PARMALAT: iniziano a girare le prime cifre del crack (1 Viewer)

fo64

Forumer storico
Riporto l'estratto dell'audizione del Presidente Consob, Lamberto Cardia, per la sola parte relativa al caso Parmalat (se vi interessa il testo completo è disponibile sul sito www.consob.it)

Fo64
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COMMISSIONI RIUNITE VI "FINANZE" E X "ATTIVITA' PRODUTTIVE, COMMERCIO E TURISMO" DELLA CAMERA
E 6^ "FINANZE E TESORO" E 10^ "INDUSTRIA, COMMERCIO E TURISMO" DEL SENATO

Indagine conoscitiva su:
"I rapporti tra il sistema delle imprese, i mercati finanziari e la tutela del risparmio"

Audizione del Presidente della Consob, Lamberto Cardia

20 gennaio 2004

1. L'evoluzione del sistema finanziario italiano e lo sviluppo del mercato obbligazionario
2. Le vicende Parmalat e Cirio
2.1 - Parmalat
2.2 - Cirio
3. Il quadro normativo
3.1 - Introduzione
3.2 - Il contributo della Consob all'attuale quadro normativo
3.3 - I conflitti d'interesse
4. Il contesto internazionale
5. La possibile evoluzione del quadro normativo
5.1 - Rafforzamento dei controlli societari
5.2 - Disciplina degli intermediari e del collocamento delle obbligazioni societarie
5.3 - Il rafforzamento dei poteri e delle risorse della Consob
5.4 - La riforma delle Autorità di vigilanza

......

2.1 - Parmalat

Veniamo ora più in dettaglio all'esame della vicenda Parmalat.

Parmalat Finanziaria Spa è una multinazionale, con una struttura geografica complessa, presente in cinque continenti. Attraverso un sistema di 250 controllate il gruppo opera in trenta Paesi diversi. L'attività produttiva si articola su 139 stabilimenti, in cui lavorano oltre 36.000 dipendenti sparsi in tutto il mondo.

Dal gennaio 2003 il titolo Parmalat è rientrato nel Mib30, l'indice delle società quotate a maggior capitalizzazione di Borsa in Italia, di cui aveva già fatto parte dal '94 al '99.

Prima di tornare nel paniere delle blue chips Parmalat apparteneva al Midex, l'indice delle imprese a media capitalizzazione quotate in Borsa

All'epoca di questo passaggio il consenso pressoché unanime degli analisti dava della Parmalat una valutazione che andava da positiva a molto positiva. Il target price, cioè l'obiettivo tendenziale stimato per il prezzo di quotazione, era al di sopra dei valori di mercato. Questo significa che a giudizio della comunità finanziaria Parmalat aveva un notevole potenziale di crescita e si presentava come una buona opportunità di investimento.

Questa valutazione trovava conferma anche nel giudizio espresso dalle principali agenzie internazionali di rating. Nelle "pagelle" di Standard & Poor's Parmalat riportava fin dal novembre del 2000 il voto "BBB-" e godeva quindi di un giudizio di bassa probabilità di insolvenza (investment grade)(2). Nell'estate del 2002 il barometro delle aspettative di Standard & Poor's rispetto a Parmalat ha fatto passare il suo giudizio sulla probabilità di revisione del rating (outlook) da stabile a positivo. In altre parole il rating attribuito alla società di Collecchio rientrava nella categoria dei titoli ragionevolmente sicuri, quelli che possono essere consigliati anche ad investitori non professionali. Questo è il contesto in cui va considerata la vicenda Parmalat. Un contesto in cui Consob ha sempre esercitato una corretta attività di vigilanza.

A fine febbraio 2003 il titolo Parmalat ha avuto una breve fase di turbolenza. A fronte di ciò il titolo è stato posto sotto osservazione e sono stati presi tempestivi contatti con la società.

Parmalat aveva annunciato l'emissione di un prestito obbligazionario da collocare presso investitori istituzionali per un importo compreso fra i 300 e i 500 milioni di euro. L'annuncio ha trovato sul mercato accoglienza negativa, tradottasi in vendite consistenti. In quella occasione Consob è intervenuta, esercitando i poteri previsti dall'articolo 114 del Testo unico della finanza. Si tratta della norma in base alla quale l'Autorità di vigilanza può chiedere alle società vigilate di fornire informazioni al mercato a proposito di un evento o anche di semplici voci che il mercato giudichi rilevanti, comunque tali da influenzare i prezzi dei titoli. Tra il 26 e il 27 febbraio Parmalat, su esplicita richiesta della Consob, ha diffuso quattro comunicati stampa. L'esito finale è stato che Parmalat ha deciso di ritirare l'emissione obbligazionaria annunciata.

La breve turbolenza è rientrata e il titolo Parmalat ha ripreso a quotare con andamento stabile, caratterizzato da una lieve tendenza al rialzo.

