Verissimo, e non solo in Inghilterra (dove comunque il fatto stupisce per l'elevato livello tecnico ed economico che il loro calcio ha raggiunto). E questo, da un lato, fa pensare; perchè di solito il tifoso del grande club si diverte a vedere la squadra vincere, giocare bene, e ad ogni mercato estivo a sperare che il proprio club compri i migliori giocatori. D' altro lato, però, presta il fianco ad altra considerazione: questi stessi tifosi che i giorni scorsi hanno levato scudi in difesa del merito sportivo o del calcio pulito (come se chi mette i propri soldi nell'imprenditoria sportiva fosse "sporco", non si sa bene in base a quale assurdo principio) sono i primi a lagnarsi se il loro club alla domenica perde, o non raggiunge posizioni di vertice in patria e in europa; sono sempre questi stessi tifosi ad invocare la cacciata dell'allenatore di turno o il ricambio della intera dirigenza se la squadra non soddisfa le loro aspettative; sono i primi a rimproverare la proprietà di non aver comprato, avendone a loro dire la possibilità, questo o quell'altro campione sul mercato, insultando la stessa attraverso l'esposizione domenicale dei soliti striscioni a caratteri cubitali. E allora come la mettiamo?
Delle due l'una: o si accetta l'idea che il calcio, oramai da molti lustri, è un business dove ci sono persone che spendono il LORO denaro per raggiungere livelli, tecnici ed economici, sempre più alti e saranno i primi a pagare in caso di avventatezze (vedasi Berlusconi col Milan), e di questa idea mi pare che la stessa UEFA, che oggi blatera tanto di valori morali e sportivi, sia stata la prima a farsene carico rivoluzionando ogni tot anni la formula della Champion col solo ed univoco fine di aumentarne la redditività e di distribuire sempre più denaro ai club (e alle tasche dei propri dirigenti) e svilendone, di conseguenza, il puro lato del merito sportivo. Oppure, molto semplicemente e più che plausibilmente da chi lo sostenga, si accetta l'idea di ridimensionare tutto il sistema calcio (non solo da noi però, ma in tutta l'europa) mettendo, come avviene (non a caso) in Cina, tetti insuperabili all'ingaggio dei giocatori e al prezzo dei loro cartellini. In questo modo (che, ripeto, deve valere per tutti i campionati europei) si tornerebbe probabilmente al periodo dello sport dilettantistico (un utente aveva giustamente sottolineato qualche post addietro il periodo in cui i tennisti Laver e Rosewall furono esclusi dalle competizioni perchè non dilettanti) tornando indietro di decenni e pregiudicando un sistema che, solo in italia, presenta un fatturato diretto stimabile intorno ai 5 miliardi di euro; in sostanza il 12% del PIL del calcio mondiale viene prodotto nel nostro Paese. Con enormi ripercussioni anche sul sistema fiscale che ad esso attinge a piene mani.
Comunque la si pensi l'importante è la coerenza.