"Volevate il silenzio, avete la mia voce"
(P. Cadau - Amazon)
Patrizia parla.
Racconta tutto.
Spiega, sviscera e illustra come un fiume in piena cosa sia la violenza domestica e lo fa inquadrandola - correttamente - nella dimensione pubblica e sociale, perché la violenza maschile agita in casa da un uomo sulla donna (e i figli) che lui dice di amare, ha certamente un lato privato e individuale ma è parte di un contesto storico, sociale e culturale che appartiene a chiunque. E può avvenire ovunque.
E allora Patrizia smaschera il "suo" violento ma, facendolo, li smaschera tutti e mette sul banco degli imputati tutti (e tutte) coloro che hanno fatto e fanno il gioco dell'uomo abusante.
Patrizia racconta la paura perché l'ha vissuta, la sofferenza, i silenzi, I lividi, le minacce, i grugniti, le fughe, gli sputi, le parolacce, le pistole, la solitudine, le strategie del violento.
Ad ogni parola - testimonianza viva - cresce una strategia di liberazione, recupero del sé, un fiore di solidarietà, un suggerimento di protezione e una speranza.
Un libro a diga aperta che investe, indigna, testimonia, salva e trascina sulle emozioni vivissime.
Un libro per certi versi "scomposto", emotivo che deve schiaffeggiare indifferenti, negazionisti, violenti, maschilisti, lecchini e lacchè e che stanno ovunque nella cerchia del violento ma anche nelle istituzioni.
Patrizia ha fatto la differenza per se stessa e i suoi figli e per moltissime donne che la vedono come un esempio e invita tutte e tutti a fare la differenza per le donne che ne hanno bisogno.