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tontolina

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Vignetta Mario Monti e la fase due

Vignetta Mario Monti e la fase due | sporcomondo.it
Pubblicato il 27 dicembre 2011 da Tubal
Tranquilli!!!
Le stangate sono finite.
Adesso inizia la fase due..

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Ha alzato l'IVA (che colpisce solo i cittadini) ha alzato le tase sul capital gian, ha alzato le tasse sul patrimonio, ha alzato le tasse sulle case, ha alzato le tasse sulla benzina e le tariffe, ha annullato le pensioni e ha impoverito decine di classi lavorative grazie alle cosichiamate liberalizzazioni (in realta' sono impoverimento) e sta togliendo i diritti dei lavoratori per far si che le aziendEpossano licenziare e diminuire gli stipendi.
 
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tontolina

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Fisco: Cgia, allarme Irap. Imprese rischiano una stangata da 3,5 mld

ASCA – sab 3 mar 2012 11:37 CET



(ASCA) - Roma, 3 mar - ''Lo sblocco dei tributi locali e regionali previsto per l'anno di imposta 2012 dal recente decreto sulle semplificazioni fiscali - dichiara il segretario della CGIA, Giuseppe Bortolussi - rischia di tramutarsi in una vera e propria stangata per le imprese del Centro-Nord''. Dopo aver letto la Relazione illustrativa che accompagna il decreto sulle semplificazioni fiscali, l'Ufficio studi della CGIA di Mestre ha fatto un po' di calcoli ed e' giunto a queste conclusioni: ''Se le Regioni, ormai sempre piu' a corto di risorse finanziarie, decideranno di aumentare l'aliquota Irap di circa un punto, portandola al limite massimo del 4,82% - prosegue Bortolussi - l'aggravio fiscale sulle imprese sara' di 3,5 miliardi di euro''. Tra le 19 Regioni e le due Provincie autonome di Trento e Bolzano non tutte potranno eventualmente mettere mano agli aumenti. Lazio, Abruzzo, Molise, Campania, Puglia, Calabria e Sicilia non possono farlo, visto che gia' da tempo hanno dovuto portare l'aliquota al livello massimo per ''comprimere'' il disavanzo sanitario maturato in passato. Molise, Campania e Calabria sono andate addirittura oltre: non essendo state in grado di rispettare il piano di rientro imposto dal tavolo di monitoraggio guidato dal ministero dell'Economia e da quello della Sanita', sono state costrette ad applicare un aliquota aggiuntiva dello 0,15%. Pertanto, i probabili aumenti interesseranno solo le imprese ubicate nelle Regioni del Centro-Nord. Nel 2012, con le aliquote attualmente in vigore, il gettito Irap a carico delle imprese private dovrebbe attestarsi attorno ai 21,4 miliardi di euro. Nell'ipotesi che tutte le Regioni autorizzate aumentino di un punto l'aliquota Irap, il nuovo gettito si dovrebbe attestare attorno ai 25 miliardi di euro, con un saldo positivo di 3,5 miliardi. Purtroppo, le brutte notizie non finiscono qui. ''Lo sblocco delle tasse locali non riguardera' solo l'Irap - conclude Bortolussi - ma, anche il bollo auto, l'addizionale regionale sul gas metano e l'imposta regionale sostitutiva, i tributi ambientali provinciali, l'imposta di pubblicita', l'imposta sull'occupazione degli spazi pubblici ed altri tributi minori. Vista la difficolta' che stanno vivendo le Regioni e gli Enti locali non e' da escludere che per i cittadini e le imprese il peso delle tasse locali sia destinato ad aumentare a dismisura. Speriamo che Sindaci e Governatori non approfittino di questo sblocco per fare cassa, altrimenti gli effetti della crisi sono destinati ad aumentare''.


 

tontolina

Forumer storico
lo studio sopra riportato evidenzia solo il rapporto debito/pil

ma in un periodo dove il PIL diminuisce
il problema dell'elevato debito in valore assoluto
diventa un vero problema

tanto più che le politiche economiche dei governi del centrodestra sono depressive

e chi ce l'ha rifilato?
CRAXI e BERLUSCONI!













