PAOLO FOX DICE DEL MIO SEGNO: "EMOZIONI FORTI IN ARRIVO"... SICURAMENTE

Come spiega lo Us Naval Institute, la Prima battaglia dell’Atlantico fu quella della Prima guerra mondiale.
L’Impero tedesco sfruttò i sottomarini per imporre un vero e proprio blocco navale sulla Gran Bretagna
e sui suoi alleati, affondando milioni di tonnellate di navi alleate.
Alla fine, la Royal Navy prevalse, ma questo soltanto grazie a un ingente numero di risorse
mobilitate da tutti gli Alleati e non senza gravissime perdite per il Regno Unito.

La Seconda Battaglia dell’Atlantico è rappresentata dal confronto con gli U-boot tedeschi durante la Seconda guerra mondiale.
I tedeschi avevano imparato le tattiche della guerra antisommergibile degli Alleati nella precedente guerra.
E, anche in questo caso, per anni ebbero un netto vantaggio sulle forze alleate.
Soltanto con nuove tecnologie, tattiche e ingenti quantità di risorse investite nella Difesa,
gli Stati Uniti e l’Impero britannico riuscirono a sconfiggere la marina tedesca.

Terza battaglia dell’Atlantico: la sfida per i mari durante Guerra Fredda.
All’ombra della deterrenza nucleare, la posta in gioco di questa competizione era altissima.
La marina dell’Unione sovietica aveva raggiunto vantaggi sempre più netti
e quella Usa dovette continuamente rincorrere e cercare di superare i rivali nella guerra sottomarina.
Aggiungendo ogni volta nuove tecnologie e nuove armi sui propri sottomarini, gli Usa riuscirono ad avere la meglio.
Il crollo dell’Urss ha fatto il resto.

Oggi la sfida non è finita.
La Russia è rinata come potenza militare e sta mettendo a repentaglio il controllo dei mari atlantici.
I sottomarini russi mettono alla prova le difese della Nato e
“preparano il complesso campo di battaglia sottomarino per ottenere un vantaggio in qualsiasi conflitto futuro”.

Questo è ciò che ritiene l’ammiraglio James G. Foggo III, attuale comandante delle United States Naval Forces Europe
– Naval Forces Africa e a capo dell’Allied Joint Force Command di Napoli.

Il Vice Ammiraglio Clive Johnstone, della Royal Navy, capo delle forze navali della Nato,
ha ricordato più volte che i movimenti delle forze russe sono addirittura superiori rispetto a quelle della Guerra fredda.

Allarmismo? Sicuramente il confronto con Mosca si sta facendo sempre più acceso.
E da parte Nato non è mai stato nascosto il considerare la Russia quale avversario principale della propria strategia.

Gli strateghi americani e britannici ritengono che la marina russa, in particolare per quanto riguarda i sottomarini,
abbia raggiunto un livello tecnologico molto elevato. La marina di Mosca si è snellita, ma ha migliorato la qualità delle sue forze.
E la Nato sta circondando la Russia per evitare che i due sbocchi sull’Atlantico, cioè il Baltico e il Mar Nero, siano un loro dominio incontrastato.


I recenti sviluppi degli investimenti in ambito Nato, così come la ridefinizione delle flotte americane, hanno un solo obiettivo: la marina russa.

Il Pentagono vuole evitare che la Russia abbia accesso all’Atlantico e metta a repentaglio i suoi interessi.
La guerra è già in corso, silenziosa ma complessa proprio come la Guerra fredda.

E la Quarta battaglia non è un’ipotesi: è già una realtà.
 
Ce ne sono tanti così......Accoglienza ? Risorse ? Mah......

Ridevano, lo prendevano in giro e lo sbeffeggiavano, certi della loro impunità,
i dieci stranieri che domenica pomeriggio tra la stazione di Arcore e quella di Carnate
hanno massacrato di botte su un treno della Milano – Lecco il sovrintendente della Polizia di Stato Mauro Guilizzoni,
l’agente di 41 anni in forza alla squadra Volanti di Lecco, intervenuto nonostante fosse fuori servizio
per aiutare un capotreno 30enne che voleva far pagare il biglietto a quei passeggeri che pretendevano di viaggiare gratis.
Due di loro sono stati però arrestati.

