PILLOLE DI SAGGEZZA LE ABBIAMO FINITE. PASSIAMO ALLE SUPPOSTE

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poverino.
 
"Sempre di più prende corpo una reazione razionale sopra l'insensatezza di molte di queste misure
perché è evidente che tante si possono ridurre a 'raccomandazioni.
Abbiamo preparato una lettera
al presidente della Repubblica Mattarella che porterà la firma mia e di altri personaggi come Giorgio Agamben e
che si rifà a quello che ha detto Vargas Llosa e cioè che c'è qualcosa che non funziona",

"per evitare che la lettera sembrasse un capriccio di un gruppo di 'dissidenti polli'. Nella lettera che stiamo preparando chiediamo a Mattarella che valuti lui sulla violazione di alcuni principi fondamentali della carta costituzionale." In particolare, cita l'articolo 3, l'articolo 16 e il 17 della Costituzione Italiana.

Il giurista e costituzionalista Sabino Cassese, secondo cui "la libertà personale può essere limitata solo dal giudice,
salvo casi eccezionali, ma solo per un tempo limitato. Violazioni che noi indirizziamo a un presidente che è garante della Costituzione."

"Nessuno mi potrà mai far dire, neanche sotto tortura, che stare all'aria aperta o camminare sulla spiaggia
sia più pericoloso che stare in casa
. Il metodo adottato da Conte non cambia perché si basa su una sorta
di pressione psicologica data dalla task force di 'capre' del Comitato Tecnico Scientifico che decide per il Governo."

La "posizione labile sia dei medici che degli "scienziati" viene trasmessa al Governo che, non sapendo che fare, preferisce tenere tutti a casa."

Evidente l'assenza di un unico coordinatore che "metta su alcuni punti fondamentali per far ripartire il Paese."
 
Finalmente l’Arabia ci è riuscita: dopo averci provato nel 2014 ed aver dovuto gettare la spugna
l’Arabia è ripartita all’assalto del petrolio americano, con la scusa di voler ridurre la quota di mercato della Russia.

L’atteggiamento aggressivo sui volumi di produzione questa volta si è unito con la crisi di domanda,
raramente vista in passato, legata alle chiusure per il COVID.

Praticamente si è generato uno shock petrolifero al contrario di grandi dimensioni, forse di dimensioni mai viste prima.

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Le stime sul calo nella produzione del petrolio variano dal -20% della EIA al 40% del broker Trafigura , che essendo un broker ha le idee chiare.

Con questo calo della domanda ed una produzione spinta al massimo un po’ ovunque
ci si sta avviando ad un esaurimento degli spazi di stoccaggio dell’oro nero: infatti tutti contano su una ripresa dei consumi,
e questa sicuramente verrà, e tutti quindi immagazzinano petrolio per il futuro,
ma senza domanda i depositi si stanno esaurendo ed entro tre settimane saranno completamente pieni, sia che si tratti si materia prima in terra, mare
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.. ed anche prodotti finiti. La situazione è tale che, a poco a poco, anche le raffinerie chiudono linee produttive o per intero.

La situazione per mare è questa. Ci sono 120 petroliere ferme, cariche di greggio, di fronte a Singapore.

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Questo surplus sul mercato , unito a depositi prossimi alla saturazione, sta portando al crollo dei prezzi nelle zone interne,
soprattutto di paesi come gli USA, o anche il Ciad, in Africa.

Negli USA si assiste ad una chiusura progressiva dei pozzi, il cui conto sta giungendo al minimo.

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Siamo praticamente ai minimi del 2014.

Il settore ha resistito sino al massimo, ma c’è un punto in cui non resta che chiudere, magari anche solo temporaneamente.

Per la riapertura dipenderà da quanto tempo impiegherà l’economia a riprendersi.

Ammesso che ci riesca.
 
Se la filantropia mondiale ha un volto, è quello di Bill Gates.

E se c’è un privato che esercita l’influenza di una grande potenza sulla sanità mondiale a colpi di miliardi di dollari, è sempre Bill Gates.

Nella crisi mondiale da Coronavirus, lo abbiamo visto dappertutto.

Ha lasciato la guida di Microsoft per dedicarsi ai vaccini a tempo pieno,
dopo anni di indefessa campagna martellante in sinergia con le grandi multinazionali farmaceutiche,
con il governo USA, con l’OMS e con altri soggetti pubblici e privati coinvolti in questa gigantesca operazione commerciale e politica,
che ci ha regalato come effetto il decreto Lorenzin nel 2017.

