Per cortesia ripristinate il 3d di mototopo


Massoni terroristi, quella dell’élite è una religione segreta
03/12 •

C’era una volta il massone. Un giorno indossò il cappuccio ma dimenticò squadra e compasso, fino a diventare qualcos’altro. Un paramassone: non più un iniziato che cerca la divinità, ma un contro-iniziato che si crede Dio. Sembra una fiaba nera, ma sta dando spettacolo: la grande crisi e il grande terrorismo non sono che due facce, entrambi atroci, dello stesso show. Ed è così potente, l’incantesimo, da incrinare la storia, compromettendo la pace sin dal dopoguerra, già da Yalta, quando i massoni Roosevelt e Churchill – insieme a Stalin – non accordano ai palestinesi la nascita di un loro Stato, in equilibrio col futuro Stato ebraico, innescando così il provvidenziale focolaio da cui nascerà il primo terrorismo dell’Olp. Quando il miracolo economico travolge anche l’Italia, spalancando orizzonti impensabili, viene fermato e “sacrificato” l’uomo che meglio incarnava un possibile futuro democratico anche per gli arabi, Enrico Mattei. Se ancora l’Europa crede in un modello diverso, democratico, in Svezia viene prontamente ucciso l’apostolo del welfare, Olof Palme. E in Israele finisce assassinato Rabin, colpevole di aver costruito una vera pace geopolitica, che coincide con «una autentica pax massonica». Morte a Rabin, dunque, perché l’odio deve continuare a vincere. Fino a quando?
Può sembrare incredibile, ma Gianfranco Carpeoro – l’autore del saggio “Dalla massoneria al terrorismo”, che denuncia la matrice massonica della “sovragestione” del terrorismo, attraverso élite che controllano servizi segreti – sostiene che, in fondo, la colpa è nostra. O meglio: la nostra ignoranza consente al super-potere di manipolarci indisturbato, costruendo mostri. Capeoro cita il suo antico maestro, Francesco Saba Sardi, grande intellettuale inserito dal Quirinale tra le più eminenti personalità culturali della storia italiana: nel mini-saggio “Istituzione dell’ostilità”, riportato testualmente nel libro di Carpeoro, Saba Sardi (traduttore di Borges, Simenon, Pessoa, Joyce e Garcia Marquez, nonché biografo di Picasso) sostiene che solo la nostra disponibilità all’odio ci rende inconsapevoli “soldati” della causa altrui, nient’altro che docili strumenti. Siamo pigri, non ci accorgiamo di vivere in un Truman Show. Prendiamo per buono perfino l’Isis, il cui capo – il “califfo”Abu-Bakr Al Baghdadi – fu stranamente liberato nel 2009 dal centro di detenzione di Camp Bucca, in Iraq, dopo esser stato affiliato alla Ur-Lodge “Hathor Pentalpa”, nella quale (secondo Gioele Magaldi, autore del libro “Massoni”) hanno militato George W. Bush e Condoleezza Rice, il politologo Michael Ledeen, Nicolas Sarkozy, Tony Blair, il leader turco Erdogan.
Impressionante, nella ricostruzione di Carpeoro, l’affollamento dei messaggi simbolici che “firmano” i recenti attentati in Francia, affidati a manovalanza islamista: se la strage del Batalclan (13 novembre) è il “calco” della data-simbolo della persecuzione dei Templari, mentre quella di Nizza (14 luglio) colpisce al cuore i valori della Rivoluzione Francese, “sacri” per la massoneria democratica, devastando peraltro la città natale del massone progressista Garibaldi, anche gli attacchi di Bruxelles (aeroporto e metropolitana, “come in cielo, così in terra”) richiamano universi simbolici tutt’altro che islamici, «secondo un preciso schema operativo – scrive Carpeoro – che sceglie di utilizzare un linguaggio estraneo o addirittura “avverso” agli esecutori», giusto per inquinare le acque. Bruxelles, 22 marzo: stessa data del decreto di soppressione dei Templari, nel 1312. Giorno fatale, il 22 marzo: nel 1457, Gutenberg stampò la prima Bibbia. Nel 1831 venne fondata la Legione Straniera, in funzione anti-araba. Ancora: sempre il 22 marzo (del ‘45) nasceva la Lega Araba, «che l’Isis vede come il fumo negli occhi». E nel 2004 venne ucciso a Gaza lo sceicco Ahmed Yassin, leader spirituale di Hamas. Ma il fatidico 22 marzo “parla” anche ai cattolici osservanti: le letture liturgiche per la messa di quel giorno propongono la restaurazione del regno di Israele (Isaia), che abbreviato è “Is”, come “Islamic State”.
Non è un gioco: per Carpeoro, la matrice massonica della “sovragestione” ricalca in modo quasi maniacale – ribaltandoli – gli insegnamenti di Vitruvio, «personaggio storico che ha avuto grande rilievo nella massoneria», perché nel “De Architectura” il grande architetto romano enuclea i principi-cardine, anche etici e spirituali, che devono orientare la scienza della costruzione, riflesso terreno della bellezza universale. Ebbene, i contro-iniziati che incarnano la “sovragestione” li ribaltano in modo puntuale e speculare, secondo lo stereotipo del satanismo: «Hanno utilizzato tutti gli strumenti descritti da Vitruvio: le lettere, per organizzare la disinformazione; il saper disegnare, per delineare il simbolismo dei loro atti; la geometria, per concatenare le distruzioni; l’ottica, per stabilire i punti di osservazione; l’aritmetica, per i tempi degli attentati; la storia, per il linguaggio simbolico delle date». I fantasmi della “sovragestione” «sono colti, sanno disegnare», padroneggiano matematica e filosofia, medicina e giurisprudenza, astronomia e astrologia». Chi sono, in realtà?
Massoni, tutti. O forse no: si tratta di paramassoni, ma in fondo ormai «è solo questione di termini», ammette Carpeoro, che – massone lui stesso, già gran maestro dell’“obbedienza” di Palazzo Vitelleschi, poi dimissionario dopo aver disciolto la sua stessa loggia – accusa la massoneria di aver “perso l’anima”, riducendosi a mera struttura di potere. Nel suo libro accenna alle origini mistiche della libera muratoria (bibliche, egizie) come cemento culturale delle primissime corporazioni, quelle dei costruttori di cattedrali, gelosi custodi dei loro “segreti professionali”, basati sulla sacralizzazione del lavoro al servizio della bellezza. Poi, con la fine dei grandi edifici sacri, la nascita della massoneria “speculativa”, tra ortodossia metodologica e devianze, sbandamenti, infiltrazioni. Pietra miliare, il 1717: brucia Londra, ma l’architetto Chistopher Wren, leader della massoneria inglese, incaricato di riedificare la città, rifiuta di ricostruire il Tempio. «Il 1717 è considerato l’anno di nascita della massoneria moderna, ma in realtà segna l’inizio della fine della vera massoneria», network necessariamente cosmopolita che, come tale, faceva gola al potere: gli ex costruttori di cattedrali erano un’élite della conoscenza ben radicata in tutta Europa.
Più che gli Illuminati di Baviera, il gruppo visionario creato sempre nel ‘700 da Jean Adam Weischaupt (nuovo ordine mondiale da costruire radendo al suolo il sistema, cominciando dall’abolizione della proprietà privata), secondo l’indagine di Carpeoro la malapianta della “sovragestione” che sta minacciando il pianeta va ricercata nel pensiero oligarchico di personalità più recenti e magari sconosciute ai più, come Joseph Alexandre Saint-Yves, marchese d’Alveydre, un medico francese di fine ‘800 che compare tra le figure di maggior rilievo dell’esoterismo del XIX secolo. Al sorgere del socialismo (e dell’anarchia), Saint-Yves contrappose la “sinarchia”: un modello di governo pre-ordinato, basato su schemi universali, con «ruoli e funzioni sociali secondo un ordine di strati e condizioni rigide, in una concezione piramidale della società». Il tutto, «legittimato da una mistica teocratica tipica delle società più antiche», Egitto e Persia, India. «Significa che alcuni sono naturalmente destinati a comandare». In altre parole, l’esoterista Saint-Yves (fervente cattolico, in strettissimi rapporti col Vaticano) «auspicava il governo di un’élite predestinata e piuttosto aristocratica».
Pochissimi sanno “quel che si deve fare”, tutti gli altri devono sottostare alle indicazioni dell’élite. E’ qualcosa di davvero diverso dal pensiero che sembra promanare da Christine Lagarde del Fmi, che Magaldi dichiara affiliata alle Ur-Lodges “Three Eyes” e “Pan-Europa”? E’ tempo di sacrifici? Bisogna (“dovete”) soffrire? A parlare è il marchese Saint-Yves o Mario Monti (Gran Loggia di Londra e Ur-Lodge “Babel Tower”), o magari il “venerabile” Mario Draghi della Bce (“Edmund Burke”, “Pan-Europa”, “Compass Star-Rose”, “Three Eyes” e “Der Ring”)? La nascita delle superlogge internazionali era assolutamente ineluttabile, osserva Carpeoro: la stessa tensione civile e sociale che durante l’Illuminismo aveva condotto i massoni a battersi per «i valori democratici e libertari, propri della dottrina muratoria» condusse le logge di fine ‘800 a coordinarsi, «anche al di fuori dell’organizzazione rituale», affiliando – nelle Ur-Lodges – anche «presidenti, banchieri, industriali», non necessariamente passati per la tradizionale procedura iniziatica.
Per quello spiraglio, sottolinea Carpeoro anche nell’articolata trattazione del capitolo italiano su Gelli e la P2 (dove emerge un’Italia di fatto tuttora “sovragestita” da una fantomatica P1, protetta da silenzi e omissioni), il potere avrebbe definitivamente svuotato il network massonico di ogni autentica valenza esoterica e libertaria. Tutto sarebbe ridotto a una piramide che parla una sola lingua, quella del denaro, imposta con la globalizzazione forzata del pianeta a beneficio di una casta di “eletti” che, della massoneria, mantengono solo il linguaggio cifrato, magari per “firmare” crisi, guerre e persino attentati terroristici, sanguinose tappe di una strategia della tensione progettata per imporre agli “inferiori” il dominio della paura. Cosa c’è nella testa dei fantasmi della “sovragestione”? Probabilmente, il verbo di Saint-Yves, la “sinarchia”, una filosofia addirittura mistica, secondo cui «l’élite è in armonia con le leggi universali è in pratica una classe sacerdotale». La “sinarchia”, conclude Carpeoro, è dunque «una forma di teocrazia, un governo di sacerdoti o di re-sacerdoti». Il dogma del rigore, imposto all’Europa, impossibile da discutere: «La “sinarchia” arriva a suggerire che quest’élite illuminata sia in diretto contatto con le intelligenze spirituali che governano l’universo e da cui riceve istruzioni». Per i comuni mortali, nessuna speranza. A meno che non si “risveglino”, nell’unico modo possibile: disertando, rifiutando la guerra che viene quotidianamente allestita.
(Il libro: Giovanni Francesco Carpeoro, “Dalla massoneria al terrorismo”, sottotitolo “Come alcune logge massoniche sono divenute deviate e come con i servizi segreti vogliono controllare il mondo”, Revoluzione edizioni, 192 pagine, euro 13,90).
C’era una volta il massone. Un giorno indossò il cappuccio ma dimenticò squadra e compasso, fino a diventare qualcos’altro. Un paramassone: non più un iniziato alla ricerca della divinità, ma un contro-iniziato che si crede Dio. Sembra una fiaba nera, ma sta dando spettacolo: la grande crisi e il terrorismo permanente non sono che due facce, entrambe atroci, dello stesso show. Ed è così potente, l’incantesimo, da incrinare la storia, compromettendo la pace sin dal dopoguerra, già da Yalta, quando i massoni Roosevelt e Churchill – insieme a Stalin – non accordano ai palestinesi la nascita di un loro Stato, in equilibrio col futuro Stato ebraico, innescando così il provvidenziale focolaio da cui nascerà il primo terrorismo dell’Olp. Quando il miracolo economico travolge anche l’Italia, spalancando orizzonti impensabili, viene fermato e “sacrificato” l’uomo che meglio incarnava un possibile futuro democratico anche per gli arabi, Enrico Mattei. Se ancora l’Europa crede in un modello diverso, socialista, in Svezia viene prontamente ucciso l’apostolo del welfare, Olof Palme. E in Israele finisce assassinato Rabin, colpevole di aver costruito una vera pace geopolitica, che coincide con «una autentica pax massonica». Morte a Rabin, dunque, perché l’odio deve continuare a vincere. Fino a quando?

