Tassi ufficiali di riferimento (BCE, FED, BOE) quando rialzeranno i tassi di interesse

quando alzeranno i tasssi di interesse


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PORCHETTO sarebbe troppo rischioso gelare adesso la ripresa..intanto cercano di riassorbire gli eccessi di liquidita' dove possono e speriamo che continuino per mesi cosi' senza alzare i tassi....:rolleyes:

riassorbire liquidità implica indirettamente alzare il costo di denaro. Verosimilmente a questa operazione, gradatamente, scaturisce un aumento del costo interbacario dei depositi, e quindi indirettamente anche gli interessi sulle nostre obbligazioni, mutui o di qualsivoglia altro prodotto finanziario.
 
Nell'articolo di libero circa cio' che pensa Fed della Cina è quanto gia' qui da molto tempo è gia' stato sottolineato ovvero la enorme sovraproduzione mondiale, marcatamente cinese, che si riversa principalmente sui mercati occidentali: questo determina da un lato scomparsa di attività manifatturiere, incremento dei deficit statali (mancate imposte, incremento dei sussidi governativi -che in Paesi come l'Italia dove storicamente la popolazione in età attiva che lavora è inferiore a di 20punti percentuali rispetto ai maggiori Paesi UE); questo aggiunto alla dinamica prezzo $/ petrolio che sono inversamente correlati ovvero alla diminuizione del primo contro euro corrisponde l' aumento del secondo, causando a sua volta rischi di inflazione importata che, come sappiamo, è uno dei nemici pubblici numero 1 della Bce...Il cambio cosi' sfavorevole è visto male poi in ambito UE nn solo per il rischio di inflazione importata -causato essenzialmente dall' aumento del petrolio ma ora come ora siamo lontani dai parossismi del 2008 anche se pero' i carburanti quindi i costi dei trasporti hanno subito immediati aumenti-ma sopratutto per la ulteriore perdita di competitività delle merci ue sui mercati mondiali andando ad incrementare quello visto sopra: ovvero ulteriore perdita di occupazione ed incremento dei problemi di disavanzo delle economie occidentali.
Tutto questo porta, a mio modesto avviso a cosiderare l' opzione protezionistica delle nostre economie ovvero introducendo dazi doganali che restituiscano da un lato le imposte che sono state perse dalla perdita di posti di lavoro, ridando fiato alle esauste casse statali; da un' altro lato costringerebbe la Cina ad utilizzare i suoi fondi sovereign per incrementare seriamente il consumo interno; oltre a questo si avrebbe pure un' effetto di stabilizzazione planetaria circa l' uso "geopolitico" che la Cina fa attualmente di queste immense riserve; L' utilizzo di misure volte a proteggere i nostri asset strategici industriali, è reso assolutamente necessario circa la differenza abissale dei nostri rispettivi sistemi sociali ed economici: è impensabile competere con un Paese dove i costi sociali semplicemente nn ci sono o sono limitati.
L'altra faccia della medaglia potrebbe essere l' utilizzo a loro volta di misure protezionistiche...gia' del resto paventato in piu' occasioni.
Ma mi sono allontanato un po': secondo le indicazioni dello stesso Trichet il discorso dei tassi potrebbe essere ritoccato proprio quando le economie potrebbero dare chiari segni di ripresa ...il che potrebbe avvenire tra un bel po'.
Di sicuro comunque, a mio avviso, la Bce interverrà con movimenti decisi proprio per drenare la liquidità immessa nel sistema onde evitare fiammate dell' inflazione... anche se, francamente, stante quanto sopra nn so davvero quale dovrebbe essere realmente il ruolo della Bce ora: intendo dire che probabilmente dovrebbe essere rivisto e reso piu' funzionale alle politiche della Ue.
Quindi propendo per l' opzione indicata da Vais "Chiari segni di miglioramento"
 
