OSA, CHE A RINUNCIARE CE LA FANNO TUTTI

Se due genitori sono arrivati a tanto, compreso rivolgersi a un avvocato per farsi tutelare, è anche perché dentro di loro da tempo cova un senso di disorientamento.

A settembre avevano deciso di far cambiare scuola al piccolo R., colpa di alcuni «sgradevoli episodi».
Nella nuova classe, dopo poco, sembravano innescarsi le stesse dinamiche: il bambino tornato a casa raccontava di essere umiliato dalle mastre davanti a tutti e, quindi, anche dai compagni.
Si svegliava di notte spaventato, accusava nausea ed emicrania la domenica sera e il lunedì mattina. Il sabato, invece, appariva in perfetta forma.

«I miei clienti si sono rivolti a una pediatra, secondo cui il problema poteva essere dovuto a una particolare situazione di stress», spiega l’avvocato Enrico Maria Picco,
legale che da anni si occupa di problematiche legate al mondo della scuola. «Allora hanno chiesto lumi alle maestre.

E loro, per tutta risposta, hanno reagito spiegando che il bambino è istintivamente portato a mentire, in modo quasi patologico, tanto che hanno consigliato di rivolgersi a uno psicologo».
I genitori vacillano: allora è tutto vero, si dicono, nostro figlio ha dei disturbi, avevano ragione le maestre della vecchia scuola. O forse no.


I COLLOQUI REGISTRATI

È a questo punto, a ottobre, molto prima di rivolgersi all’avvocato Picco, che il papà di R. decide di sfruttare le sue competenze di tecnico elettronico, e piazza un micro registratore addosso al figlio.

R. non lo sa e non se ne accorge. Suo padre registra e ascolta. Ogni volta che si verifica uno screzio, va a parlare con le maestre mostrandosi ignaro di tutto.
Registra anche questi colloqui. «Il quadro che emerge dai file audio, a disposizione della scuola e dell’autorità giudiziaria,
testimonia come implicitamente le maestre abbiano incitato al bullismo l’intera classe», denuncia l’avvocato Picco.

«Le insegnanti, inoltre, non solo hanno negato episodi effettivamente accaduti o frasi pronunciate ma sono arrivate a inventare fatti mai avvenuti».
In una delle centinaia di registrazioni, ad esempio, si sente una maestra accusare R. di aver colpito con un pugno allo stomaco un compagno.
E dirgli: «Vero che tu lo vedi fare a casa?».

«Le maestre hanno commesso gravi e intollerabili violenze psicologiche sul bambino, sgridandolo violentemente senza motivo,
consentendo che venisse malmenato senza intervenire, umiliandolo davanti ai compagni», accusa l’avvocato Picco
nella nota in cui chiede l’immediato avvio di un’indagine disciplinare e l’allontanamento delle insegnanti dalla classe di R.

Il resto - verificare se questi comportamenti possono assumere una rilevanza penale - toccherà alla procura di Ivrea.
 
Ho trovato questo articolo e per "par condicio" lo riporto.

Che questo fosse uno Stato in mano a briganti, ladri, corrotti, sociocidi, vendipatria, bari e tecno-bio-fascisti lo si sapeva. Lo si sapeva, misurando a spanne, più o meno da quando Togliatti, ministro della Giustizia, in perfetta sintonia con la pugnalata alle spalle di Yalta, decretò l’amnistia per tutto l’apparato amministrativo fascista. Ma lo si sospettava fin da quando, nel 1943, l’invasore Usa si accordò con la mafia per la risalita della penisola dalla Sicilia, garantendo in cambio una perenne coabitazione tra criminalità organizzata e classe dirigente al governo del paese sotto tutela USA, tramite Lucky Luciano, Salvatore Giuliano, “Gladio”, Cia, Pentagono, Goldman Sachs (per dire Rothschild e tutto il cucuzzaro di Wall Street) e poi UE.

Da De Gasperi a Berlinguer, passando per puntelli minori, liberale, repubblicano, socialdemocratico e i radicali in funzione di mosca cocchiera, fino all’attuale cosca renzusconiana, il maficapitalismo italiota ha attraversato solo due crisi. Una minore, provocata dai sussulti autonomisti del capo-ladrone Craxi, del tutto velleitaria per i troppi scheletri nell’armadio del soggetto, e una maggiore, quando dal 1968 al 1977 una generazione traversale e interclassista rivoluzionaria riuscì a imporre le uniche riforme di civiltà e progresso dal dopoguerra ad oggi. A questo tentativo fu posto fine mediante la militarizzazione del conflitto (terrorismo, strategia della tensione, organizzazioni armate) gestita da elementi atlantisti interni ed esterni precedentemente citati.

