PER CAPIRE CHI VI COMANDA, BASTA SCOPRIRE CHI NON VI E' PERMESSO CRITICARE

Antonio Maria Rinaldi interviene da Strasburgo,
dopo un’interruzione di 15 minuti della seduta perché si è rotto un microfono, e non si trovava sostituto.

Il tema è il RRF, i finanziamenti per il Recovery Fund.

La domanda è semplice:

dato che la Commissione non può farsi finanziare dalla BCE

e che, a parte Italia e Grecia, nessuno prenderà i prestiti, ma solo i fondi perduti,

chi ripagherà i prestiti che attualmente sta ottenendo, tramite titoli, la Commissione?




Il dispositivo dell’RRF prevede la possibilità, per i Paesi Membri che lo richiedono, dell’utilizzo di 312,5 Mld in sussidi.

E´ noto però che la Commissione non dispone di risorse proprie
ed i trattati vietano espressamente di disporre spese non coperte preventivamente da entrate,
perciò ci si affiderà eccezionalmente ai mercati per reperirle, mediante l’emissione di bond,
che dovranno essere rimborsati sia in quota capitale che interessi.

Ebbene, desidero esprimere tutti i miei dubbi sull’effettiva capacità da parte degli Stati Membri
utilizzatori di tali flussi finanziari di reperire esclusivamente per mezzo delle c.d. “risorse proprie”,
cioè con l’imposizione di nuove tasse per poter far fronte agli impegni presi dalla Commissione con l’emissione di bond,
considerando appunto che la maggior parte di questi Paesi,
nei loro Piani nazionali di ripresa e resilienza (PNRR), hanno optato per la richiesta di sole sovvenzioni.

Se le mie previsioni si riveleranno corrette, la Commissione come farà fronte agli impegni?

Aumentando in corso d’opera ulteriormente la pressione fiscale?
 
Un modesto nubifragio ha fatto il miracolo: a Roma in Corso Francia è arrivato il mare, come potete vedere dai seguenti video.

1. “WhatsApp Video 2021-06-08 at 16.54.48”
0:15


2. “WhatsApp Video 2021-06-08 at 17.03.38”
0:33








Come vedete è un vero e proprio mare, con tanto di onde e le auto, ormai tendenti all’anfibio,
le attraversano come i mezzi dei Marine attraversavano il Delta del Mekong. Roma come Saigon…


Eppure tutto questo deve essere un sogno, perché sul tema della “Pulizia dei tombini”
e della fine delle alluvioni nell’Urbe erano state fatte precise promesse.

Ad esempio:


promessa-Raggi.jpg




Quindi, dato che son passati più di sei mesi dal 23 luglio 2014,
tutto questo è solo uno spettacolo offerto gratuitamente dal sindaco Virginia Raggi.


Oppure il primo cittadino ha voluto offrire a tutti un’escursione marina in gommone?


Roma: domani piove. Gonfiate i gommoni! @danielefrongia @marcello_devito @EnricoStefano
— Virginia Raggi (@virginiaraggi) September 13, 2015




Ah che bello sarebbe saperlo.

Oppure questa pioggia non è altro che una congiura della Destra Cattiva
che ha fatto piovere per farle fare brutta figura, esattamente come ha fatto sparire la G dal buon Azeglio…


Comunque lei è sempre “Il miglior sindaco di Roma”.

Appena prima di Alarico.
 
Il sito statunitense d’informazione Pro Publica è riuscito a ottenere dall’IRS,
l’agenzia delle entrate USA i dati dei redditi e di quanto è stato pagato dai super ricchi USA.

Questi, ovviamente, hanno dei professionisti specializzati nel minimizzare il carico fiscale
e che fanno molto bene il loro lavoro, come potete vedere dalla seguente tabella
che mostra l’incremento di ricchezza dal 2008 a oggi e le relative tasse pagate.



super-ricchi.png



Quindi Warren Buffet, sfruttando clausole di esenzione ed altre norme ad hoc,
è riuscito a pagare solo lo 0,1% dell’incremento di ricchezza.

Jeff Bezos, Mr Amazon lo 0,98%.

Bloomberg, ex sindaco di New York e titolare della casa editrice, lo 0,13%.

Quasi onesto Elon Musk che ha pagato ben il 3,2/%.



Questo quando i cittadini americani comuni sono costretti a pagare sul reddito il 14%.

