PILLOLE DI SAGGEZZA LE ABBIAMO FINITE. PASSIAMO ALLE SUPPOSTE

Se questo è uno degli effetti della pandemia non c’è da esserne soddisfatti,
perché l’unico modo per colmare il vuoto che l’immagine trasmette tra il leader ed il suo popolo è quello della retorica mediatica
declinata in tutti i modi e le forme.

Retorica che, però, colma solo in apparenza il vuoto ma che nella realtà rende questo vuoto sempre più ampio ed incolmabile.

Si può nutrire simpatia e comprensione per Francesco solo ed inzuppato di pioggia nel giorno di Pasqua
e per Mattarella che deve obbedire al divieto di assembramento ed all’obbligo della mascherina.

Ma la simpatia e la comprensione per le persone, soprattutto se esaltate allo spasimo da una retorica bolsa ed ossessiva,
non rinforzano il legame tra i fedeli ed i cittadini con le istituzioni che il Pontefice ed il capo dello Stato rappresentano.

Se, dunque, l’effetto del coronavirus è l’aumento del vizio nazionale della retorica,
bisogna alzare la guardia e denunciare la pericolosità del fenomeno.

Perché la pandemia ha creato uno stato di insicurezza e di paura nella società.

E questa condizione provoca un bisogno crescente di guide sicure autorevoli,
in grado non di suscitare simpatia ma di dare tranquillità e serenità ai fedeli ed ai cittadini.

Quella tranquillità e quella serenità che un governo incerto ed una comunità scientifica rissosa e confusa non sanno dare.

Nella storia i vuoti e le retoriche bolse fanno spuntare i demagoghi ed i falsi pastori!
 
l discorso di ieri del Presidente del Consiglio Conte è stato un vuoto a perdere.

Irrompe in mezzo ai TG serali, così tutti sono costretti a mandarlo in onda,
per dire ciò che sarebbe stato semplice scrivere in un Dpcm – l’ennesimo – e diffondere con un semplice comunicato stampa.

Mezz’ora persa per comunicarci le distanze che dovranno mantenere chi corre o chi passeggia,
oltre ad autoincensarsi su presunti risultati ottenuti al Consiglio europeo.

Quali non si sa, visto che insieme al Recovery Fund (che ancora non c’è) c’è anche il cosiddetto MES “light” (che invece c’è già).

In punto di sostegno economico, nulla. Il vuoto.

Dal 4 maggio non cambierà sostanzialmente nulla.

Rimarranno in vigore le limitazioni attuali, salvo qualche attività che potrà riprendere a lavorare.

Con quali clienti non si sa, ma potrà rialzare la saracinesca.

Tante altre, invece, resteranno chiuse, alcune addirittura fino a giugno.

Nel frattempo 70 mila Partite Iva e autonomi stanno ancora aspettando il bonus dei 600 euro di marzo,
così come 4 milioni di lavoratori dipendenti non hanno ancora ricevuto la cassa integrazione in deroga (sempre di marzo).


Nel suo discorso il Presidente del Consiglio ha più volte citato Colao, esponente di spicco del capitalismo neoliberista di casa nostra,
a capo delle 15 task-force nominate dal governo per la cosiddetta “Fase 2”.

Insieme a lui, Conte ha più volte nominato il Comitato tecnico-scientifico, che coadiuva il governo,
composto da medici e presunti scienziati che decidono sulle libertà fondamentali di sessanta milioni di persone.

Sia le task-force che il comitato sono del tutto estranei al processo democratico.

Decidono della nostra vita e delle nostre libertà senza alcun collegamento con le determinazioni della sovranità popolare.



Il virus ha infettato anche la democrazia.

Ciò che più mi ha colpito è però il linguaggio usato dal premier Conte: “vi sarà consentito”, “vi sarà concesso” etc…

Come se la libertà ce la consentisse uno venuto dal nulla, non eletto neppure in Parlamento,
o dipendesse da 450 tecnici che – da sempre nascosti nell’oblio – hanno annusato la possibilità di prevalere l’uno sull’altro
e di esercitare il potere esecutivo senza passare dal processo democratico.


Mi è venuto in mente il Tribunale della Sanità della Milano del Seicento, di cui parla Alessandro Manzoni nei Promessi Sposi.

Un gruppo di scienziati che, fatta eccezione per il vecchio Settala, non avevano capito assolutamente nulla.
Rileggere Don Lisander, soprattutto in questo periodo, apre la mente.

In altre parole i corsi e i ricorsi storici di cui parla Giambattista Vico.

