Per cortesia ripristinate il 3d di mototopo

società o esse "conformano" la società e ne inducono la struttura? In democrazia, la risposta dovrebbe essere la prima. Ma c’è sempre l'ombra della seconda...il "potere" tende a perpetuarsi, forzando le regole che, nello Stato "democratico di diritto" ne disciplinano la legittimazione. Ultimamente, poi, la seconda si profila piuttosto...ingombrante, nella sintesi "lo vuole l'Europa". Ma non solo. Per capire il fenomeno, useremo la analisi economica del diritto.






























REFERENDUM, SPREAD, CRISI BANCARIA, OMT, MEMORANDUM E...LA GRANDE TRANVATA [/paste:font]


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1. Ooops! Fanno una scoperta...
ALLARMISTI PER IL SÌ - Ft: "Se vince il No, Italia fuori da euro". Confindustria: "Si fermano investimenti". Ma per Nyt il problema è un altro

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Naturalmente non spiegano bene perché il referendum si colleghi all'uscita dall'euro dell'Italia.
Anzi, dicono che per il New York Times "il problema sarebbe un'altro" (come vedremo): non il referendum in sé, ma le sofferenze creditizie in Italia, cioè, l'Unione bancaria che, (ma si ostinano a non voler unire i puntini), coincide con l'euro.
E ciò in quanto l'Unione bancaria è il meccanismo assicurativo dei Paesi creditori all'interno di un sistema in cui le insolvenze diffuse sono la conseguenza degli strumenti di correzione degli squilibri commerciali determinati dalle svalutazioni competitive tedesche, poste in essere in violazione dei trattati, ma tollerate dalle istituzioni €uropee...
E tollerate, anzi avallate, in quanto soggette all'indirizzo politico imposto dal paese che ha vinto la guerra commerciale che l'euro era programmato ad innescare: secondo la previsione della "economia sociale di mercato fortemente competitiva".
Questo bel concetto-chiave, come evidenziava Guarino nel 1993, è in sè il preannuncio (pretesamente) costituzionalizzato (art.3, par.3, del Trattato) di un liberoscambismo, interno all'€uropa, inscindibilmente funzionale ad un sistema di guerra commerciale permanente, che premia il paese più spregiudicatamente dedito al mercantilismo imperialista: che vuol dire, teso a sottomettere, economicamente e politicamente i paesi vicini appropriandosi della loro domanda in grave violazione della "causa" (formalmente) coooperativa dei trattati (v. qui, pp. 3 e 4).
2. Dunque l'euro è lo strumento politico di ridisegno sociale che porta dritti a quelle stesse sofferenze.
L'Unione bancaria è il garzone inviato dal droghiere tedesco a riscuotere i sospesi.
Ma...
Cosa c'entra il referendum con tutto questo?
Poco o nulla.
Immaginiamo che non si fosse percorsa, da parte dell'attuale governo italiano, la priorità della riforma costituzionale e la si fosse lasciata a tempi economicamente più propizi (è una mera ipotesi astratta: non esisteranno mai tempi propizi dentro l'unione monetaria)...

2.1. Ebbene, la presente situazione di redde rationem bancario, che può diventare l'epicentro di una crisi finanziaria mondiale, si sarebbe egualmente manifestata in ogni suo elemento: anzi, probabilmente anche prima, perché, in assenza di una scadenza referendaria in cui il governo "deve" sostenere col consenso la propria proposta, si sarebbe giunti più rapidamente a chiarire che, per MPS, così come per le altre situazioni di bilancio di altri istituti bancari italiani, la situazione non è risolvibile dal "mercato" e che si arriverà al sacrificio degli obbligazionisti, (gli azionisti hanno visto e vedranno praticamente azzerati i loro valori), e, successivamente, dei depositanti.
Con, inoltre, il passaggio del controllo del sistema bancario nazionale in mano a "investitori esteri", a prezzi stracciati, accompagnato dall'espropriazione accelerata del patrimonio immobiliare delle famiglie e degli assets aziendali delle imprese strozzate dal credit crunch e dall'austerità fiscal€.
3. La stessa Banca d'Italia, in uno studio del 2016, verificando i valori delle garanzie sottostanti alle "sofferenze", nel paragrafo sulle "principali determinanti delle differenze tra valore di bilancio e prezzo di mercato delle sofferenze", enuncia subito la tragica prospettiva che si sta abbattendo su sistema bancario e risparmio delle famiglie italiane:
"E' noto che il valore di bilancio (net book value, NBV) delle sofferenze è significativamente superiore a quello che gli investitori attivi in questo mercato (tipicamente fondi di tipo speculativo – hedge funds – internazionali) sono disposti a pagare.".
E mi fermo qui.
Perché questo è il problema attualissimo di MPS, laddove, dalla determinazione dell'esatto prezzo di (s)vendita degli NPLs, dipende la determinazione dell'esatto ammontare dell'aumento di capitale che, però, nessuno pare deciso a sottoscrivere.
Anche perché il sistema generatore di sofferenze, cioè l'austerità fiscale e la moneta unica, è ancora in vigore e addirittura in accelerazione applicativa.
Tant'è che oggi, su "Il giornale" si fanno quattro calcoli sulle esigenze sistemiche di ricapitalizzazione bancaria...pubblica.

3. "Mani straniere" interverranno solo quando si potranno impadronire di tutto, banche, complessi aziendali e patrimonio immobiliare, a prezzi ancora più stracciati.
Basta attendere e, intanto, farsi pagare lautamente gli incarichi di advisor su soluzioni che non risolvono nulla (finché non si giunge a questo punto finale di svendita).
Tant'è vero che secondo la Voce.info, "va in scena un bail-in mascherato", poichè:


Laddove, come abbiamo altrettanto visto, lo Stato italiano non potrebbe intervenire, anche fingendo che si potesse incrementare l'indebitamento annuale violando il fiscal compact (come fanno tutti gli altri paesi UEM, d'altra parte: ma per loro senza alcuna conseguenza); e questo, data la disciplina specifica degli "aiuti di Stato", in cui è incorsa l'Italia, a seguito dell'incauta e incondizionata (molti dicono, impropriamente, retroattiva) adesione all'Unione bancaria. Tanto più che, anche su questo, la Corte €uropea e la Vestager si sono già pronunciate e non c'è da farsi alcuna illusione.
4. Interessante, in tutto questo agitarsi della stampa portavoce dei "mercati", la posizione di Munchau: il referendum, in caso di esito negativo sull'approvazione della riforma,infatti:
"potrebbe accelerare il cammino verso l'uscita dall'euro. Se Matteo Renzi dovesse risultare sconfitto, come annunciato si dimetterebbe, portando al caos politico. Gli investitori potrebbero pensare che sarebbe finita. Il 5 dicembre, l'Europa potrebbe svegliarsi con un immediata minaccia di distintegrarsi".
Più asciuttamente, anche Goldman&Sachs la pensa come Munchau:
"Da No rischi per banche più deboli". Il referendum italiano costituisce "un rischio materiale per le previsioni di crescita" del nostro paese".
4.1. Senza giri di parole ipocrite, invece, il New York Times, va al sodo e prescinde dal referendum, come la logica delle imponenti ragioni sopra esposte impone, e focalizza sui soli effetti destabilizzanti dell'Unione bancaria, implicitamente consapevole che, semmai, il referendum ne ha solo ritardato l'emersione: parla infatti di 'Slow-motion banking crisis' evidenziando che
"un quinto di tutti i prestiti nel sistema bancario italiano sono classificati come problematici, per un totale di 360 miliardi di euro alla fine dello scorso anno secondo l'Fmi. Un valore che rappresenta il 40% di tutte le sofferenze dei paesi dell'area euro. Goodman cita poi i recenti problemi attraversati da Deutsche Bank ma dice anche che se l'istituto tedesco è stata la crisi del momento, l'Italia è la minaccia perpetua che potrebbe, in oggi momento, presentarsi al mondo con una brutta sorpresa".
5. Ma l'artificio di Munchau, nell'alterare i nessi causali della imminente crisi finanziario-bancaria che incombe sull'Italia, non pare tanto un endorsement per il "sì", che fatto da un tedesco potrebbe anzi risultare indigesto all'elettorato italiano, quanto un "gancio" lanciato alle infinite capacità di salvezza dell'eurozona escogitate da Draghi.
Ed infatti, resta fermo che, per i tedeschi, l'obiettivo più vantaggioso derivabile dall'Unione bancaria è quello di poter imporre, - come corrispettivo alla istituzione di una garanzia comun€ dei depositi...(per il 2024, cioè a sistema bancario italiano passato di mano!)-, il rating dei titoli pubblici e il conseguente obbligo delle banche italiane detentrici di liberarsi massicciamente di quelli detenuti, che sarebbero costrette a svalutare in bilancio, aprendo così la via a rendimenti molto più alti.
Quindi si avrebbe quel radicale reinnalzamento degli spread, - che i mercati sembrano già "scontare"-, in modo da divenire, i tedeschi stessi, i sottoscrittori e acquirenti di tali titoli, potendo così, grazie al flusso di interessi così realizzabile, provvedere al loro disastrato sistema previdenziale, pubblico e privato.
E quale miglior garanzia di erogazione delle pensioni tedesche si potrebbe trovare che non il "trasferimento" in Germania delle tasse pagate dai contribuenti italiani?
Ora, in questa ottica, l'allusione al referendum pare costituire un mezzo di pressione, via FT, affinchè Draghi attui finalmente l'OMT e "aiuti" gli italiani nel limitare il danno da spread con acquisti mirati.