“Fascisti, seminatori di paura e odiatori”: falso scopo di chi ci odia e campa sulla nostra paura.

Da tempo, ma con particolare accanimento in vista di queste elezioni politiche, la conventicola finanzcapitalista (appunto Goldman Sachs, Rothschild, Bilderberg e relativi domestici nostrani) del mondialismo fondato sulla riduzione della popolazione e sulla sua deidentificazione, alla quale rispondono quasi senza eccezioni, più o meno consapevolmente, le forze politico-economiche italiane, sta tentando di chiudere i giochi attraverso il taglio metaforico delle corde vocali a qualunque cosa si manifesti fuori dall’establishment. La travolgente campagna trasversale per l’anestizzazione di ogni conflitto dal basso verso l’alto, si basa sulla criminalizzazione di critici e non conformati. A questi disturbatori è data, con classico transfert, la qualifica prepolitica di odiatori, seminatori di paura e fake news. In parallelo si opera il depistaggio politico-mediatico dalla propria feroce guerra tecno-bio-fascista a popoli e ceti subordinati o subordinandi, allo scontro con la sloganistica e iconografia di soggetti paramussoliniani la cui irrilevanza politica e numerica è immutata da mezzo secolo.

Sopprimere la scienza non lobbizzata

In vista del voto preteso da chi ha venduto,il paese e ne ha sodomizzato e poi sventrato i rimasugli, si verifica un episodio assolutamente emblematico dello Stato di Polizia largamente realizzato attraverso, appunto, la soppressione delle voci discordanti, la sorveglianza generale e capillare, la connivenza di sempre più vaste componenti degli apparati di sicurezza e della giustizia, la complicità di un sistema mediatico ormai interamente integrato a portavoce dei poteri criminali. Ne sono venuto a conoscenza attraverso una radio privata e, poi, attraverso una petizione in rete. L’incredibile abuso non è certo apparso sui giornaloni e schermoni.

Una settimana fa la ricercatrice di fama mondiale sulle nano particelle, Antonietta Gatti, da me intervistata nel suo laboratorio di Modena sulle conseguenze delle attività militari nei poligoni sardi (vedi il docufilm “L’Italia al tempo della peste”), aveva deposto al processo di Lanusei sui danni e sulle morti derivanti dalle esplosioni e sperimentazioni da decenni praticate nel poligono di Salto di Quirra. Le ricerche che ne hanno fatto un’esperta mondiale delle nanoparticelle, consulente dell’ONU e di vari governi italiani, avevano portato all’individuazione negli organismi di persone e animali della zona di metalli pesanti con esiti letali. Metalli derivanti dalle sostanze sparse sul territorio dalle esplosioni nel Poligono. Gli elementi forniti da Gatti rischiavano di appesantire fortemente la posizione degli imputati, militari e politici conniventi. Uno sgarro intollerabile alle Forze Armate italiane ed estere, al Ministero della Difesa, alle società produttrici di esplosivi, alla Nato.

Due giorni dopo la deposizione, facendo pensare all’irruzione nel covo di un narcoboss a Medellin, la Guardia di Finanza piomba nell’abitazione e nel laboratorio della Prof.ssa Gatti e di suo marito e collaboratore, Prof. Stefano Montanari e sequestra tutto: computer, documentazioni, apparecchi ature di laboratorio. Vent’anni di ricerche e risultati portati via. Una perdita inenarrabile per i due ricercatori e per la scienza mondiale. Pretesto? Qualcuno aveva obiettato sulla gestione del loro microscopio elettronico. Causa? Gatti e Montanari avevano infranto un tabù, quello per il quale sono stati già inflitto gravi conseguenze alla vita e alla professione di medici e scienziati. I risultati delle loro ricerche avevano messo in discussione le verità dogmatiche sull’illibatezza dei vaccini imposti dalla Lorenzin e degli armamenti adoperati dai generali. Nei prossimi giorni i dati che Gatti avrebbe portato al processo avrebbero inchiodato gli imputati.