Secondo l'Istat la seconda repubblica ha prodotto il 56,5% del debito pubblico
http://www.ecplanet.com/node/3021


By Edoardo Capuano - Posted on 31 gennaio 2012

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Il debito pubblico italiano è di circa 1.900 miliardi di euro. Il dato è noto ai più, almeno quanto l’idea che a creare quel debito enorme siano stati i Governi succedutisi durante la Prima Repubblica, con una gestione scellerata dei conti e l’utilizzo della Pubblica Amministrazione come ammortizzatore sociale.
Se, però, il primo assunto rimane incontrovertibile, il secondo sembra essere solo un falso luogo comune, scorrendo i dati del nostro studio. I numeri (elaborati da Eutekne.info sui dati ISTAT resi noti fino al 31 dicembre 2010) dimostrano, infatti, che solo il 43,5% di quel debito si è formato prima dell’uragano “Tangentopoli” e del primo insediamento di Giuliano Amato (28 giugno 1992) a Palazzo Chigi. Il restante 56,5% si è, invece, accumulato nel corso della cosiddetta Seconda Repubblica.
Sbagliato, dunque, differenziare i due periodi attraverso un dato quantitativo. Se proprio deve esserci una differenza, questa va individuata dal punto di vista qualitativo: rispetto alla prima Repubblica, quando il bilancio dello Stato chiudeva in negativo ancor prima di conteggiare la spesa per il pagamento degli interessi passivi sul debito accumulato, nella seconda Repubblica, il bilancio chiudeva quantomeno con un avanzo, salvo poi computare la spesa per il pagamento degli interessi passivi accumulati fino all’anno precedente.
Negli anni della Seconda Repubblica, la crescita del debito pubblico (si veda tabella 1) è stata più consistente durante gli ultimi Governi Berlusconi (+11,53% nel periodo che va dall’11 giugno 2001 al 17 maggio 2006; +11,84% dall’8 maggio 2008 al 31 dicembre 2010), seguiti da due Governi tecnici, quello Ciampi a cavallo tra il 1993 e il 1994 (+6,15%) e quello Dini (+5,51%), cui il 17 gennaio 1995 venne affidata la Presidenza del Consiglio dopo la caduta del primo Governo Berlusconi.
Aggregando i dati e riclassificandoli per Presidente (si veda tabella 2), i Governi presieduti da Silvio Berlusconi hanno contribuito all’accumulo di debito pubblico per il 27,41%. Più staccati Prodi (i cui due Governi hanno prodotto l’8,81% del totale), Amato (6,64%) e Ciampi (6,15%). Le statistiche riflettono d’altro canto il numero di giorni al Governo, se si eccettua il caso Ciampi, il cui mandato, in 377 giorni, è riuscito a creare più debito dei Governi Dini (5,51%) e D’Alema (1,99%), durati rispettivamente 485 e 551 giorni.
“I numeri risultanti da questo studio – spiega il Direttore di Eutekne.info, Enrico Zanetti – sono stati ricavati associando i dati di contabilità pubblica ai singoli periodi di durata di ciascun Governo. È ovvio che, soprattutto per le esperienze di Governo particolarmente brevi, ci possa essere stato un implicito effetto trascinamento, tale per cui quantomeno una parte dei risultati prodotti può essere, di fatto, ascritta alle scelte politico-economiche del Governo precedente. Discorso che non può essere fatto per i Governi rimasti in carica per più di due anni consecutivi”.
Posto che anche i Governi della Seconda Repubblica hanno dato un contributo consistente alla crescita del debito, alcuni di essi sono riusciti quantomeno a ridurre, o a lasciare pressoché invariata, la spesa primaria, al netto dell’inflazione. Una cosa che è riuscita solo ai primi quattro Governi succedutisi dal 1992 in poi (si veda tabella 3), che a questa specifica voce hanno fatto registrare +0,47% (Amato I), -0,54% (Ciampi), -1,20% (Berlusconi I) e +0,14% (Dini).
A partire dal 1996, ovvero durante il primo Governo Prodi, la spesa pubblica è tornata a crescere in modo sostenuto (+6,01%), per poi riattestarsi sotto il 3% con i Governi D’Alema (+2,87%) e Amato II (+2,44%), fino all’esplosione del secondo Governo Berlusconi. Nel quinquennio che va dall’11 giugno 2001 al 17 maggio 2011, infatti, la spesa pubblica è cresciuta del 16,95%.
L’ultima parte del nostro studio fa riferimento ai livelli di pressione fiscale fatti registrare dal 1992 ad oggi (si veda tabella 4), oscillati, negli ultimi 20 anni, tra il 40,6% e il 42,6%. In generale, sono stati solo due i Governi capaci di ridurre la pressione fiscale al di sotto del 41%, entrambi guidati da Berlusconi, nel 1994-1995 e nel quinquennio 2001-2006. Ben quattro volte, invece, la pressione fiscale si è attestata al di sopra del 42%: durante l’Amato I (42,06%), il Prodi I (42,48%) il Prodi II (42,39%) e l’ultimo Governo Berlusconi (42,6%).
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Autore: Savino Gallo / Fonte: eutekne.info
 
