S&P/Mib e market Mover

18:01 - *** Fiat: incontro con i sindacati domani a Torino a margine del cda
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Poi l'ad Marchionne partira' verso gli Usa per Chrysler

(Il Sole 24 Ore Radiocor) - Torino, 21 gen - Si terra'
domani alle 17.00 a Torino, presso la sede Fiat del
Lingotto, l'incontro tra l'a.d. della Fiat, Sergio
Marchionne e le segreterie generali dei sindacati
Fim-Fiom-Uilm-Fismic. L'incontro, come emerge da una nota
della Fismic, "avverra' a margine del cda e prima di un
viaggio negli Usa e, pertanto, sara' utile per chiarire i
contorni dell'operazione di alleanza con Chrysler e
l'evoluzione degli scenari produttivi e occupazionali del
gruppo Fiat, oltre che per fare il punto sulle modalita' di
pagamento del premio di produzione Fiat, ex accordi 1996 e
2006".
Com-pal-

(RADIOCOR) 21-01-09 18:01:47 (0358) 5 NNNN
 
18:18 - Wall Street: indici in rialzo verso meta' seduta, Citigroup +13,6%
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(Il Sole 24 Ore Radiocor) - Milano, 21 gen - Wall Street e'
in rialzo a meta' seduta dopo aver virato sulla parita'
trainata da General Motors (-8,3%). Il Dow Jones guadagna
l'1,06% a 8.006,04 punti, il Nasdaq l'1,56% a 1.456,65 e
l'S&P500 l'1,45% a 812,42. Ancora in forte recupero i
finanziari dopo lo scivolone della vigilia con Bank of
America a +13,7%, Citigroup +13,2% e JpMorgan +12,6%. Ibm
guadagna il 9,11% dopo aver comunicato conti oltre le attese
degli analisti mentre Intel scivola del 7,3%.
liz

(RADIOCOR) 21-01-09 18:18:49 (0368) 5 NNNN
 
18:16 - Crisi: Libia piu' cauta negli investimenti dopo scottature banche -2-
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---Rpt---

(Il Sole 24 Ore Radiocor) - Milano, 21 gen - Nel 2008 la
Libyan investment authority aveva deciso di entrare a
piccoli passi nelle istituzioni finanziarie internazionali
come gia' realizzato da altri fondi, tra cui l'Abu Dhabi
Investment Authority (Adia), che a fine 2007 aveva investito
in maniera significativa in Citigroup (spese 7,5 miliardi
per il 4,9%). La Lia ha cosi' puntato somme importanti
sull'italiana Unicredit e Fortis (quest'ultima e' una delle
banche europee che ha risentito maggiormente della crisi),
investimenti che in pochi mesi hanno registrato ingenti
perdite. La Lia, gia' colpita duramente dal fallimento di
Lehman Brothers, verso cui secondo indiscrezioni avrebbe
un'esposizione di circa 300 milioni di dollari, ha cosi'
deciso di aspettare di vedere il trend dei mercati prima di
buttarsi in altri investimenti nel comparto bancario. La
decisione sarebbe maturata a fine 2008 e confermata dopo
l'assemblea di Fortis di dicembre. La Libia andra' comunque
avanti con gli investimenti visto che in questo particolare
momento di mercato non e' difficile trovare buone
opportunita' per chi ha risorse, compresa l'Italia anche se
al momento non ci novita'. Ma la Lia non e' il solo fondo
scottato dal crollo dei mercati, anzi, probabilmente e'
quello che ha perso meno visto che e' l'ultimo ad aver
investito. Anche i fondi del Golfo stanno soffrendo per la
crisi. Nel 2008 ad esempio l' Abu Dhabi Investment Authority
ha bruciato 125 miliardi di dollari contro 501 miliardi del
fondo governativo dell'Arabia Saudita.
liz