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Cartolina dagli States: Il nuovo governo USA approverebbe brogli nel nostro referendum da parte dei supporter dei Clinton?



Non l’ho mai detto chiaramente per ovvie ragioni: oggi sono più tranquillo, ammetto che temevo che il clan Clinton potesse pensare di sovvertire il risultato delle urne americane cercando il colpo di coda nella notte dei delegati il 19 dicembre, quando il presidente eletto dovrà essere nominato ufficialmente. Chiaramente, sarebbe stato un colpo di mano per non dire di peggio. In effetti il piano “C” era davvero diabolico: prima Jill Stein opportunamente finanziata dai vari Soros di turno chiedeva il riconteggio, poi si andava alla votazione dei delegati col dubbio di brogli Trumpiani (come cambia velocemente il mondo). Dunque, oliando bene gli ingranaggi, in perfetto stile Clinton si trovavano delegati sufficienti per bloccare la votazione a far passare la nomina presidenziale in mano al Congresso. Da lì alla delegittimazione di Trump il passo sarebbe stato breve.



Bene, vediamo la nuova squadra di Trump e capiamo che dalla sua parte ha tutti i vertici militati inclusa intelligence e polizia (Flynn, Pompeo, Mattis oltre all’ammiraglio Rogers ed a politici diciamo “marziali”, parlo di Jeff Sessions di fatto a capo dell’FBI e di Rudy Giuliani vedremo se ai servizi segreti o alla Segreteria di Stato). In più vari giudici statunitensi si sono già esposti negando il riconteggio manuale chiesto dalla Stein, forse anche loro han capito che il Clan Clinton sta davvero delegittimando il paese. In tale contesto vedo davvero difficile un colpo di coda ed anzi sembra facile prevedere conseguenze pesanti per i destabilizzatori.

Oggi “Mad Dog” Mattis viene promosso a ministro della difesa, si attende l’approvazione del Congresso e vedremo se arriverà (…). Un gran generale James Mattis, osannato dai suoi, gli italiani dovrebbero conoscerlo bene (ed imparare a temerlo, vero Gentiloni?) visto che fu il comandante delle operazioni nella battaglia di Fallujah dove lo scomoda testimone chiamata Giuliana Sgrena aveva documentato la battaglia “dal di dentro” ed anche il possibile uso di armi anticonvenzionali.



