Per cortesia ripristinate il 3d di mototopo

posted by Mitt Dolcino
La Francia attacca l’Italia prima dell’arrivo di Trump? L’attentato a Bologna per atto di un francese e l’attacco a Mediaset



La Francia purtroppo ha sempre avuto gelosia dell’Italia. Ricordo il libro del giudice Priore, Intrigo Internazionale, dove senza giri di parole si diceva che l’attacco a Gheddafi che portò alla strage di Ustica fu francese, per uccidere Gheddafi troppo amico dell’Italia e baluardo contro l’espansionismo d’oltralpe nell’Africa sub-sahariana. Gheddafi che, notate bene, non era forse anche italiano da parte di madre? Non dimenticatevelo mai.
Oggi, dopo aver finalmente liquidato l’avversario nordafricano Parigi pensa di poter spianare l’Italia, Hollande è la cosa più lontana da Napoleone ma si sa, più sei caricaturale più ambisci all’onnipotenza.

Il problema è che per arrivare a tale obiettivo, lato francese si è dovuto supportare un establishment presidenziale americano suppostamente (work in progress, viste le indagini in corso) corrotto, parlo della Fondazione Clinton (cfr. mi sembra di ricordare che Hillary fosse nel board di Lafarge, la stessa azienda che secondo Le Monde – se ricordo bene – era implicata nei finanziamenti all’Isis visto che si riforniva dall’Isis in Siria, dovrei ri-approfondire, ndr), le indagini sono in corso e ne vedremo delle belle in futuro. Ossia il nuovo prossimo presidente USA sa già cosa fare, anche qui in Europa (ecco perchè è così osteggiato dai media EU, ndr).



Dunque, coscienti dell’uragano che sta arrivando – Berlino sa che l’Euro finirà presto in presenza di una contrapposizione con gli USA, contrapposizione già nelle carte – la Francia sta cercando di arraffare tutto quanto possibile prima del 20 gennaio prossimo, giorno dell’insediamento di Trump. O anche solo limitare i danni futuri

Da qui l’attacco a Mediaset, pochi giorni dopo l’annuncio che Credit Agricole ha acquistato Pioneer, l’asset manager di Unicredit che un AD francese messo al comando del gigante bancario italiano ha venduto non casualmente alla prima banca francese (io dico, ma gli italiani sono davvero stupidi; magari anche le azioni Mediaset di Bollore’ arrivano dai fondi testé acquistati…). E guarda caso la bomba scoppia giusto il giorno successivo alla nomina di Gentiloni Silveri premier, dalla cessione di mare alla Francia alle amicizie con Enrico Letta – che lavora per l’università dei servizi segreti a Parigi – si sa che il nobile Paolo Gentiloni Silveri è amicissimo della Francia, per non dire molto di più. Allego all’uopo una bella foto di Alessandro Gentiloni Silveri, avvocato Romano, all’ambasciata di Francia durante la consegna delle francesissime Legion d’Onore 2016 all’ambasciata di Francia. Approfondite voi….



Parimenti, non dimentichiamo, visto che il terrore è tanto lato francese (per quello che potrà succedere il prossimo anno, ndr) ecco il tentativo di 3 giorni fa (!!!) di destabilizzare direttamente l’Italia con un “messaggio” probabilmente mandato a qualcuno del PD emiliano con l’attentato ad una caserma dei Carabinieri a Bologna, luogo assai significativo: per l’esplosione – di cui i giornali hanno parlato pochissimo – è stato arrestato un francese senza fissa dimora ma, notasi bene, non per aver messo la bomba, per averla preparata. Or dunque, abbiamo un senza fissa dimora francese a Bologna capace di costruire bombe. Ci siamo capiti.
Mi limito a dire che i nostri servizi segreti funzionano ancora bene, soprattutto quelli dell’Arma.



Resta il fatto che la big picture deporrebbe per un tentativo di destabilizzazione a tutto tondo dell’Italia per mano francese. Lo scopo forse è impedire che Roma esca dalla traiettoria declinante riservata ai periferici nell’euro, da qui il supporto tedesco al progetto d’oltralpe. E l’attacco a Mediaset serve precisamente per impedire che un Cavaliere riabilitato e troppo vicino – questo è sicuro – ai Repubblicani d’America possa fare da cassa di risonanza per quello che dovrà capitare in Italia il prossimo anno con i Repubblicani al potere. Leggasi, anche i nostri politici sperano tutto sommato che Trump non diventi presidente (chi ha orecchie per intendere…).

Ah, dimenticavo, in tutto questo l’asse franco tedesco pensa di potersi sostituire a Washington in Europa, fino a pensare di costruire un proprio esercito ed un proprio arsenale strategico alternativo a Russia ed USA.



Un solo appunto per l’entourage di Silvio Berlusconi: noi di SE, quelli che si battono da anni per una profonda revisione di questa Europa austera ad esclusivo vantaggio franco-tedesco, siamo gli unici che oggi difendono il Cavaliere (come d’altronde tutti quelli che mettono al primo posto la Sovranità e gli interessi nazionali, nessuno escluso). E nonostante il fatto di essere stati costantemente inesistenti per coloro che oggi sono sotto attacco francese. Questo va detto, senza volere nulla in cambio se non la difesa degli interessi del Paese da parte di chi sembra sempre più “l’ultimo dei mohicani” [alias Cav. Berlusconi]

Una cosa è certa, balleremo. Ma almeno non moriremo di stenti nell’euro, se Dio (e Washington) vorranno.

Mitt Dolcino

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terrorismo, terrorismo di Stato, terroristi, USA, vicino oriente
Dalle notizie ‘false’ all’intelligence ‘falsa’