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tontolina

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Per i privilegi della casta non si trova mai tempo

Dl semplificazioni: Governo, no tempo per emendamento tetto stipendi
Patroni Griffi: Serve riflessione, ora attuare Dpcm

Roma, 06 mar – Non c’e’ stato abbastanza tempo per mettere a punto un emendamento sul tetto agli stipendi dei vertici Authority ed enti locali. Lo ha detto il ministro della Pubblica amministrazione, Filippo Patroni Griffi, durante i lavori delle commissioni Affari costituzionali e Attivita’ produttive della Camera sul Dl semplificazioni. “Allo stato – ha detto il Ministro – materialmente la riflessione, da sottoporre anche al Presidente, non sono riuscito a farla”. Lo stesso Patroni Griffi aveva ricordato che “il parere sul Dpcm e’ stato approvato qualche giorno fa e un attimo di riflessione, data la sua complessita’, serve”. Ecco perche’ “un’iniziativa emendativa a questo provvedimento il Governo ritiene di non farla, per non frenare ulteriormente il corso del Dpcm” che dev’essere emanato “nel piu’ breve tempo possibile”.
fonte: (Il Sole 24 Ore Radiocor)

Pubblicato da Angelo Meschi alle 10:43 in Crisi del debito, Crisi zona euro, Economia, Governo Monti, Politica
 

tontolina

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Attualità, Hot News
Busta paga: da marzo nuove aliquote regionali e comunali

Aumento delle aliquote Irpef e conguaglio delle stesse per l'anno 2011. Stangata di Marzo.

Oggi, ore 19:07 - 0 Commenti
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Viene chiamata la stangata di marzo quella che porterà all’inserimento di nuove aliquote da pagare all’interno della busta paga di marzo.
Sono scattate le addizionali regionali Irpef del 2011 che secondo la Uil porteranno un peso di 317 euro su ogni famiglia italiana.
Oltre alle addizionali regionali ci saranno anche quelle comunali che potranno variare da 129 euro a 177 euro per ogni busta paga.

Addizionali regionali Irpef

L’aumento delle addizionali regionali Irpef è dello 0,33%, facendo arrivare le stesse all’1,23%.
Ma la stangata non è tutta qui, il vero colpo di grazia arriva dal fatto che tali aliquote non saranno associate alla detrazione sul reddito, ma verranno calcolate sull’imponibile pieno.
Già nella busta paga di febbraio c’è stato l’aumento dell’addizionale regionale dell’Irpef, ovvero l’acconto del 30% per l’anno in corso, 2012.
Invece nella busta paga di marzo gli italiani troveranno l’amara sorpresa di dover pagare il conguaglio di tali addizionali per tutto il 2011, conguaglio previsto dal decreto Monti Salva Italia che rendeva l’aumento retroattivo.
L’acconto che gli italiani hanno versato a febbraio per il 2012 era già gravato dell’aumento previsto dello 0,33%, un aumento pari a 76 euro per ogni busta paga.

Addizionale Comunale Irpef

Altro scoglio che porterà il mese di marzo sarà l’acconto, sempre del 30% dell’addizionale comunale dell’Irpef per l’anno in corso.
Questa aliquota potrà essere aumentata a discrezione dei comuni entro il 30 giugno 2012, guarda caso dopo e elezioni amministrative.
Se questo aumento ci fosse l’aggravio sarebbe di ulteriori 58 euro ogni busta paga.
Ad oggi ben 7 capoluogi hanno annunciato l’aumento:
-Chieti che nel 2011 aveva un’aliquota dello 0,7% passa allo 0,8%
-Agrigento che nel 2011 aveva un’aliquota dello 0,4% passa allo 0,6%
-Brescia che nel 2011 aveva un’aliquota dello 0,2% passa allo 0,55%
-Catanzaro che nel 2011 aveva un’aliquota dello 0,5% passa allo 0,8%
-Teramo che nel 2011 aveva un’aliquota dello 0,5% passa allo 0,8%
-Viterbo che nel 2011 aveva un’aliquota dello 0,4% passa allo 0,5%
Per quanto riguarda Ferrara l’aumento dell’aliquota è divisa in tre fasce di reddito: fino al 2011 si pagava un’unica aliquota pari allo 0,5%, ora ci saranno aliquote che varieranno dallo 0,6% allo 0,8%.
Per ora 301 comuni italiani, oltre ai capoluoghi citati, hanno varato già gli aumenti.