A seguito di quell'episodio, però, la Commissione ha avviato una serie di accertamenti, svolti, come sempre, con riservatezza(3).

All'inizio di marzo del 2003 Assogestioni, in una lettera pubblica a Tanzi, all'epoca presidente e amministratore delegato del gruppo, ha lamentato una "carenza di comunicazione" da parte della Parmalat nei confronti del mercato e un contesto informativo insoddisfacente. A tale sollecitazione lo stesso Tanzi ha dato risposta, ricordando la ormai prossima scadenza di fine marzo per l'approvazione del bilancio 2002 da parte del Consiglio di amministrazione e preannunciando per l'inizio di aprile un incontro con la comunità finanziaria nel quale la società avrebbe fornito al mercato le informazioni atte a colmare il deficit di comunicazione lamentato da Assogestioni. L'incontro si tenne il 10 di aprile nella sede di Borsa Italiana Spa a Milano con il risultato di rassicurare il mercato: l'andamento del titolo si mantenne stabile, con lieve tendenza al rialzo.

A fornire motivo di ulteriori indagini è stato lo stesso Tanzi, che alla fine di marzo si è rivolto alla Consob con un esposto, in cui lamentava (sic!) un presunto aggiotaggio ai danni del titolo Parmalat. I fatti, secondo Tanzi, risalivano al febbraio precedente, quando le azioni Parmalat - come ricordato - erano state al centro di forti movimenti di mercato. Nell'esposto si sosteneva, invece, che quei movimenti erano da attribuire a manovre speculative, orchestrate da operatori di mercato a danno della società. Si chiedeva quindi alla Consob di ricostruire la dinamica dei fatti e di individuare i presunti responsabili. Partendo da quell'esposto, la Consob ha fatto gli accertamenti del caso, impegnando tempo e risorse umane. Le verifiche effettuate non hanno dato, però, conferma: la conclusione è stata che di aggiotaggio non si poteva parlare; le oscillazioni del titolo Parmalat erano da considerare riconducibili - come già detto - all'evento dell'emissione obbligazionaria annunciata e poi ritirata.

Visto con il senno di poi, l'esposto può apparire temerario e svelare la sua vera finalità, ossia l'intento di sviare verifiche di Consob su Parmalat.

Sulla base del bilancio approvato a fine marzo dal Consiglio di amministrazione della Parmalat la Commissione ha chiesto alla società una serie di chiarimenti e in particolare i motivi che giustificavano la peculiare struttura patrimoniale del gruppo.

Si voleva far luce, tra le altre cose, sui criteri di contabilizzazione dei prestiti obbligazionari, che non erano riportati separatamente rispetto al complesso dei debiti finanziari.

I bilanci evidenziavano un alto livello di disponibilità liquide (pari ad oltre 3 miliardi di euro) a fronte del quale, però, figurava un elevato grado di indebitamento (pari a circa 7 miliardi di euro). La società ha argomentato, sostenendo che l'elevato grado di liquidità era coerente con la politica di espansione del gruppo e che l'abbondanza di attività prontamente disponibili avrebbe permesso a Parmalat di cogliere opportunità d'investimento, che si potevano presentare sul mercato.

I chiarimenti forniti facevano parte di una strategia finanziaria del gruppo, che poteva essere condivisa o non condivisa, ma che al momento appariva legittima. Non può rientrare infatti nel compito di un'Autorità di vigilanza quello di sindacare le decisioni industriali, commerciali o finanziarie di un Consiglio di amministrazione, decisioni che rimangono nell'ambito di responsabilità dello stesso.

In merito alle specificità della struttura finanziaria il Collegio sindacale - nella relazione sul bilancio 2002, redatta a metà aprile 2003 - non aveva evidenziato alcun aspetto critico o fatto censurabile.

La stessa valutazione è stata confermata dalla relazione di certificazione (sempre a metà aprile 2003), predisposta dalla Deloitte & Touche S.p.A. che, nella sua qualità di revisore principale dei conti della Parmalat, ha espresso un giudizio senza rilievi critici in merito alla situazione patrimoniale e finanziaria della società e del gruppo.

In questa sede istituzionale merita segnalare che la normativa di riferimento, ovvero il Testo unico della finanza del 1998, ha voluto attribuire un ruolo essenziale, ai fini del buon governo delle imprese, ai cosiddetti "presidi endosocietari", primo fra tutti il Collegio sindacale.

E' questo l'organo che per legge è tenuto a comunicare senza indugio alla Consob le irregolarità riscontrate nell'operato degli amministratori grazie alla sua attività di vigilanza interna e a trasmettere i relativi verbali delle riunioni e degli accertamenti svolti, nonché ogni altra utile documentazione.