dicembre 13, 2016 1 commento

Wayne Madsen Strategic Culture Foundation 13/12/2016
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Mai nella storia Central Intelligence Agency e surrogati hanno così palesemente e audacemente interferito nelle elezioni degli Stati Uniti. I media degli Stati Uniti, in poche ore, passavano dalle “notizie false” su innocue pizzerie legate alla pedofilia all’“intelligence falsa” sulla presunta operazione di cyber-spionaggio della Russia volta ad eleggere il Presidente Donald Trump. La CIA faceva sapere al Washington Post, il cui proprietario ha un contratto di 600 milioni di dollari con essa per fornirle cloud computing, i risultati di un rapporto segreto sulla presunta “sistemazione” russa delle elezioni presidenziali degli Stati Uniti, favorendo Trump su Hillary Clinton. La corrotta Clinton è stata sconfitta da Trump non per dei nefasti cyber-segugi di Mosca, ma perché si era dimenticata di come gli accordi di libero scambio del marito e di Barack Obama hanno distrutto la vitalità economica degli USA, in particolare negli Stati della “cintura arrugginita” del Midwest. Invece di parlare di posti di lavoro ed economia, la campagna di Clinton si concentrava su questioni banali come servizi igienici per trans-genere e l’ex-Miss Venezuela che in un’inglese maccheronico diceva di come fosse stata insultata per il peso da Trump. Clinton s’è ridotta ad apparire in pubblico vestita di viola, sembrando una bambina di “Barney” il dinosauro. La “mise viola” di Clinton è una proiezione della “rivoluzione viola” ribalta elezione di George Soros. Mentre i manifestanti pagati da Soros vandalizzano il Paese, la mancata presidentessa si lamenta pateticamente delle “notizie false”. Ma quando si tratta dell’“intelligence falsa” della CIA su Russia ed elezioni negli Stati Uniti, gli ardenti sostenitori della Clinton chiedono che i risultati siano respinti e che il presidente Obama resti in carica fino a nuova elezione. Naturalmente, niente di ciò è costituzionale. E i clintonisti avrebbero un’altra soluzione per calmate le sicure proteste negli Stati che hanno votato per Trump e i suoi sostenitori: Obama deve dichiarare la legge marziale e sospendere la Costituzione degli Stati Uniti. L’intelligence della CIA sul coinvolgimento della Russia nelle elezioni presidenziali degli Stati Uniti è così scadente che il Federal Bureau of Investigation (FBI), in risposta alle domande dei congressisti informati sul rapporto della CIA, testimoniava alla commissione Servizi Segreti della Camera, che l’affermazione della CIA sulla Russia è “confusa e ambigua”. L’FBI non ha appoggiato le conclusioni della CIA, affermando che mancavano di “fatti e prove tangibili”. Anche il presidente repubblicano del Comitato Servizi Segreti della Camera, Devin Nunes della California, ha detto al Washington Post che, per quanto lo riguarda, le conclusioni della CIA sulla Russia sono prive “di prove chiare”, aggiungendo: “Vi sono molte insinuazioni, molti indizi, e null’altro”. Ma le osservazioni di Nunes ed FBI non hanno impedito a CIA, marionette democratiche ed esperti sui media di lamentarsi delle elezioni “truccate” e della necessità di un’“altra” elezione. Non vi sono disposizioni costituzionali che lo permettano. Obama, che sostiene di essere un costituzionalista, non aiuta ordinando alla comunità dell’intelligence di intraprendere un’ampia indagine sul presunto coinvolgimento della Russia nelle elezioni degli Stati Uniti. Chi non vede l’ora di sabotare la nomina di Trump del CEO di Exxon Rex Tillerson a Segretario di Stato è la “coppia neocon” dei senatori John McCain e Lindsey Graham. Tale versione politica di “Ken e Barbie” vuole trasformare l’audizione di conferma di Tillerson al Senato in uno show russofobo. McCain, continuando a mostrare i tipici segni della demenza, ha dichiarato che la Russia ha condotto una forma di “guerra” contro gli Stati Uniti durante la campagna elettorale. Costui pensò che nominare la governatrice dell’Alaska Sarah Palin suo vice, nelle presidenziali del 2008, fosse una saggia mossa politica.
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È indicativo che Obama, ordinando un’indagine sull’ingerenza straniera nelle elezioni, contribuisca a fornire munizioni alla CIA nel tentativo di annullarle. Le azioni di Obama avvenviano la stessa settimana in cui il dittatore dello Gambia, Yahya Jammeh, dopo aver subito la sconfitta per la rielezione, invertiva rotta e l’annullava, e il presidente del Ghana John Mahama si opponeva ad ammettere la sconfitta elettorale. Obama, amico di entrambi, si comporta più da dittatorello africano che da presidente degli Stati Uniti, accreditando ufficialmente la frottola della cospirazione elettorale della Russia. La squadra di transizione di Trump ha respinto le accuse della CIA e il fatuo rapporto affermando che sono “gli stessi che disero che Sadam Husayn aveva le armi di distruzione di massa”. Fu il direttore della CIA George Tenet che disse a George W. Bush e Dick Cheney, all’indomani dell’11 settembre, un “caso di dagli all’anatra”, che Sadam Husayn avesse armi di distruzione di massa. La richiesta fu usata come prova dagli Stati Uniti per giustificare l’invasione e l’occupazione dell’Iraq. Ora, sempre la CIA e sempre gli stessi screditati funzionari della CIA, cercano di convincere il popolo statunitense che la Russia ha “scelto” Trump presidente degli Stati Uniti. Durante la campagna elettorale, non era la Russia ma la CIA che cercava d’influenzare il popolo statunitense. Ad agosto, dopo la nomina di Trump a candidato presidenziale, l’ex-direttore della CIA Michael Morrel disse che “Donald J. Trump non solo non è qualificato alla carica, ma costituirebbe anche una minaccia alla sicurezza nazionale”. Morrel avviò la campagna della CIA per collegare Trump alla Russia dicendo alla CBS News che, “noi potremmo dire che Putin abbia reclutato Trump come agente inconsapevole della Federazione russa”. Con “noi”, Morrel indicava la CIA. Le osservazioni, da sole, dimostrano una CIA che non esitava a schierarsi nelle elezioni degli Stati Uniti. L’intero meme sulla Russia che interferiva nelle elezioni presidenziali è un falso. Sui giornali si dovrebbe leggere: “la CIA ha interferito nelle elezioni presidenziali, sostenendo Clinton contro Trump”. L’ex-agente CIA e direttore della National Security Agency, Michael Hayden, l’architetto del programma incostituzionale di intercettazioni della NSA, disse che Trump “di fatto sbagliava” nel respingere la relazione della CIA sulla presunta pirateria della Russia delle e-mail del Comitato Nazionale Democratico, prima delle elezioni. Cinque giorni prima dell’elezione, Hayden scrisse un editoriale per il Washington Post della CIA, in cui sosteneva che Trump era un “Polezni Durak”, o “utile idiota” del Presidente Vladimir Putin. Tali commenti dei capi dell’intelligence, attivi o in pensione, non hanno precedenti. L’ex-operativo clandestino della CIA Robert Baer ha detto alla CNN di favorire una nuova elezione, anche se non vi è alcuna disposizione costituzionale su ciò. Baer disse, “mi sembra che i russi abbiano interferito nelle nostre elezioni… avendo lavorato nella CIA, se fossimo stati colti ad interferire nelle elezioni europee, asiatiche o in qualsiasi parte del mondo, quei Paesi avrebbero richiesto nuove elezioni, e ogni democrazia l’avrebbe fatto”. Qui Baer altera la storia per soddisfare se stesso e i suoi amici democratici. La CIA ha ripetutamente interferito nelle elezioni in Europa e in Asia, nonché in America Latina, Africa, Oceania, e non ci furono “rifacimenti”, ma molti colpi di Stato ideati dai tizi di Langley. Baer proseguiva, “non so come funzioni costituzionalmente, non sono un avvocato ma sono profondamente turbato dal fatto che i russi abbiano interferito, e mi piacerebbe vederne le prove… Se le prove ci sono, non vedo altro modo che votare di nuovo, da cittadino americano”. E’ dubbio che Baer facesse tali commenti senza aver avuto il via libera dal direttore della CIA, il filosaudita John Brennan. Brennan ha trascorso così tanto tempo, come capo stazione della CIA a Riyadh, a baciare le vesti dei reali sauditi, che ha perso ogni concezione di ciò che una repubblica federale costituzionale sia. Fu Brennan che impose a Obama il licenziamento del consigliere per la sicurezza nazionale designato da Trump, Tenente-Generale Michael Flynn, capo della Defense Intelligence Agency. Flynn concluse che furono Brennan e Obama che autorizzarono la creazione dello Stato islamico per rovesciare il governo siriano. La CIA non ha imparato nulla dal suo coinvolgimento palese nell’assassinio del presidente John F. Kennedy, nella caduta del presidente Richard Nixon con lo scandalo Watergatem nel coprire nel 1980 la “sorpresa di ottobre” che impedì la rielezione del presidente Jimmy Carter, e negli anni ’80 nello scandalo “Iran-contra” che quasi dimise il presidente Ronald Reagan tramite impeachment, sostituendolo con l’ex-direttore della CIA, il Vicepresidente George HW Bush.
La CIA è il cattivo effettivo nelle elezioni presidenziali del 2016, proprio come lo fu in ogni grande scandalo nazionale ed estero degli Stati Uniti dal 1947. Il problema con la CIA è che negli ultimi 70 anni ha influenzato quasi ogni aspetto della politica statunitense, sociale, religiosa, mediatica ed educativa. Come descritto nel libro appena pubblicato dal presente autore, “The Almost Classified Guide to CIA Proprietaries, Front Companies & Contractors”, la CIA ha impresso il suo marchio insidioso in ogni aspetto della società statunitense, tra cui i media, telecomandati dalla CIA con “notizie false” ed “intelligence falsa” di cui è vittima il popolo statunitense. La prima azione del Presidente Trump come comandante in capo dovrebbe essere la totale manomissione della CIA con l’obiettivo di fare ciò che il presidente Kennedy promise di fare con i “bastardi” che gestivano l’agenzia: farli in mille pezzi e disperderli al vento. La CIA era criminale nei primi anni ’60 e continua ad esserlo oggi. Trump dovrebbe licenziare tutti i bastardi il 20 gennaio 2017.

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John Brennan

La ripubblicazione è gradita in riferimento alla rivista on-line Strategic Culture Foundation.

Traduzione di Alessandro Lattanzio – SitoAurora)

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posted by Mitt Dolcino
2018, l’anno in cui l’Italia farà crack (in assenza di un’uscita dall’euro). Ecco perché




Illustration of a graph where the figures suddenly fall through the floor

Lasciamo parlare i fatti, le conclusioni le trarremo dopo. Diciamo che se l’economia italiana non si riprende, se la crescita non riparte, l’Italia oberata da un debito enorme pari ad oltre il 130% del PIL considerando le ipotesi di economia sommersa o oltre il 150% considerando solo il PIL nominale rischia di fare crack molto presto.

Dunque, riassumiamo gli elementi fattuali:

– i tassi di interessi pagati sul debito sono in salita globalmente e dunque anche e soprattutto per l’Italia, circa l’1% nell’ultimo trimestre sul decennale;
– se, come il mercato si attende, tale trend di crescita dei tassi durasse qualche anno – anche a fronte della recente salita dei prezzi petroliferi – l’incremento di costo annuale si trasferirebbe nei conti statali (1% di tasso in più significano circa 10+ mld euro annui di maggiori interessi a regime in 2 o 3 anni considerando le inerzie temporali);
– dal 2018-19 i nostri governanti si sono impegnati all’applicazione integrale del fiscal compact per un ammontare di circa 25-30 mld euro annui di tasse/minori trasferimenti aggiuntivi, ma senza considerare ulteriori aggravi dati da poste non previste (ad es. salvataggi bancari, praticamente certi);
– sulla base a quanto annunciato da Unicredit possiamo stimare che le banche italiane dovranno licenziare circa 40’000 addetti nei prossimi anni, con innegabili conseguenze a livello di consumi privati da parte dei dipendenti licenziati;
– dal luglio 2017 la fusione di Equitalia ed Agenzia delle Entrate renderà molto più efficiente la macchina tributaria permettendo di passare dai 160’000 pignoramenti annui a 5’000’000 pignoramenti annui, stima interna della Camera, con gravi conseguenze in termini di blocco dei conti e conseguenti freni ai consumi ed alla crescita;
– in assenza di tagli dei costi lo Stato per far tornare i conti con l’EU dovrà aumentare l’IVA a partire dal 2018-19 portandola al 25-25,5%;
– l’INPS perde oltre 15 miliardi di euro nel 2015 portando il capitale residuo a poco meno di 6 miliardi di euro, ossia entro i primi 4 mesi del prossimo anno l’INPS diventerà tecnicamente insolvente e quindi necessiterà di iniezioni di capitale, leggasi maggiori tasse, confische e sequestri di beni da parte dello Stato a compensazione, con innegabili effetti avversi sulla crescita;
– la popolazione italiana sta inesorabilmente invecchiando determinando come conseguenza un inevitabile aggravio della spesa sanitaria (e previdenziale), oggi pari a ca. 110 mld euro annui;
– parimenti, i giovani soprattutto se formati stanno emigrando a frotte, sostituiti in Italia da extracomunitari senza qualifica specifica;
– la crescita italiana prevista sempre molto ottimisticamente dal governo non potrà superare lo 0.9% nei prossimi anni, almeno se si considera la tara tra previsioni e realtà sulla scorta di quanto accaduto negli ultimi 5 anni.
.
Mi fermo qui anche se le notizie negative non sono certamente finite, ricordiamo ad esempio i piani governativi per aumentare i valori di stima degli immobili e conseguente maggiore aggravio in termini di IMU pagata dai cittadini dal 2018-2019, con tutte le conseguenze del caso in termini di maggior crescita (si stima un raddoppio dell’IMU a decorrere dal 2019).
———————-