Oggi, seppur con strumenti istituzionali del tutto differenti, siamo pressappoco nella stessa situazione:
medici e “scienziati”, spinti da ataviche ambizioni personali, mirano all’esercizio del potere
disponendo delle libertà fondamentali altrui, addirittura della libertà personale
che l’art. 13 della Costituzione definisce come “INVIOLABILE” e prevede una “riserva di legge” assoluta.

Giuristi da avanspettacolo e virologi da passerella, sempre gli stessi, vanno poi in televisione ad affermare
che il diritto alla salute è, tra i diritti fondamentali, quello con maggiore tutela costituzionale.

Falso!

Ho riletto i verbali dei lavori preparatori dell’Assemblea Costituente, ed è chiaro come i Padri Costituenti
postposero la salute alla libertà perché non può esistere “salute” se prima non v’è “libertà”.

Non a caso, ripeto, la libertà personale è definita addirittura come INVIOLABILE.
E non è un caso che la salute sia posta all’art. 32 e la libertà personale all’art. 13.

Tutto ciò è figlio della concezione illuministica alla quale i Costituenti si ispirarono.

La Dichiarazione dei diritti dell’uomo e del cittadino del 1789 attribuisce infatti alla Libertà la matrice di diritto naturale,
diritto che segue l’uomo sin dalla sua nascita, a prescindere dalle disposizioni del diritto positivo.

Insomma, la politica e la democrazia hanno abdicato alla tecnoscienza.

Sostanzialmente, la fine della politica e della democrazia.

E soprattutto della Libertà.

La dittatura è ormai nei fatti.
 
Mi viene da dire, tra qualche mese agli imprenditori falliti, alle partite iva che avranno fatturato zero, agli operai che avranno perso il posto di lavoro,
lo spieghino conte, le task force, gli scienziati, come sopravvivere,
loro che dall'alto del loro saper tutto, discernono della vita e della libertà delle persona, con così tale disinvoltura ormai da 2 mesi.
 
Una gran bella figura dimmerda. Leggo ovunque che ci saranno chiarimenti anche per gli spostamenti.
E quindi scriverà la Regione - E poi scriveranno i Prefetti....... e poi ci saranno gli Angeli e la Madonna.......
ma cosa aspettano a farlo dimettere ?

Il nuovo decreto presentato ieri sera dal premier Giuseppe Conte ha fatto sorgere diversi dubbi.
Dagli spostamenti alle seconde case, passando per le mascherine,
gli italiani non hanno ancora chiaro cosa si potrà fare nella tanto attesa fase 2.

Uno dei rebus è quello che riguarda i congiunti: chi sono le persone che potremo andare a trovare dal 4 maggio?

Nel Dpcm sono considerati ''necessari gli spostamenti per incontrare congiunti
purché venga rispettato il divieto di assembramento e il distanziamento interpersonale
di almeno un metro e vengano utilizzate protezioni delle vie respiratorie''.

Genitori, figli, fratelli e sorelle, nonni rientrano di sicuro nella categoria.

Ma fidanzati e fidanzate come si dovranno comportare?

Gli incontri, secondo quanto disposto dal Dpcm, potranno avvenire a patto che i soggetti siano legati da un vincolo di parentela.

Gli innamorati, se non sono sposati ?

E così in molti hanno protestato e chiesto maggiore chiarezza.

Su twitter, dove l'hashtag "congiunti" è subito diventato tendenza, in molti si chiedono perché non possono rincontrare i propri amati.

Anche i politici hanno invitato il governo a fornire ulteriori indicazioni e a specificare al meglio il termine "congiunti".

"Il governo dal 4 maggio deve consentire ai cittadini di poter far visita non solo ai congiunti ma anche ai fidanzati,
alle fidanzate, ai compagni e alle compagne. E a chi vive lontano dai parenti e non ha un compagno/a o un fidanzato/a
deve essere data la possibilità di andare da un amico o da un'amica. Nel 2020 è davvero anacronistico far riferimento solo ai congiunti.
Ci sono tanti altri rapporti d'amore e di amicizia, a volte anche più stretti di quelli fra congiunti,
che meritano comunque di essere considerati e salvaguardati",

ha affermato Michele Bordo, vicecapogruppo Pd a Montecitorio.

"Tra gli inutili divieti di Conte anche la libertà di amare. I fidanzati non sono liberti di ricongiungersi?"

Protesta il mondo gay. "Il fatto che l'allentamento delle restrizioni sulle relazioni sociali sia circoscritto alla definizione di congiunti,
che nei nostri codici è riferita inequivocabilmente alla dimensione formale della parentela, di sangue o acquisita,
rappresenta un inedito e inaccettabile intervento dello Stato nella definizione della gerarchia degli affetti",

ha affermato Gabriele Piazzoni, segretario generale di Arcigay, come riporta il Messaggero.