Un militare vero Mattis, che non accetta i tradimenti – ci sarà da ridere nei rapporti con certi politici – e non avrebbe mai approvato quanto successo all’ambasciatore Stevens ed alla sua scorta, ucciso a Tripoli da mercenari si sussurra finanziati dagli USA senza copertura militare in quanto la politica lo voleva morto per aver scoperto le tresca del clan Clinton con il Qatar (…, un generale 4 stelle venne deposto perché si rifiutò di far morire i propri soldati di scorta a Stevens, il gen. Carter Ham, ndr). Pensate che a difendere l’ambasciatore USA, morto non in ambasciata ma in una villetta vicina (fu una esecuzione, con scempio del cadavere) andarono i libici per ordine italiano, peccato che il gen. G. Calligaris a capo dell’operazione Odissey Down lato italico non possa spiegarci cosa accadde quel giorno, il nostro morì in uno strano incidente nel bel mezzo dell’inchiesta sul gen. Ham. Chiaramente la spinta a far tacere Stevens arrivava dai comandi militari francesi sul territorio ed in nome dell’Europa (vedasi i contratti che i francesi poi firmarono in Qatar e emirati), ecco forse spiegato il livore dei militari USA per l’apparato di difesa EU in veste franco-tedesca [livore opportunamente tradotto in una strategica nomina NATO in Europa (Brunssum), sempre appannaggio franco-tedesco dai tempi di Eisenhower, al nostro generale Farina ed anche in presenza di un comandante supremo NATO europeo oriundo italiano (commento personale: situazione assolutamente incredibile)].

Anzi, forse tutti gli appartenenti al clan Clinton dovrebbero iniziare a preoccuparsi anche e soprattutto all’estero. Non è un caso che negli scorsi giorni dietro impulso del ministro Alfano sia stato richiesto dettaglio di tutte le indagini di polizia anche segrete in corso. Ed anche se non finalizzate (forse per scoprire se i politici nazionali saranno sotto attacco a breve?). Mossa senza senso, infatti i magistrati – soprattutto alcuni magistrati – si sono opposti.

Nel bene del Paese mi viene da fare una considerazione: se qualcuno pensa di fare brogli nell’elezione referendaria di domani, beh, auguri. Tanto per capirci, vista l’immane presenza militare USA in Italia, i servizi informativi alleati sul nostro territorio sono storicamente delegati ai militari, certamente allineati ai comandi politici della prossima amministrazione Trump (forse manca il probabile avvicendamento al comando della flotta US Navy di stanza a Napoli). Appunto, se ci saranno brogli in Italia, parlo degli stessi brogli non riusciti negli States per far eleggere l’avversario di Trump, beh, davvero auguri….



Saremmo tutti curiosi di sapere cosa pensa di tutto questo il nostro Matteo Renzi, visto che a tutti gli effetti – anche e soprattutto culturalmente, lui maestro del pay to play – l’ex sindaco fiorentino va considerato parte integrante della Fondazione Clinton, titolare in pectore della succursale nel nostro paese.

Fantomas per Mitt Dolcino
 
NO ALLA STRATEGIA RENZI
Posted on 27/11/2016 by admin

NO ALLA STRATEGIA RENZI

Il piano era di creare euforia e consenso legati alle riforme di Renzi per trasformare l’Italia in un paese governabile marionettando un solo uomo, cioè il segretario del partito di maggioranza relativa; per costituzionalizzare la subordinazione di Roma a Berlino e Parigi; e per completare il trasferimento-svendita a grandi banche straniere del controllo delle banche italiane, soprattutto di Banca d’Italia, dei loro assets positivi, e di altre aziende strategiche.

L’euforia e il consenso dovevano venire da una costellazione favorevole di fattori esterni all’Italia, dei cui effetti positivi su economia e occupazione si sarebbe però gloriato Renzi: bassi tassi, bassi prezzi del petrolio, basso corso dell’Euro, BCE che compera tutta la nuova emissione italiana di debito pubblico.

Ma, nonostante questo straordinario insieme di fattori propizi, l’economia italiana non si è riavviata – segno questo che è il sistema Italia è alla frutta. Il deficit e il debito pubblici sono peggiorati, come pure la produttività e la competitività rispetto agli altri paesi OCSE; e aumenta l’emigrazione di capitali e cervelli. A parte gli effetti provvisori e già scemati della costosa decontribuzione, il jobs act ha ridotto i diritti del lavoro e non ha aumentato strutturalmente gli impieghi. Le promesse di superare l’austerity merkeliana ed europea si sono dissolte o sono rinviate sine die di fronte al nein di chi comanda in Europa.

Inevitabilmente, malgrado le mancette degli 80 euro, l‘euforia si è sgonfiata e consensi per Renzi sono fortemente scesi dal 40% iniziale dovuto al marketing e all’effetto novità. I sondaggi danno stabilmente il “No” tra il 55 e il 53,5%. Salvo un loro errore clamoroso, il piano è fallito, anche perché Renzi e la Boschi si sono legati personalmente a questa riforma. Una riforma scellerata (nel senso latino del termine), che mira ad abolire lo stato di diritto, la rappresentanza democratica, la possibilità di opposizione e alternanza interna al sistema giuridico, e insieme, come dicevo, a costituzionalizzare, col nuovo art. 117, l’obbedienza dell’Italia a Berlino e Parigi via UE, dietro la simulata polemica con la Commissione europea e il governo Merkel. La dimostrazione delle mie affermazioni sulla riforma costituzionale si trova sul mio blog www.marcodellaluna.info nei miei articoli ART. 117: ITALIA SOTTOMESSA A BERLINO http://marcodellaluna.info/sito/2016/11/11/art-117-italia-sottomessa-a-berlino/ e LA PSEUDO- COSTITUZIONE RENZIANA http://marcodellaluna.info/sito/2016/06/04/3124/

Al governo e ai potentati che esso serve non resta che puntare su brogli massicci per vincere il referendum e insieme prepararsi a guidare gli sviluppi, in caso che perdano, mediante i soliti strumenti delle premi e dei ricatti finanziari e giudiziari. Per contrastare tale azione, sarà utilissimo far sapere all’opinione pubblica che, come ampiamente documentato dal dr Alessandro Govoni, la principale occupazione dei governanti italiani, perlomeno da Andreatta in poi, è stata quella di trasferire, senza che l’opinione pubblica capisse che cosa facevano, il risparmio, le risorse finanziarie, le migliori aziende, le imprese strategiche, tra cui soprattutto la Banca d’Italia, a multinazionali finanziarie straniere, in cambio di carriera assicurata in patria, in Europa, o nelle grandi banche saccheggiatrici che essi hanno servito, secondo il noto schema delle “porte girevoli”. Questo è il regime predica tanto su corruzione ed evasione, e presenta il supergarante Cantone. Il governo Monti, solo per citarne uno, ha raccolto 57 miliardi di tasse in più dagli italiani, affondando il settore immobiliare ed esasperando così la recessione, per dare aiuti alle decotte banche greche e non solo, con cui pagassero alle banche franco-tedesche i loro illeciti profitti ottenuti con prestiti predatori precedentemente concessi. Fu un enorme aiuto di stato a banche private, imposto dall’”Europa”; però ora l’”Europa” non consente al governo italiano di aiutare le proprie banche in crisi: devono essere spolpate da JP Morgan e soci, il cui uomo di fiducia, Morelli, è già stato messo da Renzi a capo di MPS.