La big picture è che maggiori tasse imposte dall’Europa si tradurranno inevitabilmente in minore crescita e dunque porteranno maggiori tasse successive per recuperare il minor gettito derivante da una crescita sotto le previsioni. Eventuali privatizzazioni imposte dall’EU condurrebbero anch’esse a minore gettito vedi per efficientamenti delle aziende vendute che, sebbene in attivo, dovrebbero guadagnare di più per soddisfare gli appetiti degli investitori esteri in veste di futuri acquirenti, che poi trasferiranno i maggiori utili all’estero. O verrebbero richiesti aumenti di tariffe – come sta ripetutamente richiedendo Telecom Italia ormai di proprietà francese – con conseguenti costi aggiuntivi in capo agli utenti italiani ormai allo stremo, sempre con lo scopo di pagare i dividendi ai proprietari esteri. E senza contare gli effetti dei licenziamenti della manodopera italica sui consumi nazionali, dunque in ulteriore discesa.


La conclusione è semplice: restando nell’euro l’Italia farà inevitabilmente crack o qualcosa di simile. Visti gli elementi fattuali sopra riportati la data del traumatico evento può essere stimata tra la seconda metà del 2018 e la fine del 2019 (guarda caso dopo le elezioni italiane) quando bisognerà scegliere tra:

– una sistematica spoliazione dei beni del Paese sia pubblici che privati, incluse aziende e monumenti a compensazione del debito detenuto da chi impone l’austerità, vedasi quanto accade in Grecia;

– un crack dello Stato, anche dovuto all’indisponibilità di risorse per rispettare i conti austeri europei;

– un taglio di tutte le pensioni;

– una esplosione della tassazione ai limiti della confisca e/o una ribellione all’EU austera;

– un golpe interno finalizzato al pagamento del debito da parte della popolazione;

– sommosse popolari per evitare il pagamento di tasse simili all’esproprio;

– guerre;

– fuga delle persone dal Belpaese;

– un mix di tutto quanto sopra.



Mitt Dolcino

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17/10/2016
LINA PALMERINI (IL SOLE24ORE) VUOTA IL SACCO SU EURO E UE
 
LA MITOLOGIA DELLA PUREZZA ORIGINALE: LA RIVINCITA ANTILABURISTA TRA KALERGY, LIPPMANN E SPAAK- 2 [/paste:font]

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(notare che nella medaglia commemorativa, sull'obverse side, nessuno ha proposto di inserire Spinelli)

Questa è la seconda parte del lavoro di Arturo sulla genesi dell'€uropa federalista. Un caso, se vogliamo unico, di coerenza e visibilità dei suoi scopi effettivi. Il "pieno impiego" e la "giustizia sociale" sono sempre, e senza alcuna esitazione, stati concepiti come obiettivi irrilevanti e sacrificabili a un futuro meraviglioso che non arriverà mai. Fino all'inevitabile catastrofe: come predissero i laburisti inglesi (quando esistevano ancora).

SECONDA PARTE

3. Ecco quindi, a guerra conclusa, puntualmente rispuntare Kalergi, pronto ad approfittare del nuovo propizio contesto per riprendere il filo interrotto: era negli Usa dal ’43 a cercare appoggi per il suo progetto di unificazione europea (Aldrich, OSS, CIA and European Unity: The American Committee on United Europe, 1948-60, Diplomacy and Statecraft, vol 8, n. 1, March 1997, pagg. 189 e ss.), ospitando “bei nomi”, quali Charles Rist, Jacques Rueff (futuro giudice europeo) e il nostro amico Röpke nella commissione monetaria della sua Paneuropa (Denord, Schwartz, L’Europe social cit., pag. 54).
E infatti fonda quella che sarebbe diventata la principale organizzazione americana di “sostegno” al federalismo, ossia l’ACUE (American Committee on United Europe).

I sogni di gloria del povero Kalergi sarebbero, ahilui, durati poco: considerato dagli americani “a rather prickly and awkward character” (Aldrich, op. cit., pag. 190), e quindi non finanziato a vantaggio di altri gruppi federalisti, fu pure escluso, insieme ai suoi, dall’ACUE che, come ebbe a esprimersi uno dei suoi più autorevoli membri, Allen Dulles, doveva restare “wholly American” (in A. Cohen, "Constitutionalism Without Constitution: Transational Elites Between Political Mobilization and Legal Expertise in the Making of a Constitution for Europe" (1940s-1960s), Law & Social Inquiry, Vol. 32, Issue 1, Wiinter 2007, pag. 116).

3.1. Il principale beneficiario degli aiuti americani fu quindi il Movimento Europeo, fondato su iniziativa di Duncan Sandys, genero di Churchill, e Jozéf Retinger, futuro fondatore pure del Gruppo Bilderberg.

Se il Movimento poteva contare su nomi prestigiosi - questi i cinque presidenti onorari: Winston Churchill, Léon Blum, Adenauer, Paul-Henri Spaak e De Gasperi-, i fondi però scarseggiavano:
Verrà qui sostenuto che il versamento discreto di più di tre milioni di dollari fra il 1949 e il 1960, per lo più da fonti del governo americano, fu centrale nello sforzo di sollecitare supporto di massa per il Piano Schuman, la Comunità Europea di Difesa e una Assemblea Europea con poteri sovrani. Questi contributi segreti non costituirono mai meno della metà del budget del Movimento e, dopo il 1952, probabilmente i due terzi. Contemporaneamente, si impegnò a minare la dura resistenza del governo laburista britannico alle idee federaliste” (Aldrich, op. cit., pag. 185).

I risultati in termini di coinvolgimento dell’opinione pubblica furono però assai modesti, anche dopo la nomina a presidente di “Mister Europe”, vale a dire Paul-Henri Spaak un’area di libero scambio con una moneta unica e libero movimento di lavoratori” (Ibid., pag. 198).
Questo con buona pace dei teorici dello “sviamento”.

3.2. Spaak è però una figura talmente rappresentativa dei curricula dei “padri nobili” che merita dirne ancora due parole.
Nonostante l’etichetta di “socialista” “Spaak aveva abbandonato le convinzioni che potevano inquietare l’establishment, prima di diventarne una colonna. Nominato primo ministro nel 1938, era stato sostenitore di una politica di appeasement e conciliazione con le potenze fasciste. Dopo la guerra, si trasforma in apostolo della costruzione europea e delle difesa dell’Occidente. Un antibolscevismo ossessivo lo induce a indicare alla pubblica collera l’insieme dei comunisti occidentali, accusati di “indebolire gli Stati in cui vivono” e di agire come “una quinta colonna a confronto della quale la quinta colonna hitleriana non era che un’organizzazione di boy scout”. (Denord, Schwarz, op. ult. cit., pag. 25).
Il coronamento della carriera atlantista di Spaak arriverà nel ’57, con la nomina a segretario della NATO, naturalmente dopo aver partecipato alle negoziazioni del Trattato di Roma.

4. Sulla questione dell’anticomunismo bisogna però fare un poco di chiarezza: da parte dei circoli europeisti neoliberali l’ostilità non era certo confinata al bolscevismo: il bersaglio era *ogni forma* di politica economica alternativa al neoliberismo stesso, in primis il laburismo inglese, considerate tutte quali “strade” verso il totalitarismo.

4.1. Ci si dimentica spesso in effetti che il bersaglio polemico concreto di The Road to Serfdom di Hayek è il laburismo britannico.

Sulla stessa linea il buon Spinelli, che nel suo Politica marxista e politica federalista (1942-43 ora in A. Spinelli, E. Rossi, Il Manifesto di Ventotene, RCS Quotidiani su licenza Mondadori, Milano, 2010, pp. 73 e ss.), così si esprimeva:
L’ostinazione con cui i socialisti si attengono all’ideale collettivista, è l’espressione dell’inconscia dipendenza delle forze progressiste dall’idolo nazionale e militarista. Anche le forze che credono di combatterlo, in realtà lavorano per lui.” (pag. 106);
e, poi, a pag. 112: “Passando dal campo degli interessi economici a quello delle tendenze politiche, scorgiamo che le tendenze socialiste democratiche sono molto sensibili ad impostazioni di carattere antimilitarista, internazionalista e popolare, e potranno quindi fornire molte forze all’opera federalista. Ma tendono anche a deviare da questa direttiva, se si presenta loro la possibilità, magari illusoria, di realizzazioni più immediate, socialiste o democratiche su ridotta (ed avvelenata) scala nazionale.”

La prima citazione ha una nota, la numero 11 (pag. 121), presso la quale leggiamo:
L’esempio del socialismo inglese è caratteristico. L’Inghilterra, paese poco militarista, è stata sempre un campo poco fruttuoso per le idee marxiste, quantunque abbia eseguito molte singole collettivazioni. [sic] Ma l’ideale della statizzazione vi ha preso piede parallelamente al crescere delle esigenze militariste. Oggi che il conflitto le impone un collettivismo di guerra, i laburisti, pur invocando per l’indomani una federazione di popoli, dichiarano che intendono mantenere e sviluppare l’economia pianificata.
Se faranno ciò, faranno senz’altro fallire la federazione, poiché la loro economia pianificata non potrà che essere inglese, autarchica, sezionale, nazionalista. Si potrà far aderire l’Inghilterra alla federazione pur nazionalizzando molte sue imprese. Non c’è contraddizione insuperabile. Ma non si potrà fare una federazione vitale ed una economia nazionale pianificata
”.