E come al solito pagano sempre gli stessi!
 

gecko

Forumer storico
Siamo in dittatura fiscale. E le dittature si combattono in un solo modo. Chissà magari la sorpresa italiana sarà proprio che i ceti produttivi prendono in mano la situazione con un atto forte, ma ancora non vedo nulla in giro.
Grillo potrebbe sfondare gli equilibri a mio avviso, ma serve la convergenza di tanti movimenti che stanno nascendo, ultimo MOVIMENTO per la gente guidato Da Zamparini, lui lotta contro il mostro equitalia
 

tontolina

Forumer storico
Siamo in dittatura fiscale. E le dittature si combattono in un solo modo. Chissà magari la sorpresa italiana sarà proprio che i ceti produttivi prendono in mano la situazione con un atto forte, ma ancora non vedo nulla in giro.
Grillo potrebbe sfondare gli equilibri a mio avviso, ma serve la convergenza di tanti movimenti che stanno nascendo, ultimo MOVIMENTO per la gente guidato Da Zamparini, lui lotta contro il mostro equitalia
vedi i ceti produttivi hanno riposto la loro fiducia in berlusconi e sono stati paurosamente traditi

Mi auguro che gli italiani imparino a scegliere con pragmatismo lasciando ai vari Gasparri le "lotte politiche" che dividono e rincoglioniscono la popolazione e che sono solo propedeutiche alle loro poltrone.

UN movimento siculo-sardo c'è!
Sono stufi di essere derubati da una colasse politica corrotta ed incapace
Palermo, forconi alla carica: occupata sede del consiglio regionale

Il leader del movimento: protesta andrà avanti finché non saranno ascoltate le nostre rivendicazioni su prezzo carburanti


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Palermo, 7 mar. (TMNews) - Hanno trascorso la notte all'interno di Palazzo dei Normanni di Palermo i rappresentanti, una ventina, del "Movimento dei forconi" che ieri pomeriggio hanno incontrato il presidente dell'Ars Francesco Cascio al termine del corteo di protesta che ha attraversato tutta la città.

Come sottolinea il leader del movimento, Mariano Ferro, la protesta e l'occupazione del palazzo andranno avanti sino a che non verranno ascoltate le loro rivendicazioni in materia di prezzo di carburanti e riscossione dei tributi.

Dopo l'incontro di ieri con Francesco Cascio, presidente dell'Ars, andato avanti tutto il pomeriggio, stamattina ve ne sarà un altro al quale prenderanno parte anche l'assessore regionale siciliano alle Infrastrutture, Pier Carmelo Russo, l'assessore regionale all'Economia, Gaetano Armao, e il presidente della Serit, la società di riscossione dei tributi in Sicilia, Benedetta Grazia Cannata.
 

tontolina

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Grilli: a ottobre aumento iva al 23%

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ROMA, 7 MAR - A ottobre arriverà un aumento dell'iva al 23%, conferma Grilli.
 

tontolina

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“una bugia ripetuta mille volte diventa verità”
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Perché gli stranieri non investono in Italia

Scritto da Luigi dell’Olio | Dietro la Notizia – 7 ore fa



Il dibattito politico sull'abolizione dell'articolo 18 dello Statuto dei Lavoratori.

La decisione di British Gas di abbandonare Brindisi dopo undici anni di inutile attesa per il via libera al rigassificatore.
La stagione mai terminata di Tangentopoli.

Le lungaggini della giustizia.