Con i militari già spiazzati e furibondi per le risultanze della Commissione parlamentare sull’uranio da loro adoperato in poligoni e guerre, sui soldati ammalati e uccisi in massa per mancanza di protezioni (risultanze da loro respinte con inaudita mancanza di correttezza istituzionale), la denuncia di Gatti e Montanari ha fatto traboccare il vaso. E varcare il limite oltre il quale uno Stato diventa di polizia.

Ho citato questo recentissimo episodio perché mi pare che ben esemplifichi il processo nel quale siamo coinvolti e la direzione nella quale esso si muove. Quando a due scienziati di valore internazionale, invisi a tutti ma sostenuti dai 5Stelle, si sottraggono con atto di forza legalizzato il lavoro di una vita e gli strumenti per portarlo avanti, esattamente nel momento in cui questo lavoro stava provocando imbarazzo e intralcio a responsabili di reati configurati da magistratura e commissione parlamentare e che incidono su un’impunità che si vuole mantenere assoluta; quando tale lavoro e le conseguenze giuridico-politico-economiche che ne potrebbero derivare mettono a repentaglio l’arbitrio di poteri economici assicurato da referenti politici… sappiamo per chi non votare.

Bonino, Fornero, Pinotti, Boschi, Lorenzin, Fedeli, Gelmini, Carfagna…Lilli-Bilderberg-Gruber:”Più donne al potere”

Sarebbe bastato sapere cosa la coppia di ”donne al potere” Fornero-Bonino, il cui vissuto si riflette magnificamente nei volti, ha inflitto a pensionati, lavoratori, giovani, esodati, con il plusvalore boniniano del supporto a ogni macello Nato o israeliano (chi semina odio? Chi paura?), a ogni nefandezza del distruttore di Stato e sradicatore di popoli Soros. Sarebbe bastata la loro trasmigrazione da un polo partitico di nequizie all’altro per capire che Berlusconi, Monti, Letta, Renzi, Gentiloni, non sono che i vertici di un pentagono della “governabilità” che esprime, forse, un tasso variabile di pericolosità nell’istante, ma sempre un tasso fisso di incompetenza, furfanteria e strizzate d’occhio a chi delinque in alto.

Liberi e uguali (agli altri)

E la variabile degli spodestati Bersani, D’Alema e del venerabile Grasso, con nel taschino gli eterni onanisti del bertinottismo-vendolismo-sorosismo? Questo follicolo della lebbra che ha infestato l’Italia dalla caduta del Muro, con protagonisti il D’Alema delle bombe sui civili serbi e il Bersani dalle lenzuolate delle liberalizzazioni economicide, sta alla casa madre PD come Lipari sta alla Sicilia. Anche per densità mafiosa. La passione che gli porta “il manifesto”, ci rasserena su quanto la triste brigata non turbi i sonni di George Soros e dello Stato Profondo americano. Del resto, questo strillone di complemento, “comunista”, del mondialismo antisovranista si inserisce alla perfezione nella processione dei turibolanti mediatici che, oltre ogni vergogna deontologica, politica e morale, tributano incensi sacralizzanti a un rottame umano, delinquente patentato, pozzo di nequizie e volgarità, che pretende di portare ancora avanti la sua versione della coabitazione tra politica, economia e criminalità.

Narciso in parlamento?

Per strapparvi una risatina vi ricordo che resta in lizza la conventicola Giulietto Chiesa-Antonio Ingroia, “Lista del popolo” (i populisti fanno schifo, ma il popolo fa pur sempre gola). Una roba che solo dallo sconfinato solipsismo narcisista dei due della “mossa del cavallo” poteva scaturire. Sarò impietoso, ma è troppo esilarante sciorinarvene candidati e sostenitori. C’è il generale (Rapetto) che si candidò a sindaco di Roma. C’è chi lo assistette nella scalata ed è l’avvocato Diotallevi, presidente del “Comitato di Liberazione Municipale", cerimoniere di Parlamento e Quirinale e membro di “Persona è futuro”, “laboratorio di cultura politica” di cui si dice che sia gradito a Soros. C’è il romanziere e avventuriero Nikolaj Verzbickij. che, nell’autobiografico “L’educazione siberiana”, ci racconta delle sue origini da cacciatori siberiani, ma anche russe, polacche, ebree e tedesche, dei tatuaggi che pratica e dei coltelli che progetta (Il Fatto Quotidiano:”La bufala che venne dal freddo”). A nobilitare il tutto ci sono il bigottissimo medievalista anticomunista Cardini, il vignettista comunistissimo Vauro e, chissà perché, Davide Riondino.