Gran parte dell’aumento di ricchezza nel periodo è legato alla rivalutazione di asset, come azioni, c
he quindi non hanno mai pagato tasse se non vendute,
oppure i professionisti hanno utilizzato detrazioni e fiscalizzazioni a fronte d’investimenti.


In questi anni la famiglia media americana ha visto un calo nella propria ricchezza legato alla crisi immobiliare post 2008,
cosa che non ha colpito invece i super ricchi, come ad esempio Jeff Bezos:


bezos.png




quindi i ricchi se ne infischiano delle norme di Biden per aumentare il carico fiscale
tanto loro, fra sedi all’estero e defiscalizzazioni, non pagheranno nulla.

Naturalmente questi iper ricchi magari vanno a fare la morale agli altri, sostenendo BLM o le teorie gender…

Poi, se le cose negli USA gli andassero male, possono utilizzare la Legge Renzi, quella sui mega ricchi,
che permette loro di pagare solo 100 mila euro di tasse, anche a fronte di redditi enormi, se prendono residenza in Italia.


Chissà, magari un domani Elon Musk e Bezos diventeranno nostri concittadini.


Praticamente la loro aliquota, grazie al PD, andrebbe a zero.
 
La sinistra italiana e Gaza: utili idioti in supporto di cause perse.

La crisi in Medio Oriente culminata, con gli 11 giorni di combattimenti tra Israele e i terroristi di Hamas,
non ha mancato di infiammare gli animi della sinistra italiana che non hanno perso l’occasione
di mostrare solidarietà agli “oppressi” in vista dei prossimi appuntamenti elettorali,
in primis, quelle relative alla nomina dei Presidenti dei vari Municipi di Roma.

Appare superfluo sottolineare che gli oppressi in questione sono i cittadini di Gaza,
“protetti” dai “resistenti” di Hamas, della Jihad Islamica e del Fronte popolare per la Liberazione della Palestina.

Non c’è che dire, un bel mix tra terrorismo internazionale, estremismo islamico, contiguità con la sinistra eversiva.


Eppure l’Italia anche in questo caso non si schiera in modo netto, anzi, guai a farlo.

Chi ci prova, in questo caso in modo inconsapevole, viene tacciato di essere “servo dei sionisti”,
complice degli “assassini” e addirittura “fascista”.

Nello specifico Francesco Totti, invitato a Tel Aviv per un evento legato agli sponsor della Champions League.

Ebbene, il “capitano” ha subito un vero e proprio linciaggio mediatico
da parte degli odiatori seriali di sinistra che vorrebbero ottenere il monopolio dell’informazione
e del demenziale ed incondizionato sostegno alla causa filo-palestinese.

Il Francesco nazionale, nel suo candore, non si immaginava di scatenare la serie infinita di futili polemiche
e divenire oggetto di pesanti insulti da parte dei “sinistrati”.

In fondo il suo non è certo stato un gesto politico ma si sa,
a fronte dell’inconsistenza palesata in campo politico dalla sinistra, l’unica arma rimasta è l’insulto.


Schopenhauer nel suo testo “L’arte di ottenere ragione”,
tracciava un chiaro esempio di come ridurre una disputa persa in partenza
a una rissa da strada ricorrendo, per l’appunto, all’insulto.

E pare che buona parte degli “aspiranti politicanti” della sinistra, ne abbiano fatto una ragione di vita.

E qualcuno che probabilmente ne ha almeno sentito parlare, dopo avere fallito in campo sportivo,
ai fornelli a più stelle, e pure con i camionisti nelle trattorie (ovviamente ben pubblicizzate…),
ha scelto da tempo di entrare in campo in favore di Gaza.

Rubio, il sedicente chef noto negli ambienti dei centri sociali e…basta,
da tempo ha intrapreso una sua personale campagna antisionista,
non comprendendo che le sue posizioni sfociano nell’antisemitismo puro,
senza considerare le ragioni dello Stato ebraico nel difendere i suoi interessi in Medio Oriente,
trovandosi in perenne stato di assedio a 360° sino dalla sua creazione.

Ma tant’è, lasciamolo bollire nel brodo dei suoi fornelli
e non facciamo pubblicità gratuita a un cafone nostrano,
piuttosto allarghiamo la tematica ad altri, e ben più pericolosi livelli.