Questi governi sopravvivono solo perché e finché la BCE continua ad assicurare artificialmente l’acquisto dei loro titoli pubblici, quindi perché e finché fanno ciò che chiede loro da BCE. La BCE li tiene in vita in questo modo per evitare che collassino mentre procede il programma di espianto e trasferimento all’estero delle risorse italiane: capitali, cervelli, aziende, mercati…

27.11.16 Marco Della Luna
 
Euro crisis dicembre 3, 2016 posted by Maurizio Gustinicchi
LOPS (SOLE24ORE), ANCORA UN PICCOLO SFORZO E SEI MACROECONOMICAMENTE ALLINEATO CON SCENARIECONOMICI

Tweet odierno dell’unico giornalista del Sole24 ore capace di raccontare la verità:



Solo che è ancora un po’ troppo “grillino” prima maniera (quelli del castacriccacorruzione) e non totalmente allineato col vecchio think tank ECONOMIA5STELLE.

Per questo, riprendendo i documenti sviluppati con Costi Rover, adesso gli spiego il salto logico finale che ancora gli manca.



Il pareggio di bilancio uccide il privato e gioca a favore di governo e banche.



In realtà nella vita di tutti i giorni ciò che uccide uno stato è solo l’INDEBITAMENTO ESTERO.

Essendo il bilancio composto da 3 macroaree, saldo pubblico, privato ed estero:



a saldo settoriale estero pari a zero, cosa ci interessa se lo stato si indebita per sostenere l’economia?

Nulla!

E per la spesa pubblica improduttiva?

Ci pensa lo stato spendendo adeguate risorse per la Guardia di finanza che, con sufficienti mezzi e personale, potrà meglio occuparsi di chi davvero si avvale della propria posizione di potere per indebiti arricchimenti.

Quindi, caro Vito, togli pure quell’inutile aggettivo “VIRTUOSA” in quanto essa è un ripetizione: la spesa pubblica è di per sé sempre virtuosa!

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Magaldi: Costituzione rovinata da Monti e becchini di Renzi
Scritto il 05/12/16 • nella Categoria: idee Condividi


Dopo Renzi, tocca a Padoan? «Dalla padella alla brace: rappresenta il peggio della tecnocrazia reazionaria europea, quella che impone l’austerity ad ogni costo». Gioele Magaldi è fra i quasi 20 milioni di italiani che hanno votato No al referendum, ma non si associa al «teatro degli sciacalli», cioè «quelli che oggi festeggiano la caduta del premier dopo aver votato, tutti quanti, l’inserimento del pareggio di bilancio in Costituzione». Era il 2012: il Parlamento, con Monti, causò il massimo “vulnus” mai inferto alla Carta costituzionale: lo Stato costretto a “pareggiare i conti”, impossibilitato a fare investimenti strategici. Un macigno, che il referendum del 4 dicembre non ha neppure sfiorato. «Gli italiani? Dopo il referendum sono nella merda esattamente come prima, e scusate il francesismo», dichiara a “Colors Radio” Magaldi, autore del saggio “Massoni” (Chiarelettere) che denuncia il ruolo occulto, nella politica, di 36 superlogge internazionali. Lo stesso Padoan – aggiunge Magaldi – è membro (con Massimo D’Alema) della “Pan-Europa” e della “Compass Star-Rose”, storica “Ur-Lodge” dell’ultra-destra, nel back-office del massimo potere, accanto alla “Three Eyes” di Kissinger (e Napolitano).
Pier Carlo Padoan? Uno dei tanti marxisti “pentiti”, passati al fronte opposto: «Da estrema sinistra era critico di Keynes quando la sua visione dell’economia era marxista», racconta Magaldi. «Adesso continua a odiare Keynes, ma da neoliberista convinto, tecnocrate e massone reazionario». Un interprete rigidissimo dell’ordoliberismo Ue: «Uno dei grandi problemi del governo Renzi è che aveva il cane da guardia Padoan a vigilare che il governo italiano potesse muoversi secondo quel “pilota automatico” annunciato da Mario Draghi». Nessun dubbio: «Se c’è un personaggio che rappresenta il peggio della tecnocrazia continentale, la garanzia del fatto che non ci discosteremmo mai dal paradigma dell’austerity, quello è Padoan». Tra parentesi: «Quali benefici la sua azione avrebbe portato agli italiani durante la sua permanenza al dicastero dell’economia?». Sarebbe grave, sostiene Magaldi, se Padoan dovesse sostituire Renzi. Nella Ur-Lodge “Pan Europa”, ha scritto nel suo libro, Padoan è in compagnia di Emma Marcegaglia, Christine Lagarde del Fmi, lo spagnolo Mariano Rajoy, pesi massimi Ue come Jean-Claude Trichet e José Manuel Barroso. Senza contare i “confratelli” dell’altra superloggia, la “Compass Star-Rose”: da Vittorio Grilli, ministro dell’economia con Monti, a Manuel Valls, fino a Christian Noyer, governatore della banca centrale francese.
Il povero Renzi? «E’ tutta colpa sua, paga per i suoi errori disastrosi», dice Magaldi. Il principale? «Il suo era sostanzialmente un bluff: ha fatto una riforma ridicola come il Jobs Act e si è limitato ad abbaiare contro Bruxelles, anziché chiedere all’Unione Europea di riscrivere le regole, innanzitutto, a cominciare proprio dal pareggio di bilancio». Ha solo e sempre “fatto finta”, Matteo: «Anziché imporre un’agenda diversa ha convocato a Ventotene Hollande e la Merkel, cioè gli esponenti del peggior potere tecnocratico del quale peraltro lo stesso Renzi ha cercato di far parte, chiedendo di essere accolto presso le superlogge conservatrici, anziché quelle progressiste». Politicamente morto? «Non è detto», anche se la botta è stata midiciale. «Ha comunque reagito alla disfatta con dignità e velocità, dimostrando di essere capace di risollevarsi». Forse, domani, lo aspetta «un’ultima chance per non essere solo una meteora», ma Renzi dovrebbe «passare dal bluff alla realtà», anche perché «con la sua capacità dialettica e col suo ritmo poteva battersi contro l’egemonia tecnocratica europea, anziché limitarsi a bluffare».
Per l’Italia, oggi, Magaldi vede aprirsi «una fase di caos che può anche diventare feconda», a patto però che i vicitori del round referendario si mettano a “fare sul serio”. I grillini, per esempio: «Spero non facciano come a Roma, dove ancora aspettiamo di vedere il cambio di passo: sarebbe imbarazzante scoprire che le alternative a Renzi hanno la stessa attitudine al bluff», dice ancora Magaldi. Il Movimento 5 Stelle? E’ autentico: «Non nasce per fare “gatekeeping”», cioè solo per arginare la protesta sociale. «L’ispirazione è in buona fede», anche se «le infiltrazioni sono sempre possibili, e la corruzione degli intenti anche». Il movimento fondato da Grillo «ha un grabnde problema: non sa ancora che cosa deve fare da grande», sostiene Magaldi. «Sa come raccogliere il malcontento, ma finora non ha saputo tradurlo in un progetto preciso, con un paradigma preciso». E purtroppo «non sono convincenti nemmeno un po’ alcuni suoi leader», come Di Maio e Di Battista, che «sembrano sempre preoccupati di dire la frase ad effetto anziché proporre una narrazione sostanzialmente diversa rispetto a quella che abbiamo avuto sinora». Servirebbe una battaglia contro il pareggio di bilancio, per esempio. Del quale Padoan sarebbe il più severo guardiano.
Dopo Renzi, tocca a Padoan? «Dalla padella alla brace: rappresenta il peggio della tecnocrazia reazionaria europea, quella che impone l’austerity ad ogni costo». Gioele Magaldi è fra i quasi 20 milioni di italiani che hanno votato No al referendum, ma non si associa al «teatro degli sciacalli», cioè «quelli che oggi festeggiano la caduta del premier dopo aver votato, tutti quanti, l’inserimento del pareggio di bilancio in Costituzione». Era il 2012: il Parlamento, con Monti, causò il massimo “vulnus” mai inferto alla Carta costituzionale: lo Stato costretto a “pareggiare i conti”, impossibilitato a fare investimenti strategici. Un macigno, che il referendum del 4 dicembre non ha neppure sfiorato. «Gli italiani? Dopo il referendum sono nella merda esattamente come prima, e scusate il francesismo», dichiara a “Colors Radio” Magaldi, autore del saggio “Massoni” (Chiarelettere) che denuncia il ruolo occulto, nella politica, di 36 superlogge internazionali. Lo stesso Padoan – aggiunge Magaldi – è membro (con Massimo D’Alema) della “Pan-Europa” e della “Compass Star-Rose”, storica “Ur-Lodge” dell’ultra-destra, nel back-office del massimo potere, accanto alla “Three Eyes” di Kissinger (e Napolitano).