C’è un precedente nell’affannosa corsa di Giulietto verso il popolo. Avverso ai 5 Stelle per l’insufficiente rigore in politica estera, il giornalista già coerentemente di Stampa, Unità e Radio Liberty, trovò come madrina per il lancio in parlamento di un movimento No Nato Paola De Pin, senatrice uscita dai 5 Stelle. In solidarietà con la collega Gambaro, finita prestissimo nel PD, De Pin dà vita al Gruppo Azione Popolare che sosterrà le larghe intese di Gianni Letta. Dopo un fugace innamoramento per Tsipras, approda, all’insaputa dei suoi elettori, ma in combutta con altri voltagabbana, in ILIC (Italia Lavori in Corso). Incontenibile, nella ricerca del suo Shangrilà, Da Pin aderisce ai Verdi, insieme ad un altro ex-grillino sponsor di Chiesa: il senatore Bartolomeo Pepe, tenendo però un piede anche nella staffa di GAL (Grandi Autonomia e Libertà), quel nobilissimo gruppetto di senatori, con Razzi e Scilipoti, che onora la governabilità rendendosi disposto a qualunque soccorso. Dopo una manifestazione, non anti-Nato ahinoi, ma anti-migranti ad Oderzo, che indice e cui partecipa da sola, la senatrice ex-5 Stelle, ex-Giulietto, ex- No Nato, ex-tutto, completa il suo percorso con il naturalissimo approdo, indovinate un po’ dove: a Forza Nuova (grazie a Andrea Scanzi per i dati).

Gli ex-voto

C’è in FB chi mi chiede ossessivamente per chi voterei. E giù, una dopo l’altra, le ipotesi che gli sembrano attendibili: LeU? No. PCI? No. PC di Rizzo? No. PCL di Ferrando? No. Altri PC? No. PaP? Qui mi arrendo e ora rispondo, per quanto non mi sembri che quesito e responso agitino le sinapsi e le coronarie di sterminate masse. Voi sapete che ho un’età. L’unico vantaggio che riconosco a coloro che avanzano (?) sotto queste sigle è che mi fanno sentire giovane, quasi adolescente. Nel senso che mi ritrovo tra vecchi, magari ventenni (pochini), ma stagionati. O meglio, in una dimensione spaziotemporale dove tutto è rimasto fermo a otto lustri fa e, più o meno, negli stessi luoghi, spesso centri sociali. Leggo di mirabolanti visioni di società belle e giuste. Leggo di classe operaia che è sempre l’avanguardia, anche se ora sono sopraggiunti i migranti, i precari e le donne. Leggo di diritti sociali e civili. Leggo parole che sono le stesse di quarant’anni fa. Tutte giuste. E scivolo nel crepuscolo di Guido Gozzano: „Non amo che le rose | che non colsi. Non amo che le cose | che potevano essere e non sono | state...“

Ahi serva Italia, di dolore ostello, nave sanza nocchiere in gran tempesta, non donna di province, ma bordello!

Rispetto al discorso tossico che ci avviluppa oggi, i propositi dei rispettabilissimi compagni di PaP andrebbero anche bene. Solo che manca qualcosa. Manca che non ti sei accorto che le classi e le società sono state rivoltate come calzini e che oggi c’è uno 0,1% che spoglia e, un po’ per volta, strozza il restante 99,9%. Manca che non hai capito cos’è e a cosa servono il terrorismo e le nuove tecnologie. Manca che non sai smascherare le False Flag, a partire da un 11 settembre che ha cambiato mondo e storia. Manca che non ti accorgi che quando parli di migranti e accoglienza, contro razzisti e xenofobi, rendi credito all’ipocrisia dei dominanti e non hai capito niente di cosa significhi svuotare di esseri umani il Sud del mondo per riempirlo di militari e multinazionali e per fare a pezzi il Sud d’Europa. Manca la consapevolezza che ti scagliano contro un fascismo di cartapesta perché tu non veda quello vero, moderno, fine-del-mondo. Manca un discorso appena decente su guerre, Nato, basi militari di chi occupa il nostro territorio e la demistificazione delle campagne di diffamazione dei paesi da calpestare e sotterrare. Manca la comprensione di quanto geopolitica e Rothschild determino la sorte di chi presidia i cancelli della fabbrica delocalizzata. Di cosa prospettano gli Usa e a cosa serva la Russia, la Siria e a cosa, invece, servano i curdi a stelle e strisce più stella di David (per i quali sono andati addirittura a militare, nel segno di una generosità terribilmente sprovveduta, alcuni militanti No Tav). Manca il ricordo che i nostri momenti migliori sono stati Dante, il Risorgimento, la resistenza partigiana, Gramsci, tutti coloro che volevano un Italia libera e sovrana. Sovrana e non serva sciocca della globalizzazione in salsa UE o mondialista.