5.1. Solo che, piccolo particolare, l'OMT, cioè il famoso "whatever it takes", si può realizzare oggi solo alle condizioni precisate nella sentenza della Corte di giustizia €uropea che, nella sostanza, ha dato ragione alla Germania, specificando che:
"Le caratteristiche specifiche del programma OMT non consentono di affermare che esso sia equiparabile a una misura di politica economica.

Per quanto riguarda il fatto che l’attuazione del programma OMT è subordinata al rispetto integrale, da parte degli Stati membri interessati, di programmi di aggiustamento macroeconomico del Fondo europeo di stabilità finanziaria (FESF) o del Meccanismo europeo di stabilità (MES), non si può certo escludere che tale caratteristica abbia incidenze indirette sulla realizzazione di taluni obiettivi di politica economica. Tuttavia, simili incidenze indirette non possono implicare che il programma OMT debba essere considerato come una misura di politica economica, poiché risulta dai Trattati dell’Unione che, fatto salvo l’obiettivo della stabilità dei prezzi, il SEBC contribuisce alle politiche economiche generali nell’Unione".
5.2. Dunque, i "programmi di aggiustamento macroeconomico" assomigliano in tutto e per tutto ai memorandum imposti alla Grecia: sarebbe un'occasione, sanzionata dal previsto accordo necessario tra BCE e Commissione, per imporre da subito - oltre che un'ondata di privatizzazioni firesalesdel residuo settore industriale pubblico, pensate a quello della difesa, così alla ribalta in questi giorni post-elezione di Trump - il rating e gli obblighi di cessione del debito pubblico italiano.
Poi, in questo "memorandum" di imposizioni teratologiche e "creative", potrà pure essere previsto un salvataggio bancario pubblico, ma in vista della successiva cessione, sul "mercato degli investitori" esteri (naturalmente), delle partecipazioni statali acquisite sottoscrivendo gli aumenti di capitale, e, soprattutto, finanziato con una bella patrimoniale straordinaria sul patrimonio mobiliare e immobiliare degli italiani.

Tutti vecchi pallini tedeschi. Via BCE e trattamento "Grecia"...
 
associazione di idee
L’Italia è sovragestita dalla P1, massoni traditori e terroristi
Scritto il 08/10/16 • nella Categoria: segnalazioni Condividi


