Le banche americane potrebbero essere presto costrette a nuove iniezioni di capitale per rafforzare i coefficienti patrimoniali al fine di evitare lo scoppio di un'altra crisi finanziaria. Ne è convinto Daniel Tarullo, esponente del vertice della Fed, specialista di regolamentazione bancaria e tra i più stretti collaboratori del governatore Ben Bernanke, precisando che i nuovi requisiti di capitale potrebbero passare dall'8% fino al 14% degli asset ponderati per il rischio.
Al momento non è stata presa alcuna decisione, ma dalle prime indicazioni emerge che tali requisiti potrebbero essere raddoppiati rispetto al 7% richiesto da Basilea 3 per le banche europee. «La struttura regolamentare deve scoraggiare le mega fusioni e acquisizioni tra gli istituti che se troppo grandi, possono mette a rischio la stabilità del sistema finanziario», ha detto parlando al Peterson Institute for International Economics. Tarullo ha quindi aggiunto che «nessuno vuole un'altra Tarp», riferendosi al piano del governo da 700 miliardi di dollari utilizzato per il salvataggio degli istituti di credito nel 2008, aggiungendo che «non possono essere ignorati i costi sociali del fallimento di istituti di credito di rilevanza sistemica (systematically important financial institutions, ndr)».
Secondo la Fed, gli istituti con asset di almeno 50 miliardi di dollari, circa una trentina di istituti, sono definiti di rilevanza sistemica e sono assoggettati automaticamente all'adeguamento delle regole sul capitale. Al momento è ancora in discussione l'ipotesi se applicare anche alle società finanziarie non bancarie, come le compagnie di assicurazione, il private equity e gli hedge fund le medesime regole delle banche. In ogni caso «deve essere scoraggiata la crescita e i merger tra banche a meno che non ci siano significativi benefici per la società».
Gli istituti di credito a livello mondiale, da quelli americane a quelli europee, hanno affrontato una revisione globale dei requisiti di capitale, liquidità e risk management per rispondere alle richieste delle authorities. Negli Usa il Dodd-Frank Act ha dato mandato alla Fed di innalzare gli standard delle banche con asset superiori a 50 miliardi. Tra gli strumenti proposti, i cosiddetti Coco bond titoli di debito che in situazioni di crisi possono essere trasformati in azioni ordinarie delle banche. Ma secondo il consigliere della Fed, la funzionalità di questo strumento «non è chiara» e il suo utilizzo potrebbe essere potenzialmente soggetto a pressioni politiche in situazioni di stress.
La risposta a Tarullo è venuta da Jamie Dimon, chairman and chief executive officer di JPMorgan Chase. Il quale si è detto convinto che le nuove regole oltre a distorcere il mercato, rappresentano un costo aggiuntivo che si riverserà inevitabilemnte sul mercato.
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