(RADIOCOR) 21-01-09 18:16:07 (0367) 5 NNNN
 
Strategia S&P/Mib future: spunti operativi per giovedì 22 gennaio


Di Alberto Micheli 21/01/2009 17.45
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Ancora una giornata negativa per piazza Affari, con l'S&P/Mib future che ha segnato i nuovi minimi di lungo periodo, terminando le contrattazioni in calo di quasi due punti percentuali. A differenza di quanto successo nelle prime due sedute settimanali, quando il derivato aveva provato un timido allungo iniziale, oggi ha invece subito accelerato al ribasso, compromettendo il supporto chiave a 17.900 punti nelle primissime battute e disegnando una violenta correzione fino a quota 17.490. Da questo livello è poi partito un promettente recupero fino a 18.070 punti, cui ha però fatto seguito una nuova caduta finale. Il quadro tecnico è sempre più compromesso e proprio il cedimento dei minimi di lungo periodo ha ulteriormente appesantito la dinamica di breve: una conferma di tale breakout spingerà il future verso un primo target in area 17.100-17.000. Per contro, un pronto rimbalzo oltre 17.900 punti potrebbe invece frenare il movimento correttivo, anche se un concreto segnale di forza si avrà solo sul recupero di quota 19.000. Strategia operativa intraday. Per la seduta di domani si può mettere in conto proprio un tentativo di rimbalzo verso 18.000 punti, che potrebbe però essere sfruttato per l'apertura di una nuova posizione short sulla debolezza. Attenzione ai numerosi dati macro attesi sia sul fronte europeo, sia su quello americano. (riproduzione riservata)
 
21/01/2009 - Ore: 12.08
L'Europa atterra sui minimi del 2008, mentre piazza Affari ne inaugura di nuovi. Cosa fare?
Di Massimo Brambilla
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Come anticipato nel corso della settimana durante gli aggiornamenti del precedente argomento, lo scenario disegnato per Wall Street nell’ultimo trimestre del 2008, pur mantenendo la sua validità, vede lievemente ridimensionata la probabilità di riscontro: l’interruzione prematura della spinta rialzista partita a cavallo del nuovo anno, arrestatasi poco sopra la resistenza a 920 punti dell’S&P500 e in modo più netto a contatto con quota 9.000 da parte del Dow Jones, da un lato pone degli interrogativi sulla capacità degli attuali di prezzi di attirare la domanda e dall’altro presta il fianco a una maggiore probabilità di veder cadere con più facilità i minimi del 2008, segnati appena sotto i minimi del 2002-2003, visto che l’attacco (ovvero il nuovo flusso di vendite) giungerebbe da una distanza più ravvicinata rispetto all’inversione in prossimità dell’importante resistenza a quota 1.000-1.050 punti ipotizzata per l’S&P500.
L’appesantimento della situazione è arrivato con le nuove perdite record diffuse dal comparto bancario americano ed europeo, che hanno richiesto un nuovo soccorso di Stato negli Usa, in Germania e soprattutto in Gran Bretagna, dove la salute degli istituti è ancora precaria (nella seduta di oggi Barclays sta lasciando infatti sul terreno il 23%, Lloyds –20%). A differenza dei dati macroeconomici, che seppur pesanti riescono in qualche modo ad essere metabolizzati dai listini, le nuove tensioni sulle banche ravvivano un rischio di sistema dagli effetti imprevedibili e di portata potenziale eccezionalmente elevata; oltre a ciò, va anche considerato che il rilancio dell’economia occidentale passa necessariamente per una normalizzazione del mercato interbancario, basato principalmente su un progressivo rientro del rischio di controparte, che vede allontanare l’atteso momento a causa del nuovo inasprimento delle tensioni finanziarie.
Man mano che aumentano gli aiuti di Stato lievitano anche i relativi rischi-paese, compresi gli storici tripla A costituiti da Usa e Germania, perché il maggiore indebitamento pubblico atteso per il prossimo biennio innalza i rapporti deficit/Pil e debito pubblico/Pil, tant’è che l’Italia con il suo 4% o poco più di rapporto deficit/Pil per il 2009 si attesta ora nella fascia bassa.
Queste motivazioni hanno quindi portato al dietro-front prematuro di Wall Street, impedendo che l’avvio del nuovo anno accompagnasse l’S&P500 fino al primo importante ostacolo individuato a 1.000-1.050 punti prima di ripiegare. La nuova debolezza ha prodotto ieri l’approdo degli indici sugli ultimi supporti in difesa dei minimi del 2008, posto a quota 800 per l’S&P500 e a 8.000 per il Dow Jones. In Europa tutti gli indici hanno già rotto questo livello, giungendo in prossimità dei minimi.
A piazza Affari l’S&P/Mib è sceso perfino sotto, trascinato al ribasso dai bancari: dopo il cedimento del forte sostegno a quota 1,50, Unicredit ha oggi raggiunto il primo obiettivo ribassista individuato ieri a 1,30 euro, ma la strada risulta aperta fino a quota 1,15. Negli altri settori spicca l’analogo vistoso cedimento del supporto posto a 4,50 euro per Fiat, violato prima dell’accordo con Chrysler ma poi non più recuperato, la cui rottura è potenzialmente in grado di riportare il titolo a ridosso di 3 euro. Al contrario, tra i temi più forti vengono confermati i nomi fatti in settimana, ovvero Finmeccanica, Snam, Terna, Impregilo e Mediolanum, mentre Saipem (assieme a Eni e Tenaris) possono essere proficuamente cavalcate in occasione delle giornate di reazione generale dei listini.
A livello di strategia di più ampio respiro, dopo le infornate effettuate ai punti 1, 2, 4 e 5 del grafico in alto (per un totale del 25% del capitale che complessivamente si intenderà destinare alla borsa nel corso del prossimo triennio), è ora più prudente annullare gli acquisti previsti ai punti 6 e 8 (segnati in rosso), valutando il punto 7 in base al comportamento delle prossime sedute di Wall Street: il cedimento di quota 800 da parte dell’S&P500 e di quota 8.000 da parte del Dow Jones, nonché della barriera posta a 200 punti dell’indice di Philadelphia dei semiconduttori (Sox) su cui è atterrato ieri, aprirebbe spazi di discesa fino al minimo del 2008 segnato a 741 punti dall'S&P500, con buone possibilità di estensione nel breve fino a quota 715 punti.
In caso di reazione su questi livelli andrà invece valutata la capacità di fare ritorno oltre il primo ostacolo ben visibile in area 850-875 punti, la cui respinta riproporrebbe un ritorno sui minimi.
Massimo Brambilla
 