Dietro la nascita del 5 Stelle ci sono degli equivoci, e dei personaggi equivoci. Chi sta dietro Grillo si è abbastanza impegnato, coinvolgendo i livelli più alti dei 5 Stelle, in una frequentazione abituale di luoghi, ambasciate e consolati americani dove ricevono indicazioni che purtroppo poi mettono in pratica. Quindi il problema è che noi in Italia siamo sovragestiti. Non mi riferisco a tutto il mondo americano, ma a delle massonerie reazionarie che sono specializzate nel controllo delle rivoluzioni: praticano le contro-rivoluzioni controllando le rivoluzioni. E’ una vecchia pratica, è un’operazione riuscita a grandissimi livelli. Se pensate che in questo momento, tramite ambienti americani piuttosto precisi, figure come Michael Ledeen e compagnia cantante sponsorizzano tanto Renzi che Di Maio, ho l’impressione che il voto del referendum per certi aspetti sia inutile. Perché se Renzi vince (Renzi, non la riforma) diventa forte e ce lo dobbiamo tenere. Se Renzi perde, e diventa debole, ce lo teniamo lo stesso. Non cambia niente: perché un Renzi debole viene gestito in un modo, un Renzi forte viene gestito in un altro.
Tra l’altro, vorrei smentire che Renzi sia a tutt’oggi massone. Ha fatto più volte domanda, e non l’hanno mai fatto entrare: perché questa sua graziosa abitudine di “fottere” il prossimo e di non mantenere mai un impegno politico spinge tutti quanti a tenerlo sulla soglia. La prossima volta che Renzi vuol fare un accordo con una forza politica, deve ipotecare la casa dal notaio, perché tutti sanno che non mantiene mai nulla. E dopo aver “fregato” una pletora di persone con lo stesso metodo – Berlusconi, Enrico Letta, Bersani – capirai se qualcuno fa più accordi con lui… Il problema della nostra posizione politica attuale è che noi, in ogni caso, siamo sovragestiti – ma talmente sovragestiti che, ai suoi tempi, questo personaggio che vorrei far conoscere ai più, che si chiama Michael Ledeen, ha sponsorizzato diversi personaggi. Il primo, nell’ordine? Craxi. E siccome poi l’ha fregato in una straordinaria telefonata relativa a Sigonella, quando se ne parlava, poi a Craxi prendeva l’orticaria. Poi ha sponsorizzato Di Pietro. E poi ha sponsorizzato Grillo.
Purtroppo noi siamo sovragestiti. Dobbiamo prescindere dai personaggi. Adesso tutta l’Italia è convinta che Renzi sia il male assoluto. E non sa che quello che prenderà il posto di Renzi è sovragestito. Se non smantelliamo la sovragestione, non abbiamo sovranità – non ce l’abbiamo più, da quarant’anni. E’ possibile abbatterla, la sovragestione? Se Galileo e Giordano Bruno si fossero posti il problema e avessero ragionato solo nei termini delle loro esistenze, noi saremmo ancora alla Controriforma. Anche se il gioco del potere pretende il contrario, noi dobbiamo prescindere dalla nostra esistenza: dobbiamo fare questa battaglia perché bisogna farla. Se uno non lotta per la sua libertà, per che cosa lotta? Poi non necessariamente raggiunge l’obiettivo relativamente alla sua libertà. Ma scopre, nel percorso, che la lotta è per la libertà. Ed è una lotta per gradi, perché il potere è uno schema astratto. Il potere ti compra, ti coinvolge, ti gestisce, magari a volte senza che neanche te ne accorga. Ha gestito personaggi di un’intelligenza straordinaria. Ma è una battaglia che dobbiamo fare, prescindendo dalle nostre esistenze. Guai se non la facciamo, pensando che, tanto, nell’arco della nostra vita non succede niente.
Cos’è che ha smantellato il potere nel corso del XX Secolo, e c’è parzialmente riuscito? Le ideologie. Sono le ideologie che ti consentono di superare – con la speranza, la convinzione, la coerenza – l’arco breve della tua vita. Tutti coloro che iniziano una rivoluzione pensando di usufruire dei suoi effetti, in realtà sono destinati a non farla, la rivoluzione. E’ questo il problema: dobbiamo tornare ad avere progetti che prescindono anche da noi stessi. Serve un progetto nel quale si possa credere, non una tattica per la quale si possa vivere bene. La tattica prevede che tu debba magiare e star bene il giorno stesso, al massimo il giorno dopo. La strategia è quella che mira a costruire. E’ quello che la massoneria ha perso, negli anni. La catatteristica dei massoni medievali qual era? Costruivano cose che sfidavano i secoli – con un sistema, una filosofia, una dottrina di vita. Nel momento in cui la massoneria ha perso la “mission” del costruire, era inevitabilmente assoggettabile al potere, perché mancava il suo progetto. I Templari hanno perso Gerusalemme per colpa loro: e a cosa servivano, dei Templari, senza tempio? Erano destinati a morire, non potevano sopravvivere all’aver perso la loro “mission”. Poi sono stati sterminati, certo, ma era sopraggiunto anche un certo degrado presso di loro. Succede alle realtà, quando perdono il motivo per cui esistevano.
La politica ha perso il suo motivo di esistere. Ieri, la politica fabbricava progetti, idee, modelli di società. Li pensava. Si scontrava, ma per quelli – non per chi si aggiudicava una maggior fetta di potere. Il potere non è una cosa negativa di per sé, ma quando diventa astratto, quando diventa un fine anziché un mezzo, dove vai? Le cose non sono mai come sembrano. In un recente studio ho provato – con ragionamenti e documenti – che c’è stato un periodo in cui Mussolini, da mangiapreti, è diventato l’uomo dei Patti Lateranensi. In quel periodo, prendeva uno stipendio dai servizi segreti inglesi – quelli che poi dicono di essere laici. La cultura anglosassone, in nome di un potere astratto, si allea con chi le conviene. E chi le conviene, in Italia? Il Vaticano, che è il suo contrario – è il contrario della massoneria illuministica. Il problema, quindi, è che il potere è diventato qualcosa di astratto. Non puoi più giudicarlo in funzione di appartenenze: non gli conviene avere appartenenze. Oggi bisogna prescindere dalle appartenenze, e valutare il potere per quello che è: non esiste più la religione, esiste la religione del potere.
Il fatto che ci siano personaggi dei servizi segreti (anche esteri) che operano all’interno di istituzioni non mi meraviglia, perché noi, in realtà, servizi segreti nostri non li abbiamo mai avuti. Il Sismi ha sempre avuto una struttura sovragestita, che io ho chiamato P1, ammessa da tutti. Francesco Pazienza, attualmente ancora in carcere, è uno che si è salvato la pelle parlando a metà. C’è un suo memoriale che praticamente lo ammette: dice che c’era una struttura Super-Sismi, collegata a sovragestioni connesse con la P2 in maniera non ufficiale (quella che io chiamo P1, e di cui nessuno parla) e praticamente questo organismo era autorizzato a entrare in tutti i nostri ministeri, perché figuravano come pratiche di intelligence nazionali, e non lo erano. Chi si era indotto a smantellare questo tipo di struttura, collegata peraltro a una struttura finanziaria italiana che si chiama Banca d’Italia, era stato proprio Craxi. Il progetto di privatizzare la Banca d’Italia rispondeva a questa volontà. E difatti, l’attacco frontale a Craxi è iniziato – combinazione – quando ha mostrato ufficialmente questo progetto. Nel momento in cui Craxi ha detto “voglio smantellare, privatizzare la Banca d’Italia”, è stato organizzato l’assalto – assalto che lui si è andato anche a cercare con i suoi errori, per carità. Non voglio avviare impropriamente una mitizzazione del personaggio: lui ha favorito tutto questo. Ma è pratica costante del potere approfittare delle debolezze e degli errori altrui – se no come potrebbe, il potere, essere veramente un potere?
Noi in Italia siamo tuttora gestiti tramite la P1. Il potere le cose le fa sotto gli occhi di tutti. Tutti i giornali e i media parlano tranquillamente della P2 (della P3, della P4, della P5, della P6), ma nessuno si è mai chiesto fino in fondo perché si chiamasse P2. L’avete mai letta la spiegazione della Commissione Anselmi sul perché la P2 si chiamasse così? E’ una spiegazione ridicola: la vecchia loggia “Propaganda” sarebbe stata ricostruita secondo la nuova numerazione delle logge del Goi. E’ stata accettata acriticamente una evidente bugia del Grande Oriente d’Italia sui suoi archivi. Che aspettarsi, se la situazione sta in questi termini? E’ solo con la connivenza di tante persone che il potere può realizzare progetti così ambiziosi. E noi in Italia ci teniamo tuttora la P1, esattamente come negli anni Sessanta, senza che nessuno faccia un fiato. La massoneria aveva una mission di libertà, di indipendenza, di tutela dei diritti. Da quando quella missione si è smarrita, le cose sono andate come sappiamo. Gelli? E’ stato uno strumento di poteri infinitamente più alti. Coinvolgendo rapporti internazionali e il Super-Sismi, in Italia c’era una struttura al di sopra di Gelli, che ha utilizzato la P2 solo per le “pulizie di casa”.
Quando dagli archivi del Goi è emersa una ricostruzione della P2 che comincia dalla data in cui Gelli diventa “venerabile”, io francamente non ci ho creduto. E non ci credo tuttora. Anche perché nessuna documentazione è stata raccolta, dalla Commissione Anselmi, su cosa sia successo – in quella che il Goi dice essere P2 – fino al 1970. Chi era il “venerabile” della P2 prima del 1970? Quando è stata ricostituita la loggia? Dov’è la bolla che ha ricostituito la “Propaganda” come “Propaganda 2”? Tutte domande rimaste senza risposta. Non sappiamo chi era il “venerabile” prima di Gelli, non sappiamo dell’attività della P2 prima del 1970, non sappiamo nulla. E allora mi pongo questo interrogativo: non è che si comincia da Gelli perché, quando è stata costruita la vicenda P2, probabilmente bisognava nascondere qualcos’altro? Sicuramente c’era una sovragestione.
Una sovragestione la vedo anche nella nascita del Movimento 5 Stelle – una sovragestione parallela all’operazione Di Pietro. Ma ho fiducia nel fatto che, con i giusti sviluppi e gli opportuni accorgimenti, il Movimento 5 Stelle possa essere un bene. Ho visto dirigenti capaci – molti li ho conosciuti anche personalmente. Hanno quello che serve nella politica: il progetto. Questo è un momento in cui la gente tende a disperarsi, a pensare che non ci siano soluzioni. E invece bisogna sempre sperare di poter cambiare le cose, perché altrimenti la vita diventa una cosa molto piccola – e rischiamo anche noi, inconsapevolmente, di essere il frutto di una sovragestione. Quindi in realtà il Movimento 5 Stelle io lo vedo come una grande speranza, anche nel senso di riuscire a portare un movimento nato in un certo modo in qualcosa di diverso. In questo c’è una visione alchimistica della massoneria: gli alchimisti veri non trasformano il piombo in oro, sanno perfettamente che nel piombo è già contenuto l’oro. Il Movimento 5 Stelle è una grande possibilità di rinnovamento del paese. E’ un grande movimento anche etico, che si sviluppa su basi etiche e progettuali.
Nel libro “Dalla massoneria al terrorismo” parto dalle origini leggendarie e poi storiche della massoneria, cito questa sua vocazione a essere costruttrice di civiltà, e amaramente arrivo alla condizione attuale, dove la massoneria stessa è diventata strumento di chi vuole dedicarsi alla distruzione. La caratteristica della sovragestione terroristica – che non è un’idea massonica, ma putroppo passa in questo momento storico tramite la complicità di una serie di realtà massoniche o para-massoniche – evidenzia questo paradosso: qualcosa che storicamente ha regalato all’umanità bellissime cattedrali e bellissime realtà, è diventato sostanziale strumento organizzativo della distruzione: il terrorismo è qualcosa che distrugge. Un massone come me lo sottolinea con dolore. Ma era inevitabile, vista l’evoluzione che c’è stata rispetto al tradimento delle origini della massoneria. Quando una serie di persone tradiscono le loro origini e il posto da cui vengono, le conseguenze sono queste.
Poi arrivo anche a descrivere come avviene, questa sovragestione, com’è cresciuta nel tempo, quali personaggi ne sono stati protagonisti – citavo prima Michael Ledeen, ma parlo anche di Gelli, che pure accettò il ruolo ancillare della P2. Nel libro parlo delle scorribande compiute dagli anni ‘60 agli anni ‘90. Ledeen è un personaggio di cui nessuno parla, ma è stato protagonista della vita pseudo-politica non solo del suo paese, ma anche del nostro: è la riprova del fatto che siamo un paese drammaticamente eterogestito. Per gli aspetti che vedono Gelli coinvolto nel tentato golpe Borghese ho attinto al mio archivio personale, all’archivio della “legittima e storica comunione di Piazza del Gesù”, e racconto un carteggio tra Caradonna e Di Tullio (che è stato il mio precessore), che comprova che – sia pure in buona fede – la massoneria nazionale era stata fortemente coinvolta nel golpe Borghese. E questo coinvolgimento – pensate, i paradossi della storia – non si è perfezionato perché è intervenuto Giulio Andreotti.
Cioè, Andreotti è intervenuto quando già erano state occupate le sedi Rai di Roma e Milano, rispettivamente da Giulio Caradonna e dallo stesso Carlo Alberto Di Tullio, e il vice di Gelli, Francesco Cosentino (un ex magistrato) era già nell’ufficio del presidente della Repubblica per convincerlo a firmare i vari decreti di sospensione dei diritti costituzionali. Così arrivò la telefonata di Andreotti, che dice a Gelli (cosa che Gelli ha riferito sia a Caradonna che a Di Tullio). Me lo confermò poi Andreotti stesso, quando lavorai per lui. Andreotti giustificò questa cosa sostenendo che lo avevano chiamato dall’America perché il colpo di Stato non avesse alcun esito.
E poi racconto la sovragestione del terrorismo. La verità vera è che in Italia l’ultimo soggetto che si è opposto a questi poteri e a questa realtà è stato Craxi. Dopo di lui, non si è opposto più nessuno – Berlusconi compreso – perché ognuno aveva degli interessi da tutelare: Berlusconi aveva le aziende, Monti comunque era uno della partita. Ognuno, sul prinicipio del “tengo famiglia”, che in Italia è assolutamente dominante, ha deciso di non opporsi più a nessuna manovra di sovragestione. Mentre fino ai tempi di Craxi almeno qualche tentativo di non subire la sovragestione c’era stato – e se pensate a Sigonella capite cosa intendo – da quel momento in poi non c’è stato più nessuno che abbia deciso che l’Italia dovesse prendere decisioni indipendenti. E questa è una realtà difficilmente discutibile, sfido chiunque a dire che non è vero. Nel libro dunque faccio questa “cavalcata”, confermata da una cosa che, una volta, per i massoni, aveva un significato di sacralità, e cioè la tavola sull’architetto di Vitruvio. Era un architetto romano, prestigiosissimo e tuttora studiato nelle università. Cosa fa, Vitruvio? Scrive quali devono essere le caratteristiche dei costruttori.
Questi stessi strumenti vengono oggi usati per distruggere, da questi attuali pseudo-massoni reazionari di cui fin dal 2003 avevo percepito drammaticamente l’esistenza e la potenza, prima che arrivasse il libro “Massoni” di Gioele Magaldi, col quale condivido la speranza vivificatrice che queste cose possano essee combattute. Nel mio libro, ricordo i principi di Vitruvio e dimostro come vengano applicati per distruggere, come venga messo in discussione lo stesso nascere della massoneria. Non è una difesa della massoneria, che è una dottrina e non ha bisogno di essere difesa da me. E’ solo un grave attacco a certi massoni, quello sì. Io non attacco mai il Cristianesimo, ma certi cattolici mi permetto di attaccarli: il Cristianesimo è comunque un’ideologia nobile, una filosofia di vita, una fede. Ma di alcuni personaggi del Cristianesimo, anche storici, non ho stima. Il mio è un libro di 200 pagine e contiene una postilla finale di Francesco Saba Sardi, “L’istituzione dell’odio”, fondamentale per capire certe cose.
 
