OT: Topic del cazzeggio

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A sangue freddo

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di Massimo Gramellini | 22 novembre 2019

Che cosa fa un urologo in Italia, per esempio nella cittadella Federico II di Napoli?
Molti mestieri. Intanto fa il medico, e piuttosto bene, tanto che riesce ad asportare il tumore a un paziente con la cirrosi epatica rifiutato da altri tre ospedali.
Questo tra le sette del mattino e le due del pomeriggio.
Poi, dal momento che le sacche di sangue per la trasfusione non arrivano, l’urologo si trasforma in maratoneta.
Si toglie camice, guanti, mascherina e corre per strada sotto la pioggia, destreggiandosi tra le auto ipnotizzate dentro l’ingorgo perfetto, raggiunge quella che trasporta il sangue, afferra le sacche e, sempre di corsa, torna in sala operatoria.
L’intervento finisce, si sono fatte le cinque e l’urologo cambia di nuovo vocazione.
Diventa esploratore: poiché dell’ambulanza si sono perse le tracce, gli tocca improvvisare un trasferimento del paziente in barella, passando attraverso i sotterranei che ospitano le caldaie.
Questa è stata la giornata del dottor Dino Dante Di Domenico nel racconto del nostro Fabrizio Geremicca.
Simile a quella di tanti italiani che lavorano nel loro Paese, ma con il loro Paese contro.
Quanto deve essere monotona, al confronto, la vita di un austriaco o di uno svedese.
Sventurata la terra che ha bisogno di eroi, diceva Brecht in un’opera dedicata a Galileo, guarda caso un italiano.
Ebbene sì, noi siamo quella terra. Qui si sopravvive solo a colpi di piccoli eroismi quotidiani.
Il bello è che talvolta ci vengono persino bene.
 
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Il manifesto delle sardine

«Benvenuti in mare aperto.

Cari populisti, lo avete capito. La festa è finita.

Per troppo tempo avete tirato la corda dei nostri sentimenti. L’avete tesa troppo, e si è spezzata. Per anni avete rovesciato bugie e odio su noi e i nostri concittadini: avete unito verità e menzogne, rappresentando il loro mondo nel modo che più vi faceva comodo. Avete approfittato della nostra buona fede, delle nostre paure e difficoltà per rapire la nostra attenzione. Avete scelto di affogare i vostri contenuti politici sotto un oceano di comunicazione vuota. Di quei contenuti non è rimasto più nulla.

Per troppo tempo vi abbiamo lasciato fare.

Per troppo tempo avete ridicolizzato argomenti serissimi per proteggervi buttando tutto in caciara.

Per troppo tempo avete spinto i vostri più fedeli seguaci a insultare e distruggere la vita delle persone sulla rete.

Per troppo tempo vi abbiamo lasciato campo libero, perché eravamo stupiti, storditi, inorriditi da quanto in basso poteste arrivare.

Adesso ci avete risvegliato. E siete gli unici a dover avere paura. Siamo scesi in una piazza, ci siamo guardati negli occhi, ci siamo contati. È stata energia pura. Lo sapete cosa abbiamo capito? Che basta guardarsi attorno per scoprire che siamo tanti, e molto più forti di voi.

Siamo un popolo di persone normali, di tutte le età: amiamo le nostre case e le nostre famiglie, cerchiamo di impegnarci nel nostro lavoro, nel volontariato, nello sport, nel tempo libero. Mettiamo passione nell’aiutare gli altri, quando e come possiamo. Amiamo le cose divertenti, la bellezza, la non violenza (verbale e fisica), la creatività, l’ascolto.

Crediamo ancora nella politica e nei politici con la P maiuscola. In quelli che pur sbagliando ci provano, che pensano al proprio interesse personale solo dopo aver pensato a quello di tutti gli altri. Sono rimasti in pochi, ma ci sono. E torneremo a dargli coraggio, dicendogli grazie.

Non c’è niente da cui ci dovete liberare, siamo noi che dobbiamo liberarci della vostra onnipresenza opprimente, a partire dalla rete. E lo stiamo già facendo. Perché grazie ai nostri padri e nonni avete il diritto di parola, ma non avete il diritto di avere qualcuno che vi stia ad ascoltare.

Siamo già centinaia di migliaia, e siamo pronti a dirvi basta. Lo faremo nelle nostre case, nelle nostre piazze, e sui social network. Condivideremo questo messaggio fino a farvi venire il mal di mare. Perché siamo le persone che si sacrificheranno per convincere i nostri vicini, i parenti, gli amici, i conoscenti che per troppo tempo gli avete mentito. E state certi che li convinceremo.

Vi siete spinti troppo lontani dalle vostre acque torbide e dal vostro porto sicuro. Noi siamo sardine libere, e adesso ci troverete ovunque. Benvenuti in mare aperto.

È chiaro che il pensiero dà fastidio, anche se chi pensa è muto come un pesce. Anzi, è un pesce. E come pesce è difficile da bloccare, perché lo protegge il mare. Com’è profondo il mare.

Firmato: 6000 sardine»
 
Cercando di capire se entrare o meno sui bond della Bolivia mi son messo a gironzolare su Twitter.
Ho dato un'occhiata al dibattito in Senato.

Ho trovato l'intervento della Senatrice Salvatierra molto , ehm, interessante.
Azz...:accordo:
Senado de Bolivia on Twitter

Meno interessante, nella stessa sessione, quello del Senatore Ciro Zabala (notare anche la collega senatrice a sinistra)
Senado de Bolivia on Twitter

Infine, il fashion victim Senatore Omar Agular :
Senado de Bolivia on Twitter
 
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