Sono due richiedenti asilo nigeriani di 24 e 25 anni, ospiti in centri di accoglienza di Lodi e Monza, fermati alla stazione di Calolziocorte.
Sono stati rintracciati grazie all’accurata descrizione riferita ai colleghi dal controllore e dal poliziotto.
I due devono rispondere delle accuse di lesioni, ingiurie, tentata rapina
perché hanno pure cercato di rubare il borsello al ferroviere e resistenza a pubblico ufficiale.

Quest'oggi compariranno davanti al giudice per l’interrogatorio e la convalida dell’arresto.

Il poliziotto aggredito invece è ancora ricoverato all’Alessandro Manzoni, sta tutto sommato bene,
il fisico robusto lo ha aiutato, ma ha rischiato parecchio.

«Mentre alcuni tenevano fermo immobilizzato il capotreno, gli altri mi hanno circondato e picchiato con calci, manate, pugni.
Hanno continuato a colpirmi anche quando sono crollato a terra svenuto.

Prima che mi assalissero mentre cercavo di identificarli mi hanno quasi sfidato,
sostenendo che tanto né io né altri avremmo potuto fare niente perché sono richiedenti asilo politico».
 
Ma secondo Voi, un Putin appena rieletto....starà lì fermo a fare la figura del ....babbuino ?

Qualcosa si muove in Medio Oriente.
E i sospetti è che sia tutto legato alla decisione di Donald Trump riguardo all’accordo sul nucleare iraniano.

Nelle ultime 48 ore, il sito d’intelligence israeliano Debka riporta che siano in corso
insoliti movimenti delle forze occidentali in tutta la regione.
Movimenti di truppe, aerei e mezzi navali che indicano una sorta di riposizionamento generale,
come se fosse stato diramato una sorta di stato generale d’allerta.


Secondo le fonti cui ha avuto accesso il sito, forze statunitensi, britanniche e francesi
si stanno dirigendo verso il Medio Oriente e tornano a schierarsi nei Paesi confinanti con la Siria.
Movimenti molto interessanti, che ricordano, per certi versi, le ore precedenti il cosiddetto strike punitivo
contro l’esercito siriano dopo il presunto attacco chimico di Douma.

I movimenti “sospetti” sono di due tipi. Aerei e droni di sorveglianza molto avanzati dell’aviazione americana
avrebbero iniziato a operare per diversi giorni, a tutte le ore, per seguire anche i più piccoli spostamenti di truppe
e di mezzi sia sulle coste siriane e libanesi sia intorno a queste aree.

Occhi puntati su Hezbollah quindi, da sempre considerato obiettivo fondamentale della strategia di Israele in Siria.

Un altro tipo di movimento, invece, è quello che sta avvenendo a livello di spostamento di flotte aeree e navali.

La Gran Bretagna ha trasferito nelle ultime ore un a
ltro squadrone di jet da caccia Typhoon in Medio Oriente
(basi a Cipro e in Giordania le prime indiziate).
La Francia ha aggiunto invece altri jet Rafale e Mirage 2000 a quelli già presenti.

Secondo il sito israeliano, gli aerei avrebbero raggiunto le loro postazioni più avanzata utilizzando lo spazio aereo di Israele.
 
Difficile poter assicurare che questi movimenti aerei dell’Occidente siano legati
a una possibile uscita degli Stati Uniti dal cosiddetto nuclear deal.

Sicuramente, la presenza delle forze di Regno Unito e Francia indica che c’è la possibilità di un forte aumento di tensioni.

Che potrebbero però non vedere direttamente coinvolto l’Iran, con cui i due Paesi europei hanno ancora rapporti abbastanza solidi.