Pier Carlo Padoan? Uno dei tanti marxisti “pentiti”, passati al fronte opposto: «Da estrema sinistra era critico di Keynes quando la sua visione dell’economia era marxista», racconta Magaldi. «Adesso continua a odiare Keynes, ma da neoliberista convinto, tecnocrate e massone reazionario». Un interprete rigidissimo dell’ordoliberismo Ue: «Uno dei grandi problemi del governo Renzi è che aveva il cane da guardia Padoan a vigilare che il governo italiano potesse muoversi secondo quel “pilota automatico” annunciato da Mario Draghi». Nessun dubbio: «Se c’è un personaggio che rappresenta il peggio della tecnocrazia continentale, la garanzia del fatto che non ci discosteremmo mai dal paradigma dell’austerity, quello è Padoan». Tra parentesi: «Quali benefici la sua azione avrebbe portato agli italiani durante la sua permanenza al dicastero dell’economia?». Sarebbe grave, sostiene Magaldi, se Padoan dovesse sostituire Renzi. Nella Ur-Lodge “Pan Europa”, ha scritto nel suo libro, Padoan è in compagnia di Emma Marcegaglia, Christine Lagarde del Fmi, lo spagnolo Mariano Rajoy, pesi massimi Ue come Jean-Claude Trichet e José Manuel Barroso. Senza contare i “confratelli” dell’altra superloggia, la “Compass Star-Rose”: da Vittorio Grilli, ministro dell’economia con Monti, a Manuel Valls, fino a Christian Noyer, governatore della banca centrale francese.

Il povero Renzi? «E’ tutta colpa sua, paga per i suoi errori disastrosi», dice Magaldi. Il principale? «Il suo era sostanzialmente un bluff: ha fatto una riforma ridicola come il Jobs Act e si è limitato ad abbaiare contro Bruxelles, anziché chiedere all’Unione Europea di riscrivere le regole, innanzitutto, a cominciare proprio dal pareggio di bilancio». Ha solo e sempre “fatto finta”, Matteo: «Anziché imporre un’agenda diversa ha convocato a Ventotene Hollande e la Merkel, cioè gli esponenti del peggior potere tecnocratico del quale peraltro lo stesso Renzi ha cercato di far parte, chiedendo di essere accolto presso le superlogge conservatrici, anziché quelle progressiste». Politicamente morto? «Non è detto», anche se la botta è stata micidiale. «Ha comunque reagito alla disfatta con dignità e velocità, dimostrando di essere capace di risollevarsi». Forse, domani, lo aspetta «un’ultima chance per non essere solo una meteora», ma Renzi dovrebbe «passare dal bluff alla realtà», anche perché «con la sua capacità dialettica e col suo ritmo poteva battersi contro l’egemonia tecnocratica europea, anziché limitarsi a bluffare».

Per l’Italia, oggi, Magaldi vede aprirsi «una fase di caos che può anche diventare feconda», a patto però che i vincitori del round referendario si mettano a “fare sul serio”. I grillini, per esempio: «Spero non facciano come a Roma, dove ancora aspettiamo di vedere il cambio di passo: sarebbe imbarazzante scoprire che le alternative a Renzi hanno la stessa attitudine al bluff», dice ancora Magaldi. Il Movimento 5 Stelle? E’ autentico: «Non nasce per fare “gatekeeping”», cioè solo per arginare la protesta sociale. «L’ispirazione è in buona fede», anche se «le infiltrazioni sono sempre possibili, e la corruzione degli intenti anche». Il movimento fondato da Grillo «ha un grande problema: non sa ancora che cosa deve fare da grande», sostiene Magaldi. «Sa come raccogliere il malcontento, ma finora non ha saputo tradurlo in un progetto preciso, con un paradigma preciso». E purtroppo «non sono convincenti nemmeno un po’ alcuni suoi leader», come Di Maio e Di Battista, che «sembrano sempre preoccupati di dire la frase ad effetto anziché proporre una narrazione sostanzialmente diversa rispetto a quella che abbiamo avuto sinora». Servirebbe una battaglia contro il pareggio di bilancio, per esempio. Del quale Padoan sarebbe il più severo guardiano.

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INVECE IL REFERENDUM ERA PROPRIO SULL'€UROPA: A BRUXELLES LO SANNO. IN ITALIA BOH... [/paste:font]


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Legge di Bilancio, Eurogruppo: "Servono misure aggiuntive entro marzo. Possiamo aspettare il nuovo governo" - Il Fatto Quotidiano
1. L'enorme "pateracchio" istituzionale scaturito dall'esito del referendum fa venire al pettine tutti i nodi dell'anomalia di un sistema politico-parlamentare ormai subordinato non tanto alle transeunti esigenze dell'Esecutivo, quanto alla natura servente di quest'ultimo rispetto ai "obblighi comunitari e internazionali" assunti nella sede europea e al connesso "vincolo dell'equilibrio di bilancio (per usare una formula ormai "cara" alla nostra Corte costituzionale).

Il Presidente della Repubblica opta per un'accettazione delle dimissioni dell'attuale governo subordinata all'approvazione definitiva della legge di stabilità per il 2017.
In realtà, data la non coincidenza tra dimissioni del governo, da un lato, e decreto di scioglimento della camere in vista di nuove elezioni, ovvero incarico ad un nuovo premier per la formazione di un nuovo governo, dall'altro, dall'accettazione immediata delle dimissioni non scaturiva un impedimento costituzionalmente normativo all'approvazione della legge di stabilità entro la fine di dicembre.