Del resto, come dicevamo nei due precedenti articoli, uno sui cospicui finanziamenti privati all’OMS e l’altro sulla GAVI Alliance,
lui in persona ci ha spiegato da Davos che l’investimento di 10 miliardi di dollari in vaccini ha reso oltre 20 ad 1, ovvero più di 200 miliardi di dollari.


Nel 2015, in una Ted Conference, spiegava che “se qualcosa ucciderà 10 milioni di persone, nei prossimi decenni,
è più probabile che sia un virus altamente contagioso piuttosto che una guerra.”

E mostrava l’immagine di un coronavirus (H1N1), invocando la necessità di un “sistema sanitario globale”,
che utilizzi la tecnologia (cellulari e mappe satellitari) per tracciare le persone e la scienza (farmaci e vaccini), con l’ausilio dei militari.

“Il mondo è semplicemente impreparato a gestire una malattia – per esempio, un’influenza particolarmente virulenta
che infetti molto rapidamente un gran numero di persone”, spiegava nel suo Blog.


Ma il 2015 è un anno notevole anche per altre iniziative di Bill Gates.

Ormai espertissimo nella costruzione di GPPP, partnership globali pubblico-privato, che vengono fuori a getto continuo,
Gates promuove la creazione di ID 2020, i cui fondatori sono tutti soggetti privati o altre GPPP, nello specifico il GAVI.

I fondatori sono Accenture, GAVI Alliance, Microsoft, Rockefeller Foundation, Ideo.org, ai quali si sono aggiunti alcuni soggetti privati e non-profit.

Lo scopo è creare una sinergia fra diversi partner al fine di introdurre e realizzare l’identità digitale “per tutti”.

La premessa è che “il bisogno di una buona identità digitale è universale”:
come al solito, la premessa non è discussa da nessuno ed è messa lì, come ovvia e incontestabile.

Considerata, sulla base di un’interpretazione acrobatica dell’art. 6 della Dichiarazione Universale dei Diritti umani,
“un fondamentale e universale diritto umano”, essa deve essere “privata, portatile, persistente, personale”.

Cioè deve essere associata al corpo. Neanche il mezzo è oggetto di discussione, come un’assoluta ovvietà.
L’idea che qualcuno possa dissentire non è nemmeno presa in considerazione.
Del resto, «gli Obiettivi di sviluppo sostenibile (2015-2030) [ovvero l’Agenda 2030 dell’ONU] includono l’obiettivo 16.9 che auspica
“l’assegnazione di un’identità legale a tutti, compresa la registrazione della nascita, entro il 2030”».

Insomma, Bill Gates, l’ONU, la Banca Mondiale, che ha dato inizio al progetto con il nome ID4D,
e le élite globali hanno deciso che tutti, senza eccezione, dobbiamo essere identificati con certezza,
con dispositivi prodotti dalle aziende che fanno parte del progetto (conflitti di interesse a parte).

A chi serva veramente, a parte le argomentazioni capziose, non ci viene detto.

In più, però, si aggiunge che tale dispositivo di identità digitale sarà indispensabile per accedere ai diritti di cittadinanza, ovvero per
“assicurare un’unica identità legale e attivare servizi basati sull’identità digitale per tutti”, scrive la Banca Mondiale sul suo sito.

Dietro le ragioni umanitarie, quello che si prospetta è un gigantesco sistema di schedatura, tracciamento e controllo dell’intera umanità?

Le élite globali si muovono in uno spazio extragiuridico, nel quale decidono le sorti dell’umanità senza nessuna legittimazione politica.

Che cosa potrebbe impedire loro, con la potenza dei loro miliardi e la pressione sui governi,
di costringere tutti senza eccezione ad ottenere l’identità biometrica dietro il ricatto dell’accesso a qualunque servizio,
da quelli sanitari a quelli scolastici, da quelli bancari a quelli giudiziari oppure di esercitare il diritto a comprare e a vendere,
a procurarsi il cibo, ad avere documenti, a circolare liberamente, a non essere trattati come reietti senza diritti e condannati alla morte sociale e fisica?

Se il dispositivo fosse un microchip (e la tecnologia nanometrica esiste già), come potrebbero i cittadini
“mantenere il controllo sulle proprie informazioni”, se con un clic potrebbero essere cancellati o manipolati, magari perché sgraditi o troppo critici?