Un’ottima pippa, o un accoppiamento così così?

Ed ecco che votare per Potere al Popolo, per quelli che si ritengono i veri antagonisti, come la candidata, bandiera dei No Tav, Nicoletta Dosio (l’altra bandiera, Alberto Perino, grandissima figura di combattente con visione a 360 gradi, sta con i 5 Stelle), significa corroborare l’inganno planetario ordito dai veri padroni. Significa compiacersi di godere da soli, senza effetto alcuno. Su amici e nemici. Eppure votare bisogna. Siamo manipolati, disinformati, raggirati. Del nostro voto fanno quello che vogliono. Ma di noi se astenuti fanno ancora meglio quello che vogliono.

Grandi donne, grandi lotte

Ho visto un bellissimo film delle donne che, un secolo fa, a forza di arresti, mazzate, scioperi della fame, scontri con la polizia, ordigni incendiari, conquistarono il diritto al voto. Erano le suffragettes. Per sollevare il vessillo della loro lotta e interrompere la corsa dei cavalli a Epsom, davanti a re Giorgio V, Emily Davison ci rimise la vita. Beato il paese che produce eroine. Le suffragettes rimarrebbero male se non votassimo. Antonietta Gatti è una di loro.
 
Siamo sinceri, fin dalla sua nomina a Trump, con ogni mezzo, non è stato permesso di implementare le policies di cui al suo programma presidenziale, basate sull’America First.
Sinceramente devo ammettere che ha fatto molto di più di quanto sperassi (riforma delle tasse su tutte) ma senza davvero svoltare.
La svolta non è avvenuta soprattutto in forza dell’ipotetico Russiagate e della sabbie mobili risultanti, complotto oggi dimostrato dallo stesso Muller essere una sonora invenzione
(si, Muller ha detto che non c’è stato nessun Russigate, nei termini in cui ve l’hanno raccontato i media schierati).

Infatti il Grand Jury nato per indagare i legami con la Russia alla fine ha scoperto solo un paio di casi di evasione fiscale per Paul Manafort, eminente membro dello staff elettorale di Donald J. Trump.
Fortunatamente in USA non sono così idioti come in Italia, là vige la ragion di Stato per cui non si butta il bambino assieme all’acqua sporca,
ossia non si mina una presidenza che per altro ha un ampissimo margine di apprezzamento solo per un caso di evasione fiscale. Se non ci credere potete verificare qui:



La nomina del gen. McMaster, tre stelle, è avvenuta sull’onda emotiva delle dimissioni del gen. Flynn, accusato di collusione coi russi.
Purtroppo sulla stampa italiana non è apparso che lo stesso giudice della FISA che sta indagando sul caso Flynn,
dopo la ricusazione dei giudici precedenti (che lo avevano condannato) a causa di connivenze emerse con la vecchia amministrazione Obama e coi Dem,
sembra voglia verificare la possibilità di scagionare Flynn da ogni addebito.

E’ infatti emerso che Andrew McCabe, colui che coordinava le indagini all’FBI,
aveva chiesto ed ottenuto dai suoi sottoposti al Bureau di modificare il modello 302
in cui vengono riportate le risultanze degli interrogatori in modo da incastrare Flynn,
metodo assolutamente illegale oltre che degno della Gestapo.

Purtroppo nessuno in Italia vi ha spiegato queste cose, dimostrando una connivenza italica senza confini con la vecchia amministrazione Obama,
esse stessa frutto di un consociativismo globalista che ha le sue radici profonde – e forse il coordinamento – tra la Francia e la Germania, vedremo (…).
Certo, la Germania preferiva i disastri di Obama a Trump, che invece cerca di fare qualcosa per il suo Paese…

Torniamo a bomba. McMaster si sapeva che era contiguo ai Dem di Hillary ed anche a George Soros,
il punto è che nel bailamme delle dimissioni di Flynn l’amministrazione USA dovette cedere alla stampa e nominare un soggetto diciamo gradito ai media.
Da qui la nomina del gen. McMaster.
Faccio presente, caso più unico che raro, McMaster non diede le dimissioni da generale all’atto della nomina ad assistente per la sicurezza nazionale, restando generale tre stelle.




