RIPORTIAMO LA NOTIZIA URGENTISSiMO-NON SO SE SIA VERO!

L'imprenditore svizzero arriva puntuale, l'assessore tre ore dopo.

E per la Sicilia sfuma un investimento da milioni di euro.

2013-02-cartabellotta.jpg




Dario Cartabellotta dirigente generale dell'assessorato delle risorse agricole e alimentari della Regione Sicilia






Italia e Svizzera sono unite dallo stesso fuso orario. Probabilmente, solo da quello.

Perché la storia che arriva in cronaca dall'Isola avrebbe dell'incredibile, se non fosse vera.

E sembra testimoniare del divario culturale che ancora esiste tra il Belpaese e il resto d'Europa.
Il racconto prende le mosse dalla stizzita denuncia di Giuseppe Pizzino, self made man siculo che dal nulla ha tirato su a Brolo una fabbrica di camicie e subito diventata marchio di moda.

Il suo sogno? Creare un polo cotoniero a Gela.

Un imprenditore svizzero settantenne, a capo di una multinazionale con diecimila dipendenti, sposa l'iniziativa. L'operazione sembra cosa fatta.

Il 29 gennaio l'uomo d'affari elvetico sale su un aereo: alle 12 ha appuntamento a Palermo, insieme a Pizzino, con l'assessore regionale all'agricoltura Dario Cartabellotta.
I due, arrivano puntuali, ma del loro interlocutore nessuna traccia.

Solo dopo un'ora e mezza, racconta Pizzino, «ci viene incontro il capo di gabinetto, e ci informa che l'assessore non avrebbe presenziato, poichè trattenuto da altri impegni».

L'attempato settantenne, senza batter ciglio, si alza, saluta e corre via, verso l'aeroporto.

«Lo avrei ricevuto se solo avesse avuto pazienza. Un'emergenza mi ha costretto ad allontanarmi. Possibile che questo svizzero avesse tutta questa fretta di prendere l'aereo? Non so nemmeno chi fosse», ha poi fatto sapere Cartabellotta.



Ma Pizzino già annuncia un'azione risarcitoria in sede civile, anche per il danno d'immagine.

Perché in effetti non sarebbe una bella figura, per l'Italia, dover ammettere davanti al mondo intero d'aver rinunciato ad investimenti milionari perché loro sono svizzeri e puntuali e noi, semplicemente, italiani.


Capito bene Pilu quando parlavo dei "dirigenti" che se ne fregano ?
 
Dopo l'accusa lanciata in primis dal sindaco di Palermo, Leoluca Orlando, e subito smentita dal capogruppo Pd alla Camera, Dario Franceschini, l'accordo sottobanco al Senato tra democratici e Rivoluzione Civile è tornato alla ribalta ed è stato sempre avvolto da una coltre di mistero.
Col Pd che ha sempre smentito e col partito di Ingroia che lo ha sempre confermato.



E proprio lo stesso ex pm siciliano è tornato alla carica, aggiungendo alcuni dettagli sul presunto patto. "Ricordo che la proposta diceva che noi dovevamo desistere e che un paio di senatori "mascherati" dovevano essere presentati nelle liste del Pd. Dico "mascherati" perché non si doveva riconoscere che erano nostri perché evidentemente Bersani poi doveva dimostrare a Monti di non aver mai fatto un accordo con me".


L'accusa di Ingroia è ancor più circostanziata delle precedenti. E se da un lato svela la paura dei democratici di perdere a Palazzo Madama, soprattutto in regioni come la Sicilia dove l'appeal del magistrato siciliano è molto alto, dall'altro smaschera l'inciucio postelettorale tra Bersani e Monti. Naturalmente prendendo per veritiere le affermazioni di Ingroia.
Il leader di Rivoluzione civile Antonio Ingroia ha poi ribadito che "l’unica proposta politica l’avevamo fatta noi, molto chiara, un patto di governo di centrosinistra dove non poteva esserci spazio per Monti. Bersani non ha mai risposto al nostro appello perché ha deciso di fare un governo con Monti dopo le elezioni".
 
RIVOLUZIONE CIVILE - Di «censura» parla anche Antonio Di Pietro. «Ci spiace dissentire - spiega - dal monito del capo dello Stato secondo cui la stampa e l'informazione, con riferimento a quel che è accaduto e sta accadendo intorno alla vicenda del Monte dei Paschi di Siena, non dovrebbero riportare tutto ciò di cui vengono a conoscenza perché siamo a ridosso delle elezioni. Ritengo - aggiunge in una nota il leader dell'Italia dei Valori - che tutto ciò si possa tradurre in una censura vera e propria in quanto si lede un diritto costituzionale del cittadino elettore, il quale, prima di andare a votare, ha tutto il diritto di sapere come stanno le cose».
Per il candidato premier leader di Rivoluzione Civile Antonio Ingroia, «l'aspetto più grave della vicenda Mps non è il cortocircuito tra informazione e giustizia, ma quello «tra politica, banche e finanza, dei soldi che non si sa dove siano finiti, che Monti abbia dato soldi al Mps togliendoli alle tasche degli italiani senza controllare come sarebbero stati spesi e che i partiti sono ancora dentro la gestione delle banche attraverso le fondazioni».
 
L'imprenditore svizzero arriva puntuale, l'assessore tre ore dopo.

E per la Sicilia sfuma un investimento da milioni di euro.

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Dario Cartabellotta dirigente generale dell'assessorato delle risorse agricole e alimentari della Regione Sicilia






Italia e Svizzera sono unite dallo stesso fuso orario. Probabilmente, solo da quello.