associazione di idee
(Gianfranco Carpeoro, dichiarazioni rilasciate a “Border Radio” il 4 ottobre 2016, trasmissione web-radio ripresa anche su YouTube. Il libro “Dalla massoneria al terrorismo” – Uno Editori, 189 pagine, 13 euro – denuncia la “sovragestione” di potere diretta dall’élite massonica internazionale utilizzando i servizi segreti anche per operazioni come quella che oggi porta il nome di Isis).
Dietro la nascita del 5 Stelle ci sono degli equivoci, e dei personaggi equivoci. Chi sta dietro Grillo si è abbastanza impegnato, coinvolgendo i livelli più alti dei 5 Stelle, in una frequentazione abituale di luoghi, ambasciate e consolati americani dove ricevono indicazioni che purtroppo poi mettono in pratica. Quindi il problema è che noi in Italia siamo sovragestiti. Non mi riferisco a tutto il mondo americano, ma a delle massonerie reazionarie che sono specializzate nel controllo delle rivoluzioni: praticano le contro-rivoluzioni controllando le rivoluzioni. E’ una vecchia pratica, è un’operazione riuscita a grandissimi livelli. Se pensate che in questo momento, tramite ambienti americani piuttosto precisi, figure come Michael Ledeen e compagnia cantante sponsorizzano tanto Renzi che Di Maio, ho l’impressione che il voto del referendum per certi aspetti sia inutile. Perché se Renzi vince (Renzi, non la riforma) diventa forte e ce lo dobbiamo tenere. Se Renzi perde, e diventa debole, ce lo teniamo lo stesso. Non cambia niente: perché un Renzi debole viene gestito in un modo, un Renzi forte viene gestito in un altro.

Tra l’altro, vorrei smentire che Renzi sia a tutt’oggi massone. Ha fatto più volte domanda, e non l’hanno mai fatto entrare: perché questa sua graziosa abitudine di “fottere” il prossimo e di non mantenere mai un impegno politico spinge tutti quanti a tenerlo sulla soglia. La prossima volta che Renzi vuol fare un accordo con una forza politica, deve ipotecare la casa dal notaio, perché tutti sanno che non mantiene mai nulla. E dopo aver “fregato” una pletora di persone con lo stesso metodo – Berlusconi, Enrico Letta, Bersani – capirai se qualcuno fa più accordi con lui… Il problema della nostra posizione politica attuale è che noi, in ogni caso, siamo sovragestiti – ma talmente sovragestiti che, ai suoi tempi, questo personaggio che vorrei far conoscere ai più, che si chiama Michael Ledeen, ha sponsorizzato diversi personaggi. Il primo, nell’ordine? Craxi. E siccome poi l’ha fregato in una straordinaria telefonata relativa a Sigonella, quando se ne parlava, poi a Craxi prendeva l’orticaria. Poi ha sponsorizzato Di Pietro. E poi ha sponsorizzato Grillo.

Purtroppo noi siamo sovragestiti. Dobbiamo prescindere dai personaggi. Adesso tutta l’Italia è convinta che Renzi sia il male assoluto. E non sa che quello che prenderà il posto di Renzi è sovragestito. Se non smantelliamo la sovragestione, non abbiamo sovranità – non ce l’abbiamo più, da quarant’anni. E’ possibile abbatterla, la sovragestione? Se Galileo e Giordano Bruno si fossero posti il problema e avessero ragionato solo nei termini delle loro esistenze, noi saremmo ancora alla Controriforma. Anche se il gioco del potere pretende il contrario, noi dobbiamo prescindere dalla nostra esistenza: dobbiamo fare questa battaglia perché bisogna farla. Se uno non lotta per la sua libertà, per che cosa lotta? Poi non necessariamente raggiunge l’obiettivo relativamente alla sua libertà. Ma scopre, nel percorso, che la lotta è per la libertà. Ed è una lotta per gradi, perché il potere è uno schema astratto. Il potere ti compra, ti coinvolge, ti gestisce, magari a volte senza che neanche te ne accorga. Ha gestito personaggi di un’intelligenza straordinaria. Ma è una battaglia che dobbiamo fare, prescindendo dalle nostre esistenze. Guai se non la facciamo, pensando che, tanto, nell’arco della nostra vita non succede niente.

Cos’è che ha smantellato il potere nel corso del XX Secolo, e c’è parzialmente riuscito? Le ideologie. Sono le ideologie che ti consentono di superare – con la speranza, la convinzione, la coerenza – l’arco breve della tua vita. Tutti coloro che iniziano una rivoluzione pensando di usufruire dei suoi effetti, in realtà sono destinati a non farla, la rivoluzione. E’ questo il problema: dobbiamo tornare ad avere progetti che prescindono anche da noi stessi. Serve un progetto nel quale si possa credere, non una tattica per la quale si possa vivere bene. La tattica prevede che tu debba magiare e star bene il giorno stesso, al massimo il giorno dopo. La strategia è quella che mira a costruire. E’ quello che la massoneria ha perso, negli anni. La catatteristica dei massoni medievali qual era? Costruivano cose che sfidavano i secoli – con un sistema, una filosofia, una dottrina di vita. Nel momento in cui la massoneria ha perso la “mission” del costruire, era inevitabilmente assoggettabile al potere, perché mancava il suo progetto. I Templari hanno perso Gerusalemme per colpa loro: e a cosa servivano, dei Templari, senza tempio? Erano destinati a morire, non potevano sopravvivere all’aver perso la loro “mission”. Poi sono stati sterminati, certo, ma era sopraggiunto anche un certo degrado presso di loro. Succede alle realtà, quando perdono il motivo per cui esistevano.

La politica ha perso il suo motivo di esistere. Ieri, la politica fabbricava progetti, idee, modelli di società. Li pensava. Si scontrava, ma per quelli – non per chi si aggiudicava una maggior fetta di potere. Il potere non è una cosa negativa di per sé, ma quando diventa astratto, quando diventa un fine anziché un mezzo, dove vai? Le cose non sono mai come sembrano. In un recente studio ho provato – con ragionamenti e documenti – che c’è stato un periodo in cui Mussolini, da mangiapreti, è diventato l’uomo dei Patti Lateranensi. In quel periodo, prendeva uno stipendio dai servizi segreti inglesi – quelli che poi dicono di essere laici. La cultura anglosassone, in nome di un potere astratto, si allea con chi le conviene. E chi le conviene, in Italia? Il Vaticano, che è il suo contrario – è il contrario della massoneria illuministica. Il problema, quindi, è che il potere è diventato qualcosa di astratto. Non puoi più giudicarlo in funzione di appartenenze: non gli conviene avere appartenenze. Oggi bisogna prescindere dalle appartenenze, e valutare il potere per quello che è: non esiste più la religione, esiste la religione del potere.