Nelle ultime settimane, con l’approssimarsi della tornata elettorale
che a Roma dovrà eleggere la nuova giunta, un nuovo sindaco e i responsabili dei vari Municipi,
si è assistito a una corsa alla candidatura, nella quale si sono distinti soggetti di varia estrazione.

Tra i tanti semi sconosciuti, emerge la personalità di tale Francesco Tieri, islamizzatosi in Abd al Haqq,
candidato per la guida del V municipio della Capitale “per rappresentare la diversità etnica e religiosa di questa zona davvero speciale di Roma”.

La zona citata è quella che comprende i quartieri popolari di Centocelle, Alessandrino, Tor Bella Monaca fino alla periferia est della Capitale.

Quartieri ad alta densità di immigrati, con la caratteristica di “ospitare” almeno 15 moschee semi clandestine,
tra le quali alcune già coinvolte in indagini relative al fenomeno del terrorismo islamista.

A supportare o comunque a sponsorizzare la candidatura di Tieri,
impegnatissimo nella raccolta di firme in suo appoggio compiuta presso varie moschee (abusive) della zona,
spicca il nome di Stefano Fassina, esponente della sinistra radicale, deputato e consigliere comunale di Roma.

Contiguo a Fassina e a Tieri, la presenza, davvero inquietante, di Hijazi Sulaiman,
balzato alle cronache nazionali per le posizioni filo-Hamas espresse, in accordo con la moglie, Asfa Nibras,
successivamente a una manifestazione di presentazione del “partito delle sardine
svoltasi a Piazza San Giovanni nel dicembre 2019 che vide la partecipazione della Nibras.
Screenshot dal profilo Facebook di Sulaiman Hijazi

Screenshot dal profilo Facebook di Sulaiman Hijazi


Balzarono subito agli occhi alcuni contenuti del profilo Facebook di Sulaiman
nei quali esaltava le azioni di Hamas ritenendole connesse alla “resistenza contro l’occupazione sionista”.

E la contiguità di Hijazi con il movimento terroristico di Hamas,
era evidente in un post esibito sul profilo in cui Sulaiman scriveva:

Il nostro movimento della resistenza che ha combattuto e continua a combattere in Palestina (Hamas)
viene considerato in Egitto come un movimento terroristico, così come lo è per Israele"
.
In Italia, Suleiman, è rappresentante di diverse associazioni palestinesi
da quella dei Palestinesi in Italia, la cui guida è affidata a Mohammad Hannoun,
all’Associazione benefica di solidarietà con il popolo palestinese,
due realtà non proprio trasparenti, che in numerose occasioni sono state al centro delle critiche
per la presenza di islamisti conclamati invitati nell’ambito di eventi
organizzati in nome della “resistenza” contro Israele o a sostegno della “diffusione del vero Islam.”
Mohammad Hannoun e Ismail Hanyeh

Mohammad Hannoun e Ismail Hanyeh
Mohammad Hannoun con Khaled Meshaal

Mohammad Hannoun con Khaled Mashaal

A mero titolo di esempio, nel 2017, l’ABSPP organizzò il Festival della Solidarietà Palestinese a Milano, Brescia e Verona
invitando a intervenire Mohammad Moussa al Sharif, un teologo saudita difensore dei matrimoni con bambine sotto i 14 anni
e sostenitore dell’accusa contro i cristiani di essere una minaccia ai diritti umani in quanto atei e fornicatori.

Un bel quadretto familiare quello evidenziato dagli sponsor dell’aspirante sindaco Francesco Tieri
che trova una sua ragione fondamentale dell’apporto di cui potrebbe usufruire con i voti degli immigrati divenuti cittadini italiani,
sul cui conto gli accertamenti per verificarne l’affidabilità non sono stati, probabilmente, mai esperiti in modo serio.
 
Archiviato il disastroso risultato portato a casa dal governo nella trattativa con i Benetton,
vincitori assoluti del braccio di ferro con lo Stato per la cessione di Autostrade per l’Italia,
non resta che chiudere per sempre nel cassetto i proclami del Movimento Cinque Stelle,
quello che parlava di “revoca delle concessioni”, e passare piuttosto ai conti, amarissimi.


Agli imprenditori trevigiani, travolti dalle polemiche all’indomani della tragedia del Ponte Morandi di Genova,
andrà una dote ghiottissima, ben 5 miliardi di euro.