La filosofia sottostante a questa impostazione del Testo unico della finanza è che l'organo di vigilanza interno alla stessa società è in grado - meglio di quanto possa fare un osservatore esterno all'impresa - di cogliere tempestivamente possibili comportamenti scorretti da parte degli amministratori ed eventualmente segnalarli alle Autorità, Consob o Autorità giudiziaria che sia.

Questo presidio non ha funzionato, così come non ha funzionato l'altro presidio, cioè quello delle società di revisione.

A partire dall'inizio dell'estate l'azione della Consob nei confronti della Parmalat si è fatta più intensa ed incalzante.

Infatti nel corso dell'analisi dei temi connessi ai corporate bonds effettuato nella riunione del Comitato per il Credito e il Risparmio dell'8 luglio scorso in relazione alla vicenda Cirio, erano emerse altre ipotesi, utili ad estendere l'esame anche al di là del singolo caso.

Parmalat - già posta sotto osservazione - è pertanto divenuta da subito una delle maggiori priorità di lavoro per l'Istituto. All'indomani della riunione è stata avviata una serie di atti formali di vigilanza aventi il preciso obiettivo di fare piena luce sulla situazione del gruppo di Collecchio.

E' stato fatto ricorso allo strumento previsto dall'articolo 115 del Testo unico della finanza, che attribuisce il potere di chiedere ai soggetti vigilati di fornire informazioni alla Consob ed è stato anche usato lo strumento dell'articolo 114, chiedendo di comunicare al mercato le modalità di impiego della liquidità che Parmalat dichiarava possedere.

Da quel momento l'attività di vigilanza non ha avuto tregua. E' stato un continuo crescente di atti formali, sempre più incalzanti, sempre più incisivi e penetranti, per entrare sempre più addentro nel complesso bilancio della società.

Destinatari degli accertamenti sono stati, oltre al Consiglio di amministrazione, anche il Collegio dei sindaci e i due revisori dei conti, la Deloitte & Touche nel suo ruolo di revisore principale, e la Grant Thornton in quanto revisore secondario.

La questione centrale che si riteneva necessario chiarire era quella della asserita liquidità. Premeva anche far luce sull'entità delle emissioni obbligazionarie, per verificare, tra l'altro, eventuali carenze informative verso il mercato.

Mano a mano che Consob chiedeva più specifici chiarimenti, le risposte risultavano essere sempre meno soddisfacenti e mettevano quindi l'Istituto in condizione di dover porre nuove domande e di chiedere nuovi chiarimenti.

E' stato un crescendo di richieste d'informazione sempre più mirate, cui facevano seguito delucidazioni ancora evasive, a volte anche imbarazzate. Per ogni domanda che trovava risposta, se ne aprivano altre, che richiedevano ulteriori approfondimenti; ci si trovava di fronte ad una società reticente, poco propensa a fornire chiare e complete informazioni sulle poste e sui segreti dei suoi bilanci.

L'attività della Consob è pertanto proseguita senza sosta anche nel pieno dell'estate.

La lista degli atti di vigilanza compiuti da Consob si è andata sempre più allungando.

Sono progressivamente venuti alla luce elementi atti a fare sospettare l'esistenza di situazioni non corrette che solo al termine della lunga e costante indagine hanno portato a svelare l'esistenza di una frode.

Messi sotto pressione dalla Consob, il Collegio dei sindaci e i revisori hanno fornito informazioni atte a far emergere dalle pieghe nascoste del bilancio Parmalat il ruolo della Bonlat Financing Corporation, ovvero - come poi è apparso - un perno importante della truffa che sta venendo a galla nella sua reale dimensione.

La Bonlat è una società controllata da Parmalat, con sede alle Isole Cayman nel Mar dei Caraibi. Come sembra emergere dalla ricostruzione dei fatti alla quale lavorano i Magistrati inquirenti, gli stessi dirigenti della Parmalat consideravano la Bonlat come una sorta di "discarica", in cui nascondere le perdite accumulate dal gruppo.

Dalle carte di lavoro della Grant Thornton è emerso un documento che attestava l'esistenza di gran parte dell'attivo circolante dichiarato in bilancio. Era una lettera di conferma della Bank of America di New York, che comprovava le disponibilità liquide per 3,95 miliardi di euro, intestate a Bonlat.

Dalla documentazione acquisita è venuta alla luce, inoltre, l'esistenza del fondo d'investimento Epicurum, con sede alle Isole Cayman, in cui Bonlat dichiarava di aver investito oltre 500 milioni di euro.

La messa a fuoco del fenomeno Epicurum ha rappresentato un passo in avanti decisivo nelle indagini.

Il fondo, basato in un centro off-shore, non risultava quotato su alcun mercato regolamentato. Per giunta non era in condizione di presentare alcun resoconto sulla propria attività, visto che all'inizio di autunno dell'anno scorso doveva ancora chiudere il suo primo esercizio. I dubbi si sono fatti più forti.

