Politiche e tecniche agrarie-forestali, andamento delle strong commodity

sembra di essere tornati nel MEDIO EVO


questa Europa FA SCHIFO E NON MI PIACE

Cancellare le occhiaie, rimedio popolare classico


Dopo una notte insonne vi sono rimaste due borse violacee sotto gli occhi.
Per cancellare le occhiaie c'è un classico rimedio di cosmesi popolare, ovvero tamponarle con compresse di cotone imbevute di infuso di tiglio, dalle note proprietà decongestionanti.
L'infuso si fa così: 2 pizzichi di fiori essiccati in una tazza di acqua bollente, si lascia intiepidire, si filtra ed è pronto all'uso.

Cancellare le occhiaie, rimedio popolare classico - INFORMARMY.com
http://scienzaesalute.blogosfere.it/2010/02/il-cacciatore-di-semi-perduti.html
 
Premetto che ho buoni motivi per ritornare a prendere in mano questo thread che ingiustamente ho lasciato dormiente. Intanto rispondo brevemente a tontolina con un esempio di libertà mancata a cui nessuno non fa più caso.

Perché si parla di liberalizzare tutto tranne il tabacco? Perché non ci si può produrre nemmeno una pianta?
Con questo voglio dire che le ingiustizie c'erano ancora prima della UE, che poi si siano aggravate è un altro discorso.
 
sembra di essere tornati nel MEDIO EVO


questa Europa FA SCHIFO E NON MI PIACE

in tutto il mondo le persone si stanno muovendo contro le Corporation che dominano anche in Europa
come?

il filmato che segnalo è da guardare tutto..... ma per quel che concerne le sementi, ne partla solo alla fine da 2:11:15


siamo sotto dittatura delle corporazioni come la Monsanto!

[ame=http://www.youtube.com/watch?v=Ji2RybZfl7U&feature=related]INCREDIBILE !!!  DA VEDERE FINO ALLA FINE !!! - YouTube[/ame]
 
La legge che imponeva l'obbligo di usare sementi certificate è stata revocata, tanto che quest'anno ho messo da parte del grano da seme essendo di buona qualità e questo mi ha consentito di risparmiare oltre che non ingrassare troppo le multinazionali.
Per il mais questo non è possibile perchè sono varietà ibride e passare alle pure è impensabile se non si vuole decimare la produzione.

Per le orticole non c'è obbligo ma il mercato, i consumatori e quindi i commercianti richiedono specifiche che appartengono solo alle varietà F1, tranne qualche eccezione ma in questi casi i prodotti vengono accompagnati da molto valore aggiunto. E andare contro il mercato ci si scotta lo dico per esperienza diretta.
Le case produttrici di sementi lavorano quindi in due direzioni, per il produttore di modo di agevolare la produzione con piante resistenti alle avversità fitosanitarie e per il mercato di modo di avere caratteristiche organolettiche che accontentino maggiormente il produttore. Ciò non vuol dire avere piante più robuste e frutti più gustosi anzi spesso il contrario.
Per esempio si ottengono varietà di pomodoro virus resitenti e dai frutti con meno semi (ecco accontentati produttori e consumatori) ma per contro soffrono maggiormente di siccità e sbalzi termici. Per ogni plus un loss.
 
La Carestia

Nonostante in molte città d'Italia l'arrivo delle perturbazioni "Beatrice" e "Poppea" abbia e stia portando piogge abbondanti e refrigerio, qui in Polesine non si è ancora vista l'acqua tanto attesa se escludiamo qualche fenomeno violento ma isolato scatenatosi ieri sera. Crescono così quasi a 100 i giorni continuativi di siccità e calura estrema di quest'estate 2012 che qui a memoria d'uomo non si erano a dir dei "veci" mai verificati.