Questo fatto fa ben capire che sapeva come la sua posizione – di McMaster – fosse frutto di un compromesso coi democratici.
Ora, durante un recentissimo evento in Germania (!) a cui McMaster ha partecipato,
il consigliere per la sicurezza nazionale ha dimenticato di dire che proprio Muller ha riconosciuto
come gli incontri alla Trump Tower con i russi (per cui fu licenziato Flynn) non fossero oggetto di indagine in quanto non consistenti con le tesi inquisitorie iniziali
.

Ossia la base di indagine per cui è stato insediato il Grand Jury è definitivamente morta e sepolta.
Da qui il licenziamento di McMaster, che vorrebbe tornare nelle forze armate
(ma le stesse forze armate non lo vogliono, considerandolo alla strega di un mezzo traditore, molto probabilmente finirà ad essere il primo generale 4 stelle che si occuperà di insegnamento militare, ndr).
Trump ha fulminato McMaster con un tweet, con l’accordo ed anzi il supporto di Mattis e Kelly.



Come avete ben capito, la propaganda delle scorse settimane che voleva tutte e tre i generali – Mattis, Kelly e McMaster – licenziati da Trump era tutta propaganda,
fake news
, utili alla causa di chi non può permettersi l’allontanamento di McMaster (…).
State certi che i generali Kelly e Mattis resteranno invece con Trump fino alla fine della sua presidenza.
Questo significa, attenzione, che il prossimo passo dei nemici degli USA e/o della presidenza americana corrente può essere solo eliminare Trump, attenzione a queste parole.


Seguiamo gli eventi, avvertendovi che nottetempo tutto prenderà enorme velocità e verremo superati dagli eventi.

 
Ora, cosa vuol dire compiere le policies per cui Trump si è impegnato in campagna elettorale? Semplice, evitare il declino USA.
Leggasi anche, annullare il deficit commerciale USA; diciamo almeno dimezzarlo, rompendo le ossa agli esportatori come Germania e Cina.
Ossia rendere forte gli USA a scapito degli ex alleati ora diventati avversari.
Parlo prima di tutto di Berlino, che ormai ha bellamente tradito l’asse con gli USA volendosi sostituire al dominus americano al comando dell’EUropa.

Da qui a derivare la prossima guerra commerciale ossia la guerra valutaria il passo è breve.
Per fare questo serve solo il controllo della Fed, che arriverà si spera a breve con la nomina del super tecnico e finissimo economista Marvin Goodfried.
Vi basti pensare che Marvin era capo della ricerca della blasonata Fed di Richmond, baluardo conservatore, una vita passata alla Fed.
Mentre Powell non nasce nemmeno economista visto che è un giurista, come Obama, da cui venne nominato (…). Spero il messaggio sia arrivato.



Guarda caso Goodfriend è osteggiato all’inverosimile dai Dem, fino a spingersi a “comprare” senatori
per evitare che si concretizzi la conferma senatoriale ossia la presa della banca centrale USA da parte del pragmatismo trumpiano,
mai vista una lotta simile al Senato per la nomina di un semplice membro della Fed non presidente.

A valle di tale evento, se la nomina verrà confermata al Senato, le cose cambieranno veramente e Trump raccoglierà i frutti sperati.
Anche Reagan dovette attendere oltre un anno per potere avere “grip” sul sistema, infatti poi tentarono di assassinarlo.
Per prevenire tale infausto evento, Trump da anni non si fa più difendere dai servizi segreti USA ma direttamente dai militari,
vedasi anche il sospettissimo suicidio del beneamato Antonin Scalia, membro della Corte Suprema USA.
Chi ha tantissimo da perdere è soprattutto l’EUropa franco-franco-tedesca (…) che molto probabilmente verrà davvero messa al muro, a breve.

Credetemi, la fretta di mettere in ginocchio l’Italia da parte dell’EU ossia metter al guinzaglio Roma con l’austerità euroimposta
dipende dal fatto che in Italia i militari USA sono sempre stati potentissimi, visto che considerano la Penisola come un elemento insostituibile dell’apparato offensivo USA.
Per la stessa ragione Berlino e Parigi vedono cotanta vicinanza dell’Italia all’avversario commerciale americano come una enorme minaccia.
Ma questa è un’altra storia che approfondiremo nelle prossime settimane.
 