2. Ma, si dice, occorre evitare l'esercizio provvisorio di bilancio: ma siamo sicuri? L'esercizio provvisorio, comunque, nonostante quanto con leggerezza diffuso dagli espertoni televisivi, non influisce sull'impegnabilità, liquidazione e pagamento, delle spese ordinarie derivanti da leggi di spesa permanenti o pluriennali già in vigore e, anzi, per le spese e le entrate derivanti dal progetto non ancora approvato, ne autorizza erogazione e riscossione sia pure per "dodicesimi" pro-mese.
Nulla a che vedere col "sequester" che può inscenare il sistema parlamentare, bicamerale, anche in tema di spesa pubblica, negli USA.
Va peraltro segnalato che un governo che sia dimissionario, o dimissionario condizionato, svolge praticamente un identico ruolo "depotenziato" di fronte alle Camere ai fini dell'approvazione di bilancio e relativa "manovra": e questo tanto più che proprio da oggi stesso, l'esame in Commissione bilancio del Senato della relativa legge è già calendarizzato e si sta probabilmente svolgendo in questo momento, in vista di un rapida calendarizzazione in aula.
Dunque, l'impuntatura del Capo dello Stato pare più legata a voler far risaltare la formale assunzione di responsabilità dell'attuale governo rispetto a "questa" manovra di stabilità, al fine di rassicurare l'UE e i "mercati".

3. Nella sostanza, come abbiamo visto, cambia molto poco.
Il governo dimissionario, infatti, rimane in carica per gli affari correnti e per quelli urgenti; e quand'anche, su un atto "dovuto" (per obbligo di trattato €uropeo...), le Camere fossero state sciolte (il che non è), rimane sempre il loro obbligo di esercitare i loro poteri "correnti"fino alla riunione delle nuove Camere (art.61 Cost, cpv, quello "famoso" della prorogatio...ad infinitum); poteri tra i quali rientra senz'altro l'approvazione di una legge di bilancio già approvata alla Camera dei deputati, e con iter già incardinato al Senato stesso.
Tra l'altro, anche a tal fine, risulta inoltre legittimamente esercitabile il potere di convocazione del Senato (e in genere delle Camere) spettante al PdR in base all'art.62 Cost. (dimissionario o meno che sia il governo).

4. Ma la "rassicurazione" (che dovrebbe derivare dall'approvazione della legge di stabilità e del bilancio) pare più essere in senso contrario, cioè dell'UE rispetto all'Italia: e proprio in seguito alle dimissioni del governo. Cioè, con l'accettazione momentanea, da parte dell'UE-M, di una manovra che sarebbe stata altrimenti "bocciata"!!!
Rassicurazione, appunto, solo momentanea e in vista di una manovra aggiuntiva (di circa 15 miliardi) attesa da parte del nuovo governo (anticipando un pochino...troppo l'esito della crisi in corso):
"Infatti, come ha precisato il presidente dell’Eurogruppo Jeroen Dijsselbloem, “vista la situazione politica, è impossibile chiedere al governo italiano di impegnarsi oggi per queste misure aggiuntive”.
Insomma, "l’Eurogruppo “prende nota del non rispetto ‘prima facie’ della regola del debito” e ricorda che la Commissione stenderà un nuovo rapporto ad hoc. L’Eurogruppo “monitorerà l’attuazione delle misure aggiuntive (chieste ad otto Paesi tra cui l’Italia) a marzo 2017“.
Entro marzo, quindi, una quindicina di ulteriori miliardi di entrate o di tagli di spesa, per l'€uropa, occorrerà trovarli. Sperando che bastino, perché nel frattempo viene a "maturazione" la questione della ricapitalizzazione bancaria (non solo di MPS...).

5. D'altra parte, l'€urogruppo è chiaro: la copertura, per il deficit strutturale e magari anche per l'intervento statale di ricapitalizzazione bancaria (ove mai autorizzato), va trovata con "entrate straordinarie" (windfall revenues), cioè essenzialmente quella "forte" tassazione patrimoniale (su conti correnti e immobili) che da tanto tempo l'€uropa indica come soluzione TINA. Altamente recessiva, nelle circostanze della provata economia italiana.
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6. Ecco dunque, come si giustifica questa analisi Marco Zanni:
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7. Ma il futuro che ci attende sarebbe quello di un governo "tecnico", con il ministro Padoan "favorito" (proprio in chiave rassicurazione €uropeista) o, al più istituzionale: ebbene, nulla è più politico, cioè operante mediante scelte niente affatto neutre e prive alternative tecnico-economiche, di un governo "tecnico" che attui le politiche fiscali ed economiche imposte dall'€uropa, assumendo cioè come prioritaria, su ogni altro obbligo e valore costituzionale, questa costante imposizione.
Solo che, come abbiamo visto, si tratta di una "diversa" politica: non quella rispondente a un (non pervenuto) indirizzo elettorale del popolo sovrano, - che pure qualche indicazione col referendum potrebbe averla data-, ma quella pedissequamente attuativa dell'indirizzo politico formatosi all'esterno di ogni espressione del voto, e fortemente caratterizzato da presupposti, obiettivi e strumenti estranei a quelli previsti da norme inderogabili della nostra (appena "confermata") Costituzione.

8. Stando così le cose, le istituzioni politiche italiane, nel loro complesso, si stanno indirizzando verso un ritorno ad una forte recessione, per via di correzione della manovra per il 2017 e per via della (ben) possibile copertura in pareggio di bilancio del salvataggio pubblico delle banche (da rivendere poi a "investitori esteri"!), e con in più un paradosso particolarmente beffardo.
Se il pareggio di bilancio e la stessa Unione bancaria sono fortemente, se non decisamente, contrari ai principi non revisionabili della nostra Costituzione, il voto referendario, sebbene così imponente nel manifestare la volontà popolare di difendere la vigente Costituzione, minaccia di servire da presupposto per l'ennesimo "stato di eccezione" che celebri le "esequie frettolose di una Costituzione ancora viva".
Insomma, il referendum stante il quadro della legittimità costituzionale che esso intendeva ribadire, era proprio sull'€uropa: e a Bruxelles se ne sono accorti benissimo.
Solo che, in tempi di totalitarismo ("irenico") ordoliberista, il "banco vince sempre".

ADDENDUM: poi se qualche "sognator€" più realista dell'imperatore germanico avesse qualche "ingenuo" dubbio:

A BERLINO SI PARLA DI TROIKA PER L'ITALIA

Pubblicato da Quarantotto a 13:55 9 commenti: Link a questo post
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economici.itil mondo visto da un'altra angolazione



Euro crisis dicembre 6, 2016 posted by Maurizio Gustinicchi
WEIDMANN (BuBa): ITALIA AVANTI COMUNQUE CON LE RIFORME (Serra e Licio Gelli ci dicono cosa fare)

Sul Corriere Weidmann (BuBa e BCE) ordina agli italiani di proseguire comunque con le riforme:



Serra spiega quale atteggiamento avere nel caso di ricerca del lavoro:



Cosa importa il contratto di lavoro che ci viene applicato? Importante e’ lavorare!

E Licio Gelli il resto delle riforme:



Ma allora, che senso ha avuto combattere la P2?

In fondo, Gelli anticipava di 30 anni le rforme alemanne no? Mica era cosi’ rivoluzionario!