E le sorprese, spiacevoli, non sono finite qui.


Mentre i Benetton usciranno di scena con il portafogli gonfio come non mai,
non sarà altrettanto sorridente la situazione per Cassa Depositi e Prestiti,
a capo della cordata che rivelerà le quote della famiglia che ha (mal)gestito per anni le nostre tratte.

Lo Stato tornerà infatti in pista a un prezzo pari all’intera privatizzazione:
9,1 miliardi, quelli riconosciuti all’asset in uscita del gruppo Benetton.


Inoltre, toccherà sempre allo Stato farsi carico del debito contratto dai privati per finanziare l’acquisizione.



Insomma: gli unici a guadagnarci davvero sono e restano i Benetton,
che hanno già avuto ampiamente ripagati gli sforzi fatti per entrare, a loro tempo, nella gestione delle autostrade.

Lo Stato italiano, invece, si trova oggi a fare un pesantissimo investimento economico
per riappriopiarsi di qualcosa che era già suo e che, nel frattempo, è invecchiato malissimo:

strade pericolanti, piani di manutenzione completamente da rivedere, minor personale a disposizione dopo i tagli.

aa1-2.jpg



A pagare saranno così, alla fine, sempre e solo gli italiani,

quelli che regolarmente, attraversando l’Italia, si trovano a fare i conti con i pedaggi.


Un obolo destinato ad aumentare per finanziare i nuovi investimenti,
ora che i Benetton usciranno definitivamente di scena.


Per un risultato che nessuno nel 2018, sull’onda dell’indignazione per il dramma di Genova, avrebbe mai immaginato così disastroso.
 
Arriveranno alla possibilità di pignoramento della prima casa

tra le tante misure per poter accedere al Recovery Fund?


Al momento è solo un’ipotesi, un sasso nello stagno.

Lanciato però non da un Enrico Letta qualsiasi alla ricerca dell’ennesima proposta indicibile,
bensì dalla Corte dei Conti in persona.


L’occasione è quella dell’edizione 2021 del Rapporto sul coordinamento della finanza pubblica,
il documento annuale con il quale la magistratura contabile fa il punto sui principali temi di politica di bilancio.

Un’analisi che quest’anno dedica, fra le altre cose,
spazio anche all’approfondimento delle tematiche relative alla riscossione dei crediti vantati dallo Stato.

Una massa sulla quale, negli ultimi vent’anni, la percentuale del recuperato sul totale si colloca al di sotto del 15%.

Con il risultato che, attualmente, giacciono nel “magazzino” dell’Agenzia delle Entrate qualcosa come poco meno di 1000 miliardi di euro.


Da qui parte la Corte nelle sue riflessioni.

Questo anche alla luce della (più volte citata in altre parti del documento)
riforma fiscale che il governo ha incluso all’interno del Pnrr,
la quale dovrebbe vedere la luce a partire da una legge delega
che sarà inviata al Parlamento entro fine luglio.

Una riforma che è parte integrante del Piano, destinata ad “accompagnarne l’attuazione,
concorrendo a realizzare gli obiettivi di equità sociale e miglioramento della competitività del sistema produttivo”.

Così come indicato, si afferma esplicitamente, “nelle Country Specific Recommendations rivolte al nostro paese dall’Unione Europea”.

Il riferimento è alle raccomandazioni specifiche per Paese che Bruxelles pone come condizione necessaria
per dare il via libera all’erogazione delle risorse
.

Il mantra è sempre lo stesso:

solo soldi nostri ,

ci dicono come spenderli,

e li sottopongono ad una serie di condizioni-capestro.



L’ultima delle quali, in realtà, rischiamo di porcela in qualche modo “da soli”.

Quasi ad aver ormai interiorizzato la logica del vincolo esterno.

Torniamo così al capitolo sulla riforma della riscossione coattiva.

E’ qui che la Corte avanza l’idea di rendere più agevole anche il pignoramento della prima casa.


Come?

Prevedendo, si legge a pagina 143,

“forme semplificate [di pignoramento immobiliare, ndr] rivedendo, al contempo, gli attuali presupposti:

– consentendo il pignoramento anche sull’abitazione principale;

– prevedendo che la vendita coattiva immobiliare
possa avvenire anche se il valore dei beni risulti inferiore a 120.000 euro purché la stessa sia economica,
cioè tale da comportare il realizzo di somme superiori alle spese di procedura”.



