Pirelli & C (PC) pirelli e C. (6 lettori)

alingtonsky

Forumer storico
February 20 2009 .....
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In a video interview with FT.com, Mr Tronchetti talks about the dangers of protectionism and why Italy's economy is in better shape than some fear. ...
How bad are things going to get in the car industry? Do you think we're going to see factories close?
The first six months of this year will be very bad.
There is overcapacity in Europe, there is overcapacity in America.
We don't yet have a clear vision on the government side of a common policy to face the crisis. The worst is to have each country doing something different. Then it becomes a distortion in competition. There is overcapacity, and the only way is to close factories.
What will the industry look like in three years?
The industry can take advantage of the crisis.
Many times in the past, we have seen that a crisis has pushed industry to accelerate innovation. We will have an industry that will be more environmentally friendly.
How dangerous is it if each country follows, for instance, what France has done and does a national bailout?
We have the risk [of keeping] alive noncompetitive industries affecting the entire industry negatively.

What would you like Mr Berlusconi to do in Italy?
Mr Berlusconi and his government have [taken] a first action. They are moving in the right direction because this move was not only a support to the automotive industry, but also to support the suppliers, mainly the [small and medium-sized enterprises].

Was Fiat's stake in Chrysler a clever move?
It was a move that cost zero. It's a way to have an eye on what happens in the US.
Will we see further consolidation in the tyre industry?
It is already consolidated . . . the first five players have 80 per cent of the market share worldwide.
There could be some minor mergers, there could be an important transaction in the future - but it's not a must.
Would you be interested in parts of Continental Schaeffler if they came up for sale?
For the time being they have a number of priorities to solve anything that can happen that involves competitors, and to analyse opportunities. It's too early to say. But if the price is right, if we are asked to be part of a transaction, it could be interesting to analyse it - but only if it's a friendly transaction.
Is your company big enough to survive the global downturn?
Touching wood, yes. We [have been] through many crises. Sometimes size is an asset. Sometimes, it's a liability. We are not burning cash. I think that 2009 is a key year to reshape companies, to be ready to face the new world in which we are [now] - being more flexible, being able to have new products in the market.
You have just announced a threeyear restructuring plan. What's the endgame for that?
Is it a spinoff, or sale of your real estate business to focus on tyres? The endgame is to have an efficient real estate arm, to be part of the consolidation of the sector. For us, it's not key to have the majority stake in a real estate company.
The core activity is the tyre business. We cut 15 per cent of our presence in western Europe. We are increasing our position in Latin America, improving our position around the world where we see growth coming in the next few years.

Could Italy's high level of public debt threaten the stability of the euro?
I don't think so, because Italy has a private sector where saving is very high.
It's the highest in Europe.
The public debt is very high, but their savings are high, and there is not such a huge financial crisis because our banks are not as international as many banks in other countries, and also because we don't have the bubble of real estate. I think that we have a problem, we have a huge debt, but we can face it.

How worried are you about a return of protectionism? I am worried . . . it's the right way to have a long-lasting recession.
Only with an open dialogue, with common rules, facing the crisis together, can we overcome it in an acceptable period of time.
Are you therefore worried about the UK strikes we've seen against employing Italian workers? It was a small minority that made a lot of noise, but it's a sign that we have to take into account in order to stop such a reaction.
R. Milne
VIDEO ON FT.COM To see the interview with Marco Tronchetti Provera and another with Ben Allen, chief executive of Kroll, go to www.ft.com/view

http://www.ft.com/cms/s/0/8e65ef18-feee-11dd-b19a-000077b07658.html?nclick_check=1
 

tontolina

Forumer storico
belle le kiakkiere
ma la sostanza resta sempre quella
e cioè che stanno licenziando
e non capiscono che se i consumi sono di massa
allora anche la distribuzione della ricchezza deve seguire le stesse regole

il loro egoismo li ha resi cretini

posto anche qui l'articolo

« Meno balle per tutti
Chi ha avuto, ha avuto; Chi ha dato, ha dato »