Il fatto che ci siano personaggi dei servizi segreti (anche esteri) che operano all’interno di istituzioni non mi meraviglia, perché noi, in realtà, servizi segreti nostri non li abbiamo mai avuti. Il Sismi ha sempre avuto una struttura sovragestita, che io ho chiamato P1, ammessa da tutti. Francesco Pazienza, attualmente ancora in carcere, è uno che si è salvato la pelle parlando a metà. C’è un suo memoriale che praticamente lo ammette: dice che c’era una struttura Super-Sismi, collegata a sovragestioni connesse con la P2 in maniera non ufficiale (quella che io chiamo P1, e di cui nessuno parla) e praticamente questo organismo era autorizzato a entrare in tutti i nostri ministeri, perché figuravano come pratiche di intelligence nazionali, e non lo erano. Chi si era indotto a smantellare questo tipo di struttura, collegata peraltro a una struttura finanziaria italiana che si chiama Banca d’Italia, era stato proprio Craxi. Il progetto di privatizzare la Banca d’Italia rispondeva a questa volontà. E difatti, l’attacco frontale a Craxi è iniziato – combinazione – quando ha mostrato ufficialmente questo progetto. Nel momento in cui Craxi ha detto “voglio smantellare, privatizzare la Banca d’Italia”, è stato organizzato l’assalto – assalto che lui si è andato anche a cercare con i suoi errori, per carità. Non voglio avviare impropriamente una mitizzazione del personaggio: lui ha favorito tutto questo. Ma è pratica costante del potere approfittare delle debolezze e degli errori altrui – se no come potrebbe, il potere, essere veramente un potere?
 
associazione di idee
L’Italia è sovragestita dalla P1, massoni traditori e terroristi
Scritto il 08/10/16 • nella Categoria: segnalazioni Condividi

Noi in Italia siamo tuttora gestiti tramite la P1. Il potere le cose le fa sotto gli occhi di tutti. Tutti i giornali e i media parlano tranquillamente della P2 (della P3, della P4, della P5, della P6), ma nessuno si è mai chiesto fino in fondo perché si chiamasse P2. L’avete mai letta la spiegazione della Commissione Anselmi sul perché la P2 si chiamasse così? E’ una spiegazione ridicola: la vecchia loggia “Propaganda” sarebbe stata ricostruita secondo la nuova numerazione delle logge del Goi. E’ stata accettata acriticamente una evidente bugia del Grande Oriente d’Italia sui suoi archivi. Che aspettarsi, se la situazione sta in questi termini? E’ solo con la connivenza di tante persone che il potere può realizzare progetti così ambiziosi. E noi in Italia ci teniamo tuttora la P1, esattamente come negli anni Sessanta, senza che nessuno faccia un fiato. La massoneria aveva una mission di libertà, di indipendenza, di tutela dei diritti. Da quando quella missione si è smarrita, le cose sono andate come sappiamo. Gelli? E’ stato uno strumento di poteri infinitamente più alti. Coinvolgendo rapporti internazionali e il Super-Sismi, in Italia c’era una struttura al di sopra di Gelli, che ha utilizzato la P2 solo per le “pulizie di casa”.

Quando dagli archivi del Goi è emersa una ricostruzione della P2 che comincia dalla data in cui Gelli diventa “venerabile”, io francamente non ci ho creduto. E non ci credo tuttora. Anche perché nessuna documentazione è stata raccolta, dalla Commissione Anselmi, su cosa sia successo – in quella che il Goi dice essere P2 – fino al 1970. Chi era il “venerabile” della P2 prima del 1970? Quando è stata ricostituita la loggia? Dov’è la bolla che ha ricostituito la “Propaganda” come “Propaganda 2”? Tutte domande rimaste senza risposta. Non sappiamo chi era il “venerabile” prima di Gelli, non sappiamo dell’attività della P2 prima del 1970, non sappiamo nulla. E allora mi pongo questo interrogativo: non è che si comincia da Gelli perché, quando è stata costruita la vicenda P2, probabilmente bisognava nascondere qualcos’altro? Sicuramente c’era una sovragestione.

Una sovragestione la vedo anche nella nascita del Movimento 5 Stelle – una sovragestione parallela all’operazione Di Pietro. Ma ho fiducia nel fatto che, con i giusti sviluppi e gli opportuni accorgimenti, il Movimento 5 Stelle possa essere un bene. Ho visto dirigenti capaci – molti li ho conosciuti anche personalmente. Hanno quello che serve nella politica: il progetto. Questo è un momento in cui la gente tende a disperarsi, a pensare che non ci siano soluzioni. E invece bisogna sempre sperare di poter cambiare le cose, perché altrimenti la vita diventa una cosa molto piccola – e rischiamo anche noi, inconsapevolmente, di essere il frutto di una sovragestione. Quindi in realtà il Movimento 5 Stelle io lo vedo come una grande speranza, anche nel senso di riuscire a portare un movimento nato in un certo modo in qualcosa di diverso. In questo c’è una visione alchimistica della massoneria: gli alchimisti veri non trasformano il piombo in oro, sanno perfettamente che nel piombo è già contenuto l’oro. Il Movimento 5 Stelle è una grande possibilità di rinnovamento del paese. E’ un grande movimento anche etico, che si sviluppa su basi etiche e progettuali.

Nel libro “Dalla massoneria al terrorismo” parto dalle origini leggendarie e poi storiche della massoneria, cito questa sua vocazione a essere costruttrice di civiltà, e amaramente arrivo alla condizione attuale, dove la massoneria stessa è diventata strumento di chi vuole dedicarsi alla distruzione. La caratteristica della sovragestione terroristica – che non è un’idea massonica, ma putroppo passa in questo momento storico tramite la complicità di una serie di realtà massoniche o para-massoniche – evidenzia questo paradosso: qualcosa che storicamente ha regalato all’umanità bellissime cattedrali e bellissime realtà, è diventato sostanziale strumento organizzativo della distruzione: il terrorismo è qualcosa che distrugge. Un massone come me lo sottolinea con dolore. Ma era inevitabile, vista l’evoluzione che c’è stata rispetto al tradimento delle origini della massoneria. Quando una serie di persone tradiscono le loro origini e il posto da cui vengono, le conseguenze sono queste.

Poi arrivo anche a descrivere come avviene, questa sovragestione, com’è cresciuta nel tempo, quali personaggi ne sono stati protagonisti – citavo prima Michael Ledeen, ma parlo anche di Gelli, che pure accettò il ruolo ancillare della P2. Nel libro parlo delle scorribande compiute dagli anni ‘60 agli anni ‘90. Ledeen è un personaggio di cui nessuno parla, ma è stato protagonista della vita pseudo-politica non solo del suo paese, ma anche del nostro: è la riprova del fatto che siamo un paese drammaticamente eterogestito. Per gli aspetti che vedono Gelli coinvolto nel tentato golpe Borghese ho attinto al mio archivio personale, all’archivio della “legittima e storica comunione di Piazza del Gesù”, e racconto un carteggio tra Caradonna e Di Tullio (che è stato il mio precessore), che comprova che – sia pure in buona fede – la massoneria nazionale era stata fortemente coinvolta nel golpe Borghese. E questo coinvolgimento – pensate, i paradossi della storia – non si è perfezionato perché è intervenuto Giulio Andreotti.

Cioè, Andreotti è intervenuto quando già erano state occupate le sedi Rai di Roma e Milano, rispettivamente da Giulio Caradonna e dallo stesso Carlo Alberto Di Tullio, e il vice di Gelli, Francesco Cosentino (un ex magistrato) era già nell’ufficio del presidente della Repubblica per convincerlo a firmare i vari decreti di sospensione dei diritti costituzionali. Così arrivò la telefonata di Andreotti, che dice a Gelli di fermarsi (cosa che Gelli ha riferito sia a Caradonna che a Di Tullio). Me lo confermò poi Andreotti stesso, quando lavorai per lui. Andreotti giustificò questa cosa sostenendo che lo avevano chiamato dall’America perché il colpo di Stato non avesse alcun esito.

E poi racconto la sovragestione del terrorismo. La verità vera è che in Italia l’ultimo soggetto che si è opposto a questi poteri e a questa realtà è stato Craxi. Dopo di lui, non si è opposto più nessuno – Berlusconi compreso – perché ognuno aveva degli interessi da tutelare: Berlusconi aveva le aziende, Monti comunque era uno della partita, e così via. Ognuno, sul prinicipio del “tengo famiglia”, che in Italia è assolutamente dominante, ha deciso di non opporsi più a nessuna manovra di sovragestione. Mentre fino ai tempi di Craxi almeno qualche tentativo di non subire la sovragestione c’era stato – e se pensate a Sigonella capite cosa intendo – da quel momento in poi non c’è stato più nessuno che abbia deciso che l’Italia dovesse prendere decisioni indipendenti. E questa è una realtà difficilmente discutibile, sfido chiunque a dire che non è vero. Nel libro dunque faccio questa “cavalcata”, confermata da una cosa che, una volta, per i massoni, aveva un significato di sacralità, e cioè la tavola sull’architetto di Vitruvio. Era un architetto romano, prestigiosissimo e tuttora studiato nelle università. Cosa fa, Vitruvio? Scrive quali devono essere le caratteristiche dei costruttori.