IL CRASH DEL '29

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Il crash di Wall Street del 1929 entrò nella fase più drammatica il 10 ottobre, culminata il 13 novembre con una perdita del Dow Jones nell’ordine del 43% in un mese; in questa profonda e rapida correzione si poté assistere a un rimbalzo tecnico intermedio di due sedute alla fine di ottobre, dove l’indice salì del 18,7% senza peraltro spingersi oltre il livello del 38,2% di recupero di Fibonacci, ripiombando poi verso il basso fino al minimo del 13 novembre. Le condizioni di base furono peraltro abbastanza differenti da quelle attuali: il massimo storico toccato dall’indice poco più di un mese prima, il 3 settembre 1929, costituì infatti un punto di notevole sopravvalutazione delle quotazioni di borsa, dopo quattro anni di rally che avevano quasi quadruplicato il valore del Dow Jones (nei soli mesi estivi l’indice avanzò del 31%). Il 13 novembre i corsi di Wall Street tornarono semplicemente sul livello di metà anno precedente.
La reazione che ne seguì, suddivisibile in due fasi e culminata nell’aprile del 1930, non riuscì comunque ad andare oltre il 50% di recupero del tracollo autunnale, innescando una nuova discesa che nel giugno del 1930 ricondusse la borsa americana in prossimità dei minimi del 1929. La prima fase della reazione si tradusse in un’ondata di acquisti molto esplosiva di matrice emotiva, dove la successiva correzione si arrestò sul minimo che ha preceduto il punto più basso toccato il 13 novembre. La seconda fase si dimostrò invece più moderata ma più estesa, con correzioni intermedie di debole portata.
Nell’ottobre del 1930, un anno esatto dopo l’avvio della crisi, Wall Street aprì nuovi minimi che condussero, nell’ambito di un trend ribassista in cui tutti i massimi e i minimi intermedi furono rigorosamente decrescenti, al punto molto più basso toccato nell’estate del 1932: siamo nella grande depressione economica, i cui danni consentirono al mercato americano di recuperare il minimo del ’29 solamente all’inizio del 1950.