Tu chiamali, se vuoi, licenziamenti

Il “Corriere della Sera” la chiama una svolta “verde”.La Stampa”, idem. Mentre “La Repubblica”, invece, preferisce metterla giù in altri termini: “Pirelli ristruttura e taglia il dividendo”. Ma in un italiano, diciamo così, più spicciolo, si potrebbe banalmente dire che il gruppo Pirelli - famoso per i suoi pneumatici e per la faccia perennamente imbronciata del suo numero uno (al secolo, Marco Tronchetti Provera) - ha chiuso un pessimo 2008. Con un discreto mucchietto di debiti sulle spalle (oltre un miliardo di euro). E conti in affanno. Risultato: per il prossimo anno - come ha spiegato ieri il suo imbronciatissimo presidente - si punterà, sì, su nuove gomme ecologiche. Ma soprattutto su una valanga di licenziamenti.
Per la precisione: a perdere il posto, secondo l’agenzia di stampa americana Bloomberg, saranno ben 1.500 dipendenti (qualcosa come il 15% del totale) solo nel settore pneumatici. Più oltre 600 lavoratori (su 1.437) nella divisione “Real Estate” (nome “esotico” per qualcosa che tanto esotico non è: ossia il casereccio braccio immobiliare del gruppo). Numeri da brivido. Eppure quella funesta parola con la “elle” - licenziamenti, appunto - sulle pagine dei tre principali quotidiani italiani semplicemente non c’è. Al suo posto un florilegio di espressioni che sanno tanto di neolingua di orwelliana memoria. “Riduzione dell’organico” (Repubblica). “Razionalizzazione delle strutture produttive” (Corriere). E per finire (sulle pagine de “La Stampa) la più franca di tutte: “tagli di dipendenti” (che sa tanto di giardinaggio e di lavoratori uguale rami secchi; però almeno rende l’idea). Peccato solo che la sostanza del problema rimanga.
E il problema - in questo primo scorcio di 2009 - non sono solo i licenziamenti. Ma il fatto che giornali e tiggì, come dire?, fatichino a trovare spazio e parole per parlarne. Per capirci: a “tagliare”, non è solo Pirelli. Ma per scoprire che anche il re dei maglioni Benetton chiuderà in tronco un intero stabilimento (quello di Piobesi; 20 chilometri da Torino), bisogna avere la pazienza di arrivare fino a pagina 120 dell’ultimo numero de “L’espresso”. Mentre proprio oggi: per sapere che Brembo, quella dei freni, manderà in cassintegrazione più di mille lavoratori (tra marzo e maggio, a rotazione), bisogna arrivare fino alla sezione “Economia” del solito “Corriere” (cioè da pagina 30 in avanti). E solo dopo aver fatto lo slalom tra notizie di ogni tipo. Compresa un’autentica chicca: il nostro ministro della Difesa, Ignazio La Russa ha indeciso di inviare a tutti i nostri soldati un manuale per buttar giù la pancetta (”eroici sì, grassi no”). Come a dire: uno scoop. Ma di cui si poteva tranquillamente fare a meno.
E dire che, invece, su internet basta poco. Basta digitare la famosa parolina con la “elle” su “Google” e subito si scopre che quella dei licenziamenti ha tutta l’aria di un vera e propria ondata. Che non risparmia nessuno. Nord. E sud. Aziende piccole; aziende medie; e aziende grandi. Solo negli ultimi dieci giorni: l’italianissima De Agostini ha aperto le trattative per licenziare 237 persone. La multinazionale Hugo Boss ha avviato le procedure per mettere in mobilità 59 dipendenti nel suo stabilimento in provincia di Macerata. Mentre la “Ratti” - azienda tessile del comasco, che fa viaggiare i suoi impianti al 50% - ha chiesto e ottenuto la cassaintegrazione per 520 dipendenti di tutti i reparti (per 12 mesi e a rotazione).
E ancora. Gli operai della Emilceramica, a Modena, hanno protestato contro altri 116 licenziamenti. La Asm di Avellino, che fa parte dell’indotto Fiat, ha tagliato 33 interinali (con tanto di coda di sciopero ad oltranza). Mentre la società di call center “Conversa” di Napoli ha deciso di chiudere direttamente i battenti. Lasciando con un palmo di naso i suoi 151 dipendenti. Va da sè che non è finita qui. Che ci sono anche fatti di cronaca eclatanti: due dipendenti di una impresa di pulizia, sempre a Napoli, hanno addirittura minacciato di buttarsi da una terrazza per paura di essere licenziate. Mentre - stando a un’interrogazione presentata dalla senatrice Pd, Colomba Mongiello - anche lo stato ha fatto la sua parte. Tagliando con la mannaia i fondi per i lavoratori socialmente utili. E mettendo a rischio altri 20.000 posti di lavoro in tutto il meridione. Ma niente da fare. Di questa ondata, sulle prime pagine della stampa titolata, non c’è traccia.
Qualcuno potrebbe dire che le Cnn e i New York Times de’ noantri si siano fatti contagiare dalle lune e dal celebre ottimismo del nostro presidente del consiglio. Che ultimamente preferisce discettare di bioetica, piuttosto che promettere (come faceva un tempo) milioni di posti di lavoro. Qualcun altro - sempre pensando male - potrebbe insinuare che alcune delle aziende che licenziano sono anche ottimi inserzionisti pubblicitari. E i più maligni potrebbero perfino ricordare che dietro alcuni giornali ci sono imprenditori che hanno attività che nulla hanno a che fare con l’editoria e che magari non hanno nessuna voglia di lavare certi panni sporchi in pubblico. Come Pirelli che è azionista, per coincidenza, proprio del Corriere della Sera. O la Fiat che è proprietaria de La Stampa e azionista del Corriere. E che pochi giorni fa - lo sapevate? - ha deciso di mettere in cassa integrazione (per un paio di settimane, a marzo) anche 5mila “colletti bianchi” (dopo gli operai a Natale). Ma noi bamboccioni alla riscossa non siamo maligni. E non vogliamo pensare male.
Anzi - al coraggiosissimo direttore del Corriere, Paolo Mieli; al valorosissimo collega de La Stampa, Giulio Anselmi e all’audace numero uno di Repubblica, Ezio Mauro - vogliamo fare i complimenti. Perchè siamo convinti che fossero animati dalle migliori intenzioni: evidentemente volevano distrarre i loro lettori da quella che i giornali di mezzo mondo definiscono la peggior crisi economica dalla Grande depressione. Non volevano guastargli le giornate, insomma. E ci sono riusciti. Informare, però, è un’altra cosa.