LEGGETEVI SUI TASSI
Il Rosso e il Nero
Settimanale di Strategia

19 novembre 200
E PLURIBUS UNUM 9
Nel 1996 la storica della cultura
Gertrude Himmelfarb pubblicò
sul Weekly Standard un articolo
intitolato Una Nazione, Due
Culture. La nazione era l’America,
le due culture erano quella
tradizionale, fatta di valori vittoriani
filtrati da una religiosità carismatica,
e quella liberal, figlia
degli anni Sessanta più che del
New Deal. Negli ultimi quarant’-
anni questa distinzione è andata
sempre più coincidendo con
quella geografica. Da una parte
le due coste, multietniche e culturalmente
europeizzanti, dall’altra
l’America continentale, socialmente
conservatrice.
Questa spaccatura è stata ed è tuttora così forte da avere coinvolto le
Fed regionali, che non sono mai state semplici prefetture della Fed di Washington,
ma hanno sempre conservato un sapore locale. Non è un caso
che la Fed di New York e quella di San Francisco esprimano tradizionalmente
colombe, mentre quelle di Dallas e di Saint Louis danno voce ai falchi.
Dudley e la Yellen da una parte, Fisher e Bullard, successore del tostissimo
Poole, dall’altra.
Sarà l’eccezionalità dei tempi, sarà che la crisi ha corroso le certezze e
le ideologie, sta di fatto che a distanza di pochi giorni la Fed tardomonetarista
di Saint Louis e quella superkeynesiana di San Francisco se ne sono
uscite con analisi che, pur mantenendo accenti diversi, arrivano a una conclusione
molto simile e, ulteriore aspetto interessante, fuori consenso. La
conclusione è che tutto fa pensare che i tassi rimarranno fermi molto, molto
a lungo.
L’affermazione, ovviamente, non è esplicita, sarebbe contro il galateo
interno della Fed. Non si vede però che altra conclusione trarre dalle previ-
Tutti colombe alla Fed, anche i falchi
Dai Molti, Uno. Il motto degli Stati Uniti nel loro
sigillo ufficiale
sioni dell’ufficio studi della Fed di San Francisco. L’inflazione PCE, dopo un
modesto rialzo al 2 per cento (anno su anno) nella prima parte del 2010,
tornerà a scendere e a fine 2011 sarà all’uno per cento. Dal canto suo la
disoccupazione, oggi al 10.2, scenderà faticosamente al 9.4 a fine 2010 e
all’8.3 a fine 2011 (era al 4.9 nell’età dell’innocenza, a inizio 2008). Si noti
che queste stime si basano su un’ipotesi di crescita del Pil per cui in molti si
metterebbe oggi la firma, il 3.5 nel 2010 e il 4.5 nel 2011. Non si usa il trucco
di un’ipotesi piagnucolosa di
crescita bassa in modo da sollecitare
una politica espansiva.
C’è una parte del mercato che
già oggi, anzi da agosto, organizza
le veglie con le candele e
conta i giorni, le ore e i minuti
che mancano al primo rialzo dei
tassi. Ma con un’inflazione all’uno
e una disoccupazione all’8.3
non a fine 2009, non a fine 201-
0, ma a fine 2011 dov’è tutta
l’urgenza di normalizzare i Fed
Funds?
I mercati, dice Bullard, sono
ossessionati dai tassi, non capiscono
che il grande lavorio sotterraneo che sta impegnando la Fed è su un
altro fronte, quello dell’acquisto e della futura vendita di titoli, il quantitative
easing. Sui tassi, continua Bullard, io parto dall’ipotesi che li toccheremo a
inizio 2012. La recessione è finita nell’estate e se faremo come nelle due
ultime grandi recessioni staremo fermi per due anni e mezzo, forse tre. Non
è che perché salgono i prezzi delle case in Asia allora dobbiamo alzare i
tassi negli Stati Uniti. Qua da noi non vedo anomalie. Certo, se ci dovesse
davvero essere una bolla ne terremo conto e agiremo prima.
La Fed di Saint Louis, non la Fed di Harare, Zimbabwe.
Nelle due ultime recessioni, due anni e mezzo dopo la loro fine (quando
la Fed alzò i tassi) la disoccupazione era ben al di sotto dell’8.3 previsto dalla
Fed di San Francisco per fine 2011. Questa volta, quindi, si dovrebbe in
teoria aspettare ancora di più. Non lo si farà, perché brucia ancora l’avere
aspettato troppo dopo la recessione del 2001-2002. Si combatte sempre la
guerra precedente e questa volta si vorrà fare vedere, magari anche solo
con un rialzo simbolico, che non si commetterà più lo stesso errore.
Facciamo allora i prudenti, lasciamo perdere i due anni e mezzo o tre,
facciamo lo sconto di un anno (magari l’SP 500 arriva chissà dove e tutti si
sentono di nuovo molto ricchi, non sia mai) e comunque, anche così, il 2010
ce lo passiamo tranquilli, senza rialzi dei tassi.
Con i tassi di policy fermi a zero e l’inflazione inesistente i bond di ogni
ordine e grado non avranno molto da temere. Ogni tanto si farà qualche esercitazione
antiinflazione, così come si fanno quelle antincendio, ma al fischio
convenuto tutto ritornerà al suo posto e i bond venduti verranno ricomprati.