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Chiariamo subito che l'immagine non un fake e che è stata tratta dal sito della dodicesima legislatura.
Per le elezioni del 1994, come riporta il Post, la lista fece un accordo con Forza Italia.
In quella tornata elettorale si votava con il Mattarellum, un sistema misto con una parte uninominale e un 25 per cento proporzionale.
La Bonino partecipò alla sfida nel sistema uninominale con un seggio a Padova e Selvazzano Dentro.
L'ex ministro degli Esteri venne eletta con il 39,5 per cento delle preferenze.
E la sua candidatura venne sostenuta da tutta la coalizione di centrodestra, non solo dalla Lega Nord.
 
Un bel carcere in mezzo al nulla....e lo troviamo il posto anche in Italia.
Sconti la pena lavorando nei campi.
Alla fine ti rimando a casa. Così vediamo se ti dannola pizza nel piatto di ceramica ......

Furioso nella pizzeria, aggredisce titolare e clienti: tutti fuori per sfuggire allo scalmanato

Fuori di sé nella pizzeria, per motivi che ha capito solo lui.
È successo verso le 13 di giovedì in via Piave, dove i presenti hanno segnalato un giovane che era andato su tutte le furie,
tanto da costringere le altre persone a uscire dall'esercizio per cercare riparo.
I poliziotti delle volanti sono arrivati sul posto in ausilio ai Lagunari, i primi a rendersi conto del trambusto perché erano stati fermati per strada da un uomo coinvolto nella vicenda.

Donna picchiata
Protagonista un ghanese di 22 anni che inizialmente era entrato come un normale cliente per ordinare una pizza.
La sua ira è esplosa quando il cibo gli è stato servito in un cartone da asporto anziché in un piatto di ceramica, come da lui richiesto:
ha voluto il piatto e, visto che la banconiera non poteva accontentarlo, ha preteso di riavere indietro i soldi.
Al rifiuto della ragazza, lui ha cominciato a buttare giù gli sgabelli della pizzeria, inveendo contro la titolare.
Quindi è andato nel retro del bancone e ha aggredito fisicamente la donna, provocandole tumefazioni al volto e la rottura del labbro superiore.
Nella foga del folle è rimasto coinvolto anche un altro cliente, che ha cercato di bloccarlo per difendere la malcapitata e si è visto lanciare una lattina addosso.

Fuga in strada
Le vittime dell’aggressione hanno quindi trovato riparo fuori dal locale, mentre lui ha continuato a sfogare la propria rabbia cercando di rompere la vetrina del negozio con uno sgabello.
È a questo punto che i militari sono arrivati sul posto, bloccando l'esagitato. Pochi minuti dopo è stato il turno delle volanti.
Ne sono giunte due: la prima ha preso il giovane in custodia e l'ha accompagnato in questura, la seconda ha prestato soccorso ai feriti, chiedendo l'intervento dei sanitari del 118.

Domanda di accoglienza rifiutata
Il 22enne, che ha precedenti per lesioni personali, rapina e resistenza a pubblico ufficiale,
si vedrà notificato il respingimento dell’istanza di riconoscimento dello stato di rifugiato;
inoltre è stato denunciato per i reati di lesioni aggravate, danneggiamento aggravato, rifiuto di fornire le proprie generalità ed esercizio arbitrario delle proprie ragioni.
 
Poi abbiamo i fautori delle "misure alternative". Certo, perchè uno di questi lo redimi.
Gli dai un lavoro e gli dici di vivere con 1200 euro al mese. Ma andate a remengo.
Idealisti sognatori, se però li tocchi nel loro taschino vedi la reazione.

I l signor A.S. è uno spacciatore di droga, esponente di una categoria abietta che campa vendendo morte.

È stato condannato dal tribunale di Lecce a tre anni e undici mesi di carcere, ma non vedrà mai una cella.
Per salvarlo dalla galera si è mobilitata addirittura la Corte Costituzionale, con una sentenza depositata ieri:
che insieme al pusher salva miglia di criminali, garantendo loro di poter accedere alle cosiddette «misure alternative» senza espiare un solo giorno di pena.

Grazie alla sentenza, per chiunque abbia una pena definitiva da scontare fino a quattro anni
non potrà più venire disposta l'esecuzione della condanna, per dargli modo di richiedere la sospensione
e di aspettare a piede libero i tempi (in genere assai lunghi) delle decisioni del tribunale di sorveglianza.