L’idea è che l’Iran possa rispondere non solo a questa uscita degli Usa,
ma soprattutto agli attacchi israeliani contro le sue forze.

E probabilmente l’aumento delle forze può essere anche un deterrente (o almeno, questa è la speranza per il Medio Oriente).
 
Chef ??????? Ahahahah

C'è chi lo ha definito un errore. Chi un passo falso.
Ma quello che è avvenuto fra Benjamin Netanyahu e Shinzo Abe durante un pranzo in Israele è stato un vero e proprio "insulto".

E sembra che il premer giapponese sia rimasto profondamente offeso.
Come del resto ci si poteva attendere, visto l'estremo rispetto che pervade la cultura nipponica.

A spiegare i fatti, il sito del quotidiano israeliano Yediot Aharonot, Ynet.
Netanyahu e consorte avevano invitato Abe e la moglie Akie a un pranzo ufficiale.
Le cose sembravano andare per il meglio, fino a quando lo chef Moshe Segev,
cuoco del primo ministro di Israele, non ha compiuto un gesto assurdo: servire i dessert dentro le scarpe.

Un'azione che per chiunque conosca il Giappone è considerata un'offesa.

"Non esiste una cultura nel mondo in cui vengano messe le scarpe sul tavolo".
Queste le parole di un furente diplomatico giapponese citato dal quotidiano israeliano.
"Se era uno scherzo, non lo trovo divertente. Posso dirti che siamo offesi per il nostro primo ministro",
ha aggiunto riferendosi all'improvvida decisione dello chef Segev.

Ma non era l'unico a essere indignato.
L'intera delegazione giapponese e tutti gli israeliani presenti che avevano lavorato in Giappone sono rimasti molto colpiti.
Molti gli israeliani mortificati.

Un diplomatico israeliano che è stato per molto tempo in Giappone ha spiegato a Ynet che
"non c'è niente di più sgradito nella cultura giapponese che le scarpe". "Questa è stata una decisione insensibile".
E ha aggiunto, con rabbia, "è una cosa stupida e un insulto diplomatico, una mancanza di rispetto di prim'ordine,
come dare a un ebreo un cioccolatino in un piatto a forma di maiale".

Ma non sembra che lo chef abbia avuto molto da scusarsi.
Addirittura ha pubblicato sul suo profilo Instagram le foto della cena,
mettendo proprio in bella mostra la scarpa con dentro il dolce al cioccolato.

Anzi, l'addetto stampa di Segev ha dichiarato che:
"Il dessert è stato servito all’interno di una scultura dell’artista internazionale Tom Dixon,
le cui opere sono esposte nei principali musei di tutto il mondo e per la prima volta sono state esposte in Israele durante un pasto.
Questo è un pezzo d’arte di alta qualità realizzato in metallo fuso a forma di scarpa; non è una vera scarpa".

Ma l'offesa resta e i giapponesi non sembrano essere affatto contenti delle risposte arrivate da Israele.
Scuse che all'inizio non sembrava dovessero arrivare.
Il ministero degli Esteri israeliano ha detto che non era stato coinvolto nell’approvazione dei piatti.
"Rispettiamo e apprezziamo lo chef. È molto creativo". Queste le dichiarazioni del ministero prima che l'articolo di Ynet fosse pubblicato.

Poi le cose sono cambiate e ha dovuto rettificare: "Abbiamo il massimo rispetto per il primo ministro giapponese".
 
:eek::eek::eek::eek::eek::eek:

Milano - È stata una terrorista, faceva parte dei gruppo di fuoco dei Comitati comunisti rivoluzionari, ha partecipato a una rapina in cui un uomo è stato ucciso.

Non ha mai fatto un giorno di galera, grazie alla dottrina Mitterrand,
l'ospitalità concessa in Francia a capi e gregari della guerriglia rossa.

Non si è pentita, non si è dissociata, non ha risarcito le sue vittime.