Con i tassi di policy fermi a zero e una crescita dignitosa dell’economia
E Pluribus Unum. Il motto appare su tutte le
monete e banconote degli Stati Uniti
(con le imprese che nel 2010, incredibilmente, riprendono cautissimamente
a fare le imprese, cioè a investire e ad assumere) non si vede ragione per
cui l’azionario debba abbandonare i livelli raggiunti e tornare mestamente
più in basso. Sembra semmai probabile il contrario.
Certo, est modus in rebus, non si può salire per sempre del tre e mezzo
per cento al mese come hanno fatto in media le borse negli ultimi sei mesi.
Bisogna scalare una marcia o due, rassegnarsi a qualche correzione ogni
tanto, ma alla fine anche il 2010 sarà in rialzo.
Cerchiamo di essere pratici. Stiamo sui mercati per cercare di fare soldi,
non (come diceva Marx) per mettere le brache al mondo e correggerne con
severità le storture, specie se bolliformi. Se tutti i policy maker d’Occidente
si affannano tutti i giorni a dire che non c’è nessuna bolla e mentre parlano
di exit strategy lasciano i tassi rigorosamente a zero perché dobbiamo stare
a ossessionarci con problemi che non ci sono?
La grande, vera, unica, dolorosissima
bolla di cui dobbiamo preoccuparci
è quella dei disoccupati,
non il carry trade denunciato dai
vigilantes (che è oltretutto l’ombra
modesta di quello che si praticava
fino a due anni fa).
A quanti sono lodevolmente più
pensosi dei destini del mondo (e
non solo interessati a guadagnare)
ricordiamo che se non si preme al
massimo sull’acceleratore adesso,
fino a sfondare il pavimento della
macchina se necessario, i problemi
e i rischi che ci troveremo ad affrontare
fra due tre anni saranno molto
più pesanti.
Lasciare a lungo milioni di persone fuori dal mercato del lavoro può avere
esiti sociali e politici imprevedibili. Il Roosevelt più anticapitalista e radicale
non fu quello del 1933-34, come si può pensare guardando alle grandi
riforme di quegli anni. Il Roosevelt più antibusiness e quasi socialista fu
quello degli scontri violenti con la Corte Suprema nel 1937-38, nel momento
cioè in cui gli Stati Uniti ricaddero in una profonda recessione per avere sollevato
il piede dall’acceleratore troppo presto in un clamoroso esempio di
exit strategy prematura.
Già oggi, in un quadro di ripresa economica, la Fed è oggetto di attacchi
senza precedenti da parte del Congresso. E’ un attacco da sinistra, ma è
anche un attacco da destra. La sinistra, si può pensare, vuole indebolire la
Fed per avere più inflazione. Ma c’è anche la destra, dicevamo, che vuole
una Fed sotto stretta tutela per impedire che salvi di nuovo, nel caso, le
banche di Wall Street. I mancati salvataggi, non ci vuole molta fantasia a
immaginarlo, produrrebbero deflazione e ricaduta nella crisi.
Attaccando la Fed, una parte importante della classe politica sta già adesso
scherzando con il fuoco dell’inflazione e della deflazione. Lo fa perché
è spaventata dalle elezioni fra un anno e vuole fare vedere agli elettori
E Pluribus Unum, inciso sull’American Gold
Eagle
Abaxbank SpA. Corso Monforte 34, Milano.
La presente pubblicazione è stata prodotta da Abaxbank. Le informazioni qui contenute sono state ricavate da fonti ritenute da Abaxbank affidabili, ma
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di qualsiasi informazione a cui tale materiale si ispira prima che lo stesso venga pubblicato e messo a disposizione della clientela. Abaxbank può occasionalmente
assumere posizioni lunghe o corte nei summenzionati prodotti finanziari.
che la disoccupazione è colpa della Fed. Da settimane Bernanke e i suoi
passano più tempo a difendersi dagli attacchi che a fare il loro lavoro.
Proviamo adesso a pensare, signori vigilantes, ortodossi e timorosi di
bolle e carry trade, che cosa potrà accadere fra due tre anni se la disoccupazione
non sarà stata almeno in parte riassorbita. Protezionismo, regolamentazione
massiccia del mercato del lavoro e rigidità di ogni tipo saranno
per i politici tentazioni irresistibili e le banche centrali torneranno a essere
uffici dei ministeri del Tesoro.
E’ in questa situazione di assedio che la Fed asseconda i mercati e li
tranquillizza. Nessuno auspica grandi ulteriori rialzi, basta un lento recupero,
purché con una volatilità ridotta al minimo. L’assenza di volatilità dà un
senso di normalità, induce le persone e le imprese a fare qualche programma
in più per il futuro, cha appare meno incerto. Il calo della volatilità può
avere gli stessi effetti psicologici di un bull market volatile senza gonfiare
troppo le quotazioni.
Diamo una mano a Bernanke. Guadagnando, oltretutto.
Alessandro Fugnoli +39 02 77426.1