Sia chiaro che qui per “economia nazionale pianificata” ci si riferisce non al bolscevismo, ma al piano Beveridge, a cui proprio in quegli anni Caffè tributava il proprio apprezzamento su Cronache Sociali e Giorgio La Pira, con la collaborazione dello stesso Caffè, avrebbe indicato come via per soddisfare l’“attesa della povera gente".
Più in generale, parliamo di uno dei modelli fondamentali di riferimento per i costituenti (punto 9).

Medesimo refrain presso un altro architetto neoliberale, Walter Lippman (punto 6), che così scriveva sulla Gazzetta di Losanna (9 settembre 1948):
Non bisogna cullarsi nell’illusione: l’unione politica delle nazioni libere d’Europa è incompatibile con il socialismo di Stato di tipo britannico”. (Denord, Schwarz, op. ult. cit., pag. 20).

4.2. Non è che gli stessi laburisti fossero ignari della minaccia rappresentata dall’europeismo neoliberale. Eloquente a questo proposito risulta il manifesto del comitato esecutivo del Partito Laburista del maggio 1950 sulla questione dell’unità europea.

Il documento conserva spunti di grande attualità, e meriterebbe pertanto lettura integrale; qui ve ne traduco alcuni dei passaggi più significativi, che dimostrano, tra l’altro, l’assoluta malafede di un attacco al laburismo in nome dell’anticomunismo:
L’atteggiamento del Partito Laburista verso i problemi dell’unità europea, come verso ogni altro problema di politica interna o internazionale, è determinato dai principi del socialismo democratico e dagli interessi del popolo inglese come membro del Commonwealth e della comunità mondiale.

I principi del socialismo democratico
I socialisti credono che un’economica capitalista non controllata possa funzionare solo al costo di conflitti fra nazioni e classi che possono risultare fatali per la civiltà nell’epoca atomica. […] Giustizia sociale, pieno impiego e stabilità economica dovrebbero essere fra gli obiettivi di ogni governo democratico. Non possono essere mantenuti in un’economia deregolata [free market economy] senza deliberati interventi pubblici per correggere le tendenze dannose e stimolare quelle benefiche. Senza questi interventi, gli aggiustamenti avvengono a spese dei lavoratori e si crea una frattura sociale suscettibile di distruggere la democrazia.

Il disastro economico e la guerra hanno sempre punito l’incapacità di conseguire questi obiettivi. In questo momento tale incapacità risulta doppiamente pericolosa. Una gran parte del mondo è controllata da uomini che hanno rifiutato la libertà come principio del progresso umano.
Essi affermano che la giustizia sociale, il pieno impiego e la stabilità economica possono essere conseguiti solo al prezzo di una rigida tirannia sui corpi e le menti degli individui. Ovunque la democrazia non sia riuscita a soddisfare questi bisogni, la dottrina comunista ha trovato terreno fertile. Questa dottrina è oggi un’arma fondamentale nella politica espansionista dello Stato Sovietico. Quindi l’imperialismo russo minaccia il mondo libero sia con le armi che con la penetrazione ideologica.
Il socialismo è quindi un elemento fondamentale nella lotta della democrazia contro il totalitarismo. Il Partito Laburista non potrebbe mai accettare nessun impegno che limiti la propria o l’altrui libertà di realizzare il socialismo democratico e di applicare i controlli economici necessari per conseguirlo
.”

Aperta parentesi: in effetti combattere il comunismo a colpi di liberismo (cioè di disoccupazione) non sembra proprio un’idea geniale.
Difficilmente può essere considerata casuale la relativa modestia, almeno in termini quantitativi, nell’avanzamento del processo di unificazione europeo a comunismo esistente, e la sua accelerazione galoppante a comunismo defunto. Chiusa parentesi.

Benché l’interdipendenza politica imponga la cooperazione, non ci si può aspettare che tale cooperazione produca ulteriori vantaggi all’Europa nel suo insieme.
Le economie nazionali dell’Europa occidentale sono parallele e competitive più che complementari: gran parte della possibile specializzazione ha già avuto luogo.
[…]
Alcuni ritengono che la richiesta unità d’azione non possa essere ottenuto attraverso la cooperazione fra Stati sovrani, dev’essere imposta da un apparato sopranazionale con poteri esecutivi. Ritengono che i paesi europei debbano formare un’unione sia nella sfera politica che economica cedendo intere aree di intervento pubblico a un’autorità sopranazionale.
[…]
I popoli europei non vogliono un’autorità sopranazionale che imponga accordi. Hanno bisogno di un sistema di attuazione di accordi che sono stati raggiunti senza imposizioni.

Un’unione economica o politica?
Possono essere concepiti diversi tipi di unione. Di recente c’è stato grande entusiasmo per un’unione economica volta a rimuovere tutti gli ostacoli interni al commercio, come i dazi doganali, i controlli dei cambi e le quote.
Molti sostenitori di questa politica ritengono che il libero gioco delle forze economiche all’interno del mercato continentale così creato produca una migliore distribuzione della forza lavoro e delle risorse. Il Partito Laburista rifiuta recisamente questa teoria. Le forze economiche di per sé possono operare solo al prezzo di instabilità economica e tensioni politiche che aprirebbero la strada dell’Europa al comunismo.
 
"
L’improvvisa rimozione delle barriere interne al commercio condurrebbe a significativi squilibri, disoccupazione e perdita di produzione. Produrrebbe anche reazioni sociali molto pericolose. Interi rami e distretti industriali fallirebbero e sparirebbero. L’Europa non è abbastanza forte per sopportare una simile terapia shock, anche se fosse possibile dimostrare che alla fine potrebbe risultare benefica, il che è altamente discutibile.
[…]
I socialisti darebbero ovviamente il benvenuto a un’unione economica europea che fosse basata sulla pianificazione internazionale per il pieno impiego e la stabilità: ma la pianificazione internazionale può operare solo sulla base di quella nazionale e molti governi europei non hanno ancora dato prova della volontà o della capacità di pianificare le loro economie. […]

Il fatto è che un’unione economica richiederebbe un grado di uniformità nelle politiche interne dei paesi membri che al momento non esiste e che è improbabile esista nel futuro prossimo.
[…]
Una completa unione economica dell’Europa occidentale dev’essere quindi esclusa, dal momento che richiederebbe un impossibile grado di uniformità nelle politiche interne degli Stati membri.
Se essa fosse basata sul “laissez-faire” non solo impedirebbe di risolvere il problema della scarsità di dollari ma causerebbe anche pericolosissimi turbamenti sociali. Se una completa unione economica è impossibile, una completa unione politica è di conseguenza esclusa.”

4.2.1. Per apprezzare la linearità del ragionamento, si legga la contrapposta miope, o truffaldina (certo finanziata dalla CIA), posizione avanzata dai “socialisti” europeisti:
In risposta agli argomenti dei laburisti inglesi, l’economista André Philip, delegato generale del Movimento Europeo incaricato della propaganda, denuncia il loro “isolazionismo nazionalista”, sostenendo che se la Gran Bretagna volesse veramente unirsi all’Europa, “si accontenterebbe di chiedere che fosse democratica”.
Per lui come per certe frange del socialismo parlamentare, la causa socialista si trova posta in secondo piano […]: prima l’Europa, poi il socialismo. “Non siamo d’accordo su tutti i punti” spiega André Philip, “ma io, socialista, preferirei un’Europa liberale che nessuna Europa, e penso che i miei amici liberali preferirebbero un’Europa socialista a nessuna Europa”. Questa reciprocità i suoi “amici liberali” non gliela resero mai.” (Denord, Schwarz, op. ult. cit., pagg. 21-22).

4.2.2. Naturalmente più si esaltano i presunti pregi del fine, o si enfatizzano le minacce di un suo abbandono o anche solo di una sua riconsiderazione - per esempio sostenendo che l’unificazione europea sarebbe l’unico antidoto alla guerra - più il ragionamento si presta a rilanci verso il basso: “prima l’Europa, poi la democrazia (formale)”, tanto per dire.
Il concetto di “deficit democratico” costituisce in effetti una eufemistica razionalizzazione di questo esito nefasto.
Ma che cosa impedisce ulteriori rilanci? Qual è il limite? (Chiaramente il riferimento alla Costituzione ha, fra i molti, il pregio di fornire una risposta chiara e sicura a questa domanda).

4.2.bis. Un momento, però: l’accusa di assolutizzare i fini e separarli dai mezzi non è stata ripetutamente rivolta ai comunisti dai tanti maestri di prudenza e realismo liberali?
In effetti, secondo Isaiah Berlin: “schiacciare gli individui in nome di una “vaga felicità futura che non può essere garantita, riguardo alla quale non sappiamo niente, che è semplicemente il prodotto di un qualche enorme costrutto metafisico” costituiva “prova sia di cecità, perché il futuro è incerto” sia “di malvagità perché calpesta i soli valori morali che conosciamo”.
In effetti “uno dei più gravi peccati che l’essere umano possa commettere è tentare di trasferire la responsabilità morale dalle proprie spalle a quelle di un imprevedibile ordine futuro”; tale subordinazione dei problemi odierni alle attese future era “una fatale dottrina diretta contro la vita umana
”.” (J. Cherniss, A Mind and Its Time: The Development of Isaiah Berlin’s Political Thought, Oxford U. P., Oxford, 2013, pag. 121).