"Il Decreto Conte discrimina ancora una volta le persone Lesbiche, Gay, Bisex e Trans e non solo - ha detto Fabrizio Marrazzo portavoce Gay Center -
Il nuovo decreto dà la possibilità solo ad alcuni di ripristinare la propria rete di affetti,
ma non a buona parte della nostra comunità ed a quella parte della società che non rientra nelle logiche di parentela ottocentesche".

Per placare le polemiche, poco fa dal governo sono arrivati i primi chiarimenti.

Da una prima interpretazione del Dpcm firmato ieri sera dal premier Conte, a quanto si apprende da fonti di Palazzo Chigi,
per "congiunti si intendono parenti, affini, coniugi, conviventi, ma anche fidanzati e affetti stabili".

Nei prossimi giorni, hanno sottolineato le stesse fonti, usciranno le Faq volte a chiarire tutti i dubbi sul Dpcm.

"Come ministro per le Pari Opportunità ho a cuore di tutelare i diritti delle coppie omosessuali, che non devono essere discriminate.
È un punto che va chiarito e va chiarito nella direzione di permettere alle persone di ricongiungersi con i propri legami, fidanzati compresi.
Bisogna richiamare al senso di responsabilità ma nello stesso tempo è altrettanto importante la vita delle persone
che risponde all’esigenza delle relazioni umane e delle coppie", ha spiegato all'HuffingtonPost il ministro Elena Bonetti.

Via libera quindi anche all'amore: dopo settimane di lontananza i fidanzati potranno quindi rincontarsi.

Purché abitino nella stessa regione.
 
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00:00 Ieri sono morte centinaia di migliaia di piccole imprese grazie al coraggio di Conte. Ma i giornali non se ne accorgono…

05:20 Il virus non si combatte uccidendo le imprese, non lo abbiamo ancora capito.

07:40 Iuri Maria Prado su Libero ci parla di colpetto di Stato, e ha ragione.

09:55 Da leggere le interviste a Sabino Cassese, Pigi Battista e Franco Cardini.

11:07 La Chiesa si è accorta della fregatura ma, permettetemi, se l’è cercata.

12:50 Daniele Capezzone sulla Verità trova tutti gli spunti per il gran casino della Fase 2.

13:20 Adesso arriva Paolo Mieli a farci l’editoriale sulla Cina

14:14 L’ideona di fissare per legge il prezzo delle mascherine: una follia!

15:44 Kit sierologici, ecco perché ha vinto Abbot.
 
La povera Italia è entrata nel cuore più profondo della notte.
I cittadini-elettori, sfiniti da un decennio di governi eterodiretti da una cabina di regia illegittima, lontana e nascosta, sono piombati in un lungo sonno narcotico.

I registi occulti contano nel lungo sonno della ragione del popolo italiano per depauperarlo dei suoi risparmi, dei suoi diritti civili e della sua dignità.

Ma, la storia insegna, che il letargo non può essere infinito.
Arriverà di certo il risveglio, anche se incerto e graduale.

Poi quando il risveglio sarà completo e le energie saranno rinnovate, allora molti tremeranno, altri fuggiranno e il potere passerà di mano.
Questa non è solo una speranza, è una certezza matematica.
 
“Non mi spaventa l’obbligo di dover applicare nuove regole, per quanto stringenti possano essere.
A preoccuparmi non poco è il fatto che da questo continuo dibattito emerga un ritratto di Uomo
che deve solo produrre e consumare, ma che soprattutto non deve ammalarsi:

è grave che non si parli mai dei bisogni spirituali, che non si pensi a investire sul futuro
creando motivi di speranza anche attraverso la cultura, la bellezza e la fede”.

A dichiararlo è il Prevosto di Lecco Monsignor Davide Milani, che nella serata di ieri ha commentato “a caldo”
– sulla sua pagina social – le normative per la cosiddetta Fase 2 anticipate in conferenza stampa
dal Presidente del Consiglio Giuseppe Conte, non esitando a dichiarare che “siamo nel campo della discriminazione dei diritti fondamentali”.

“In quanto cittadino italiano continuerò a rispettare tutte le regole che saranno istituite:
non sono di certo alla ricerca di trattamenti di favore e mi guardo bene dal mettere a rischio la salute delle persone”
ha commentato don Davide.