Ma a fronte delle nostre crescenti perplessità il Collegio dei sindaci e i revisori - cioè i due interlocutori che per loro compito istituzionale devono collaborare con l'Autorità di vigilanza - hanno ribadito le proprie posizioni espresse nel bilancio 2002: carte alla mano tutto, a loro dire, risultava essere in ordine.

La Consob ha esercitato una forte pressione sui due revisori, affinché procedessero ad una diversa ripartizione del lavoro. L'obiettivo - sancito per altro, in un principio di revisione entrato in vigore l'estate scorsa(4) - era quello di responsabilizzare maggiormente il revisore principale, ampliando il perimetro di sua competenza in modo da includervi non solo, in termini quantitativi, la parte più consistente del bilancio, ma anche, in termini qualitativi, quella più sensibile e delicata, ovvero la Bonlat.

Il risultato è stato che la Deloitte, sulla base delle più approfondite e dirette verifiche svolte su Bonlat, ha espresso per la prima volta rilievi critici su Epicurum nella revisione del bilancio del primo semestre 2003.

Siamo arrivati con ciò alla fine di ottobre. E' a quel punto che la Commissione ha tirato le fila dell'attività investigativa svolta nei mesi precedenti e ha richiesto a Parmalat di predisporre e diffondere al mercato una rappresentazione completa ed organica della situazione per come questa era stata comunicata alla Consob.

In particolare Consob ha chiesto (ex articolo 114 Tuf) di chiarire al mercato i due aspetti che più sembravano destare interrogativi: quello relativo alle "attività finanziarie non immobilizzate" e quello relativo alle emissioni obbligazionarie in scadenza sino alla fine del 2004.

In risposta alle richieste della Consob Parmalat ha fatto avere al mercato, attraverso tre comunicati stampa, parte delle informazioni sollecitate. In particolare la società ha annunciato che l'investimento in Epicurum sarebbe stato liquidato entro il successivo 4 dicembre.

Le informazioni diffuse in seguito alle richieste Consob hanno alimentato, però, nuovi interrogativi e nuove inquietudini da parte degli operatori. Per tentare di riportare il sereno, la società ha organizzato una cosiddetta conference call subito dopo la riunione del Consiglio di amministrazione del 14 novembre. Le comunicazioni fornite al mercato nel corso di quell'incontro con la comunità finanziaria italiana e internazionale non hanno soddisfatto gli operatori. Quel giorno il titolo è stato penalizzato da forti vendite.

L'evolversi degli eventi successivi non ha fatto altro che tenere gli operatori con il fiato sospeso, alimentando così timori e preoccupazioni. Il mercato si aspettava il rientro dell'investimento in Epicurum, come annunciato dalla stessa società. Ma questo evento non si verificava. Al tempo stesso si stava avvicinando la data del 9 dicembre, giorno in cui sarebbe giunta a scadenza un'emissione obbligazionaria da 150 milioni di euro.

Consob ha seguito da vicino questa fase delicatissima, imponendo alla società e al Collegio dei sindaci, ove vi fossero fatti nuovi, di tenere costantemente informato il mercato sugli sviluppi della situazione.

In assenza di novità positive il Cda del 9 dicembre scorso ha preso atto delle difficoltà insorte nella liquidazione della quota in Epicurum. Il Cda ha deciso, inoltre, di sfruttare tutto il margine di manovra previsto dal regolamento del prestito obbligazionario in scadenza, prendendo tempo fino all'ultimo giorno utile, cioè il 15 dicembre, per procedere al rimborso delle obbligazioni. Contestualmente il Cda ha conferito al Dott. Enrico Bondi un incarico di assistenza professionale per la stesura di un piano di ristrutturazione industriale e finanziaria.

Sul mercato la situazione era oltremodo tesa. Non sfuggiva agli operatori e tanto meno alla Consob l'incongruenza tra quanto dichiarato in bilancio, ovvero un attivo circolante liquido e immediatamente disponibile per quasi quattro miliardi di euro, e le palesi difficoltà dell'azienda a reperire le risorse finanziarie per il rimborso di un'emissione obbligazionaria di appena 150 milioni di euro, di cui per altro 80 milioni risultavano già riacquistati dalla stessa Bonlat.

Il 10 dicembre sono stati convocati nella sede di Roma Tanzi e il Collegio dei sindaci. L'uno e gli altri, ascoltati separatamente, si sono mostrati "sorpresi" dell'incapacità della Parmalat di rimborsare le obbligazioni. Da parte della Consob, quindi, i dubbi sono diventati sempre più forti e si sono accentuati anche sulla stessa dichiarata liquidità.

La Commissione ha convocato i revisori di Deloitte e di Grant Thornton, per fare una nuova verifica sulle carte di lavoro alla base della certificazione del bilancio 2002 e di quella già avviata per il bilancio 2003. In particolare alla Grant Thornton, che fino a dicembre 2002 copriva ancora l'area della Bonlat, è stato chiesto di fare ogni possibile, urgente accertamento a conferma dell'esistenza dell'attivo, avvalendosi anche dei propri corrispondenti a New York.