Ho aspettato molto a parlarvene, per vedere i risvolti che il tempo avrebbe avuto sulla natura, sull'impatto mediatico ed in particolare mi interessava cogliere l'opinione della gente comune locale. L'impressione è come avvenne per altre disgrazie che non si sia colta la gravità della situazione nonostante la si sia vissuta in prima persona chi più chi meno, chi per l'accumulata insofferenza alle temperature, chi perché s'è visto incenerire il giardino, chi s'è visto pietrificare l'orto nonostante le continue irrigazioni, chi ha visto andare in fumo i propri soldi sui campi, e chi ha vissuto tutte queste situazioni assieme. Mi esulo di evincere se sia preponderante nel pensiero comune l'assuefazione, l'indifferenza, la perdita di cognizione, l'applicazione a denominatore comune di una visione complottistico-speculativa, il desiderio dell'altrui perire per confortarsi delle proprie disavventure o sia diventato luogo comune che in fin dei conti l'agricoltura se la cava sempre e che gli addetti abbiano la lacrima facile di coccodrillo che poi quest'ultimo caso non sarebbe neanche meritevole di biasimo visto che gli agricoltori c'hanno abituato a mostrarsi in protesta a bordo di tecnologici (e costosi) trattori, in presidi impregnati dall'invitante profumo di salsiccia, immagine non consona a chi stenta e tribola.
Credo sia per tutto ciò che la gente fatica a credere alla risposta, quando affermo che ho prodotto una sessola di mais per pertica (1000mtq) per appagare la loro curiosità sul raccolto prodotto. Nel vedere le loro facce stranite mi rettifico sorridendo con "...in effetti ho raccolto qualcosa di più, diciamo un bushel", riferendomi all'unità di misura del sistema tecnico americano, su per giù 25 kg. Si, perchè produzioni di 15-20 quintali/ettaro, che rispecchiano la media di questa zona per chi non ha irrigato (anziché 100-130 delle normali annate) è meglio convertirle in un' unità astrusa almeno sembrano di più, 6-8 bushel...mica bau, bau... così la mente non si sofferma troppo sul fatto che stiamo parlando della capienza di un catino.

Non c'è molto da dilungarsi sull'insieme di fattori meteorologici che hanno portato alla carestia, parola che preferisco a siccità perché ne è la risultanza. Le analisi meteo che fornisce la rete sono esaustive mi sento solo di sottolineare che si viene da un inverno secco, da una primavera che ha visto invertiti i mesi di marzo e aprile e da giornate di elevato irraggiamento solare, cose atipiche quanto il vento estivo che ha soffiato da est tutte le sere da alcuni anni a questa parte e che se da un lato limita l'afosità dall'altro ha un alto potere disidratante. La cosa che ha lasciato in particolare increduli è che pur irrigando le piante hanno mostrato in ogni caso evidenti segni di sofferenza come detto per il vento, per il sole, e per le temperature sopra i 35 gradi soglia oltre il quale quasi tutti i vegetali subiscono un blocco di crescita. Gli interventi irrigui e i piani di intervento andavano diversificati rispetto il passato, andavano maggiorati in quantità di bagnatura ed in numero, ma soprattutto anticipati rispetto al consueto. Per il mais è prassi una bagnatura di 35mm prima del fiore (o pennacchio) e una dopo il pennacchio diciamo il periodo che va da metà giugno a metà luglio.
Gli agricoltori si sono trovati quindi ad intervenire in ritardo, "afezionados" del gettone a parte si sperava nella pioggia e il mais già soffriva a fine maggio. Con la prima bagnatura si rischiava di "bruciare" tutto se non si interveniva con la seconda entro pochi giorni cosa che ha scombussolato i piani e che ha fatto trovare molti in situazione di carenza di risorse e strutture, manodopera e gettoni insufficienti. Se ne è andato un fiume di gasolio. Chi ha iniziato è stato costretto a continuare e i cicli da due son diventati tre, quattro, cinque...con la crescente paura di veder svanire i risultati per via delle spese.

Il mais è quasi tutto trebbiato restano appunto i produttori che hanno irrigato, si stima il 40% per me aliquota ottimistica, per concludere i dati dell'annata dal punto di vista produttivo, perchè dal punto di vista energetico, per quanto detto sull'irrigazione, a prescindere se sia convenuto al portafogli, il bilancio fra energia spesa ed energia ottenuta...beh lasciatemelo dire direi decisamente pende per la prima anche se i più maliziosi potrebbero pensare che parteggio per la non irrigazione, Dio benedica gettoni e gettonatori.

Essendo il mais alimento per gli animali allevati, l'aumento della carne sembra inevitabile considerato che anche il resto del mondo attorno al 45° parallelo ha vissuto lo stesso clima. Guardando oltre però s'intravedono altri scenari inquietanti. Gli agricoltori padani dopo le magre annate 2003-2006 e 2012 dopo l'impennata dei prezzi di carburanti e fertilizzanti guarderanno al mais in modo bieco e si daranno in massa alla coltivazione del grano come afferma l'80% di loro? Il polesine diventerà quindi come l'Iowa? Se nessuno ha intenzione di arare o fertilizzare diciamo meglio di stringere all'osso, le multinazionali e diciamo meglio i distributori locali potrebbero risentirne? La Germania che è leader nella produzione di concime azotato che si usa prevalentemente nel mais potrebbe vedere vacillare i suoi guadagni in quel settore? Essendo qui l'economia prevalentemente agricola e gli ammassi mezzi vuoti le casse delle banche locali in che modo ne risentiranno? Le previsioni per fine anno potrebbero risultare ottimiste rispetto la realtà. Meglio non lasciarsi prendere dal catastrofismo e lasciare tali questi interrogativi.