D’altra parte, se anche bonus Homerus quandoque dormitat, figuriamoci se pure il saggio realismo liberale non si farà qualche pisolino ogni tanto…

4.2.ter. Quel che mi pare vada ancora osservato è che tale separazione di mezzi e fini, ossia l’accettazione di un presente inaccettabile in nome di un meraviglioso ma molto teorico futuro, è ciò che i sostenitori della “deviazione” non fanno altro che riproporci oggi, con minime variazioni: è vero, ci dicono, l’UE e l’euro così come sono non vanno, ma continuiamo a tollerarne i difetti finché non siano attuabili le (di nuovo) molto teoriche correzioni, che ci schiuderanno il futuro radioso che l’Europa ha sempre avuto in serbo per noi o almeno ci eviteranno la catastrofe apocalittica che ci colpirebbe qualora volessimo intraprendere altre strade.

Quanto sia politicamente sensato e plausibile questo modo di ragionare, abbiamo ormai decenni alle spalle per valutarlo; sia chiaro però che applicarlo al piano costituzionale significa abolire il concetto stesso di costituzione rigida, che vieta questo genere di “lungimiranti” manifestazioni del “primato della politica”.

4.2.ter.1. Torniamo ai laburisti inglesi.
[…]
“La conferenza di Roma dei sindacati europei […] ha incluso la seguente dichiarazione nel suo comunicato finale: “L’importanza dell’unità è così vitale che debbono essere corsi alcuni rischi; ma dev’essere riconosciuto che, a meno che certe politiche, in particolare il pieno impiego delle risorse e una distribuzione più equa dei redditi nazionali, vengano seguite fin dall’inizio, l’unità non verrà costruita su fondamenta solide e, nel lungo periodo, verrà minata da instabilità sociale e politica.”

Ciò è senz’altro vero.
Non c’è nessun vantaggio a unire i popoli europei attraverso le frontiere nazionali se sono profondamente divisi entro ogni nazione dal conflitto di classe
[class war]”.

Ecco, questa mi pare lungimiranza vera.

Pubblicato da Quarantotto a 17:49 Nessun commento: Link a questo post
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Dolcino
Quando ENEL cercò di comprare Electrabel i francesi dissero no: l’Italia deve fare lo stesso oggi per Terna, Generali, Mediaset…

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E molte altre aziende sotto assedio da parte dei cd. “PARTNERS EUROPEI”. Ricordo che non più tardi di qualche mese fa Berlino emise un decreto per evitare l’acquisto di aziende dei settori strategici da parte di stranieri. Il caso citato nel titolo è solo l’antipasto, quando l’Italia cerca di comprare in Francia e Germania viene regolarmente rimbalzata, noi invece dobbiamo tenere le porte aperte? Assurdo!

Citiamo i casi storici: appunto ENEL con Electrabel, colosso nucleare belga che venne messo al riparo da intenzioni di acquisto grazie ad una fusione con Suez. O lo stop a De Benedetti su Societe Generale de Belgique. O il di fatto sterilizzato tentativo di Fiat di comprarsi Opel nel post crisi subprime invendibile per il governo tedesco. [a quei tempi le ricche banche italiane non coinvolte nella crisi potevano finanziare takeover esteri, ad esempio supportando Fiat in USA]. O La Cinq di Berlusconi, bloccata in Francia proprio da Sarkozy se ricordo bene. O Generali che quando cercò di comprare la Compagnie du Midi assicurativa francese venne bloccata dall’asse franco tedesco ed il Leone di Trieste si dovette accontentare di AMB. O la tedesca Continental che non volle farsi acquisire da Pirelli per il tramite del blocco renano. O di Unicredit dove il neo AD francese vende i fondi Pioneer a Credit Agricole invece che a Cassa depositi e Prestiti solo per scoprire che le azioni passate di mano nei recenti take over tentati su Mediaset e Terna molto probabilmente arrivano anche dal portafoglio dei fondi venduti …. (state certi che fra poco vorremo tutti sapere il nome di chi si è opposto alla vendita dei fondi Pioneer a CDP e anche chi ha deciso – nomi e cognomi – di mettere a capo di Unicredit un soggetto francese in forte odore di servizi segreti d’oltralpe!). O che dire del caso della piccola Cuki: l’azienda italiana ha tentato di comprare un’azienda del settore appena oltre confine solo per trovarsi i rissosi sindacati francesi a boicottare l’acquisto per paura che succedesse quanto accaduto con Italcementi, la nostra cementiera venduta ai tedeschi di Heideleberg e subito ridimensionata trasferendo occupazione di pregio all’estero oltre che chiudendo stabilimenti in Italia. O che dire della famosa Acciaierie Speciali Terni, comprata da ThyssenKrupp solo per chiuderla e dismetterla, poi incappata nel tragico incidente di Torino per non aver voluto fare investimenti in sicurezza in Italia (per forza, ripeto, volevano chiuderla!)

Prima ci attaccano, ci affamano con l’austerità e poi ci comprano per un nonnulla…



Oggi abbiamo nell’ordine, Bollorè che vuole comprarsi Mediaset, Lazard che si prende il 5.1% di Terna, Allianz che vuole Generali o meglio il lato francese. Di nuovo Bollorè che vuole Telecom…. E ringraziamo che su ENEL ed ENI c’è stato il veto USA, per il tramite della General Electric (E.ON ci ha tentato con ENEl, per nostra fortuna la trattativa è collassata sotto il peso degli enormi errori manageriali altrui). La lista è tanto lunga quanto sono le aziende contendibili italiane.
E sapete perchè capita questo? Semplicissimo, perchè l’euro finirà presto e l’asse franco tedesco vuole comprarsi quello che rimane dell’Italia prima che si ri-inizi a fare competizione alle aziende del nord.



Il governo deve dire stop.

Personalmente però ho molti dubbi sul perchè non ci sia stata vera reazione governativa.
Siamo sicuri che il governo Gentiloni, e Paolo Gerntiloni Silveri in particolare, non siano vicinissimi all’Ambasciata di Francia a Roma? Leggasi non stiano lavorando per favorire gli interessi francesi anziché combatterli? Si, nel senso, visto che il nostro primo ministro si dichiara europeista convinto non è che lui voglia prima l’Europa e quindi ceda tutto allo straniero europeo? Se così fosse, perchè le nostre controparti straniere che oggi vogliono comprarci non fanno lo stesso con le loro di aziende?

Questo è colonialismo baby, la moneta unica è uno strumento neocoloniale per mettere le mani sugli assets dei paesi periferici!! Chi n non l’ha ancora capito è idiota.



http://scenarieconomici.it/la-teoria-secondo-cui-il-sistema-tedesco-deve-comprarsi-la-manifattura-italiana-prima-del-crollo-delleuro-comincia-ad-avverarsi-italcementi-acquistata-dai-tedeschi-di-heidelberg/ (Sopra, da Italiaoggi.it)
Se vanno via le aziende l’occupazione in Italia finisce e bye bye lavoro per i figli degli italiani. Ed anche l’indotto andrà agli stranieri, quindi che anche i padroncini non si facciano illusioni. Italiani, svegliatevi! Questo noi lo scriviamo da anni e guarda caso oggi si avvera!!!

Sono veramente incazzatissimo, come la metà degli italiani. Ripeto, il governo deve fare qualcosa. Se non lo farà verrà perseguito a termini di legge, tempo tre mesi. Sono per altro certo che verranno avanzate proposte di legge per confiscare beni per equivalente in Italia a coloro che si siano macchiati di tradimento “economico”, qualche modo per rompere le palle ai presunti colpevoli si troverà certamente. Vogliamo scommettere?

La strada inaugurata da Monti e Letta, il secondo addirittura oggi stipendiato dall’Universita dei servizi segreti francesi a Parigi (Science Po) deve esser interrotta immediatamente.

Per chi non avesse capito il messaggio specifico meglio: dopo il 20 Gennaio prossimo arriverà il redde rationem.

Jetlag per Mitt Dolcino
:
 
18, 2016 posted by Mitt Dolcino
Esposito, v. pres. Copasir: l’Italia sotto attacco di magistratura e asse franco-tedesco, regia unica? Un politico si espone!

http://scenarieconomici.it/wp-content/uploads/2016/12/IMG_1575.jpg


Finalmente un politico del partito di governo si espone. E non è un signor nessuno, certamente è molto ben informato: parlo del senatore Giuseppe “Peppe” Esposito, vice presidente anziano del Copasir, ossia il comitato per la sicurezza dello Stato e la supervisione dei servizi segreti che prende carta di penna e dice precisamente come stanno le cose nella sua piena gravità: l’Italia è sotto attacco di magistratura e finanza *.
Bravo, se non altro per essersi reso conto della reale gravità della situazione. E soprattutto per non temere la magistratura, anche e soprattutto da politico.
Mi permetto di tirare in ballo la storia. Tutto iniziò con la fine di Montedison e con il suo fallimento pilotato dalla tangente pagata al giudice Diego Curto’ della sezione fallimentare del tribunale di Milano, tangente mai chiarita nelle origini (…). Sta di fatto che il Curto’ venne trattato con i guanti di velluto dalla giustizia dei suoi ex colleghi per la colpa grave di aver annichilito centinaia di migliaia di posti di lavoro italiani, con carcere in cella singola e TV a colori (fonte Corriere della Sera, forse le connivenze arrivavano dove non si può dire?). L’epilogo fu che la prima azienda privata italiana venne liquidata per poi essere comprata via OPA ostile guarda caso dagli stessi francesi che oggi attaccano Mediaset, addirittura nel caso in questione dall’azienda del ministero della difesa francese, EDF.



