"Le coordinate della felicità"
(G. Gotto - Mondadori)
Il libro è autobiografico e racconta di come l'autore - ventenne all'epoca - abbia deciso di cambiare vita e dedicarsi ai viaggi.
Ora... "cambiare vita" non è un'espressione esatta, perché a 20 anni non hai una vita strutturata e binari già tracciati, piuttosto Gotto ha capito di non aver voglia di studiare ma di viaggiare per il mondo, lavorando poco, giusto per mantenersi
Ovvero, ha sfruttato una sua conduzione da privilegiato, per scegliere una vita priva di impegno e responsabilità verso gli altri, votandosi ad uno stile di vita da egoista che non ha l'obbligo di render conto a nessuno delle proprie azioni.
E va benissimo... se non facesse la morale a chi non ha la sua fortuna, a chi la vede diversamente, a chi ha avuto meno chances.
Peccato che dipinga I suoi connazionali, la sua città, con gli occhi del giudizio e del pregiudizio, arrivando a magnificare la vita del Sud Est Asiatico, dove "sorridono tutti", tacendo completamente della piaga del turismo sessuale, della pedofilia, del fatto che ogni anno in quei luoghi 5-6000 bambine e bambini letteralmente spariscono inghiottiti dal mercato della pedopornografia.
E vabbè, però sorridono tutti e vivono con poco.
Lo stile è semplice, il linguaggio non particolarmente ricercato
Si legge senza intoppi e fa pensare. Ma non nel senso che l'autore crede.