Mi auguro che questa carestia c'insegni qualcosa, che in qualche modo sopperisca al distacco dalla natura e dall'agricoltura che c'hanno portato 60 anni di industrializzazione estrema, per il quale è naturale pensare che di cibo ce n'è sempre ed in abbondanza e se il risultato sarà qualche albero rinsecchito mi consolo sperando resti li come un monumento a testimonianza di questo terribile anno.
 
Frutta e verdura, consumi in picchiata

omisiss

I dati

Nel 2011, ogni famiglia ha acquistato 5 chili in meno di frutta, 3 chili in meno di verdura e 1 chilo in meno di ortaggi surgelati, portando a un calo complessivo dei quantitativi del 2,6% tendenziale, per un totale di 8,3 milioni di tonnellate - spiegano le organizzazioni. In realtà, però, la crisi dei consumi di ortofrutta parte da più lontano: in undici anni, infatti, gli acquisti sono diminuiti del 23%, passando dai 450 chili a famiglia del 2000 ai 347 chili del 2011.

Vuol dire che in poco più di un decennio si sono persi per strada oltre 100 chili per nucleo familiare, con conseguenze dirette sulla dieta degli italiani e soprattutto sui redditi dei produttori. Oggi infatti la spesa annua per l'ortofrutta si attesta mediamente sopra i 13 miliardi e i prezzi al consumo, anche con i consumi in discesa, aumentano invece di diminuire (rispettivamente +5,8% la frutta e +4,8% i vegetali freschi in termini tendenziali ad agosto, ultimo dato disponibile), con il risultato che gli agricoltori non ne traggono alcun vantaggio.

"E' evidente che oggi il settore ha bisogno di un vero piano di ristrutturazione che si fondi su una visione strategica - riportano le cinque organizzazioni che hanno promosso l'evento - L'ortofrutticoltura rappresenta circa un terzo dell'intera Plv agricola del Paese e, con una produzione di circa 35 milioni di tonnellate l'anno, l'Italia si contende con la Spagna l'appellativo di ***8220;orto d'Europa***8221;. Eppure, nonostante il rilievo quali-quantitativo a livello internazionale, il comparto mostra i segni di una strutturale perdita di competitività, che si evidenzia nell'incapacità di intercettare la domanda proveniente dai nuovi bacini di consumo".

...omisiss Fonte: CIA, Confederazione Italiana agricoltori




Secondo me due cose influiscono su questi dati il cui trend è destinato a proseguire. L'invecchiamento della popolazione e il fatto che gli italiani svolgono sempre meno lavori che implicano lo sforzo fisico condizioni che entrambe portano ad un ridotto fabbisogno calorico energetico giornaliero.
 
... da accorpare al thread apposito, ma non lo trovo e sono di corsa








Cambiano pagamenti e contratti


Versamenti entro 30 o 60 giorni se le merci sono o no deperibili - Forma scritta obbligatoria

Pagamenti più rapidi ai produttori agricoli, contratti in forma scritta, divieto di clausole vessatorie, sanzioni da capogiro per chi non rispetta le regole. Sono in vigore da oggi le nuove norme che disciplinano i contratti agroalimentari (articolo 62 legge 27/2012) ed è stato firmato anche il decreto applicativo (ancora non pubblicato nella Gazzetta ufficiale) che ne consentirà l’effettivo utilizzo (ma sono esentati dalla norma i conferimenti dei soci alle cooperative).
Quindi a nulla sono servite le richieste al ministero delle Politiche agricole Mario Catania di slittamento dell’entrata in vigore da parte di Confindustria e Confcommercio.
 
La Spagna ha adottato queste misure prima di noi e credo che la decisione sia partita da Bruxelles. Quindi mi sembra una decisione presa con la pistola puntata, non vedo meriti del governo.

So che la grande distribuzione in alcuni casi era arrivata a pagamenti molto lunghi, 6 mesi, di più non so.
Con la frutta, ancora decenni fa coi contratti si presero dei bidoni pazzeschi, perchè se il prezzo di mercato era inferiore a quello di contratto, compravano il minimo della merce e il resto te la lasciavano su campo, col divieto di vendita. Palesemente i contratti erano un rapporto impari fra le controparti.
Mi pare che 'sto provvedimento arrivi a piatti lavati.
 