Sono tante le ragioni sollevate nelle ultime settimane per spiegare il calo di appeal dell'Italia verso gli investitori stranieri. Proviamo a capirne di più facendo riferimento a dati e tendenze.
I numeri
L'Italia esce a pezzi nel confronto internazionale: nella Penisola gli investimenti stranieri sono pari all'1,2% del Pil (cioè della ricchezza prodotta in un anno), davanti alla sola Grecia (0,8%, magrissima consolazione!), ma dietro a Germania (1,6%), Portogallo (2,4%), Francia (2,7%) e Spagna (3,2%). Mentre ben più distanti sono la Svezia (4,6%), i Paesi Bassi (6,1%) e il Belgio (13,5%). Nel corso del 2011, gli investimenti stranieri in Italia hanno subito un crollo del 53% rispetto all'anno precedente.
I nodi del mercato del lavoro
Intorno all'ipotesi di abolire l'articolo 18 si è scatenata — come spesso accade in Italia — una guerra ideologica tra opposte fazioni, che ha finito con il mettere in secondo piano il problema reale. Ha ragione sia chi contesta le rigidità del mercato del lavoro, sia chi sottolinea che già oggi nelle imprese con più di 15 dipendenti ci sono tutte le condizioni per licenziare. Tanto che ogni giorno c'è qualche imprenditore che manda a casa dipendenti per "giusta causa" o "giustificato motivo". Sullo sfondo resta però un problema irrisolto: le lungaggini e la mancanza di un orientamento univoco in sede giurisprudenziale rendono questa decisione inevitabilmente precaria. I ricorsi dei lavoratori licenziati spesso approdano a giudizio dopo sei, otto o anche dieci anni. A quel punto, se il giudice ordina il reintegro, il datore sarà costretto a farsi carico degli arretrati (comprese le ferie non godute). In conseguenza di questa incertezza, verosimilmente non assumerà nessuno al posto del lavoro licenziato, di fatto contribuendo a bloccare il mercato del lavoro e rinunciando a crescere. Né al lavoratore che ha perso il posto fa bene restare nel limbo dell'incertezza per anni, a cominciare dalla mancanza di sostentamento economico.
Tasse e burocrazia
Il peso eccessivo della tassazione è un'altra delle lamentele che spesso arrivano dal fronte imprenditoriale. Anche qui può essere utile un riferimento ai numeri: nell'Unione Europea le tasse incidono mediamente per il 38,4% del Pil, mentre in Italia il dato si attesta al 43,2%, inferiore solo ai Paesi Scandinavi (in Danimarca si arriva al 48,1%, ma a fronte di una qualità dei servizi offerti ai cittadini ben più elevata), ma di gran lunga superiore a Germania (39,7%), Regno Unito (34,9%) e Spagna (30,4%).
Qualcuno potrebbe obiettare che in nessuno di questi Paesi c'è un tasso di evasione fiscale come in Italia (un euro su sei generato è in nero) e anche questo è vero. Un problema che non nasce oggi, ma che nel tempo si è sedimentato anche grazie al periodico ricorso ai condoni e alla presenza di norme che prevedono sanzioni blande rispetto al resto d'Europa. Ragion per cui occorre intervenire con un'azione coordinata per riconquistare la fiducia degli investitori esteri, non dimenticando di incidere anche sulla burocrazia, che si muove con la lentezza di un bradipo e senza offrire garanzie. La situazione peggiore per chi decide di investire.


Impaginazione



 

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Imu e Irpef: nel 2012 sono dolori per le famiglie

A Roma tasse crescono del 154%, allarme contribuenti

Imu e Irpef: nel 2012 sono dolori per le famiglie | News Finanza & Economia - Investireoggi.it


E’ in arrivo una stangata fiscale sulle famiglie italiane a causa dell’aumento dell’Imu e delle addizionali Irpef. Per effetto del decreto salva Italia, varato dal governo lo scorso 5 dicembre e poi approvato in Parlamento, sappiamo che è stata reintrodotta l’ICI sulla prima abitazione, anche se cambierà nome, chiamandosi IMU (Imposta Municipale Unica), già prevista dal decreto sul federalismo fiscale, approvato nel 2011 dal governo Berlusconi, sebbene nella versione iniziale non contemplasse la tassazione delle prime case.
Sulla base della nuova imposta, le prime abitazioni saranno tassate allo 0,4% del valore catastale, aggiornato ed aumentato del 65%, dell’immobile, con la possibilità per il Comune di variare all’insù o verso il basso l’aliquota. Inoltre, a contemperamento parziale dell’aggravio fiscale, è stata prevista una detrazione fissa nazionale di 200 euro + 50 euro per ciascun figlio sotto i 26 anni, fino a un massimo di otto figli.