Il tetto finora era di tre anni. Alzando l'asticella, si portano nell'elenco degli inarrestabili anche i responsabili di crimini gravi:
non solo gli spacciatori ma anche strozzini, ricattatori, e l'intero mondo dei reati predatori, rapine in casa comprese.

In pratica, la Consulta (e non è la prima volta) si sostituisce al Parlamento, di cui peraltro bacchetta la lentezza nel legiferare su questo tema.
 
A tracciare la strada era stato a ridosso di Natale il ministro della Giustizia Andrea Orlando,
varando il decreto delegato che alzava a quattro anni la soglia minima per finire davvero in cella,
annullando anche le restrizioni che finora bloccavano per alcune categorie (come gli evasi e i recidivi) l
a possibilità di ottenere l'affidamento ai servizi sociali e altri benefici.

Ma il decreto di Orlando era andato a sbattere contro una salva di obiezioni da parte delle Commissioni Giustizia della Camera e del Senato,
che avevano indicato i pericolosi eccessi di buonismo contenuti nel provvedimento.

A quel punto era partito un pressing da più fronti perché Orlando, infischiandosene delle obiezioni del Parlamento, varasse lo stesso il provvedimento.
Anche se il governo è dimissionario ed in carica solo per l'ordinaria amministrazione, c'era chi premeva per la firma immediata.
Il timore sottinteso era che, all'indomani delle elezioni, al ministero della Giustizia possa approdare un Guardasigilli più attento ai diritti delle vittime che dei colpevoli, e che la riforma si blocchi.
Orlando, però, ha saggiamente ritenuto di astenersi.

Ma ora a togliere in buona parte le castagne dal fuoco arriva la sentenza della Corte Costituzionale, scritta dal giudice Giorgio Lattanzi,
che modifica d'autorità l'articolo 656 del codice di procedura penale, che finora fissava in tre anni la soglia.

Poiché la «legge svuotacarceri» del 2013 ha portato a quattro anni il limite per ottenere i benefici carcerari, allora - afferma in sostanza la Consulta -
è illogico che non si alzi allo stesso tetto il limite per aspettare a piede libero, anziché in carcere, la concessione dei benefici stessi.

Invano l'Avvocatura dello Stato ha provato a spiegare che la diversità di trattamento
«è frutto non di una casuale omissione del legislatore ma di una scelta dipendente dal maggior grado di pericolosità del condannato,
desumibile dalla maggiore misura della pena che gli è stata inflitta» e che le questioni di incostituzionalità erano «inammissibili perché invasive della discrezionalità del legislatore».

Niente da fare, per la Consulta il testo attuale della legge violava il principio di uguaglianza di tutti i cittadini davanti alla legge: a prescindere dal reato commesso.
 
Libero........

Visibilmente alterato, nella gelida serata di ieri, ha richiamato su di se' l'attenzione degli avventori della sala d'aspetto della stazione di Lecco:
da un momento all'altro si è infatti "scaraventato" sul bancomat cercando di forzare la macchinetta erogatrice di denaro a suon di - inutili - colpi, brandendo delle pietre.

E' scattata così la segnalazione alla Questura con l'arrivo in posto di una volante, poco prima delle 21.
Alla vista delle divise, anziché desistere, l'uomo avrebbe opposto resistenza, colpendo anche un operante.

Riportato alla ragione è stato trasferito negli Ufficio di Corso Promessi Sposi e sottoposto contestualmente a perquisizione
con il rinvenimento di due piccoli involucri contenenti pochi grammi di marijuana, considerata per uso personale.

L'arrestato - E.C. le iniziali, classe 1988 - è risultato nativo della Nigeria, presente sul territorio italiano dallo sbarco a Pozzallo quattro anni fa,
al momento senza fissa dimora e con un permesso di soggiorno scaduto dopo aver avanzato anche richiesta di asilo politico.

E' stato denunciato per resistenza e lesioni a pubblico ufficiale.
Questa mattina è comparso in Tribunale a Lecco, scortato dalla Polizia.
Assistito dall'avvocato Sonia Riva - che ha trovato un accordo con il viceprocuratore onorario Mattia Mascaro - ha patteggiato 8 mesi, pena sospesa.
 
ti ringrazio di esistere ,, ce ne fossero tanti come te , mafiaitaglia non sarebbe ridotta cosi ad essere il fanalino di coda messa davanti ad un default economico e svuotamento depredata di tutte le risorse , gambizzata da nato merker soros&company e company,,,,,,
 

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