Questi stessi strumenti vengono oggi usati per distruggere, da questi attuali pseudo-massoni reazionari di cui fin dal 2003 avevo percepito drammaticamente l’esistenza e la potenza, prima che arrivasse il libro “Massoni” di Gioele Magaldi, col quale condivido la speranza vivificatrice che queste cose possano essee combattute. Nel mio libro, ricordo i principi di Vitruvio e dimostro come vengano applicati per distruggere, come venga messo in discussione lo stesso nascere della massoneria. Non è una difesa della massoneria, che è una dottrina e non ha bisogno di essere difesa da me. E’ solo un grave attacco a certi massoni, quello sì. Io non attacco mai il Cristianesimo, ma certi cattolici mi permetto di attaccarli: il Cristianesimo è comunque un’ideologia nobile, una filosofia di vita, una fede. Ma di alcuni personaggi del Cristianesimo, anche storici, non ho stima. Il mio è un libro di 200 pagine e contiene una postilla finale di Francesco Saba Sardi, “L’istituzione dell’odio”, fondamentale per capire certe cose.

(Gianfranco Carpeoro, dichiarazioni rilasciate a “Border Nights” il 4 ottobre 2016, trasmissione web-radio ripresa anche su YouTube. Il libro “Dalla massoneria al terrorismo” – Uno Editori, 189 pagine, 13 euro – denuncia la “sovragestione” di potere diretta dall’élite massonica internazionale utilizzando i servizi segreti anche per operazioni come quella che oggi porta il nome di Isis).

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by Fabio Lugano
TARGET 2: CURIOSAMENTE E’ PRO USCITA DALL’EURO.



Un carissimo amico mi ha mandato l’ultimo grafico Banca d’Italia sui saldi Target 2, in cui si misurano i saldi finanziari fra le diverse banche centrali e quindi le movimentazioni finanziarie fra i diversi stati dell’UME. Ricordiamo che la posizione non viene ad indicare, di per se, un debito o un credito, ma solo una posizione di movimentazione fra le varie aree. Anzi il fatto che si sia mosso il saldo è significativo che NON esistono debiti fra le diverse aree dell’UME.



Cosa ci dice la composizione di questo saldo, soprattutto in un’ottica di eventuale euroexit?

  1. Che non vi è più flusso di finanziamento estero del debito pubblico italiano, quindi in caso di uscita dall’euro non ci sarebbe choc sistemico;
  2. che molti risparmiatori italiani stanno investendo in titoli di altri paesi UME, quindi salvaguarderebbero i loro risparmi;
  3. che il saldo in Conto Corrente ed in Conto Capitale è positivo, quindi avremmo un flusso finanziario anche nel caso di uscita;
  4. il maggior finanziatore attuale è la BCE. Quindi un ente che può assorbire perdite da svalutazione…
Sembra che tutto il sistema si sia preparato al patatrac. Sarà un caso o un movimento cosciente e calcolato. Una eventuale svalutazione per uscita, vedrebbe questa situazione:

a) un incremento dei saldi attivi da partite correnti, dopo un iniziale e si spera breve peggioramento, per l’aumento dei prezzi delle importazioni in attesa del riaggiustamento produttivo. Però i saldi sono positivi, quindi non avremmo problemi monetari;

b) perdite di operatori esteri su titoli italiani minimizzate;

c) utili di operatori italiani per l’acquisto di titoli soggetti a rivalutazione.

A quando eurobreak ?
 
L'€UROPA E LA LIBERTA' DI VOTO MINACCIATA IN ITALIA: E' INVECE GIUNTO IL TEMPO DI "RICOSTRUIRE" [/paste:font]


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PER LA RICOSTRUZIONE D'ITALIA - RISORGERE,RICOSTRUIRE, ASCENDERE - BUON SENSO E TRICOLORE - B522 " | In vendita su Delcampe"
1. Il tema muove, come risulta scientificamente corretto, da una prospettiva storica che consenta una "interpretazione autentica" del fenomeno della costruzione europea da parte di chi è stato protagonista dell'Assemblea Costituente.
Come sappiamo, il Quarto Partito (qui, p.2) aveva da subito sabotato l'attuazione della Costituzione per vanificarla con una "costituzione economica" alternativa a quella che stava prendendo vita in Costituente, concordata tra confindustria e banca d'Italia, come ci riferisce Carli, parlando esplicitamente di "difesa dello Stato minimo borghese" (qui pp.6-8), così confermando il noto discorso di De Gasperi.
L'interpretazione autentica possiamo attribuirla, in primo luogo e a buon diritto, a Lelio Basso, che indica con chiarezza i legami tra irrompente federalismo europeo e difesa dello Stato minimo borghese, respinto dalla Costituzione e, come tale, con essa geneticamente incompatibile.
Le sue parole sono di una chiarezza assoluta, che non dovrebbe lasciare dubbi a tutti coloro che, in Italia, si collocano nella tradizione della "sinistra":
"l’internazionalismo del proletariato si fonda sull'unità e sulla solidarietà di popoli in cui tutti i cittadini, attraverso l'abolizione dello sfruttamento di una società classista, conquistano LA PROPRIA COSCIENZA NAZIONALE… il nostro internazionalismo non ha nulla di comune CON QUESTO COSMOPOLITISMO DI CUI SI SENTE TANTO PARLARE E CON IL QUALE SI GIUSTIFICANO E SI INVOCANO QUESTE UNIONI EUROPEE E QUESTE CONTINUE RINUNZIE ALLA SOVRANITÀ NAZIONALE.
L’internazionalismo proletario NON RINNEGA IL SENTIMENTO NAZIONALE, NON RINNEGA LA STORIA, ma vuol creare le condizioni che permettano alle nazioni diverse di vivere pacificamente insieme.
Il cosmopolitismo di oggi che le borghesie nostrane e dell'Europa affettano è tutt'altra cosa: è rinnegamento dei valori nazionali per fare meglio accettare la dominazione straniera… Noi sappiamo che in questa lotta il proletariato combatte insieme per due finalità e che in questa lotta esso ACQUISTA CONTEMPORANEAMENTE LA COSCIENZA DI CLASSE E LA COSCIENZA NAZIONALE, ponendo le basi per un vero internazionalismo, per una federazione di popoli liberi che non potrà essere che socialista! (Vivissimi applausi e congratulazioni)” [L. BASSO, discorso del 13 luglio 1949, in Il dibattito sul Consiglio d’Europa alla Camera dei deputati, ora in Mondo operaio, 10 settembre 1949, 3-4-]."
2. Neppure, in epoca più tarda, Lelio Basso rivide questa opinione, semmai esprimendola in termini più "idealistici": cioè tali da essere compresi anche da coloro che, nel frattempo, si volevano collocare all'interno del processo di costruzione europea e della incessante propaganda neo-liberista, accuratamente camuffata, che ne è lo strumento inscindibile. Si tratta, cioè, di quel "conformismo europeista", e censorio di ogni dissenso, che Luigi Spaventa aveva evidenziato nel dibattito alla Camera sull'adesione allo SME).
Le parole di Basso rimangono comunque una presa di distanza (v.p.7) dal "cosmopolitismo delle borghesie nostrane e dell'Europa" che rinnegano i valori nazionali per fare meglio accettare la dominazione straniera:
“…penso che la battaglia per la democrazia nei singoli paesi debba essere prioritaria rispetto ai fini federalisti…ci sono cose che vanno, secondo me, profondamente meditate. A me, se così posso dire, la sovranità nazionale non interessa; però c’è una cosa che mi interessa: è la sovranità democratica..."
3. A queste parole, vorremmo oggi aggiungere, come significativo complemento, illustrativo della omogeneità del pensiero democratico della Costituente, quelle di un altro suo importante protagonista: Giuseppe Di Vittorio, il più importante e autorevole sindacalista italiano del secondo dopoguerra, anch'egli eletto (eletto...) nell'Assemblea Costituente.
Di Vittorio compie una ricognizione dell'interesse nazionale, rispetto al liberoscambismo internazionalista propugnato da subito dal federalismo europeo, che fa leva su un elementare, quanto dimenticato, effetto distruttivo del comune sforzo di tutti i ceti produttivi. Questa perorazione, fatta nel 1952, in occasione dell'adesione italiana alla CECA, è tanto attuale da rivelarsi, oggi, ancor più profetica:
"Non è leale, ha continuato l'oratore, sostenere che solo i comunisti sono contrari al Piano Schuman. In Germania esso è sostenuto solo dai grandi capitalisti direttamente interessati ed è contrastato anche dai socialdemocratici, i quali giustamente lo considerano un ostacolo alla riunificazione del Paese. In Francia gli stessi industriali del complesso del Creusot sono contrari al pool perché minacciati direttamente. In Belgio il pool è avversato da esponenti di tutti i partiti. In Italia si sono dichiarati contro il pool la stragrande maggioranza dei lavoratori e perfino la Confindustria. Il senatore Jannaccone, e cioè un autorevole economista liberale, ha detto che il Piano è sorto da un'idea americana ed è caratterizzato dalle sottigliezze giuridiche francesi e dalla nebulosità tedesca. Il certo è dunque che non ha nulla di italiano! Né vale, ha continuato Di Vittorio, accusarci di "collusione" con gli industriali, giacché è noto che la classe operaia lotta contro gli industriali per la divisione del reddito delle industrie e non per la distruzione delle industrie.
In Italia il Piano Schuman è sostenuto soltanto dal ceto polico dirigente."
(Di Vittorio chiede di sospendere la ratifica del "Piano Schuman", L'Unità, 17 giugno 1952).
4. La "distruzione delle industrie", come sappiamo in base ad imponenti e incontestabili dati economici, è l'effetto della stabilità monetaria e dei prezzi in un'area liberoscambista che si appropria subdolamente della sovranità, con una gradualità funzionale a disattivare le resistenze dei popoli danneggiati, secondo le concordi affermazioni di Monnet e Amato (qui. p.2). Qui, mi pare appropriato aggiungere, alle molte citazioni già fatte, un'ulteriore supporto, (sempre segnalato da Arturo), fornitoci da Federico Caffè e che bene illustra il legame tra depauperamento industriale e riassetto sociale, in forma di "Stato minimo", che l'€uropa ha sempre voluto in danno dell'interesse democratico nazionale:
"Per immotivata che sia, a mio giudizio, l’insorgenza critica nei confronti della tutela pubblica del benessere sociale, ritengo che l ’effetto di gettare via un bimbo vitale insieme con l’acqua sporca del bagno in cui era immerso si sia già verificato.
...Non erano in gioco (per lo meno allo stato dell’attuale strumentalizzazione) problemi di «clientelismo» o di ingenti disavanzi previdenziali, allorché Luigi Einaudi considerava la «pensione di vecchiaia» come «un povero surrogato di quel più alto tipo di società nella quale essa è inutile perché il vecchio possiede nella casa propria, nel podere ereditato e costrutto pezzo a pezzo, nel patrimonio formato con il risparmio volontario, nell’affetto di una famiglia saldamente costituita il presidio sicuro contro l’impotenza della vecchiaia»."