Insomma, invece di dare la caccia ai grandi evasori
– quelli protetti dal pilastro Ue della libera circolazione dei capitali, giganti dell’It in primis –
la Corte dei Conti non trova niente di meglio da suggerire che semplificando gli iter per il pignoramento della prima casa.


Una presa di posizione che, denuncia Raphael Raduzzi (già M5S, ora Gruppo misto),
“apre anche le porte alle rivendicazioni di chi nel settore finanziario chiede
(e forse ci è anche riuscito dato che anche questo è stato inserito nel Recovery Plan)
di smantellare la norma Bramini”.

Parliamo del comma del dl semplificazioni del 2018 che tutela i debitori che presentino crediti
(che non riescono a riscuotere) nei confronti della pubblica amministrazione.


“Tutto ciò – prosegue – a diretto uso e consumo delle banche,
che strette nella morsa tra l’aumento degli Npl (crediti deteriorati vantati dalle banche nei confronti di cittadini e imprese italiani)
e le normative europee di Eba e Bce sullo smaltimento rapido di questi crediti deteriorati,
si troverebbero in questo modo agevolate a trovare i cosidetti fondi ‘locusta’,
interessati cioè esclusivamente alle proprietà immobiliari sottostanti
“.



Certo, quelli della Corte sono solo delle riflessioni operative.

Dei suggerimenti, insomma, per quanto di peso.


E però c’è almeno un precedente, il quale investe proprio i rapporti dell’Ue con gli Stati membri, che non depone certo a favore.

Siamo nel 2019 e, nonostante sulla Grecia fosse passato uno stormo di barbari noto come Troika,

ancora resistevano disposizioni (varate all’apice della crisi del debito)

che vietavano il pignoramento della prima casa.


Bruxelles ha impiegato quattro anni ma alla fine,

utilizzando come arma di ricatto quella rendimenti sui Titoli di Stato di Atene detenuti dalla Bce

e che dovevano tornare nella penisola,

riuscì a farle cancellare.
 
Consigli alle donne.

Fagli vedere che lo rispetti.
Ecco la prima cosa che ogni uomo vorrebbe da una relazione, ma che non tutte le donne comprendono.
Dimostragli nei fatti che i suoi pensieri, le sue decisioni e i suoi sentimenti per te contano davvero!

Fagli qualche complimento.
Sì, non sono solo le donne ad avere bisogno di qualche complimento di tanto in tanto.
E non dimenticare che i complimenti devono essere sempre sinceri: fategli sapere quanto lo apprezzate usando parole gentili.

Siate amici.
Ogni relazione si basa sul sostegno reciproco.
Anche l’uomo più forte ha bisogno di avere vicino qualcuno pronto ad aiutarlo se qualcosa dovesse andare storto.
Saper di non essere soli è una delle cose più rassicuranti di cui un uomo sente la necessità.
Fagli capire che sei fiera di lui e che per lui ci sarai sempre, la sua reazione sorprenderà anche te!

Chiedigli consigli.
Quando hai dei dubbi su qualcosa di importante chiedigli cosa ne pensa.
È un modo davvero efficace per fargli capire quanto tieni alla sua opinione.
In fondo, un uomo ha bisogno di sapere quanto il suo giudizio conti nella vita della sua donna

Fallo sentire apprezzato.
Mostragli di aver apprezzato una cena romantica al ristorante o un regalino inaspettato che ti ha fatto.
Ricompensalo con il tuo sorriso o con un bacio. Capirà quanto apprezzi ciò che lui fa per te.

Lasciagli i suoi spazi. Ok, è difficile, ma non per questo dovete stare appiccicati 24h al giorno.
Abbiamo tutti bisogno di tempo da dedicare a noi stessi, per rilassarci e vedere i nostri amici,
ma in più gli uomini hanno bisogno di tempo per fare le loro “cose da uomini”
che noi donne non saremo mai in grado di capire.

Impegnati!
Fagli vedere che ci metti tutta te stessa per essere sempre al meglio per lui.

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C’è un dato di fatto con cui bisogna iniziare a fare i conti.