A seguito di tale cogente pressione della Consob la Grant Thornton si è rivolta il 17 dicembre alla sede di New York della Bank of America, per acclarare in modo definitivo la veridicità di una carta di lavoro datata 6 marzo 2003, in possesso del revisore e trasmessa a Consob il 20 agosto scorso. Si trattava del saldo del conto corrente intestato a Bonlat presso Bank of America. Su quel conto avrebbero dovuto esserci i 3,95 miliardi di euro di liquidità. Il giorno stesso (per motivi di fuso orario in Italia era già il 18 dicembre) la Bank of America ha fatto conoscere che il documento era falso. Con ciò si è arrivati alla scoperta decisiva.

Veniva meno, così, il presupposto su cui i revisori avevano costruito la certificazione di bilancio della Bonlat e a cascata di tutto il gruppo Parmalat. La dichiarazione della Bank of America era la prova documentale che faceva crollare il castello di carte e si delineava, per la prima volta in tutta la sua entità, il disegno criminoso che era stato costruito nel corso del tempo. Con la falsificazione del documento della Bank of America la Parmalat aveva prospettato una situazione di liquidità del tutto inesistente proponendo alle Autorità di controllo una realtà assolutamente non veritiera. Da quel momento si è dispiegata l'azione della Consob nei confronti di tutti i soggetti, mercato, Magistratura, dirigenti della Parmalat, per la conoscenza dei fatti e per gli eventuali provvedimenti di rispettiva competenza.

Appena acquisita questa drammatica informazione, la Consob ha immediatamente convocato, per metterlo al corrente dei fatti, il Dott. Bondi, nel frattempo subentrato a Tanzi nelle funzioni di amministratore delegato di Parmalat. Allo stesso Bondi, giunto nella medesima serata del 18 dicembre presso gli Uffici della Consob a Roma, è stato chiesto di informare il mercato attraverso un comunicato stampa, che è stato pertanto diffuso la mattina del 19 dicembre subito prima della riapertura delle contrattazioni di Borsa.

Nel tardo pomeriggio del 18 dicembre 2003, il Presidente della Consob ha preso contatti telefonici con i Procuratori di Milano e di Parma informandoli della scoperta e preannunciando l'invio di una segnalazione di fatti ritenuti penalmente rilevanti.

Contestualmente veniva deciso di effettuare accertamenti sulla documentazione trasmessa da Grant Thornton per il tramite dell'Autorità di vigilanza americana, la Securities and Exchange Commission (SEC), che ha ricevuto prima una segnalazione telefonica seguita in serata dall'inoltro di una lettera formale di richiesta di collaborazione internazionale ai sensi dell'accordo bilaterale tra la Consob e la SEC del maggio 1993 e dell'Accordo Multilaterale di Cooperazione della IOSCO (International Organisation of Securities Commissions) del 2002.

Nella tarda serata del 18 dicembre i Responsabili delle Relazioni Internazionali delle due organizzazioni definivano le modalità operative per dare riscontro alla richiesta di assistenza della Consob e nella successiva giornata del 19 dicembre perveniva dalla SEC una prima conferma telefonica dell'inesistenza di conti intestati a Bonlat Financing Corporation cui seguiva l'invio di attestazioni legali relative ai conti in oggetto.

Il 19 dicembre la Consob ha trasmesso alle citate Procure della Repubblica due distinte segnalazioni di fatti ritenuti penalmente rilevanti e ha illustrato l'attività di vigilanza svolta dall'Istituto. Da quelle denunce hanno preso le mosse le indagini della magistratura tuttora in corso. Nello stesso giorno Consob ha deciso anche di procedere ad un'ispezione presso le sedi di Deloitte & Touche e di Grant Thornton.

Nei giorni successivi la collaborazione con l'Autorità Giudiziaria è proseguita con l'invio di copiosa documentazione a corredo delle segnalazioni effettuate, concernente anche gli esiti della cooperazione internazionale attivata dalla Consob con analoghe Autorità di controllo di altri Paesi.

L'attività di cooperazione con la SEC è proseguita con contatti telefonici continui, con l'inoltro di altre due missive da parte della Consob (in data 22 e 23 dicembre 2003) e con l'invio da parte dell'Autorità americana di ulteriore documentazione, tra cui quella che ha poi costituito oggetto dell'azione legale intentata dalla SEC negli Stati Uniti contro Parmalat e relativa ai contatti tra esponenti della società italiana ed esponenti del gruppo Blackstone, ai quali i Tanzi avrebbero fatto conoscere la reale entità dell'indebitamento del gruppo. Tutta la documentazione messa a disposizione dalla SEC è stata trasmessa alle Autorità inquirenti.