Voglio dire, il cancro della magistratura che non funziona e che blocca l’Italia parte veramente da lontano se è vero – si può ipotizzare, almeno come esercizio teorico – che corrompere un solo giudice da parte di uno straniero permetterebbe facilmente di affondare economicamente il paese, almeno prendendo l’esempio reale della tangente pagata al giudice Curto’ che permise di “uccidere” Montedison. Facile aggiungere che lo spezzatino del gruppo di Foro Buonaparte andò a beneficio soprattutto del mondo francese, leggasi Beghin Say, Montell, Ausimont o la stessa Edison.

Insomma, con un po’ di storia abbiamo condensato – e ben spiegato – il recente attacco all’Italia da parte dell’asse franco-tedesco, chiudendo l’Italia in una morsa – come dice il Senatore Esposito – fatta di finanza e magistratura. Siamo veramente sicuri che le due “componenti” della tenaglia non lavorino congiuntamente?

Purtroppo l’attualità italiana è piena di casi simili. Ad esempio la supposta tangente per gli elicotteri di Finmeccanica in India che portò all’arresto dell’AD Orsi in carcerazione preventiva senza processo per mesi, solo per scoprire finalmente che detto processo era falsato e va rifatto, parola della Cassazione. Peccato che le indagini inutili, lo sputtanamento dell’Italia e della nostra azienda della difesa che la spinse verso lo spezzatino (per venderla soprattutto ai francesi, parola di Lisa Jeanne – poi rivelatasi inesistente, uno pseudonimo, non sto scherzando** – sedicente ricercatrice dell’Università Science Po di Parigi chiamata tempestivamente dalla politica italiana per una opinione su cosa bisognava fare di Finmeccanica, opinione richiesta dalla fondazione Nens targata PD ai tempi in quota Enrico Letta, guarda caso oggi stipendiato dall’Università dei servizi segreti francesi, appunto Science Po) e che molto probabilmente sta alla base dell’incarcerazione dei due maro’ (…) per aver fatto dimettere nello scandalo degli elicotteri un capo della sicurezza indiana, mise quasi in ginocchio il gruppo italiano fino a far balenare l’ipotesi di vendere Finmeccanica (encore), come per l’epilogo di Montedison: visti i trascorsi facciamo peccato a pensare che la morsa giudiziaria non fosse avulsa dal tentato epilogo finanziario sulla falsa riga di quanto capitò per Montedison? Basta guardare il pm Eugenio Fusco, colii che incarcerò Orsi che fine ha fatto (le carte di Finmeccanica vennero inviate a Fusco del “famoso” giudice di origini straniere Woodcock al centro di numerosi procedimenti molto discussi, ndr) : per aver fatto danno a Finmeccanica ed all’Italia (oltre a tutto il resto) è stato almeno redarguito? Non fosse che per aver buttato al vento i soldi dei contribuenti in una causa poi rigettata dalla Cassazione (processo da rifare)?



E notasi, questa non è una eccezione, anzi, forse è la norma: andate a guardare il giudice che mise in galera Silvio Scaglia di Fastweb, lo stesso che fece marcire in galera Angelo Rizzoli fino alla morte, ha forse pagato per aver visto rinnegata la sua tesi, Scaglia fu assolto in appello perché il fatto non costituisce reato? Macché, è stato promosso al CSM…
Consiglio anche di andare a vedere cosa successe a Parmalat (curioso che l’ad che portò alla svendita di Parmalat e di Montedison sempre ai francesi fosse lo stesso), ma mi dilungherei troppo.

Secondo voi con un siffatto sistema giudiziario ed una economia indifesa dalla politica possiamo andare avanti molto? La risposta è no, sarei solo curioso di sapere cosa succederebbe se in un non lontano futuro venisse fuori che gli attacchi della magistratura alle aziende nazionali e l’attacco straniero alle nostre aziende sistemiche non fossero fattori completamente indipendenti. Un saggio ormai trapassato mi sussurrava che basta corrompere un giudice con le caramelle per affondare l’Italia. A parte il parossismo, il messaggio – sebbene chiaramente provocatorio – è chiaro.
Chissà che in un prossimo futuro non venga fatto qualche approfondimento in riguardo.

Forse era questo che il senatore Esposito voleva dire? Sta di fatto che le sue parole sono molto simili a quelle che su questo sito spendiamo da oltre 4 anni. E sta di fatto che se non si riuscirà a bloccare la calata franco-tedesca all’attacco delle nostre aziende spesso fiaccate dalla magistratura (attacco perpetrato prima dell’arrivo di Trump che regolerà i rapporti con l’EU ad eccessivo servizio e vantaggio di Parigi e Berlino), l’Italia diventerà un paese a basso costo incapace di impiegare i propri figli con lavori onorevoli e fin anche di pagare le pensioni. Anche quelle dei giudici e del senatore Esposito.
Ecco perché bisogna intervenire per cambiare lo status quo prima che sia troppo tardi.

Mitt Dolcino

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Lo sai quando l'Europa delle banche ha iniziato a fregarti?



Lo sai quando l'Europa delle banche ha iniziato a fregarti?


Un articolo di Valerio Malvezzi e Piero Di Florio

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Capisci che c'e' qualcosa che non va?

Ti hanno detto (Prodi, cit.), per convincerti che l'Europa Unita sarebbe stato un Paradiso, che avresti lavorato un giorno in meno e guadagnato come se tu avessi lavorato un giorno in piu'.

Dopo tanti anni, lavoriamo piu' di prima, non abbiamo piu' diritti sociali, ci tolgono la pensione, la sanita', la spesa pubblica, i servizi, i giovani non trovano lavoro e il tasso del risparmio delle famiglie e' crollato.

Non possiamo spendere per ricostruire le case dei terremotati, perche' "dobbiamo rispettare i patti con Bruxelles".

Da almeno dieci anni ti raccontano che l'anno prossimo tuttavia - stai tranquillo - andra' meglio.

Sistematicamente, prima di ogni tornata elettorale, casualmente l'Istat ci dice che l'Italia e' in ripresa, che la gente sta meglio, che la disoccupazione giovanile scende (ma gli inoccupati - cioe' quelli che non ci provano nemmeno piu' a cercarlo, un lavoro - aumentano).

Ti dicono che la ripresa e' dietro l'angolo, che quella che loro chiamano "crisi" e' quasi passata.

Quasi.

E tu ci credi?



IL SISTEMA ECONOMICO DELLE SABBIE MOBILI
La povera gente non e' messa in grado di capire quasi nulla di Economia. Il potere finanziario mondiale ha vinto – momentaneamente - la battaglia.
Del resto, se comperi professori, giornalisti, opinionisti, politici e tutti coloro che possono spiegarla al fine di raccontare balle alla gente, questa non puo' capire.

E allora, dalle pagine di questo blog noi - definiti populisti, volgari demagoghi e complottisti - dato che non dobbiamo rispondere a nessun editore e nessuno ci paga per cio' che scriviamo, ti diremo le cose come stanno.

Del resto, che vuol dire populisti?

Se significa stare dalla parte del popolo, della povera gente, e' un insulto che ci onora.

E la gente, oggi, nell'Unione Europea, e' in un sistema economico che assomiglia alle sabbia mobili.

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Fig. 1 – le sabbie mobili della UE

E' inutile che tu ti illuda, che tu creda al politico che dice: "ora andiamo e rinegoziamo".

E' ora che qualcuno invece abbia finalmente il coraggio di dire le cose brutte, quelle che nessuno ha il coraggio di affermare.

Non possiamo uscire – restandoci dentro - dal sistema economico delle sabbie mobili.

Non e' che battendo i pugni sul tavolo, frignando, ricattando, piangendo, supplicando o invocando la loro pieta' concederanno un po' piu' di flessibilita', consentiranno di rilanciare la spesa pubblica, di fare strade e ospedali, di ridare occupazione, di far girare nuovamente l'economia.

E quindi non illuderti: non dipende dal Governo italiano in carica.

Quindi, no, votare questo o quel governo che promette timidamente di "ridiscutere" non serve a nulla.

E la ragione per cui non serve a nulla e' che non si puo' discutere come uscire dalle sabbie mobili. Perche' l'unico modo per uscire dal pantano e' non stare nel pantano.

Paradossalmente, le sabbie mobili in economia sono date da una cosa fissa.

Nessuno te lo dice – perche' non vogliono che tu sappia - ma le sabbie mobili nelle quali siamo finiti, nelle quali affondiamo ogni anno, nelle quali piu' ci dibattiamo piu' andiamo a fondo, derivano dalla scelta di una cosa fissa.

Dal sistema dei cambi fissi.



PERCHE' I CAMBI FISSI PORTANO ALLE SABBIE MOBILI
In un precedente articolo Perche' l'Europa fara' morire di fame gli italiani (tranne pochi fortunatissimi) ti abbiamo raccontato la storia della UE fino al momento in cui entrammo nel sistema dei cambi fissi denominato SME (Sistema Monetario Europeo).

Devi sapere che un'economia di un Paese – al di la' di quel che ti fanno credere gli ignoranti - non puo' vivere di sole esportazioni, come non puo' vivere di sole importazioni.

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Si parla di bilancia commerciale (e bilancia dei pagamenti) perche' il concetto di base e' quello di pesi contrapposti che devono stare in equilibrio.

Ma come si crea equilibrio?