La risposta a questa domanda viene dai fatti.

Nel 2015, anno di fondazione dell’ID2020, è partita senza apparente ragione la crociata mondiale per l’obbligo vaccinale universale.

Ricordiamo che il vertice di Washington del GHSA (Global Health Security Agenda), di cui GAVI è partner fondamentale
e da cui la ministra Lorenzin ci ha portato in dono l’obbligo vaccinale, è del 2014.

Da allora le politiche vaccinali di molti Paesi si sono fatte aggressive e sempre più autoritarie,
comprimendo senza ragione comprensibile altri diritti fondamentali, fra i quali la potestà genitoriale,
l’obiezione per motivi religiosi, il diritto all’istruzione, ai documenti di identità (!), alla patente,
all’accesso ai concorsi pubblici o alle professioni, perfino la libertà di parola e di espressione, con il pretesto delle fake news.

GAVI Alliance è membro fondatore di ID2020, con le aziende farmaceutiche che ne fanno parte.

Nel 2019, ID2020 Alliance ha lanciato un nuovo programma di identità digitale al suo summit annuale a New York,
in collaborazione con il governo del Bangladesh, con l’alleanza per i vaccini GAVI e con nuovi partners nel governo,
nel mondo accademico e nel soccorso umanitario.

Il programma di fare leva [leverage] sulle vaccinazioni [immunization, con abile confusione[1]]
come occasione per istituire
[establish] l’identità digitale fu svelato [unveiled] da ID2020
in collaborazione con il Programma di Accesso all’Informazione (a2i) del Governo,
il Direttorato Generale per i servizi sanitari e il GAVI, secondo quanto annunciato.

Le vaccinazioni sono dunque il veicolo per l’identità digitale.

Il che può avvenire in due modi: o, in concomitanza con le vaccinazioni, si prendono le impronte o altri dati biometrici
(riconoscimento facciale o oculare), o tramite le vaccinazioni si inserisce nel corpo un microchip.

E se le vaccinazioni sono obbligatorie, l’opportunità diventerà un obbligo.

Anir Chowdhury
, consigliere politico del programma a2i, ammette apertamente che i sistemi di identità digitale
saranno necessari agli individui “per l’accesso ai servizi e ai mezzi di sostentamento”.

Quindi, anche se non si volesse ricevere questo “dono” non richiesto, che è pure irreversibile, ci si dovrà adeguare, se si vuole sopravvivere.

Sembra abbastanza chiaro. Due piccioni con una fava, con grande soddisfazione di Big Pharma.

Sarà per questo che Bill Gates ha investito miliardi di dollari in questo progetto.
Tutti vaccinati senza limite per tutto ciò che sarà deciso dall’alto, anche se contrari; tutti sotto controllo senza scampo.

Che sia questo il senso, lo ha ribadito lo stesso Bill Gates pochi giorni fa, affermando che per circolare nuovamente
“avremo dei certificati digitali per dimostrare chi è guarito o è stato testato recentemente o, quando avremo il vaccino, chi lo ha ricevuto”.

Alludeva ai tatuaggi a punti quantici da iniettare sottopelle come documento portatile con le informazioni sulle vaccinazioni effettuate.

Del resto, la Commissione europea dal 2018 sta lavorando al passaporto vaccinale per tutti gli europei.

In collaborazione con aziende leader nel settore dell’identificazione biometrica, come NEC e Simprints
(altra GPPP, a cui partecipano sempre GAVI e Bill e Melinda Gates Foundation, USAID e Global Innovation Fund),
GAVI sta realizzando il progetto di “usare la biometria per migliorare la copertura vaccinale nei Paesi in via di sviluppo”.

La stessa cosa si sta facendo ad Austin, Texas, con i senzatetto, e altrove per la gestione dei rifugiati,
attraverso altre GPPP come Irespond ed Everest.

Impossibile sfuggire, quindi.

GAVI, ovvero i finanziatori privati dell’OMS, ormai priva di ogni indipendenza e ridotta praticamente ad ufficio marketing delle multinazionali,
decide le campagne vaccinali e poi verifica che nessuno sfugga, e nel frattempo raccoglie i dati biometrici di ciascuno.

Per chi?

A quale scopo?

Ovviamente, non è ignota la possibilità che se ne faccia un uso repressivo e autoritario.