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codam

Forumer storico
Pirelli: via libera Ue ad aiuti. Per progetto d'investimenti a Settimo Torinese.

Pirelli: via libera Ue ad aiuti.
Per progetto d'investimenti a Settimo Torinese.
(ANSA) - BRUXELLES, 25 FEB - Via libera della Commissione Ue ad un aiuto di 7,4 mln alla Pirelli Pneumatici per un progetto d'investimenti a Settimo Torinese. Il piano, che dovrebbe essere perfezionato entro il 2010, riferisce la Commissione Ue, prevede l'ampliamento dello stabilimento esistente e l'introduzione di nuovi prodotti innovativi. L'investimento dovrebbe consentire la salvaguardia di 900 posti di lavoro e facilitare la creazione di un polo di produzione, innovazione e produzione nella zona. 25 Feb 16:12
 

codam

Forumer storico
Pirelli, Deutsche Bank alza a BUY

PUNTO 1 - Pirelli, Deutsche Bank alza a BUY da HOLD, giù target
mercoledì 11 marzo 2009 12:24 Stampa quest’articolo[-] Testo [+] (aggiunge dettagli da report)
MILANO, 11 marzo (Reuters) - Deutsche Bank ha alzato il rating di Pirelli (PECI.MI: Quotazione) a "buy" da "hold", tagliando, però, il target price a 0,23 da 0,32 euro.
In un report, il broker sottolinea di aver incrementato il giudizio sulla base della sottovalutazione del titolo, che ha performato peggio del mercato.
Deutsche Bank motiva la riduzione dell'obiettivo di prezzo con l'applicazione di un holding discount del 40%, rispetto al 20% precedente. © Thomson Reuters 2009 Tutti i diritti assegna a Reuters.
 

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