Eppure il tribunale di Milano l'ha riabilitata: un privilegio che cancella il suo passato,
la fa tornare incensurata, come se le violenze e i lutti di quegli anni non fossero mai esistiti.

Nel pieno delle celebrazioni per il quarantesimo anniversario del sequestro e l'uccisione di Aldo Moro,
la storia di Giulia Riva riemerge da un armadio dimenticato in una stanza del palazzo di giustizia di Milano,
che solo in questi giorni è tornato a venire aperto.

Dentro ci sono novecento fascicoli di estradizioni mai ottenute, novecento storie di latitanti svaniti nel nulla, e che da tempo nessuno cerca neanche più.
Sono in ampia parte storie di terroristi: ed è una antologia di storie grandi e piccole di quegli anni,
riassunta da sentenze e mandati di cattura ormai consumati dal tempo e dall'umidità.
I fascicoli malconci riportano alla luce delitti che negli annali del terrorismo nemmeno compaiono,
ma che ebbero per vittime uomini in carne ed ossa. E raccontano significative storie di impunità.

Il primo mandato di cattura contro Giulia Riva porta la data del 27 giugno 1982, firmato da un giovane pm, Armando Spataro:
dice che «precise dichiarazioni rese da più persone di cui non è possibile svelare allo stato l'identità»
indicano la donna (che allora aveva 29 anni) come un componente dei Comitati comunisti rivoluzionari,
la banda-clone di Prima Linea, responsabile di innumerevoli omicidi.

I pentiti la indicano come una operativa, protagonista di una lunga serie di rapine di autofinanziamento:
tra cui quella alla Cariplo di Zinasco, vicino Pavia, il 18 dicembre 1980.
Il metronotte Alfio Zappalà reagisce, e viene ucciso senza pietà.

Il maxiprocesso a Prima Linea e ai Cocori si conclude nell'ottobre 1984 con condanne a più di mille anni.
Alla Riva ne vengono inflitti ventitre per associazione sovversiva, rapina e omicidio.

Lei nelle gabbie non c'è, a salutare a pugno chiuso la sentenza: è riparata in Francia, come molti altri suoi compagni.
L'anno dopo, l'ambasciata italiana a Parigi comunica che «non è possibile dare corso alla richiesta di estradizione»:
per il governo socialista non è una terrorista ma una rifugiata politica.

La Riva resta latitante, intanto tra appelli e indulti la sua pena scende. Ma le rimangono dieci anni da scontare.
Nel 2008 la Corte d'appello di Milano dichiara «estinta la pena per decorso del tempo»:
di fatto viene premiata la latitanza della terrorista, ma la norma è prevista dal codice penale, e i giudici non possono fare altro che applicarla.

Il passaggio incomprensibile è quello successivo: la Riva nel 2013 chiede al tribunale di sorveglianza la riabilitazione,
il colpo di spugna che cancella il passato, ripulisce la fedina penale.
 
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Tutto, pur di essere addestrati ai massimi livelli e conoscere fino in fondo ogni potenziale minaccia
che potrebbe manifestarsi sul campo di battaglia: anche procurarsi a viso aperto i mezzi del nemico.

Un recente rapporto pubblicato dal Marine Corps Times, firmato dal giornalista Kyle Rempfer,
ha rivelato che l’U.S. Marine Corps Air Ground Task Force Training Command ha già inoltrato la richiesta
per l’acquisto o la fornitura tramite alcuni appaltatori di due elicotteri di produzione russa:

l’elicottero d’attacco Mil Mi-24 – nome in codice Nato “Hind” e di

un elicottero da trasporto multiplo Mil Mi-17 – nome in codice Nato “Hip”.

Entrambi gli elicotteri da guerra, derivati da versioni precedentemente prodotte e in forza all’Unione Sovietica,
dovrebbero servire come ‘velivoli di simulazione’ per preparare al meglio le unità in addestramento alla minacce espresse delle forze avversarie.