Ad maiora.
 
economici.itil mondo visto da un'altra angolazione

attualita' dicembre 7, 2016 posted by Mitt Dolcino
Ofcs: La manipolazione delle banche centrali e la gestione degli eventi indesiderati, a danno dei deboli, ad es. Italia e classe media


Illuminante articolo di ofcs.report che spiega la genesi delle reazioni inattese dei mercati a seguito di macro eventi tanto inattesi quanto decisamente destabilizzanti (Brexit, Trump, NO referendario italiano): sembrerebbe che più l’evento è realmente grave e va contro l’ordine – direi più l’interesse – costituito più bisogna farlo passare in sordina. Viceversa i danni controllati, quelli che sono il frutto di piani ben congegnati (ad es. la crisi dello spread del 2011 con la conseguente nomina di Mario Monti) devono provocare tutti i danni che si vuole che facciano, per il fine desiderato (…).

Oggi le manipolazioni di borsa delle banche centrali non mirano solo a gestire (oltre che preservare) le fortune delle elites al potere, guarda caso le stesse elites che comandano i media. No, oggi siamo alla versione evoluta dove si gestiscono anche le reazioni della gente, ben sapendo che un crollo finanziario globale costringerebbe – in forza della reazione popolare – a cambiare lo status quo, a danno delle rendite costituite.

L’articolo che vi propongo collega i puntini e dà una pregevole vista d’insieme. Mentre lo leggete ricordate queste parole: l’errore più grande che possiamo fare oggi è pensare che si tratta solo di un problema economico. In realtà è molto di più…

MD

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#OPINIONECONOMICA. Le banche centrali manipolano i mercati
I tassi negativi e la lotta al contante stanno annichilendo la classe media


https://ofcs.report/opinioneconomica-le-banche-centrali-manipolano-i-mercati/



Quello che abbiamo visto nei giorni scorsi in Borsa è assurdo, inaccettabile, folle: Renzi ha perso e l’Italia è ad un passo dall‘uscita dall’euro.
In tutto questo le Borse, dopo aver preconizzato crolli e tracolli, addirittura salgono nel Vecchio Continente. Sale anche la Borsa tedesca, che dovrebbe essere la più debilitata da un voto che depone chiaramente per la fine della moneta unica e quindi del benessere germanico, a termine.
Il problema nasce dagli interventi sul mercato da parte delle banche centrali: oggi – come promesso – sono intervenute evitando la altrimenti (giustificata) caduta. Interventi non solo sullo spread ma anche sul mercato azionario, una vera e propria manipolazione del mercato. Siamo sul Titanic, le banche centrali dopano i mercati e dunque fanno in modo di evitare di far capire alla gente che questo capitalismo è ormai degradato ad un socialismo mimetizzato da mercatismo a vantaggio di pochi, solo per evitare di riconoscere gli enormi errori commessi negli ultimi 10 anni.

Oggi i grandi capitali sono interessati a tenere su le borse per continuare con un assurdo status quo. Il problema è che tutti noi, il 99,9% della popolazione non trae alcun vantaggio da una perenne salita dei corsi azionari, di fatto – parallelamente – i tassi negativi e la lotta al contante stanno annichilendo la classe media; chi se ne avvantaggia sono solo i possessori delle aziende quotate che non vedono mai scendere i corsi e quando accade chi deve sapere lo sa in anticipo, in modo da trarne profitto. Per definizione tutto va bene.
In pratica è come se noi tutti stessimo giocando al casinò e le salite e discese fossero decise dai croupier dei grandi capitali, dalle grandi banche sistemiche che agiscono da commissionari di borsa per le banche centrali ossia per la politica sovranazionale: se qualcuno di noi avesse una zia Janet, dico un nome a caso ma potrei dire anche zio Mario ecc., facilmente potrebbe sperare di sapere cosa faranno le borse nella prossima settimana.
E non dico un’eresia, vi ricordato a Davos quando venne dato in anticipo alle banche l’indirizzo di intervento sui mercati della Bce? Avendo tale informazione qualcuno ha fatto enormi guadagni, mentre altri parallelamente hanno perso soldi.

Siamo arrivati al punto di rottura del capitalismo. E la cricca al sistema combacia con l’interesse di pochi grandissimi detentori di capitali che in combutta con le banche centrali stanno vincendo al casinò finanziario. Ben inteso, le banche centrali non hanno nessun problema a perdere soldi: nel caso un giorno tutto dovesse andare male – o fosse tutto ingegnerizzato per andare male, meglio detto – basterebbe stampare moneta a compensazione delle perdite. Oggi il primo azionista di Apple è incredibilmente la banca centrale Svizzera mentre la banca centrale giapponese sta arrivando a detenere oltre il 50%t delle azione quotate nella borsa di Tokyo. Vi sembra capitalismo questo? No, è solo garantire la perpetrazione delle rendite.



In questo contesto inondare il mercato di liquidità non è un problema in quanto la moneta non viene fatta circolare, viene infatti riciclata nel mondo della finanza; anzi crea l’apparenza della crescita mentre è solo inflazione latente o meglio, solo “partite di giro”. Il problema nascerà quando un macro evento causerà il panico (guerra, carestia o altro) o sarà semplicemente impossibile controllare l’enorme massa di moneta in circolazione, fatto che causerà l’equivalente della iperinflazione che abbonerà il debito ai debitori (e parallelamente annullerà il credito dei creditori, che non a caso sono gli stessi che hanno interesse a mantenere lo status quo, spero abbiate capito la ratio). La più grande delle sciagure potrebbe ben essere un leader “populista” che voglia fare l’interesse della gente (ho detto Trump?). Tutto salterebbe e dunque solo l’oro resisterà.

Il tentativo di controllare il contante dipende proprio da tale aspetto: controllare la moneta sta diventando sempre più difficile a causa sia della enorme mole di carta che le banche centrali stanno creando per sostenere la finzione che questo mondo capitalistico funziona che dal crollo delle banche più deboli, con un effetto a catena; in realtà l’intervento centrale – molto socialista, ma al contrario in termini di chi gode dei benefici – sta rendendo poverissima la stragrande maggioranza della popolazione e corrispondentemente ricchissimi i pochi che hanno accesso ai capitali e quindi alle informazioni del casinò finanziario. Niente di nuovo per la razza umana, si tratta di una nuova forma di feudalesimo rivista e corretta, il forte che approfitta del debole. Quello che stride oggi è la sproporzione nell’accumulo della denaro oltre all’ipocrisia di continuare a chiamare questo sistema democratico (i feudatari di una volta si chiamavano in un altro nome, schiavisti ad esempio).

Ecco perchè i media, detenuti dai soliti noti, hanno paura dei populisti: essi possono chiarire alla gente – anche quella che investe nel casinò truccato della borsa – la truffa insita in un sistema che non è più democratico, si salva solo l’apparenza. E nemmeno quella se consideriamo gli interventi “a sostegno” degli eventi elettorali che contano, (Jo Cox o semplicemente i sondaggi farlocchi per Brexit e Trump) o le esternazioni di una certa politica elitaria che vorrebbe togliere il voto a chi non ha studiato (cfr. Eugenio Scalfari a difesa delle oligarchie e certe correnti Dem/Clintoniane USA a favore della limitazione di voto ad esempio togliendolo agli “ignoranti” che hanno votato Trump).

Come uscirne? Facendo informazione, pazientemente. E supportando i candidati giusti: noi abbiamo supportato la Brexit, Trump ed il NO referendario italiano. Nel bene del “debitore” Italia.