La tecnologia permette la sorveglianza capillare e occhiuta dei cittadini e i governi non se ne astengono certo.

Anche in Italia sono richieste le impronte digitali per la carta di identità e il riconoscimento facciale sta entrando negli aeroporti.

Il 5G, che è tecnologia militare, renderà tutto ancora più facile. Che uso se ne faccia, non è dato saperlo.

I dispositivi per l’identità digitale, al momento, sono costituiti da scanner biometrici.

Dei microchip non si parla, nel sito di ID2020, il che non significa che non saranno usati con i vaccini.

Ma ormai è collaudata la strategia dell’approccio graduale, e i microchip sono già impiantati dagli anni ‘70 in molti contesti,
fra i quali la guerra del Vietnam e quella in Iraq.

Non mancano perciò le preoccupazioni, tutt’altro che campate in aria, nell’era del capitalismo della sorveglianza.

Esistono già infatti dispositivi grandi come un granello di polvere, prodotti dalla giapponese Hitachi,
capaci di interferire con i processi cellulari e di modificare emozioni e comportamenti.

Del resto, già da tempo la Glaxo-Smith Kline ha avviato in Gran Bretagna un progetto di bioelettronica da 540 milioni di sterline,
che prevede l’utilizzo di microchip impiantati per somministrare farmaci e vaccini e che è diretto da Moncef Slaoui,
responsabile del settore vaccini della multinazionale britannica.

Rauni-Leena Luukanen-Kilde, MD, primo ufficiale medico in Finlandia, morta in circostanze poco chiare sempre nel 2015, già nel 1999 scriveva[2]:

È tecnicamente possibile che ad ogni neonato venga iniettato un microchip,
che potrebbe poi servire per identificare la persona per il resto della sua vita.

Questi piani sono stati segretamente discussi negli USA senza alcuna diffusione pubblica dei problemi di privacy implicati.
[…] Gli esseri umani impiantati possono essere seguiti ovunque.
Le loro funzioni cerebrali possono essere monitorate da lontano da supercomputer e perfino alterate cambiando le frequenze. […]

Sarebbe opportuno anche ricordare che l’ex Presidente del Consiglio Matteo Renzi
è stato accusato pubblicamente di aver ceduto nel 2016 all’IBM i dati sanitari dei cittadini italiani.

Come scrive il giornalista Gianni Lannes:

Nel Memorandum of Understanding siglato il 31 marzo 2016 a Boston da Matteo Renzi,
allora primo ministro sia pure di un governo senza mandato elettorale palesemente telecomandato da interessi finanziari stranieri, è scritto:

«Come presupposto per realizzare il programma ed effettuare l’investimento IBM si aspetta di poter avere accesso – in modalità da definire –
al trattamento dei dati sanitari dei circa 61 milioni di cittadini italiani (intesi come dati sanitari storici, presenti e futuri)
in forma anonima e identificata, per specifici ambiti progettuali, ivi incluso il diritto all’uso secondario dei predetti atti sanitari per finalità ulteriori rispetto ai progetti».


All’insaputa degli italiani, il capo di un governo eterodiretto dall’estero, in cambio di un investimento a Milano,
si mette d’accordo con una famigerata multinazionale già in affari con Hitler per schedare gli ebrei da sterminare nei lager.

Quale uso ulteriore ne possa essere fatto, non è dato sapere.

Certo che il precedente nazista non rassicura, specie se si considera la pressione che viene fatta con la forza dei miliardi
per imbavagliare ogni forma di dissenso e ridicolizzare tutte le voci critiche.

Abituati a dare ordini, i miliardari globali si sentono padroni del mondo e fanno piani di ingegneria sociale a lungo termine.

Si chiama delirio di onnipotenza.

La crisi del Coronavirus, con la sospensione delle libertà democratiche e il terrorismo mediatico, sta offrendo loro una splendida opportunità.

Ne ha spiegato bene i contorni il dottor Shiva Ayadurai, l’inventore dell’email, candidato al Senato nel Massachusetts, in un video tutto da seguire:
Top Doctor exposes everything The Deep State Is Trying To Hide About CV
.

Sarà meglio svegliarsi.
 
Un tizio va in televisione ad annunciare che i ristoranti, bar , etc etc non apriranno.

Lo stesso tizio non dà ad imprenditori nessuna certezza, nessuno sgravio, UN BEN AMATO NULLA,
pur parlando 40 minuti per strafalcioni, cazzate ed auto-celebrazioni.