Perché la storia che arriva in cronaca dall'Isola avrebbe dell'incredibile, se non fosse vera.

E sembra testimoniare del divario culturale che ancora esiste tra il Belpaese e il resto d'Europa.
Il racconto prende le mosse dalla stizzita denuncia di Giuseppe Pizzino, self made man siculo che dal nulla ha tirato su a Brolo una fabbrica di camicie e subito diventata marchio di moda.

Il suo sogno? Creare un polo cotoniero a Gela.

Un imprenditore svizzero settantenne, a capo di una multinazionale con diecimila dipendenti, sposa l'iniziativa. L'operazione sembra cosa fatta.

Il 29 gennaio l'uomo d'affari elvetico sale su un aereo: alle 12 ha appuntamento a Palermo, insieme a Pizzino, con l'assessore regionale all'agricoltura Dario Cartabellotta.
I due, arrivano puntuali, ma del loro interlocutore nessuna traccia.

Solo dopo un'ora e mezza, racconta Pizzino, «ci viene incontro il capo di gabinetto, e ci informa che l'assessore non avrebbe presenziato, poichè trattenuto da altri impegni».

L'attempato settantenne, senza batter ciglio, si alza, saluta e corre via, verso l'aeroporto.

«Lo avrei ricevuto se solo avesse avuto pazienza. Un'emergenza mi ha costretto ad allontanarmi. Possibile che questo svizzero avesse tutta questa fretta di prendere l'aereo? Non so nemmeno chi fosse», ha poi fatto sapere Cartabellotta.



Ma Pizzino già annuncia un'azione risarcitoria in sede civile, anche per il danno d'immagine.

Perché in effetti non sarebbe una bella figura, per l'Italia, dover ammettere davanti al mondo intero d'aver rinunciato ad investimenti milionari perché loro sono svizzeri e puntuali e noi, semplicemente, italiani.


Capito bene Pilu quando parlavo dei "dirigenti" che se ne fregano ?

io lo avrei già preso a calci in kulo ..mi sa che stiamo dicendo le stesse cose ma on modo e ottica diverso...
io il pubblico lo tratterei peggio del privato proprio perché tratta cosa pubblica...è la casta che rende il pubblico ingestibile perché fonte e serbatoio di voti..
mettete un ragazzo di 33 anni a gestire la cosa pubblica con i relativi dipendenti penso che in un mese succede la rivoluzione
 
......vero è che non ci sono penso, dietro la discesa cose particolari...oltre a ciò che conosciamo in termini di bilanci e aspettative......forse...un pensiero......accumulando piano..potrebbe anche starci.....20-18-15............
 
io lo avrei già preso a calci in kulo ..mi sa che stiamo dicendo le stesse cose ma on modo e ottica diverso...
io il pubblico lo tratterei peggio del privato proprio perché tratta cosa pubblica...è la casta che rende il pubblico ingestibile perché fonte e serbatoio di voti..
mettete un ragazzo di 33 anni a gestire la cosa pubblica con i relativi dipendenti penso che in un mese succede la rivoluzione



ciao Pilu.....certezze io non ne avrei...ne conosco di trentenni stupidi...:lol::)
 
Ormai l' Italia:wall::wall::wall::wall::wall: ho perso la speranza:(

L'imprenditore svizzero arriva puntuale, l'assessore tre ore dopo.

E per la Sicilia sfuma un investimento da milioni di euro.

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Dario Cartabellotta dirigente generale dell'assessorato delle risorse agricole e alimentari della Regione Sicilia






Italia e Svizzera sono unite dallo stesso fuso orario. Probabilmente, solo da quello.

Perché la storia che arriva in cronaca dall'Isola avrebbe dell'incredibile, se non fosse vera.

E sembra testimoniare del divario culturale che ancora esiste tra il Belpaese e il resto d'Europa.
Il racconto prende le mosse dalla stizzita denuncia di Giuseppe Pizzino, self made man siculo che dal nulla ha tirato su a Brolo una fabbrica di camicie e subito diventata marchio di moda.

Il suo sogno? Creare un polo cotoniero a Gela.

Un imprenditore svizzero settantenne, a capo di una multinazionale con diecimila dipendenti, sposa l'iniziativa. L'operazione sembra cosa fatta.

Il 29 gennaio l'uomo d'affari elvetico sale su un aereo: alle 12 ha appuntamento a Palermo, insieme a Pizzino, con l'assessore regionale all'agricoltura Dario Cartabellotta.
I due, arrivano puntuali, ma del loro interlocutore nessuna traccia.

Solo dopo un'ora e mezza, racconta Pizzino, «ci viene incontro il capo di gabinetto, e ci informa che l'assessore non avrebbe presenziato, poichè trattenuto da altri impegni».

L'attempato settantenne, senza batter ciglio, si alza, saluta e corre via, verso l'aeroporto.

«Lo avrei ricevuto se solo avesse avuto pazienza. Un'emergenza mi ha costretto ad allontanarmi. Possibile che questo svizzero avesse tutta questa fretta di prendere l'aereo? Non so nemmeno chi fosse», ha poi fatto sapere Cartabellotta.



Ma Pizzino già annuncia un'azione risarcitoria in sede civile, anche per il danno d'immagine.

Perché in effetti non sarebbe una bella figura, per l'Italia, dover ammettere davanti al mondo intero d'aver rinunciato ad investimenti milionari perché loro sono svizzeri e puntuali e noi, semplicemente, italiani.


Capito bene Pilu quando parlavo dei "dirigenti" che se ne fregano ?
 

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