5. Come stia andando a finire, proprio sul piano dell'alta disoccupazione strutturale e della distruzione della copertura pensionistica (e sanitaria), a seguito dell'austerità fiscale funzionale al mantenimento della moneta unica, lo sappiamo bene.
Quanto valesse l'idea di Einaudi che l'intervento dello Stato, nell'attività economica, come nella connessa erogazione del welfare, fosse un elemento di ostacolo alla crescita ed alla prosperità nazionale (!), e che, pertanto, occorresse disattivarlo mediante il federalismo interstatale europeista, come concepito dal suo amico Hayek, ce lo fa capire l'economista De Cecco (qui, p.5), parlando delle "privatizzazioni". Ci è stato detto, per decenni, che, grazie ad esse, permettendoci di avere i "conti in ordine" secondo i parametri €uropei, avremmo raggiunto l'agognata competitività e la crescita (che stiamo tutt'ora aspettando):
"Perché le privatizzazioni degli anni Novanta sono state un fallimento?
Sono state le più grandi dopo quelle inglesi e hanno cambiato la faccia dell’industria italiana senza fare un graffio al deficit pubblico. Se si voleva distruggere l’industria italiana ci sono riusciti. Ma non credo che Prodi volesse distruggere quello che aveva contribuito a creare. Questo risultato non è stato voluto, ma è sicuro che sia stato assolutamente deleterio.
Gli studi della Banca d’Italia dimostrano che al tempo l’industria di Stato faceva ricerca per tutto il sistema economico italiano. Dopo le privatizzazioni, chi ha preso il posto dell’Iri, ad esempio, non l’ha voluta fare.
Siamo rimasti senza un altro pilastro importante della politica industriale, mentre si continuano a fare solenni discorsi sull’istruzione, sulla ricerca o la cultura. In questi anni è stato distrutto tutto. Su questo non ci piove.
Le prime privatizzazioni sono state fatte per imposizione della City di Londra. Siamo stati ricattati. Credo che era molto difficile per le autorità politiche riuscire a sottrarsi, dati i precari assetti politici che anche allora ci affligevano
".
5.1. E venendo perciò all'attualità, cioè alla riforma costituzionale oggettivamente e esplicitamente voluta dall'€uropa e sorretta dalle oscure minacce dei mercati e dei grandi gruppi finanziari sovranazionali, è giunto invece, ormai, il tempo di ricostruire seguendo l'interesse democratico nazionale.
Senza ulteriori manomissioni della Costituzione.
La Venice Commission, invece, le predica e riesce a imporcele, e le fa figurare come un adeguamento alle esigenze prioritarie dei mercati, di fronte ai quali nessun diritto, di nessun rango costituzionale, deve poter resistere.
Un adeguamento poi ri-denominato, per renderlo (forse) più accettabile, "lo vuole l'€uropa".
Ma non si tratta di un adeguamento della Costituzione "formale" alla realtà costituzionale "materiale".
5.2. Si tratta piuttosto di un'ulteriore forzatura della legalità inviolabile della nostra democrazia sostanziale, come ci mostra con lucidità inesorabile, Paolo Maddalena, Presidente emerito della Corte costituzionale.
"Si tratta di scegliere, non tra una formulazione o un’altra delle norme costituzionali, ma tra due diverse idee di democrazia, tra due sistemi economici e politici diversi e più propriamente tra il sistema “keynesiano” (presupposto dalla vigente Costituzione), che ci ha assicurato trenta anni di benessere nel secondo dopoguerra, e il sistema “neoliberista”, che dagli inizi degli anni ottanta si sta subdolamente infiltrando nella nostra legislazione democratica, fino al punto di chiedere oggi una sostanziale modifica della Costituzione.
Sistema keynesiano e sistema neoliberista.
Si tenga presente che il neoliberismo agisce sottilmente con attendismo e senza proclamazioni di principi. Esso tenta, in buona sostanza a sostituire, al principio costituzionale della difesa della dignità della “persona umana”, il principio del “massimo profitto” degli speculatori finanziari, ritenendo, erroneamente, che “l’accentramento” della ricchezza e quindi l’annientamento della circolazione monetaria sia un bene da perseguire. In sostanza esso vuole l’arricchimento di pochi e l’immiserimento di tutti gli altri.
...
L’adeguamento della Costituzione alla volontà della finanza.
Qui non si tratta di adeguare la Costituzione formale (la nostra Costituzione repubblicana) ad una Costituzione “materiale” che si sarebbe già affermata. Qui si tratta di piegare la Costituzione vigente alla volontà prepotente della finanza che agisce nell’oscurità e ottiene l’asservimento proditorio della politica e vuole imporre dal di fuori una nuova Costituzione.
La Costituzione materiale infatti presuppone che la generalità dei cittadini abbia espresso con i suoi comportamenti una nuova “opinio iuris ac necessitatis”, un nuovo modo di regolamentare le cose e i rapporti tra i cittadini. Ma quale cittadino ha mai condiviso questo sistema che ha portato a una disoccupazione insopportabile, alla regalia delle grandi reti di distribuzione, alla privatizzazione delle banche pubbliche e delle industrie pubbliche, alla chiusura delle industrie private e dei numerosi capannoni disseminati in tutta Italia, alla svendita delle isole, delle montagne, dei migliori tratti di costa, dei monumenti artistici e storici di valore inestimabile, alla svendita dell’intero territorio, demani compresi, e quindi alla recessione, e a una miseria senza nessuna possibilità di ripresa?
Si badi bene che questo nuovo sistema economico e sociale, nel quale è già caduta irrimediabilmente la Grecia (della quale nessuno più parla) è stato subdolamente attuato con leggi del nostro Stato approvate da politici asserviti alla finanza, facendo credere che si trattasse di norme di settore, ma che invece erano attuazione di un ben preciso e studiato sistema che ci ha portati tutti alla rovina
 
AL Parisi su Black Friday – Venerdì Santo alla rovescia
OBAMA, PULIZIE DI FINE STAGIONE. UCCIDE I CAPI DI AL NUSRA, MOLLA KIEV…
Maurizio Blondet 13 novembre 2016 12


Le esecuzioni sono già in corso. “Chi assassina gli ufficiali di Al Qaeda dopo il 9 novembre?” domanda il benissimo informato Meyssan. “Per il momento non è chiaro se siano regolamenti di contri tra bande rivali o l’amministrazione Obama stia cancellando le tracce dei suoi delitti”.

