose che non potranno mai darci quanto gli chiediamo. Mai.
E, non paghi di questo, instauriamo con esse una relazione di dipendenza.
Quante volte diciamo "sono stressato" "sono stanco" "le cose non mi vanno mai bene"? Quante volte?
E quante volte poniamo la causa nelle cose del mondo? Nel fatto che non posso cambiare la macchina, comprarmi un vestito costoso od andare in vacanza in luoghi ameni. Poniamo la causa nelle persone, amici parenti colleghi di lavoro, che ci circondano.
Ma esse fanno quel che possono.
Possono regalarci qualche momento di felicità. Ed è già tanto quando questo succede.
Ma anche esse cambiano. Si trasformano. Invecchiano o passano di modo.
Alcuni ci fanno l'affronto di morire!
Come se per loro, dal loro lato, la sofferenza non esistesse.
Come se loro non avessero instaurato una relazione di dipendenza con noi.
Quando ci relazioniamo con le cose del mondo cercando in esse la nostra felicità stiamo instaurando un legame di dipendenza.