“Ciò che mi preoccupa in tutta questa situazione è il ritratto dell’Uomo che ne è emerso:
sembra stia trionfando la tecnocrazia, una società in cui non si deve fare altro che consumare e produrre. Questa non è la realtà,
l’Uomo non è soltanto procedure e regole: per poter guardare al futuro ha bisogno di cultura, di speranza, di fede, tutti temi
– insieme a quello dell’istruzione – che non si stanno prendendo in considerazione.
È questo che mi sembra grave, non tanto la necessità – che magari si profilerà a breve –
di celebrare le funzioni in maniera diversa, a distanza di sicurezza”.

Proprio nel pomeriggio odierno, da Regione Lombardia è stata diffusa una nota per comunicare che il Pirellone è al lavoro
“con Prefettura, Comune e Arcidiocesi di Milano per sostenere la possibilità di riaprire le chiese per le celebrazioni religiose
in una cornice di massima sicurezza, all’insegna del distanziamento e dell’uso dei dispositivi di protezione”,
con l’auspicio di “giungere al più presto a una soluzione condivisa”.

“Non entro nel merito perché non sono informato su questa interlocuzione in corso,
ma personalmente sono pronto a mettere in atto tutte le misure necessarie nelle nostre chiese” ha proseguito il sacerdote.

“Non avrei nessun tipo di problema a organizzare più messe – così da limitare le presenze simultanee in chiesa –
né a far rispettare le distanze necessarie e a sottoporre a controlli tutte le persone che intendono partecipare alle funzioni:
sono pronto a tutto, purché si torni a considerare l’Uomo a 360 gradi, nella sua totalità”.

Un altro “tasto dolente” per i fedeli è quello dei sacramenti: non solo funerali e matrimoni,
alla lista delle cerimonie da rimandare si aggiungeranno ben presto anche Comunioni e Cresime,
quasi ovunque in programma nel mese di maggio.

“Quando sarà possibile torneremo a celebrarli” ha concluso Monsignor Davide Milani.

“Anche in questo caso, ciò che mi interessa è il significato profondo che devono avere per i nostri ragazzi,
per il loro cammino spirituale e umano. Lo ripeto, mi preme soltanto che si rimettano al centro i valori,
che si investa davvero sul futuro attraverso la cultura, l’istruzione e la fede.
Da questo punto di vista ho apprezzato molto la presa di posizione netta e decisa della CEI,
che in questo periodo di emergenza è anche intervenuta economicamente in favore delle strutture sanitarie italiane
e delle famiglie in difficoltà: la Conferenza Episcopale lo ha detto chiaramente, è inaccettabile compromettere la libertà di culto”.
 
“L’aspetto forse maggiormente preoccupante, ancora una volta, è la totale mancanza di metodo
- evidenzia il Presidente di Confindustria Lecco e Sondrio, Lorenzo Riva - commentando il nuovo DPCM del 26 aprile.

"Certo, potremo finalmente riaprire le attività produttive dal 4 maggio, rispettando i protocolli per la salute come è giusto che sia.

Ma le disposizioni e le limitazioni per i cittadini che saranno ancora in essere per la cosiddetta fase due non sono per nulla chiare.

Non stiamo mettendo gli affari davanti alla salute pubblica e siamo consapevoli che il rischio della fase due
è che ci sia una nuova diffusione della pandemia, se le misure restrittive dovessero essere allentate in modo eccessivo,
ma non è nemmeno possibile chiedere alle persone di smettere di vivere e distruggere la nostra economia.

Soprattutto non si può pensare che i cittadini si sentano tutelati se non esiste pianificazione certa sulla base di un metodo chiaro.

Altrove stanno gestendo meglio la situazione dimostrandoci che è possibile conciliare la sicurezza con il ritorno ad una nuova normalità,
ma ci vuole appunto metodo e, aggiungo, rispetto per tutti noi,
ad esempio evitando gli annunci di risoluzioni fondamentali alle 20.20 della domenica sera.

Che ci fossero da prendere decisioni importanti in queste giornate lo si sa da tempo e per scadenze fissate dalle Istituzioni.
Era così impossibile comunicarcele in un orario e in una giornata più consoni, magari con maggiore chiarezza?

Per non parlare del fatto che i piani per la fase tre, ovvero per il rilancio della nostra economia,
non sembrano essere un tema all’ordine del giorno e questo è un fatto gravissimo,
perché la complessità della situazione non lascia spazio ai ritardi e alle improvvisazioni.

Così siamo sulla buona strada per affossare la nostra economia,
fra misure a sostegno delle imprese che restano ferme agli annunci e mancanza di un vero piano strategico”.
 

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