Se un Paese registra un disavanzo della parte commerciale (se importa piu' di quanto esporti) dovra' finanziarsi all'estero facendo entrare dei capitali nel Paese, mentre un Paese che presenta un avanzo della parte commerciale avra' del denaro da investire all'estero.

Tutto girava normalmente, quando l'Italia era in un sistema di cambi fluttuanti.

Cosa succede quando si entra in un sistema di cambi fissi come lo SME (Sistema Monetario Europeo)?

Entra in gioco una cosa che si chiama Banca Centrale.

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Tra gli squilibri precedentemente descritti ce n'e' uno, il deficit, che colpisce i Paesi con inflazione piu' alta, che tendono pertanto ad avere troppe importazioni a fronte di poche esportazioni.

Oh, ma basta alzare i tassi di interessi e attirare gli investitori – ti dira' l'economista euro convinto.

E infatti, e' successo.

Solo che, alla lunga, il giochino non regge.

Questa situazione puo' diventare insostenibile e mettere in crisi l'economia di un'intera nazione. Si entra, giocando a questo pericoloso gioco, in un loop autodistruttivo.

Possibile? Non solo possibile: e' successo.

Ora ti spieghiamo come e perche'.

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Hai capito perche' si sono alzate le tasse mostruosamente in Italia?

Per darti forse piu' servizi? Oppure una migliore sanita'? Magari una miglior qualita' della vita?

Nemmeno per sogno: per pagare interessi alle banche (private).

Lo schema e' il seguente.

Fig. 2 – Le sabbie mobili del cambio fisso

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Le conseguenze sono quelle che vedi tutti i giorni: imprese che chiudono, investimenti che crollano, crescita della disoccupazione, debito privato alle stelle, distruzione della classe media, persone in coda alla Caritas.

Considera questa diversa spiegazione della realta' che vivi, quando qualcuno dira' che siamo populisti.

Questa spiegazione tecnica non e' una nostra fantasia, una speculazione intellettuale o una illazione.

E' solo metterti davanti agli occhi la verita' in modo molto semplice e chiaro.

Quindi, quando ti dicono che aumenta il debito pubblico chiediti perche', dato che stanno distruggendo gli investimenti pubblici, dato che non fanno piu' strade, ospedali, dato che tagliano la spesa pubblica, la sanita' e le pensioni.

La ragione e' semplice: perche' il debito dello Stato italiano e' esploso per la componente degli interessi da pagare a banche private.

Non per erogare servizi ai cittadini.

Pensi che stiamo esagerando?

Bene, allora chiedi ai soloni dell'economia che ti dicono che "l'Unione (Europea) fa la forza" se non forse e' vero questo:

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Cento miliardi.

Cento miliardi l'anno di interessi, non dovuti, a speculatori privati, banchieri.

E tu lavori e paghi le tasse per pagarli.





LA VIRTUOSA GERMANIA
Non passa giorno che non si incontri qualche amico che, in assoluta buona fede, non ci dica:

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Ehi, Ciccio! – gli diremo, affettuosamente - invece di leggere i giornali e ascoltare la televisione, prova a ragionare ogni tanto anche con la tua testa.

La politica degli alti tassi di interesse veniva indotta - e' storia economica - dalla Germania, o meglio della Bundesbank, la Banca Centrale tedesca.

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E' attorno a questo marchio che nasce l'Europa come tu oggi la conosci, sai?

Fu la Banca Centrale tedesca il perno del Sistema Monetario Europeo, cioe' di quello che, come ti spiegheremo, sarebbe diventato la moneta con la quale oggi comperi il pane e il latte per la tua tavola: l'euro.

In altre parole, dal momento che la Bundesbank venne presa come riferimento grazie ai "virtuosi" tassi di inflazione e debito pubblico tedeschi, quando l'impianto del Sistema Monetario Europeo venne messo in piedi si decise che tutti gli Stati membri avrebbero dovuto seguire le politiche monetarie della Bundesbank. Per cui si puo' affermare che lo SME era, di fatto, "l'area del marco allargata", per usare un'espressione del Prof. Francesco Carlucci.

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Fig. 3: SME o area del Marco allargata

Quindi siamo stanchi di ascoltare amici in assoluta buona fede che, indottrinati dal telegiornale o da qualche giornale economico, ripetono come pappagalli cio' che il Pensiero unico dell'Economia, quello neo liberista, fa loro dire, a furia di bombardarli di messaggi subliminali: noi siamo lavativi e spreconi, mentre i tedeschi sono virtuosi.

E' evidente che in un sistema che ha un dominus, un padrone, quello comanda.

Il dominus in area Euro e' sempre stata la Bundesbank, perche' e' un fatto storico riconosciuto che attorno a questa Banca si costruito il Sistema Monetario Europeo (SME).

Di conseguenza, se la Bundesbank aumentava o diminuiva i tassi di interesse, gli altri Paesi erano costretti ad adottare le stesse misure.

Ma abbiamo visto cosa succede in un sistema di cambi fissi ad un Paese strutturalmente in deficit, quindi piu' debole, se si alzano i tassi di interesse.

Va in crisi ed entra in un loop autodistruttivo.

Ecco cosa e' successo davvero all'Italia, e perche'.



LA CREDIBILITA' INTERNAZIONALE
Neanche a dirlo: dal 1979 (anno dell'entrata in vigore dello SME) i tassi di interesse tedeschi erano andati sempre aumentando.

E i tassi continuarono ad alzarsi, per una ragione storica, sul finire degli anni '80.

In un decennio, i tassi di interesse tedeschi condizionarono il mercato in salita, per poi impennarsi ancora di piu' alla fine degli anni 80 in vista della riunificazione della Germania, che ebbe inizio con la caduta del muro di Berlino nel 1989.

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Fig. 4: La caduta del muro di Berlino, 1989

Quindi, quale e' la vera ragione storica per la quale si fecero alzare i tassi di interesse?

L'innalzamento dei tassi di interesse veicolava capitali verso la Germania che aveva bisogno di finanziare la ristrutturazione e l'ammodernamento della Germania Est.

Nel frattempo i Paesi deboli e con piu' inflazione, in generale quelli della periferia, venivano sempre piu' strangolati dagli alti tassi di interesse, con conseguenze devastanti su crescita e occupazione.

Per di piu', lo SME era stato strutturato in modo da rimandare il piu' possibile i riallineamenti (rivalutazioni o svalutazioni), e questo – dicevano i soloni dell'epoca – per evitare la perdita di "credibilita'".

Credibilita'.

Un concetto matematicamente ed economicamente indefinibile, ma mediaticamente sempre molto efficace.

Altro che credibilita'!

Quella scelta fu economicamente e socialmente devastante ed e' la causa della tua poverta', oggi.

Il Sistema Monetario Europeo rimandava per anni i riallineamenti, cioe' quello che avrebbe permesso ai Paesi piu' deboli (come l'Italia) di riequilibrarsi.

Cosi', sui giornali, sulle radio, sulle televisioni, per anni ti hanno spiegato che non si doveva fare, che non si poteva toccare, peggio ancora: che non si doveva fare il riequilibrio. Perche'?

La scusa era nella parola tanto cara agli economisti, ai politici, ai pensatori, agli opinionisti a libro paga del sistema bancario e finanziario mondiale: credibilita'.

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Fig. 5: La spiegazione ufficiale.

Tutte menzogne.

Rimandare i riallineamenti aveva un unico obiettivo: permettere il massimo guadagno da parte degli speculatori.

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Fig. 6: La verita'.

Ecco, la verita' nuda e semplice.



LA SPECULAZIONE INTERNAZIONALE
Eccoli, dove volevano andare a parare, i complottisti! – ridacchiera' ora il solito perbenista.

Il perbenista e' chi pensa di capirne di economia perche' legge due giornali, magari fa il professionista e ogni tanto vede un dibattito televisivo o partecipa a un convegno dell'associazione o dell'ordine professionale (che ovviamente invita soltanto politici, opinionisti, giornalisti o pensatori del Pensiero Unico).

Se invece tu lettore non pensi di aver la verita' in tasca, prova a seguire liberamente anche questa altra campana.

Ti abbiamo detto che in un sistema di cambi fissi, impedendo i riallineamenti, si fa il gioco degli speculatori internazionali.

Vediamo tecnicamente come, spiegandolo in modo molto semplice.

Prendiamo un Paese periferico in deficit che entra in un loop come quello spiegato qualche rigo piu' sopra.

Cosa fa la Banca Centrale del Paese in deficit?

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Ma le riserve in valuta estera non sono inesauribili. E quando le riserve si esauriscono?

Succede quanto illustrato nello schema seguente.

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Fig. 7 – Come funziona la speculazione.

Bello per loro il giochino, non e' vero?

Quindi, si potrebbe riallineare (svalutare) un poco per volta, oppure rimandare.

Ma un conto e' riallineare poco per volta limitando i danni, consentendo quindi agli speculatori di incassare (ad esempio) un 3 o un 5%.

Rimandare un riallineamento (svalutazione) fino al punto di rottura provoca un disastro, e magari gli speculatori in un sol colpo si mettono in tasca non il 3 o 5%, ma addirittura il 20 o 25% !

Detto in altre parole: se la vostra casa si trova in zona sismica, gradireste tanti terremoti piccoli che rilasciano energia poco a poco o una bella scossa finale di magnitudo Richter pari ad 8 con la certezza che vi crolli tutto addosso?

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In altri termini, noi affermiamo che non e' solo irresponsabile ma e' dichiaratamente colpevole l'atteggiamento di coloro che, conoscendo il rischio di queste cose, per proprio tornaconto personale le nascosero, preparando il terreno per il futuro terremoto dell'economia italiana.