“L’elicottero d’attacco [Mi-24], a causa delle sue dimensioni, profilo di volo, potenza di fuoco e capacità di manovra difensive,
costituisce una minaccia unica che crea una forza avversaria realistica, dissimile e credibile” scrive il giornalista nel suo report;
e tecnicamente ogni analista non può che confermare questa verità, rispetto a uno degli elicotteri d’attacco più celebri della storia.


L’elicottero d’attacco AIFV (Armored Infantry Fighting Vehicle) “Hind” progettato dalla Mil Moscow Helicopter Plantcon sede a Mosca,
è stato sviluppato per il supporto aereo ravvicinato contro bersagli corazzati con il ruolo di ‘gunship’.
Velivolo biposto, armato con una torretta brandeggiabile posta sotto l’abitacolo, armata di mitragliatici multi canna rotanti/cannoncino,
e di un carico utile di missili guidati anti-carro o razzi da 80mm trasportabili sui piloti delle due ‘alette’ laterali,
possiede la peculiare caratteristica di trasportare personale di rinforzo completamente equipaggiato,
con la possibilità di aprire il fuoco da apposite feritoie nel vano carico lungo 2,83 metri (fino a 8 passeggeri/paracadutisti equipaggiati).
Per la sua eccellente manovrabilità e potenza di fuoco potrebbe dare filo da torcere anche agli elicotteri avversari.

La richiesta del comando di addestramento dei Marines ha espresso la ‘necessità’ di ottenere questo particolare elicottero affermando:
“Lo scopo di questo sforzo è di fornire familiarità con le caratteristiche di volo, le capacità e le limitazioni dell’aereo avversario ad ala rotante e dell’elica”,
“Ciò avverrà mediante l’accessibilità a due aeromobili stranieri appaltati dall’avversario che parteciperanno a determinati eventi di esercizio come parte di una forza opposta realistica.”

Il velivolo verrebbe dotato di ‘pods’ di tracciamento elettronici per l’integrazione in simulazioni nelle esercitazioni di combattimento
presso la Yuma Range and Training Area (RTA) di MCAS: una grande struttura di addestramento nel deserto dell’Arizona
dove vengono riprodotti con estrema precisione gli ambienti dei tratti di battaglia attuali dove una minaccia come l’elicottero d’attacco “Hind”
potrebbe intervenire a supporto di forze di terra avversarie – si ipotizza il Medio Oriente e il Nord Africa.
Il comando dei Marines ha inoltre fatto menzione del potenziale impiego di questa unità offensiva contro i propri elicotteri da combattimento
e da trasporto – si pensi all’elicottero multiruolo UH-1Y Venom, l’elicottero d’attacco AH-1Z Super Cobra e il convertivano multiruolo MV-22 Osprey –
e intende addestrare i piloti a questa evenienza.

Questi due elicotteri replicherebbero in maniera accurata le capacità di molte potenziali forze avversarie.
Attualmente, ben 57 paesi utilizzano l’elicottero d’attacco Mi-24 Hind, e altrettante impiegano velivoli ad ala fissa
prodotti dalla Sukhoi come il Su-27 nome in codice Nato “Flanker” o il Su-25 nome in codice Nato “Frogfoot”.

Il medesimo interesse sarebbe stato espresso, infatti, nei confronti di velivoli ad ala fissa di produzione russa
come il caccia Sukhoi Su-27 , ampiamente esportato in forze armate non allineate alla Nato,
e già osservato in alcuni esemplati fotografati sulle piste del campo della base di addestramento di Nellis in Nevada.

L’elicottero d’attacco Hind è stato ampiamente impiegato dall’Unione Sovietica durante la guerra in Afghanistan,
dalle forze aeree libiche, nella guerra da Iran e Iraq e dal Ciad.
Secondo quanto riportato dalla testata specializzata The Avionist, al momento ci sono almeno due elicotteri d’attacco Mi-24 Hind negli Stati Uniti.
Entrambi di proprietà privata, si trovano al Lancaster Air Museum di Lancaster, in Texas, e sono ancora operativi.
 

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