Anzi, con cui deve iniziare a fare i conti chiunque si accorga di pensarla quasi sempre in modo diverso,
divergente, oppositivo rispetto alla filosofia delle “regole”, delle “restrizioni”, degli “obblighi” oggi dilagante.

E anche rispetto all’agenda del futuro, e al programma del presente,
sponsorizzato da tutte le istituzioni pubbliche transfrontaliere e da tutte le aziende private multinazionali.

Parliamo quindi di una minoranza assai ristretta della popolazione:

i riottosi, i renitenti, i resistenti.

In una parola, tutti quelli boicottati dal sistema

ed etichettati dalla Matrice a vario titolo, e a seconda della bisogna,

ieri come “populisti” o “sovranisti”, oggi come “negazionisti”, “no-vax” eccetera eccetera.

Gente che non nega un bel niente,

che dice sì alla libertà più che no ai vaccini,

e ha memoria di come le parole "popolo" e “sovranità”

campeggino in bella mostra nell’articolo 1 della COSTITUZIONE.


Gente che magari usa semplicemente il cervello a un voltaggio un po’ più elevato

di quello rasoterra dei format televisivi alla moda

o di quello da scuola materna dei telegiornali dell’ora di cena,

o di quello ebete e emotivamente isterico dei divi della musica pop.



Ecco, tutti costoro sono spesso lodevolmente animati dalle migliori intenzioni di poter “cambiare il mondo”,
di sovvertire “il corso degli eventi”, di “rivoluzionare” le cose.

È un istinto caparbio tipico delle anime (più) evolute e delle coscienze (più) critiche.

Molte delle svolte “miracolose” della storia furono innescate, o assecondate,
da personaggi di tal fatta, impastati della stessa tempra.

E tuttavia, c’è un dato di fatto – per tornare al punto da cui siamo partiti – con cui tutti i “dispersi”
(il nuovo vocabolo con cui il mainstream ha deciso di battezzare chi non si fa “battezzare” dal vaccino) devono fare i conti.


Ed è questo:

lì fuori c’è una massa sterminata di persone

– una maggioranza non solo silenziosa, ma soprattutto non pensante –

alla quale va bene tutto così com’è.



E per la quale la verità è quella raccontata dai tigì di punta,

non esistono mai secondi fini e progetti occulti,

l’autorità fa solo il bene del popolo,

obbedire è sempre meglio che riflettere

e sopravvivere molto meno scomodo che vivere.


Questa constatazione è dolorosa ma necessaria.

Implica il fare pace con traguardi grandiosi, lodevoli ma (almeno temporaneamente) impossibili.


Un proverbio soltanto è in grado di sintetizzare la situazione:

non c’è peggior sordo di chi non vuol sentire. E non c’è miglior vittima di chi non vuol essere salvato.

A tutti i (pochissimi) altri spetta comunque un compito costruttivo, e positivo, su cui concentrarsi
non già (e non solo) tentare di cambiare tutto il mondo,
quanto piuttosto sforzarsi di costruirne uno di nuovo per quanto piccolo
fatto di relazioni con chi ci sta, di complicità con chi ha capito, di connivenze con chi ha ancora l’uso della ragione.


Non è un atteggiamento disfattista, ma realista.


Si può ancora, si deve sempre, lavorare per la costruzione di micro-comunità di “svegli”.

I quali andranno a caccia di “risvegliati” o di “risvegliandi” con la stessa tenacia con cui i plotoni alpini di Figliuolo,
a partire dall’autunno prossimo venturo, andranno a caccia dei “dispersi”.

In un mondo diretto a precipizio verso l’abisso,
piccoli obbiettivi di “rivoluzione” personale e collettiva possono compensare la frustrante sensazione
(la pericolosa tentazione) di arrendersi perché non c’è più nulla da fare.

Anche se è vero, merita comunque di combattere affinché non sia mai vero per tutti.

Al resto penserà la manzoniana provvidenza.


Che, credeteci, esiste.
 
La famiglia è ormai divisa, da un lato, tra la forma tradizionale (altrimenti detta naturale),

quella che la vede come composta da uomo e donna e figli naturalmente concepiti,


dall’altro da una visione postmoderna, in cui il nucleo familiare si allarga

e arriva ad includere coppie dello stesso sesso e figli nati in maniera diversa dal concepimento naturale.


Come è cambiata e cambierà la famiglia?


Quale il suo ruolo nella società di oggi e di domani?
 

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