Non occorre disporre di profonde fonti d’intelligence per sapere che la risposta esatta è la seconda. L’ha scritto il Wahington Post il 10 novembre: “Alti funzionari del Dipartimento di Stato” hanno informato il giornale che Obama non poteva più permettersi di “trattare col diavolo” per esercitare una pressione militare sul presidente Bachar al-Assad”. Obama avrebbe ordinato di localizzare ed uccidere tutti i dirigenti di Al Qaeda attivi in Siria, anche con droni.

https://www.washingtonpost.com/world/national-security/obama-directs-pentagon-to-target-al-qaeda-affiliate-in-syria-one-of-the-most-formidable-forces-fighting-assad/2016/11/10/cf69839a-a51b-11e6-8042-f4d111c862d1_story.html

E anche i WP non aveva bisogno di chissà quali fonti anonime: bastava che andasse sul sito del Dipartimento Usa del Tesoro per vedere che il detto Ministero comunicava: “Abbiamo smesso di pagare i qaedisti”. Beninteso, il linguaggio non è così esplicito, ma lo è abbastanza: “L’ufficio per il Controllo degli Attivi Esteri” (il Tesoro ha appunto un ufficio con questo nome) ha agito oggi per interrompere le operazioni militari, di reclutamento e finanziamento del Fronte Al Nusra. Specificamente il detto ufficio ha indicato quattro leader di Al Nusra – Abdallah Muhammad Bin-Sulayman al-Muhaysini, Jamal Husayn Zayniyah, Abdul Jashari, and Ashraf Ahmad Fari al-Allak – in coordinamento col Dipartimeno di Stato, come individui responsabili di fornire al Al Nusra sostanziale sostegno finanziario e logistico, dal reclutamento di combattenti alla raccolta di fondi”. Si può leggere qui:

https://www.treasury.gov/press-center/press-releases/Pages/jl0605.aspx



Quei quattro fanno quasi pena, poveracci. Più che capi militari, erano probabilmente i capi-contabili e ragionieri del Jihad, e il Tesoro li conosce benissimo, visto che quasi certamente faceva a loro i bonifici, riempiendoli di quattrini. Sempre il Washington Post ci ha spiegato, il 12 giugno 2015, che la CIA, col suo direttore John Brennan, aveva speso un miliardo di dollari l’anno in armi, addestramento e quattrini per questi ribelli “moderati”, “una delle più grandi operazioni coperte della CIA”.

https://www.washingtonpost.com/world/national-security/lawmakers-move-to-curb-1-billion-cia-program-to-train-syrian-rebels/2015/06/12/b0f45a9e-1114-11e5-adec-e82f8395c032_story.html

Il primo dei nominati, Al-Muhaysini, un imam saudita, in carriera per diventare il futuro Bin Laden, era sicuramente un buon amico. Tanto che il giovanotto accanto a lui nella foto (Al-Muhaysini), è il “giornalista “ e propagandista di Al Qaeda in Siria Hadi Abdullah, era stato premiato da Reporters Sans Frontières con il Press Freedom Price.


Muhaysini e il giornalista premiato
https://rsf.org/en/news/2016-rsf-tv5-monde-press-freedom-prize-prize-awarded-syrian-and-chinese-journalists-website

E che Reporters san Frontières sia pesantemente infiltrato dalla Cia, e riceva contributi annuali dal National Endowment for Democracy , che è un braccio del Congresso Usa, l’ha rivelato dal 2008 non un blog complottista, ma il franecse Le Figaro.

les révélations du Figaro sur le financement de reporters sans frontières



Adesso, a secco. Anzi, fatti secchi. Ciò perché, spiega il “grande giornale” Washington Post, “il presidente Obama non vuole che questo gruppo [Al Nusra] erediti la Siria: non è un’opposizione sostenibile, perché è l’organizzazione di Al Qaeda”. E lui, il Nobel per la Pace, si allarma che si formi “ una nuova base operativa di Al Qaeda alla porta dell’Europa Meridionale”. Lo fa per il nostro bene, insomma. Commuove vedere che Obama abbia preso coscienza che Al Nusra e Al Qaeda sono la stessa cosa: ancora ad ottobre assicurava che era l’opposizione moderata, da far partecipare alla transizione democratica del dopo-Assad; e i cui gruppi democratici erano così mescolati ai militanti veramente terroristi che – nonostante le insistenze di Mosca – Washington non riusciva a separare e distinguere. Giungendo a minacciare la guerra a Mosca perché Putin, invece di bombardare l’ISIS, bombardava “i nostri terroristi”. Quelli che già il ministro degli esteri francese Laurent Fabius 28 gennaio 2013 aveva riconosciuto: sul terreno, in Siria , stanno facendo un buon lavoro” (bon boulot) . Quella Al Nusra a cui l’Occidente non ha esitato di fornire, ancora due mesi fa, armamento a tonnellate includi mezzi corazzati.

Adesso basta: Obama chiude il teatrino e fa le pulizie di fine mandato. Un cambiamento che il giornale libanese Al-Akhbar trova “spettacolare”, tanto da non vedervi “un ripiegamento da parte di Obama, ma come un’alternativa per conservare Al Qaeda come mezzo di pressione attivo per condurre il presidente Assad ad una dimissione volontaria.. Privati dei loro capi, gli elementi di Al Nusra dovranno forzatamente fondersi con gli altri gruppi terroristi non catalogati Al Qaeda…In altre parole, invece di rispondere all’esigenza russa di separar i terroristi di Al Nusra dai pretesi oppositori armati moderati, Obama cerca di fondere i primo coi secondi”. Interpretazione di cui lasciamo la responsabilità al giornale libanese.

http://www.al-akhbar.com/node/267976

Fatto sta che adesso Obama non lascia testimoni di quell’amicizia. Sembra proprio (ma possiamo sbagliare) che la sconfitta della Clinton lo abbia costretto ad abbandonare quel progetto, consistente nel fare della Siria un territorio di transito di un oleodotto che portasse il greggio e gas dal Katar all’Europa, allo scopo di staccare gli europei dalla dipendenza da Mosca come fornitore energetico. Un progetto caldeggiato da Hillary quando era segretaria di Stato, convintissima dalle ricche donazioni dei sauditi e dell’emiro del Katar.

Secondo la Reuters, questi ed altri donatori hanno contribuito alla campagna presidenziale Hillary 900 milioni di dollari. “La sconfitta di Hillary significa la perdita del loro investimento per grandi donatori come George Soros, l’industria della difesa e l’Arabia Saudita, sunteggia il Deutsche Wirtschaft Nachrichten.

les révélations du Figaro sur le financement de reporters sans frontières

Hanno investito sul cavallo sbagliato. E così il progetto è sconfitto. Oltre 400 mila morti (non sono state scoperte tutte le fosse comuni disseminate dai jihadisti in Irak e Siria), 3 o quattro milioni di profughi e sfollati, le infrastrutture sistematicamente distrutte dall’aviazione americana, un paese civile in ogni caso smembrato; destabilizzazione sanguinosa e ferite che non si rimarginano (milizie curde stanno combattento con truppe turche) infinite menzogne dei media sul mostro Assad che “gasa il suo stesso popolo”, sui russi che “bombardano i bambini ad Aleppo”…ed ora finisce come se niente fosse? Perché Trump ha detto venerdì che per lui bisogna combattere l’ISIS, non Assad.

Rapida anche la sparizione dell’appoggio americano al regime golpista di Kiev. Michael McFaul, l’ex ambasciatore Usa in Russia fino al 2014, dichiarato persona non grata perché stava organizzando una “primavera colorata” (è la sua specialità), ha twittato il 9 novembre: “Il più gran perdente stanotte: l’Ucraina. La vostra sola speranza (dice rivolto ai golpisti che l’America ha messo al potere) è fare seriamente le riforme e tenervi amici gli europei”. Insomma ce li accolla. Frattanto, Saakashvili, il georgiano messo a fare il governatore di Odessa per i suoi meriti anti-russi, ha attaccato il presidente Poroshenko e tutto il governo golpista; si agita, secondo gli analisti, per farsi notare da Donald Trump sperando di essere scelto a sostituire Porochenko, in una imminente normalizzazione. Anche qui : un paese distrutto economicamente, centinaia dimorti ammazzati fra Kiev ed Odessa, 5 miliardi spesi dalla Nuland per staccare l’Ucraina dalla Russia – e adesso si chiude, come si chiude un ombrello se smette di piovere. E Trump non è nemmeno ancora insediato.


Ucraini, fate le riforme
La velocità e la disinvoltura con cui l’amministrazione uscente liquida e chiude queste tragedie che ha provocato e sostenuto per 5 anni, con miliardi di dollari, ha qualcosa di ancor più mostruoso dell’averle scatenate. Accusa l’artificialità, la pretestuosità criminale della guerra in Siria come del golpe in Ucraina; un costo in pura perdita che, cessata la volontà politica, si disinveste in poche ore, allegramente, come una finzione ormai insostenibile. Si dà ordine di uccidere i capi di Al Nusra, si abbandonano i golpisti di Kiev al loro collasso economico – sostenuti fino a ieri con esborsi miliardari del Fondo Monetario – e gli si dice: tenetevi amici gli europei, fatevi mantenere da loro. Se vi riesce.
 

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