Che, puntualmente, si e' verificato.




LE TESSERE DEL PUZZLE
In questa storia, che prosegue sulle pagine irriverenti di questo libero blog privato da tempo, stiamo raccontando di come e perche' si sia giunti alla situazione economica attuale.

Lo facciamo perche' nell'informazione ufficiale si e' volutamente persa la memoria storica, nascosta da frasi di rito, di circostanza, da moralismi, da slogan.

L'Unione Europea serve a competere in un mercato globale, da soli non si va da nessuna parte, siamo troppo piccoli per agire nel mercato mondiale! – ti dicono, ogni giorno.

E via di affermazioni politiche, di slogan, di messaggi da circo mediatico.

In realta', tuttavia, l'Unione Europea non ha mai fatto nulla, nel concreto, per impedire i fenomeni speculativi delle finanza mondiale a danni dei Paesi piu' deboli, di quelli in deficit.

Lo sapevano, che in un sistema di cambi fissi, noi avremmo pagato molto piu' di altri.

Lo sapevano che la povera gente avrebbe perso il lavoro, avrebbe fatto fatica ad arrivare alla fine del mese.

L'Unione Europea che si stava politicamente realizzando attorno al disegno economico di un Sistema Monetario Europeo (SME) era piu' un puzzle fatto di tante tessere separate che un popolo unito in cammino verso il benessere comune.

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Il grande sogno di una Europa unita, solidale; dov'era finito?

Perche' gli attori di questo processo di integrazione non hanno mai fatto nulla per istituire tutte le barriere amministrative necessarie al fine di contrastare fenomeni speculativi nei confronti dei Paesi deboli, in difficolta' e perennemente in deficit?

La verita' e' che quel tipo di Europa che sognavano gli idealisti della prima ora non e' mai esistita.

Lo SME (e piu' in generale la rigidita' del cambio) aveva creato talmente tanti squilibri tra le diverse nazioni europee da rivelarsi un esperimento talmente insostenibile e catastrofico che nel 1992 crolla a causa di una violenta crisi valutaria che - pensa un po' - alla fine venne risolta proprio sganciandosi dallo SME permettendo alle valute nazionali di tornare a fluttuare liberamente.

Non era tuttavia che una pausa prima della tempesta: quella che si sarebbe scatenata con l'adozione di una "moneta senza Stato" che avrebbe auto il nome di Euro.

Ma, di questa dimenticata e mai cosi' raccontata vera storia, si dovra' raccontare un'altra volta.

Nuovamente narrando di cose che, per l'informazione ufficiale, non si devono dire; perche' il popolo bue non deve capire del proprio male, dovendo sempre stare stupidamente allegro.

Come cantava il poeta in una canzonetta italiana:

"E sempre allegri bisogna stare,

che il nostro piangere fa male al re;

fa male al ricco e al cardinale,

diventan tristi se
 
posted by Alessandra Barletta
SENTENZA 275/2016: LA CORTE COSTITUZIONALE FA SCUDO SUI DIRITTI INCOMPRIMIBILI CONTRO IL PAREGGIO DI BILANCIO



Storica sentenza della Consulta sul pareggio di bilancio. Qui il testo integrale. Lo scorso 16 dicembre è stata depositata la sentenza decisa il 19/10/2016 su una questione costituzionale sollevata dal TAR chiamato a decidere su una legge della regione Abruzzo.

Secondo una legge regionale del 1978, la Regione Abruzzo infatti avrebbe dovuto finanziare il 50% delle spese per il trasporto dei disabili a scuola, lasciando il restante ammontare a carico della Provincia di Pescara.

Nel 2004 la legge finanziaria della regione Abruzzo, in ossequio al patto di stabilità, statuisce all’art. 88 che il finanziamento del suddetto trasporto sarebbe dovuto avvenire “nei limiti della disponibilità finanziaria determinata dalle annuali leggi di bilancio e iscritta sul pertinente capitolo di spesa”(art. 6, comma 2-bis). Sulla base di questa disposizione la regione nega il finanziamento nell’ammontare stabilito. La Provincia di Pescara ricorre al TAR, che rimette il giudizio sulla legge finanziaria regionale alla Corte Costituzionale. La Corte dichiara l’illegittimità costituzionale dell’art. 6, comma 2-bis, della legge della Regione Abruzzo 15 dicembre 1978, n. 78, cioè di quella frase in corsivo, dando quindi ragione alla Provincia.

Di seguito alcuni punti chiave tra le ragioni di diritto contenute nella sentenza che hanno un valore ben più pregnante del suo significato a livello regionale e nazionale:

2- Il giudice a quo ritiene che il condizionamento dell’erogazione del contributo alle disponibilità finanziarie, di volta in volta determinate dalla legge di bilancio, trasformi l’onere della Regione in una posta aleatoria e incerta, totalmente rimessa alle scelte finanziarie dell’ente, con il rischio che esse divengano arbitrarie, in difetto di limiti predeterminati dalla legge, risolvendosi nella illegittima compressione del diritto allo studio del disabile, la cui effettività non potrebbe essere finanziariamente condizionata.

4- Il diritto all’istruzione del disabile è consacrato nell’art. 38 Cost., e spetta al legislatore predisporre gli strumenti idonei alla realizzazione ed attuazione di esso, affinché la sua affermazione non si traduca in una mera previsione programmatica, ma venga riempita di contenuto concreto e reale.

11- La pretesa violazione dell’art. 81 Cost. è frutto di una visione non corretta del concetto di equilibrio del bilancio, sia con riguardo alla Regione che alla Provincia cofinanziatrice. È la garanzia dei diritti incomprimibili ad incidere sul bilancio, e non l’equilibrio di questo a condizionarne la doverosa erogazione.

14- Nella materia finanziaria non esiste «un limite assoluto alla cognizione del giudice di costituzionalità delle leggi». Al contrario, ritenere che il sindacato sulla materia sia riconosciuto in Costituzione «non può avere altro significato che affermare che esso rientra nella tavola complessiva dei valori costituzionali», cosicché «non si può ipotizzare che la legge di approvazione del bilancio o qualsiasi altra legge incidente sulla stessa costituiscano una zona franca sfuggente a qualsiasi sindacato del giudice di costituzionalità, dal momento che non vi può essere alcun valore costituzionale la cui attuazione possa essere ritenuta esente dalla inviolabile garanzia rappresentata dal giudizio di legittimità costituzionale».

La Corte non afferma alcun nuovo principio, ne difende uno esistente sin dalla prima approvazione della Carta. L’ adesione allo SME e la cieca attuazione delle politiche euopee in materia di pareggio di bilancio lo avevano semplicemente annichilito sulla base di una presunta insostenibilità dei costi del suo esercizio. La Corte dice: è il meccanismo del pareggio di bilancio (pareggio, l’ equilibrio è un’altra cosa) a dover tener conto dell’esercizio di un diritto e modellarvisi, non il contrario. Perchè? Poichè la prima parte della Costituzione pullula di diritti cosiddetti “incomprimibili”, si pensi al diritto al lavoro, al diritto alla salute, la tutela del risparmio, il diritto al giusto salario. Questi diritti non sono statue di bronzo, cioè cavi al loro interno, quindi ne va tutelata la concreta attuazione affinché non rimangano manifestazioni di principio. Essi hanno valore sovraordinato rispetto a tutti gli altri, per questo non possono essere disattivati da un articolo contenuto nella seconda parte, in species l’ art 81 Cost. sul pareggio di bilancio.

La sentenza si pone nel solco di quanto molti economisti e giuristi affermano da anni invano, cioè la costituzionalizzazione del pareggio di bilancio è incompatibile con i diritti fondamentali della nostra Carta costituzionale, la quale contiene un preciso manifesto economico ancora inattuato, in cui gli interessi economici sono al servizio dell’interesse pubblico e non viceversa.



Alessandra Barletta

(La CiVetta Autoctona)
 
posted by Maurizio Gustinicchi
SALVATAGGI BANCHE ITALIANE: la fionda (o bazookino) del Governone!

Il.... si è astutamente sollevato dall’incarico di premier appena in tempo per evitare il problema RISANAMENTO BANCHE.

Lo Tsunami che colpirà a breve il nostro paese (affossando definitivamente il PD) politicamente interesserà altri soggetti, non più lui. L’esperienza col padre di Mariaa Boschi gli è bastata.

Adesso la palla passa al DUCACONTE MAZZANTI ......... il famoso PRESTANOME!

E il mitico Governone il BAZOOKONE di 20 miliardi di Euro.

Bazookone o… piuttosto …BAZOOKINO?

Perché Bloomberg parla chiaro:



Servono almeno 52 miliardi di euro, i 20 dello stato non bastano!

Questo perché le banche in difficoltà sono tante:



Ma forse, neanche i 52 potranno essere sufficienti, almeno così la pensano gli analisti finanziari indipendenti in giro per il mondo:



In Italia abbiamo circa 360 miliardi di euro di crediti deteriorati.

Come si può pensare che 20 miliardi siano sufficienti per coprire il problema? È chiaramente in arrivo il BAIL-IN:



Si prevedono, inoltre tagli al personale fino ad almeno 150.000 unità .

Le banche sicuramente riequilibreranno i propri conti ma cosa accadrà a quelli dei nuovi disoccupati? Come potranno, questi, mantenere in attivo i loro?

Nuove voragini si apriranno in altri conti correnti!

La moneta così gestita NON potrà mai portare in equilibrio un sistema economico che intende lavorare per il solo sistema borsistico mondiale.

Scordatevelo!

Ad maiora.



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