Cosa devono pensare gli italiani ? Con quale sentimento devono approcciarsi al futuro?


Vi presentiamo questo breve video di Martina, 31 anni, proprietaria di un locale,
alla disperazione perchè, senza l’aiuto dei genitori, sarebbe letteralmente alla fame.

A 31 anni ha investito tutta la sua vita in un’attività che, in questo momento, non ha alcun futuro.

Vi invito a sentire,non tanto i contenuti e le proposte, che possono essere giuste o sbagliate:
non siamo tutti scienziati, il cui prestigio esce comunque molto diminuito da questa vicenda.

Chiedetevi: in quanti sono nella stessa situazione ora?

Ieri CONTE ha chiesto di non uscire dalla quarantena con astio.

Cos’altro potrebbero fare gli italiani, di fronte alle sue risposte ?

“Fateci riaprire o fateci il #tampone. Chi è positivo sta a casa, chi è negativo lavora. Altrimenti qui è un’ecatombe”.

Ha gli occhi lucidi e piange #MartinaBelloniPasquinelli, trentenne, proprietaria di un locale in crisi
come tanti altri piccoli proprietari (Vox) pic.twitter.com/6mimCWF0CE
 
L’Unione Europea finalmente si sta rendendo conto che qualcosa nell’economia europea non va e che bisogna intervenire.

L’idea è molto semplice: nei tre primi mesi dell’anno si è venduto in UE il 60% in meno di auto, e nel trimestre successivo il 30% in meno.

Quindi Thierry Breton ha iniziato ad identificare i settori industriali, partendo proprio dal settore auto e dalle sue aziende ,
per identificare quali siano a aiutare con sovvenzioni a livello europeo.

Naturalmente per l’auto è stato molto più semplice: si sono identificate le società europee del settore,
quasi tutte francesi e tedesche, e si sta preparando un piano di intervento.

Gli altri settori comprendono il medico-farmaceutico, inteso in senso strategico, però,
come necessità di riportare in Europa le produzioni che, in nome dell’iperliberismo,
si è lasciato andare all’estero, ponendo il sistema sanitario in difficoltà.

Poi anche altri settori, come trasporti, turismo etc.


Tutto bene quindi?

Finalmente la UE si muove nella giusta direzione ?

Beh, quasi.

Prima di tutto il piano, come ammette lo stesso Handelsbatt, non tiene conto delle profonde differenze
con cui i paesi del Nord e del Sud prevedono vengano erogati gli aiuti:

il Nord vuole che gli aiuti settoriali siano solo sotto forma di prestiti,

il Sud sotto forma di sovvenzioni.

In questo modo si rivede una contrapposizione che è presenta sin dall’inizio della crisi
e che non verrà risolta dalla commissione, ma che per noi è una questione di vita o di morte.

Però questo sarebbe il problema minore.

La Commissione vuole aiutare, ma questi soldi devono venire da un aumento dei contributi dei singoli stati.

Quindi l’Italia deve contribuire per aiutare l’industria automobilistica, soprattutto franco tedesca.

Si potrebbe dire che la Germania dovrebbe dare dei soldi per il turismo italo-spagnolo,
ma le dimensioni degli interventi sono molto diversi e , soprattutto, le situazioni di partenza sono completamente diverse.

Se per la Germania aumentare del 5% il debito/PIL è una passeggiata,
la stessa misura per i paesi del sud può essere devastante , visto il livello più alto di debito.
Per il sud l’unica via di fuga è la monetizzazione del debito o la conversione interna dello stesso
verso strumenti monetari interni: la seconda via avrebbe il vantaggio di far ripartire i paesi
attraverso la via della domanda interna ed in modo differenziale ,
omogeneo rispetto alle caratteristiche dei singoli paesi.


Quindi, essendo le soluzioni più logiche, verranno ignorate a livello europeo.
 
Perchè Conte sta prolungando cosi tanto il closedown, in mezzo a continue gaffes ed a comportamenti
che sono pasticciati e confusi nello stesso tempo?

Perchè la sua sopravvivenza politica è strettamente legata all’emergenza.

Ormai è chiaro che, nel momento in cui questa emergenza venga ad essere superata, lui sarebbe politicamente un uomo morto.