W il millefiori

Miele, un'eccellenza nazionale a rischio estinzione - Corriere.it


Miele, un'eccellenza nazionale
a rischio estinzione
In Italia nel 2012 si è registrato un calo del 65% causato dalla siccità e dalle importazioni da Cina e Argentina


(Afp)
Ci mancava il miele cinese. Industriale, di scarsa qualità, di basso costo. Niente a che vedere con il nostro, ottimo, miele. In verità, meglio sarebbe parlare di mieli, al plurale. L’Italia è l’unico Paese al mondo a vantarne oltre 50, che attingono alle numerose fioriture mediterranee. Ma la produzione (in media, più di 20 mila tonnellate l’anno) è discontinua, soprattutto a causa delle variazioni meteorologiche; e il rischio è che, pur in un periodo favorevole ai consumi (raddoppiati negli ultimi dieci anni, con 400 grammi pro capite), le insidiose importazioni attacchino il mercato. Per inciso, l’Italia importa annualmente circa 107.000 quintali di miele e il maggior fornitore è l’Argentina.
INVASIONE - La paventata invasione degli stranieri, quest’anno, preoccupa ancora di più. Infatti, dopo la felice ripresa (il nostro Paese, tuttavia, nei consumi resta sotto del 35 per cento rispetto alla media europea), il settore sta attraversando un momento difficile: dalla Valle d’Aosta alla Sicilia, il raccolto risulta drasticamente ridotto. Un crollo del 65 per cento, nel 2012, hanno denunciato apicoltori, esperti e istituzioni, durante gli stati generali del settore, convocati recentemente a Montalcino. La primavera piovosa e l’estate torrida hanno influito negativamente su fiori e piante, impedendo di produrre il nettare necessario alle api. Senza contare le malattie devastanti per due delle principali varietà floreali da miele, cioè il castagno e l’eucalipto, attaccati dai parassiti, che li stanno lentamente distruggendo. Ciononostante, poiché la crisi morde, gli apicoltori nazionali (50 mila con 1.100.000 alveari e 55 miliardi di api) sono intenzionati a tener fermi i prezzi, mentre invitano a consumare miele made in Italy.

VARIETÀ - «Rinunciate alla varietà preferita e scegliete il classico millefiori italiano piuttosto che un qualunque prodotto di indubbia provenienza estera», avverte Hubert Ciacci, presidente della Settimana del miele di Montalcino. Come riconoscerlo? È buona regola controllare l’etichetta apposta sul vasetto del miele, in cui, per legge, è obbligatorio indicarne la provenienza: nome e indirizzo del produttore, il lotto di appartenenza. Talvolta è segnalata l’origine botanica (castagno, acacia, timo, lavanda, biancospino eccetera) del prodotto locale. Un dettaglio: al pari di altre colture legate alla terra, si sta consolidando anche l’apicoltura biologica. Ma quanto può costare il miele al consumatore? Un vasetto di 500 grammi oscilla da un prezzo minimo di 4,50 euro per il più diffuso «millefiori» a un massimo di 13-14 per un miele raro, quale il corbezzolo o il lampone selvatico.

ALVEARI DA GIARDINO - E miele sia. Molto utilizzato nell’industria dolciaria e cosmetica, questo alimento naturale si è imposto con fatica sulle nostre mense. Esaltato per le performance terapeutiche, vere o presunte (disintossicante, calmante, diuretico, antisettico, balsamico, a seconda della tipologia), solo di recente ha fatto breccia come abitudine alimentare. Di più: il suo irresistibile appeal si traduce in nuove mode non solo di consumo, ma anche di produzione. All’Inghilterra, per dirne una, si deve il lancio dell’alveare da giardino/balcone: un contenitore ad hoc, colorato, lungo un metro e alto 50 cm. A detta dei produttori fai-da-te, basta un’ora di manutenzione a settimana per ricavare in un anno 50 barattoli di prodotto. Comunque sia, numerosi apicoltori italiani illuminati, riuniti in associazioni, contribuiscono efficacemente alla conoscenza del miele e quindi all’incremento dell’acquisto ragionato. Con una cinquantina di Comuni associati, che organizzano eventi, fattorie didattiche, aziende aperte, promuovono mieloteche, percorsi informativi sul miele e su altri prodotti dell’apicoltura (il settore ha un giro d’affari di 60 milioni di euro), «Le città del miele» è il network più attivo.