In data 19 dicembre venivano, altresì, avviati intensi contatti telefonici con l'Autorità di vigilanza del Regno Unito, la Financial Services Authority (Fsa) al fine di far svolgere accertamenti sull'operatività di Parmalat e di altre società del gruppo. La richiesta è stata effettuata sia in base a quanto previsto dalle vigenti direttive comunitarie sia in base agli accordi multilaterali per lo scambio di informazioni riservate presi in sede Cesr (Committee of European Securities Regulators) e Iosco (International Organisation of Securities Commissions).

La Fsa, così come il giorno precedente la SEC, ha avviato immediatamente accertamenti al fine di prestare alla Consob l'assistenza necessaria.

A quel punto si è posta anche una evidente questione di inattendibilità della rappresentazione fornita nei bilanci. Fatti per scrupolo ulteriori accertamenti e raccolte altre evidenze, Consob ha deciso di impugnare il bilancio Parmalat per il 2002, esercitando così i poteri previsti dall'articolo 157 del Testo unico della finanza. Appariva, infatti, ormai chiaro che quel bilancio era stato redatto in violazione delle norme del codice civile, secondo cui i documenti contabili devono fornire una rappresentazione veritiera e corretta della situazione economico-patrimoniale e finanziaria di un'impresa.

In data 29 dicembre 2003 la Consob ha, altresì, ricevuto informazioni dall'Autorità di vigilanza olandese (Amf), mentre le Autorità delle Isole Cayman che avevano offerto in un primo tempo assistenza alla Consob hanno successivamente inoltrato documentazione all'Ufficio Italiano Cambi, che è la Fiu (Financial Intelligence Unit) italiana competente in materia di riciclaggio.

In data 29 dicembre 2003 su richiesta della SEC, che preannunciava l'avvio di un'azione civile negli Stati Uniti, il presidente della Consob prendeva contatti con le Procure di Milano e Parma, per organizzare un incontro tra Magistrati inquirenti e investigatori della SEC, incontro svoltosi tempestivamente il 31 dicembre successivo. I contatti tra la SEC e le Autorità inquirenti italiane continuano. L'Ufficio relazioni internazionali della Consob opera per favorire la collaborazione tra le predette Autorità e la SEC, in particolare per le perquisizioni e per sequestri all'estero.

In data 8 gennaio 2004, l'Autorità americana veniva nuovamente interessata formalmente dalla Consob con una richiesta di assistenza, ai sensi degli accordi di cooperazione già citati, in merito alle indiscrezioni relative all'esistenza di disponibilità riconducibili alla famiglia Tanzi e al gruppo Parmalat presso la Bank of America, diffuse a mezzo stampa la mattina dello stesso giorno. La cifra recuperata, sarebbe stata nell'ordine di grandezza dei sette miliardi di euro. La fonte citata era il Comitato Creditori Parmalat, presieduto dall'avvocato riminese Mauro Sandri, con cui la Consob si è subito messa in contatto. Al diffondersi delle indiscrezioni i mercati sono entrati in fibrillazione. In particolare i titoli del settore bancario, pesantemente penalizzati il giorno prima, hanno avuto un andamento in netto rialzo.

A fronte di dette asserzioni la Consob ha chiesto, quindi, alla società di diffondere un comunicato stampa di commento. La Parmalat ha fatto sapere di non essere a conoscenza di alcun fatto in merito al presunto ritrovamento del "tesoro". L'asserzione circa l'esistenza di fondi riconducibili al gruppo Parmalat è stata rinnovata per cui la Consob ha concordato con il Dott. Bondi ulteriori accertamenti presso la Bank of America; alla data di domenica 18 gennaio l'asserzione non ha avuto alcun riscontro positivo. Ieri, 19 gennaio, è stata effettuata dalla Consob una ulteriore segnalazione all'Autorità Giudiziaria (di Milano e Parma).

In data 9 gennaio 2004 la Consob procedeva nuovamente ad interessare formalmente la Fsa del Regno Unito con una nuova richiesta di cooperazione relativa a transazioni su titoli emessi da società del gruppo Parmalat.

Al contempo, la Consob ha ricevuto informazioni dalle Autorità irlandesi IFSRA (Irish Financial Services Regulatory Authority) e OCDE (Office of the Director of Corporate Enforcement) in merito a società collegate al gruppo Parmalat esistenti in Irlanda.

In pari data, a seguito di espressa richiesta della Consob, l'Autorità maltese (Malta Financial Services Authority) ha inviato documenti depositati presso il registro delle imprese di Malta da società riconducibili al gruppo Parmalat.

L'attività di cooperazione è tuttora in corso e la Consob sta procedendo ad inoltrare richieste di cooperazione ad altre Autorità.