I suoi sostituti sono già pronti sia che si scelga un politico (Franceschini, in questo caso),
sia che si scelga un tecnico (Colao, ed allora si sarebbe allevato la serpe in casa).

Comunque la parabola di Conte si avvia ad una fine vergognosa, e non potrebbe essere diversamente
per una persona che è andata a visitare le aree più colpite dal virus a distanza di due mesi
dalle fasi più devastanti dell’epidemia e di notte, e solo perchè doveva andare a Genova per inaugurare il ponte autostradale ricostruito….
 
Qual’è il paese europeo con il più alto numero di morti rispetto al numero degli abitanti?

Per quanto il nostro paese sia stato colpito non viene a detenere questo record poco piacevole.

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Calcolati per 100 mila abitanti Belgio e Spagna hanno avuto molti più morti dell’Italia,
almeno per quanto riguarda il rapporto con il numero di abitanti. B

isogna anche dire che in Italia i morti sono stati concentrati in un’area molto più ristretta,
dove l’effetto stato molto più devastante, ma sulla popolazione complessiva della nazione l’effetto è stato molto minore.


Se passiamo a considerare i casi accertati su base quotidiana ed il loro andamento , sia a livello mondiale, sia nazionale, i risultati sono i seguenti.

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La cifra che vedete al termine è il numero dei casi rilevati nell’ultimo giorno e vediamo una notevole differenza fra stato e stato,
variabile a seconda dell’evoluzione dell’epidemia. Nello stesso tempo vedete anche come le rilevazioni sono spesso discontinue,
con errori e correzioni che rendono le stesse incredibilmente variabili.

Tutto questo dipende anche dai cambiamenti, nel tempo, dei criteri di valutazione della malattia
e soprattutto se il COVID stesso sia stato considerato base della morte delle persone oppure no.

Considerata la media delle morti registrate fino al 4 aprile 2020 in Italia e negli altri paesi europei confrontato con la media degli anni precedenti.

In questo modo si può avvertire l’effettivo effetto del COVID sulla mortalità, indipendentemente dalla causa di morte registrata.

Qui entrano in gioco i dati della Gabanelli, ed i risultati sono i seguenti:

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Intervento e domande di Claudio Borghi in Commissione al ministro Gualtieri sul DEF
(Documento di Economia e Finanza del ministero delle finanze), che rivelano tre curiose verità del DEF:

a) il BTP costa meno del MES perchè, se i titoli li compra, come ora BCE;
il costo è zero perchè l’interesse è girato di nuovo al ministero del tesoro italiano;

b) il MES non viene mai citato fra gli strumenti europei utilizzabili nel DEF.
Sono citati SURE e BEI, ma non MES. Non è una dimenticanza per far arrabbiare i cinque stelle?

c) il Recovery Fund nel DEF è scritto, papale Papale ,che è una iniziativa francese, non italiana.

Quindi tre domande:

  1. chi le ha dato il mandato per discutere il MES all’Eurogruppo? Il Parlamento non le ha dato il mandato, è stato Conte ?

  2. la Germania dà contributi alla propria economia per 1000 miliardi, e noi ? Rimarremo spiazzati?

  3. Secondo il ministro Gualtieri, andiamo verso una situazione deflazionistica , come vuole la UE
  4. e che quindi rende qualsiasi debito insostenibile, o inflazionistico, allora stiamo sbagliando?

  5. esiste un piano B nel caso il 5 maggio la corte costituzionale di Karlsrhue fermi la BCE negli acquisti?
Le risposte di Gualtieri lasciano…. senza parole:


  • sul punto 4 non ha risposto, facendo solo una risposta polemica e mostrando come, in realtà,
  • non abbia NESSUN PIANO B nel caso che la Corte Costituzionale Tedesca fermi il QE. Abbiamo il culo scoperto;

  • per il MES scopriamo che, per Gualtieri, NON C’E’ NESSUN NUOVO STRUMENTO DEL MES, il MES LIGHT NON ESISTE.
  • Borghi fa notare che Michel ha scritto, nero su bianco che “We agreed to extend pandemic crisis support on ESM”,
  • però Gualtieri fa il bizantino sul fatto che la linea ” Non è ancora istituita….. Quindi il MES LIGHT NON ESISTE…
  • allora il famoso Eurogruppo è stato un totale flop , come tutti ormai sospettano

  • “Stiamo lottando contro la deflazione”. questa ce la segniamo e ne riparliamo fra sei mesi…
 

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