RICADUTE POSITIVE - Le ricadute positive mirano per ampio raggio. In varie regioni italiane, ad esempio, si va affermando il «turismo del miele» (con percorsi guidati), così come è avvenuto per il «turismo del vino». Fatto sta che il cibo degli dei, sinonimo di dolcezza, apprezzato fin dall’antichità, ispiratore di miti e leggende fra molti popoli, intriga già dalla sua origine. A partire dalla vita, ammantata di mistero, della regina e delle operaie, vale a dire le api, minuscoli zuccherifici viventi. E dal nettare (o dai nettari), la cui composizione è vitale per il ciclo produttivo. Poi, quando il miele diventa tale, trasferendosi dall’alveare alla tavola, richiede pochissimi passaggi: l’estrazione per centrifugazione e la purificazione, ottenuta tramite filtrazione e decantazione.

MIELE - Nell’immaginario, il miele è un liquido denso, brillante, di colore ambrato. Ciò ha condizionato a lungo il mercato, fino al rifiuto di prodotti fuori dallo stereotipo. Oggi è noto a tutti che i mieli, liquidi al momento dell’estrazione, quindi si cristallizzano, in un tempo che varia da pochi giorni ad alcuni mesi. Si tratta di evoluzione naturale secondo la quale gli zuccheri in eccesso (soprattutto il glucosio) precipitano in forma di cristalli. Sull’alto valore nutritivo del miele non si discute. Nei secoli passati il miele era l’unico dolcificante largamente utilizzato. Successivamente, è stato spodestato dallo zucchero bianco, pratico ed economico. Resta il fatto che il miele è un alimento naturale, ricco di enzimi e sali minerali, vitamine, zuccheri semplici di immediata assimilazione per il nostro organismo. Alimento e medicina? In effetti, tra leggenda e realtà, affiorano le (blande) proprietà terapeutiche del miele. Ne è convinto l’appassionato Tonino Strumia di Sommariva Bosco (Cn), che sugli scaffali della sua bottega, Il trovarobe di cose buone (diventato, nel tempo, trova-mieli), espone una vasta gamma di autentiche rarità. Vogliamo citare il miele di santoreggia, considerato afrodisiaco? Con un pizzico di malizia, Tonino rivela: «I nostri prodotti sono sempre più ricercati dalle spose. Sta diventando di moda la bomboniera con micro-vasetto di miele di lavanda, corbezzolo, santoreggia (erba del satiro). Quest’ultima, in particolare, accende fantasia e sano erotismo».

MIELE E ARTE - Vincenzo Buccheri, sindaco di Sortino (Siracusa), è il presidente in carica delle Città del miele. Nel suo territorio si produce il pregiato nettare di timo. Un’esclusività del luogo. Racconta: «Sortino sta sui monti Iblei, a 500 metri, tra agrumeti ed erbe aromatiche. Timo soprattutto. Si contano almeno 50 apicoltori, la metà sono nostri associati. Da 32 anni, il primo weekend di ottobre, si svolge la sagra del miele. Prendo spunto da Sortino per allargare il discorso a tutta l’Italia», continua, «il mio obiettivo è insistere sulla conoscenza del prodotto ed esaltarlo, incrementando i concorsi dedicati al miele di qualità. Ma la cosa più importante è l’abbinamento miele/territorio, che può sviluppare una straordinaria forma di turismo culturale». A Tornareccio (Chieti) sono andati oltre, unendo miele e arte. Oggi l’antico borgo è un museo a cielo aperto, con i mosaici che abbelliscono le facciate della abitazioni. Frutto dell’annuale concorso artistico. Il tema è libero. Ma, in omaggio a questa città del miele, numerosi soggetti ne prendono ispirazione. Con risultati stupefacenti.

Marisa Fumagalli
 
Aflatossine e OGM. Coldiretti-Confagricoltura: non sono sulla stessa barca?

La risposta che giunge dai peggiori bar di periferia, da un suo frequentatore è stata:
-"Non lo sapevi che le associazioni di categoria sono nate per dividere?"

Un braccio di ferro infruttuoso fra i più numerosi(coldiretti) e i più capitalisti (confagri) fatto di opinioni diametralmente opposte che se da una parte agli addetti ai lavori porta a schierarsi con gli uni o gli altri, dall'altra lascia la gente comune nell'oblio di capire da quale campana giungano le giuste proposte solutive ai problemi pesanti quali quelli attuali delle aflatossine e ogm.

Coldiretti dice no agli ogm e no all'innalzamnto della soglia limite di legge delle aflatossine puntando ad accattivarsi i consensi dell'opinione pubblica.

Ma prima di approfondire ricordo sempre che i mercati vogliono ed otterranno prima o poi prezzi fissi o meglio prefissati. In teoria sarebbe un bene ma incombe il terrore che poi finisca come per le barbabietole, cioè il monopolio, prezzi in ribasso in campagna e quadruplicati a scaffale.
 

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