Le informazioni ricevute dalla Consob nell'ambito della cooperazione internazionale sono coperte dal segreto d'ufficio tanto ai sensi della normativa interna (art. 4, comma 4, del Testo unico della finanza) quanto ai sensi della normativa comunitaria. Le informazioni ricevute vengono, tuttavia, poste a disposizione dell'Autorità Giudiziaria ai fini delle indagini in corso.

La Commissione continua nella sua attività di vigilanza, anche nei confronti delle società di revisione, e segue da vicino gli sviluppi del caso Parmalat.

Giovedì 14 gennaio è stato convocato in Consob il Dott. Bondi sullo stato degli accertamenti in corso per definire la reale situazione patrimoniale e finanziaria del gruppo e sulle iniziative in atto per ripristinare le condizioni di continuità aziendale. Il Dott. Bondi ha confermato che entro la fine di gennaio conta di essere in condizioni di tracciare un primo quadro sulla effettiva situazione economico-finanziaria del gruppo, anche alla luce degli accertamenti svolti dai consulenti Price Waterhouse Coopers, Mediobanca e Lazard.
.......
 

effezeta

Forumer storico
Comunicato Stampa

L'esposizione del Gruppo Banca Popolare di Milano nei confronti di Parmalat
S.p.a. è pari a ? 31 milioni (di cui ? 20 milioni per finanziamenti
autoliquidanti con scadenza nei primi mesi del 2004) oltre ad impegni per
operazioni di copertura di cambi e tassi per ? 16 milioni contratti dalla stessa
Parmalat S.p.a. nei confronti di Banca Akros S.p.a.
Una esposizione per complessivi ? 2 milioni è presente nei confronti di altre
società del gruppo Parmalat.
Il Gruppo Banca Popolare di Milano non detiene titoli azionari od obbligazionari
emessi da società del Gruppo Parmalat.
Complessivamente i crediti e gli impegni corrispondono allo 0,2% del totale dei
crediti di cassa e firma.
 

Atman

Forumer storico
secondo PANORAMA erano circa 300 le peersone perfettamente consapevoli della situazione finanziaria di Parmalat da anni.... :eek:
 

effezeta

Forumer storico
Comunicato Stampa

Parmalat Finanziaria SpA, in Amministrazione Straordinaria, comunica che Stefano
Tanzi ha rassegnato le dimissioni da Membro dei Consigli di Amministrazione delle
seguenti società del gruppo Parmalat: Parmalat Finanziaria Spa, Parmalat Spa,
Eurolat Spa, Parmalat Canada Ltd, Parmalat Techold corp., Comercial Parmalat sa,
Comercial Cile sa, Prochesadora de Leches sa (Proleche sa), Parmalat Food
Industries South Africa Ltd, Parmalat South Africa (PTY) Ltd, Parmalat Pacific
Holdings Pty Ltd (ex Parmalat Australia Pty td), Parmalat Australia Ltd.
Giovanni Tanzi, già dimessosi dal Consiglio della Parmalat Spa, ha rassegnato le
dimissioni da Membro dei Consigli di Amministrazione di: Eurolat Spa, Lactis Spa,
Panna Elena - CPC srl, Italcheese Spa, Giglio Spa - società in liquidazione,
Fromagere d'Athis sa, Parmalat France sa e Parmengineering srl.
Paolo Tanzi ha rassegnato le dimissioni da Membro dei Consigli di Amministrazione
di:parmalat Spa, Newco srl e Boschi Luigi & Figli Spa. I tre Consiglieri citati
hanno inoltre rassegnato le dimissioni da tutte le funzioni operative svolte
nell'ambito del Gruppo.
Inoltre si comunica che in data odierna l'Assemblea dei Soci ha nominato Carlo
Prevedini Amministratore Unico della Latte Sole Spa, società interamente
controllata indirettamente tramite la Parmalat Spa in Amministrazione
Straordinaria.
 

effezeta

Forumer storico
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Parmalat: indebitameno complessivo controllate superiore ai 14 mld euro (fol/61472)
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Secondo quanto scrive oggi il Financial Times, il valore delle controllate
operative di Parmalat ammonterebbe a 1-2 mld di euro, mentre l'indebitamento
complessivo sarebbe superiore a 14 mld euro.
 

Zen lento

Forumer attivo
Certo che la finanza creativa non difettava.
:rolleyes:

Da piccolo mungevo le vacche. Accoccolato su un trepolo , la testa appoggiata al ventre della mucca ridevo come un pazzo mentre il latte zampillava nel secchio con suono quasi metallico.
A Parma non avevano bisogno a quanto pare ne' di trespolo, ne di ventre e sopratutto di secchi di allumini per sentire il tintinnare di metallo....