 
manterranno i tassi cosi' per tutto il 2010


li alzereranno nella 2°metà del 2010


non lo so


fino a quando la economia non dà dei chiari segnali di ripresa

ancora a lungo

Ma dove????? in Italia/Eu?????, se si, questa opzione:
"fino a quando la economia non dà dei chiari segnali di ripresa"; a mio avviso, non c'entra.
L'economia non darà gli stessi segnali di ripresa allo stesso modo in Europa e nel mondo,,,,,in oriente, forse è già in atto.

Comunque, ho votato, 2° semestre 2010........
 
Ma dove????? in Italia/Eu?????, se si, questa opzione:
"fino a quando la economia non dà dei chiari segnali di ripresa"; a mio avviso, non c'entra.
L'economia non darà gli stessi segnali di ripresa allo stesso modo in Europa e nel mondo,,,,,in oriente, forse è già in atto.

Comunque, ho votato, 2° semestre 2010........

grazie LUP1051, argomenta pure il tuo punto di vista::)
 
grazie LUP1051, argomenta pure il tuo punto di vista::)


1) Presumo che quando parli di tassi ti riferisci all'UE
2) "fino a quando la economia non dà chiari segnali di ripresa", "ancora a lungo"; sono espressioni generiche, non definibili. La ripresa potrà avvenire in Italia e non in Germania, non ci sarà ripresa in generale (tutti insieme i paesi dell'EU). Nonostante ciò i tassi potranno aumentare o meno, la ripresa potrà essere più virtuale che reale,,,,altrimenti sarà difficile ricreare il circolo virtuoso consumistico. Perciò ho indicato 2° semestre 2010, oltre sarebbe insostenibile.

Conclusioni: Un sondaggio per essere preciso, corretto (a mio avvivo), deve avere dei riferimenti precisi; quindi principalmente date.
Personalmente poi spero che il rialzo avvenga domani, sarebbe un buon segnale,,,,,se veritiero; l'equilibrio finanziario è già difficile in tempi normali, figuriamoci in tempi di crisi.
Fatto sta, che se si rimane fermi,,,,,,,,,,,, si muore....
 
Salve, ripropongo un mio vecchio post, di evidente sembra riaffacciarsi l'inflazione , quanto incide o inciderà sui tassi.
 

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