Torna a far parlare di sé il multimiliardario ungherese George Soros con le sue discutibili iniziative umanitarie.
Svestiti i panni di “squalo della finanza”, come ebbe a definirlo Bettino Craxi,
Soros è ora concentrato in quelle attività che i media mainstream si ostinano a definire “filantropiche”.
Tuttavia, come si suol dire, il lupo perde il pelo ma non il vizio ed è dunque difficile credere
nell’improvvisa beatificazione di una persona che in tempi non sospetti arrivò a polverizzare
i risparmi dei contribuenti inglesi senza pentirsene.
E infatti spesso le innumerevoli iniziative di Gerge Soros nell’ambito cosiddetto umanitario
hanno avuto in realtà dei secondi fini di natura prettamente politica.
La rete del magnate ungherese è comunque riuscita ad allargarsi a vista d’occhio nel tempo
e l’Open Society, la sua mastodontica organizzazione, riesce ad avere un peso determinante
nella società civile americana, grazie a un patrimonio stimato di oltre 1 miliardo e mezzo di dollari.
Soldi che vengono chirurgicamente destinati al finanziamento di diverse attività di sensibilizzazione, soprattutto negli Stati Uniti.
Dalla Open Society erano infatti arrivati i soldi per
finanziare la logistica di tutte le manifestazioni anti Trump,
pochi giorni dopo il suo insediamento alla Casa Bianca.
Sempre dalla Open Society sono arrivati i soldi per sostenere l’ong Avaaz nella sua accanita campagna,
tuttora in corso, per boicottare i Mondiali in Russia e denunciare i presunti crimini di guerra di Bashar al-Assad in Siria.