Spero solo che qualche genio ora non si lamenti dei magistrati, ne' per amor patrio ne' per opportunita' dell'economia nazionale. Ma temo che presto le cose girerano anche in questo senso, e' gia' successo... :(

La fantasia finanziaria la trovate qui :
http://www.repubblica.it/2004/a/sezioni/economia/parmalat7/undici/undici.html
 

effezeta

Forumer storico
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Parmalat: dichiarato stato d'insolvenza per Coloniale spa (fol/61648)
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Il tribunale civile di Parma ha dichiarato sabato 24/01 lo stato di insolvenza
per Coloniale spa. La domanda di stato di insolvenza era stata depositata il 20
gennaio 2004 presso il Tribunale di Parma, che sabato scorso ha accolto la
richiesta. Coloniale era stata ammessa il 16 gennaio scorso all'amministrazione
straordinaria.
 

effezeta

Forumer storico
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Parmalat: al 30/9 indebitamento netto a quota 14,4 mld euro (fol/61639)
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L'indebitamento netto del gruppo Parmalat al 30/9 ammontava a 14,4 mld euro. I
ricavi 2002 sono stati rivisti a 6,2 mld dai 7,7 mld dichiarati in bilancio,
mentre il Mol 2002 è stato rivisto a 286mln dai 931 mln precedentemente
dichiarati. Lo ha comunicato Pricewaterhousecoopers
 

fo64

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Parmalat: Fazio, in Italia 2 miliardi di bond
(1/27/2004 10:45:14 AM)

Le obbligazioni Parmalat che si trovano in Italia ammontano a circa 2 miliardi di euro sulle sette complessivamente emesse dalla società di Collecchio.
Lo ha detto il Governatore del Bankitalia Antonio Fazio alle commissioni di Camera e Senato nell'ambito dell'indagine conoscitiva sul risparmio.
A proposito di posizioni debitorie della società agroalimentare, la controllata cilena di Parmalat Finanziaria ha proposto ai fornitori il pagamento del 20% delle loro fatture di dicembre. Le fatture di dicembre e gennaio ammontano a circa 3,8 milioni di dollari Usa.
 

effezeta

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Parmalat: PriceWaterhouseCoopers completa bozza rapporto situazione finanziaria (fol/61641)
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Comunicato Stampa

Parmalat Finanziaria S.p.a. in Amministrazione Straordinaria comunica che
PriceWaterhouseCoopers (PWC) ha completato la bozza del Rapporto sulla situazione
finanziaria ed economica del Gruppo Parmalat nella quale sono riportate, tra
l'altro, una stima dei ricavi e della redditività dell'esercizio 2002 e dei 9
mesi chiusi al 30 settembre 2003, rettificati da operazioni non documentate e
passività non registrate. E' riportato inoltre l'indebitamento al 30 settembre
2003, anch'esso rettificato da operazioni non documentate e passività non
registrate.
Il lavoro di PWC è ancora in corso e pertanto i risultati presentati non sono
definitivi e possono essere soggetti a variazioni. Tuttavia, al fine di fornire
una tempestiva informativa ai mercati, la Parmalat Finanziaria S.p.a in
Amministrazione Straordinaria ha deciso, d'intesa con il Ministro delle Attività
Produttive, di rendere pubbliche alcune informazioni contenute nella bozza del
Rapporto.
Per quanto riguarda i ricavi, la redditività e l'indebitamento finanziario netto,
il Rapporto di PWC evidenzia differenze significative con i dati riportati nel
bilancio consolidato al 31 dicembre 2002 e nella relazione trimestrale al 30
settembre 2003, che vengono riepilogati in allegato.
Dal rapporto di PWC si evince che le "disponibilità finanziarie" al 31 dicembre
2002 ed al 30 settembre 2003 sono trascurabili.
La revisione critica delle attività industriali condotta da Parmalat S.p.A. in
Amministrazione Straordinaria con l'assistenza degli advisor Lazard e Mediobanca
è tuttora in corso ed ha lo scopo principale di verificare i possibili spazi di
miglioramento economico attraverso revisioni del portafoglio e azioni di
efficienza. I risultati di tali operazioni assieme al Rapporto Definitivo di PWC
costituiranno la base del piano di ristrutturazione industriale, economica e
finanziaria del Gruppo Parmalat.
Attualmente, le attività produttive del Gruppo sono sostanzialmente stabilizzate
presso tutte le unità operative sia nazionali che internazionali. Dal punto di
vista finanziario, il Gruppo è in grado di provvedere al pagamento delle
forniture correnti, benché eccezioni siano state registrate in alcune attività
(Dairy USA e in Brasile) dove sono già all'opera unità di crisi con l'obiettivo
di assistere il management locale allo scopo di contenere le necessità
finanziarie e raggiungere un accordo con le banche finanziatrici.
Con specifico riferimento all'Italia i prodotti del Gruppo segnalano un andamento
complessivamente positivo in questo inizio dell'esercizio; le vendite al consumo
del latte UHT sono aumentate del 13,8% rispetto allo stesso periodo dell'anno
scorso.
 

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