OFCS article
 
Come Blackwater ed Emergency traghettano migranti in Italia
dicembre 7, 2016 Lascia un commento

Gefira 11/10/2016 – Newropeans

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Regina e Chris Catrambone

MOAS è l’acronimo di Stazione di aiuto ai migranti in mare aperto. Si tratta di un’organizzazione non governativa con sede a Malta che si è posto il compito di pattugliare il Mediterraneo e salvare persone in alto mare, recuperandole da gommoni, zattere e barche sul Phoenix, il peschereccio della MOAS, una nave completa di droni per sorvegliare le acque, traghettando i migranti per miglia, dalle coste libiche alla Sicilia. L’organizzazione è gestita da Chris Catrambone (35) e sua moglie Regina. Chris Catrambone, statunitense della Louisiana diplomato al college, gestiva un ristorante su un battello a vapore ed ha lavorato presso il Congresso degli Stati Uniti a Washington DC, prima di lavorare come investigatore assicurativo. In tale veste fu inviato nei luoghi più pericolosi del mondo, come ad esempio Iraq e Afghanistan. Dopo aver fatto abbastanza esperienza, e accidentalmente sopravvissuto all’uragano Katrina in Louisiana nel 2005, l’anno dopo Chris Catrambone fondava il Tangiers Group, azienda globale specializzata in “Servizi di assicurazione, assistenza di emergenza, gestione dei sinistri sul campo ed intelligence“(1)). Inizialmente operava dagli Stati Uniti, ma per gestire meglio l’azienda in espansione trasferiva le attività in Italia (dove incontrava la futura moglie) e poi a Malta. È qui che nel 2013 Chris Catrambone fondò la Migrant Offshore Aid Station (MOAS) per assistere la popolazione del terzo mondo ad attraversare il mare in cerca di una vita migliore. Catrambone e la moglie si dice che abbiano speso 8 milioni di dolari propri per tale fine, perché, come il fondatore della MOAS ha confessato, anche lui, una volta che perse la casa a causa di Katrina, capì la situazione degli altri.
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Ian Ruggier è un membro del consiglio della MOAS. Questi un tempo fece scalpore a Malta con un piano volto a frenare i migranti in rivolta a Malta. Le unità di polizia circondarono la folla, ed isolarono e colpirono i capi per evitare ulteriori dimostrazioni. Eppure qualcosa andò storto e fallì, con le organizzazioni pro-immigrati che fecero enorme clamore e i tribunali che se ne occuparono (2). Dopo 25 anni di servizio, Ian Ruggier ha trovato lavoro nella MOAS: incaricato di contenere i migranti ora è passato dalla loro parte: Saulo divenne Paolo. Forse.
Ma che succede se Ian Ruggier è soltanto l’uomo il cui compito è garantire che i migranti soccorsi o infiltrati in Europa non finiscano a Malta? Perché le barche della MOAS sono di stanza a Malta, da dove operano. Una volta caricati di immigrati, salpano dal porto di La Valletta verso l’Italia per scaricarvi il carico umano. Robert Young Pelton è consulente strategico della MOAS (3), fondatore di Migrant Report (4) e proprietario della Dpx (Posti estremamente pericolosi) Gear, che vende coltelli da guerra (5) per chi si reca nelle zone di conflitto da cui, stranamente, provengono le persone che si suppone MOAS e Migrant Report dovrebbero aiutare. Come giornalista free-lance ha incontrato Eric Prince, il fondatore della Blackwater, la società militare privata statunitense (mercenari) impegnata in operazioni in Afghanistan e Iraq; per inciso, la Blackwater è stata impiegata anche in Louisiana, durante l’uragano Katrina: Chris Catrambone era capitato lì proprio in quel momento. Robert Young Pelton ha incrociato Eric Prince su questioni finanziarie.
Ma tornando a Chris Catrambone. Un giovane laureato e dipendente, costituisce una società (Tangiers Group) che estende rapidamente le attività in oltre cinquanta Paesi, comportando profitti per milioni da potersi creare l’ente di beneficenza che si chiama MOAS. MOAS impiega uomini che contemporaneamente possono intervenire presso le aziende militari private o essere incaricati di frenare l’afflusso di persone che cercano di attraversare il Mediterraneo. Tale organizzazione non-governativa non è in concorrenza con i governi europei nel recupero dei migranti: piuttosto li integra, un riconoscimento per cui il suo fondatore riceve premi. (6)
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Alcune domande sorgono. Come ha fatto Chris Catrambone ad accumulare tale fortuna, così giovane, sul mercato delle assicurazioni? (7) È il suo ente di carità è solo un’espressione delle proprie convinzioni personali? Persegue scopi politici? Il suo Tangiers Group opera nelle zone di guerra: è un puro caso? Lavorò presso il Congresso degli Stati Uniti a Washington DC. Alcuni suoi collaboratori spuntano nelle stesse zone pericolose dove opera Tangiers Group. Anche qui un puro caso? Sembra che ci sia una stretta relazione tra MOAS, marina maltese ed esercito statunitense. MOAS è guidata da un ufficiale di marina noto per il duro trattamento inflitto agli immigrati; fu promosso partner commerciale della Blackwater, ben nota per le azioni spietate contro i civili e di proprietà di una persona che ha fatto fortuna sfruttando le operazioni militari statunitensi in Afghanistan, Africa del Nord e Medio Oriente. Lo stesso denaro, in un modo o nell’altro, guadagnato creando caos in Africa e Medio Oriente, provocando la crisi dei rifugiati, viene ora usato per spedire migliaia di africani senza documenti nel cuore dell’Europa, causando problemi in Italia, Francia, Grecia e Germania. Non si può fare a meno di chiedersi se quelli della MOAS siano onesti salvatori o compiano la missione di destabilizzare ancora di più l’Europa.
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Robert Young Pelton in Afganistan nel 2001, durante l’invsione degli USA. Qui era circondato dai guerriglieri dell’Alleanza del Nord, il fronte di cui era leader il potente narcotrafficante afgano Ahmad Shah Masud, grande amico di Gino Strada. C’è un nesso?

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Robert Young Pelton, al centro, in Iraq assieme agli amici della Blackwater. Pelton è “consigliere strategico” dell’ente immigrazionista MOAS con cui Emergency di Gino Strada ha stretto forti legami.

Riferimenti
1. Christopher Catrambone, My Story.
2. Come l’esercito ha sbagliato, Times of Malta, 19/12/2005, un ufficiale responsabile della disastrosa gestione delle proteste, Malta Today 16/11/2007.
3. Robert Young Pelton: Aid Station Migrant Offshore (MOAS) e la crisi dei rifugiati dalla Siria.
4. Migrant Report
5. Dpx Gear
6. MOAS, giovane eroe tra coloro onorati nel giorno della Repubblica, 13/12/2015 Malta Today 2015/12/13.
7. “Avevo un patrimonio netto di 10 milioni di dollari prima di compiere trent’anni. (…) Non sono cresciuto nel denaro o nel lusso. Ho costruito tutto quello che ho da zero, attraverso il duro lavoro e la dedizione. Ad un certo punto, ho cominciato a vedermi arrabbattarmi tra questioni sui soldiPhoenix Rising.

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Il sodalizio tra MOAS ed Emergency risale al 2011?

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La MOAS usa droni da ricognizione di origine militare per le operazioni di ‘recupero’ di migranti.

Traduzione di Alessandro Lattanzio – SitoAurora

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Filed under Covert Operation, Imperialismo
 

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