PAGAMENTO IMU 2012: IL SIMPATICO GIOCHETTO DEL GOVERNO - In sostanza, le famiglie dovranno pagare la nuova ICI sulla prima casa per un’aliquota compresa tra lo 0,2% e lo 0,6%. Ma il modo con cui questa imposta è stata concepita rende nei fatti impossibile l’abbassamento dell’aliquota sotto lo 0,4%. Infatti, la metà degli introiti riscossi dal Comune va allo Sstato, sulla base dell’aliquota media dello 0,4%. In pratica, se un Comune decidesse di abbassare la tassazione, dovrebbe dare allo stato sempre la metà di quanto avrebbe riscosso applicando l’imposta allo 0,4%. In altri termini, risulterebbe per nulla o poco conveniente abbassare l’aliquota, mentre risulta incentivante alzarla.
Ed è, purtroppo, quanto sta accadendo in buona parte dei Comuni italiani. Sono una quarantina quelli capoluogo di provincia, che hanno annunciato di volere ritoccare al rialzo le aliquote sulle prime case, mentre la stangata riguarda anche le altre abitazioni, che la legge nazionale prescrive dovranno essere tassate allo 0,76%, con la possibilità per il Comune di variare l’aliquota dello 0,3%. Ma al momento risultano solo casi di inasprimento fiscale, come il Comune di Parma, che commissariato ha portato l’aliquota all’1,06%, al massimo previsto.
Sono pochi gli enti virtuosi, che stanno andando nella direzione opposta. Ad esempio, Monza e Sondrio starebbero decidendo per un aumento della detrazione-base, rispettivamente fino a 300 euro nel primo caso e a 250-300 euro nel secondo. Per ora, nessuno ha comunicato la volontà di abbassare l’aliquota dallo 0,4% sulla prima casa.

ALIQUOTE IMU ROMA: CALCOLI SHOCK – Ma la stangata rischia di essere pesantissima nella Capitale, dove tra aggravi ICI-IMU e addizionali Irpef una famiglia potrebbe ritrovarsi a pagare fino al 154% in più delle tasse sborsate fino allo scorso anno. E’ il caso di una famiglia di due professionisti, con due figli e casa di proprietà. Non che vada meglio in altri Comuni. La stessa famiglia pagherà a Milano il 90% in più sullo scorso anno e a Bari il 50% in più.
Per attutire l’aggravio, specie in un periodo di così grandi difficoltà economiche, dove molte famiglie hanno il problema dell’occupazione, alcuni Comuni starebbero pensando di differenziare le aliquote sulla prima casa, sulla base del reddito. Si andrebbe da un minimo dello 0,4% fino a 15 mila euro annui, fino allo 0,8% oltre i 55 mila.

ADDIZIONALI IRPEF REGIONALI: AUMENTI FOLLI NELLE REGIONI BUCATE – Spostandoci sul capitolo Irpef, il salasso non è meno preoccupante. La manovra di dicembre ha previsto l’innalzamento dell’addizionale regionale Irpef dallo 0,9% all’1,23% (+0,33%). Non solo, le Regioni avranno la possibilità di variare al rialzo l’addizionale fino all’1,73%, mentre per Campania, Calabria e Molise, alle prese con il buco della sanità, l’aliquota potrebbe arrivare fino al 2,03% (siamo matti!).
Anche i Comuni potranno aumentare l’aliquota addizionale sull’Irpef dall’attuale massimo dello 0,8% fino all’1% (+0,2%) per il 2012 e anche il 2013, ma solo se si tratta di enti con aliquote sotto il massimo e a cui era fatto divieto di aumentarle .

LA CILIEGINA SULLA TORTA: LA RIFORMA DEL CATASTO – E in tutto questo discorso non abbiamo ancora preso in considerazione la riforma del catasto, che il governo Monti avrebbe deciso di varare a partire dalla tarda primavera di quest’anno. L’obiettivo è di aumentare il valore catastale degli immobili, per renderlo in linea con quello di mercato. Il premier ha promesso che la rivalutazione sarebbe accompagnata da una riduzione della stessa entità delle aliquote ICI IMU, ma è ovvio che il ragionamento vale solo in media, mentre certamente ci saranno immobili su cui aumenterà ancora di più la tassazione. Essi dovrebbero essere per lo più quelli che si trovano in aree urbane centrali e/o di più recente costruzione. (Riforma catasto: nuova stangata in arrivo)

IMU 2012: TUTTO QUELLE CHE C’E’ DA SAPERE, CONTRIBUTI DALLA NOSTRA SEZIONE FISCO:

Imu prima casa: nodo da sciogliere per i Comuni
Imu e Ici: le principali differenze
Calcolo Imu: su Ici prima casa aliquote differenziate e detrazioni
Imu prima casa: calcolo base imponibile e detrazioni figli
 
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