LA CRISI DEL 1974

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Hanno basi più agganciate all’economia i forti ribassi di Wall Street accusati nel 1969, 1970 e 1974: il tema di fondo fu infatti la recessione che colpì gli Stati Uniti nel 1970 e nel 1974, abbinata nel primo caso alle tensioni sociali generate dalla guerra in Vietnam e nel secondo caso allo shock petrolifero che fu concausa del brusco rallentamento economico.
Nel primo caso la correzione iniziò sul finire del 1968, dopo che il Dow Jones testò per la seconda volta quota 1.000 (l’altra fu a inizio ’66): la fase correttiva di quel tempo può essere scomposta in tre ondate ribassiste, dove la prima e l’ultima furono le più veloci e profonde. La reazione che si inserì al termine della prima, nell’ordine dell’8%, non fu in grado di varcare la soglia del 38,2% di recupero del terreno perduto tra maggio e luglio del ’69, innescando quindi una nuova discesa che accelerò non appena vennero ceduti i minimi della prima ondata di vendite. Il rimbalzo registrato nel maggio del 1970 al culmine della terza ondata di vendite, nell’ordine del 12%, procurò invece un recupero del 50% rispetto all’ultima discesa e la veloce correzione che ne seguì, mantenendosi a una buona distanza rispetto al minimo toccato due mesi prima, convinse il mercato a ripartire: lo slancio divenne più robusto, con massimi e minimi relativi visibilmente crescenti, quando fu varcata la soglia del 50% di recupero rispetto all’ultima ondata di vendite, accelerando ancora di più non appena venne superato anche il livello che segnava la metà strada del ritorno verso il massimo storico da cui era partito l’intero ripiegamento.
L’arretramento del 1973-1974 è stato invece capovolto da un evidente doppio minimo disegnato dal Dow Jones nell’ottobre e nel dicembre del ’74, interrompendo una discesa che solo nei mesi di agosto e settembre abbatté i corsi del 27,5%. Il doppio minimo conteneva una distanza del 15% tra i due minimi e il massimo intermedio, varcato il quale l’indice si slanciò verso un celere recupero del terreno perduto: già a luglio del 1975 Wall Street riprese il 61,8% dell’intera discesa iniziata nel gennaio del ’73, che aveva dimezzato il valore del Dow Jones.


IL TONFO DEL 1987

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Qualcuno indica i sistemi automatici di trading e l’uso già da allora della leva finanziaria (nuove disponibilità in cambio di azioni in garanzia) come responsabili, ma in realtà non è chiara la ragione che portò Wall Street a un’impressionante correzione venerdì 16 e lunedì 19 ottobre del 1987, quando il Dow Jones perse il 30% in due sole sedute, di cui il 25% nella sola giornata di lunedì. Anche in questo caso il listino americano proveniva da una corsa che procurò il raddoppio delle quotazioni negli ultimi due anni (chi non si ricorda Michael Douglas nel film “Wall Street”?), conducendo il mercato al massimo storico segnato due mesi prima dell’improvviso crollo, nell’agosto del 1987. Nonostante il recupero del 15% portato a casa nelle due sedute seguenti, l’indice si mosse poi nell’ambito del range delimitato dal massimo e minimo della seduta del 19 ottobre per i successivi 14 mesi, ripartendo al rialzo nel gennaio del 1989. Non ci furono quindi le paventate conseguenze in analogia al ’29: la Federal Reserve seppe infatti intervenire con abbondanti dosi di liquidità per fronteggiare l’inevitabile emergenza monetaria.


LO SBOOM DEL GIAPPONE

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La situazione del Giappone a inizio ’90 è graficamente simile al 1929 di Wall Street: dopo quattro anni che portarono il Nikkei a triplicare la quotazione, spinto dal boom del comparto immobiliare e da quello della finanza, la prima seduta di borsa del 1990 chiuse di fatto un decennio d’oro per il Sol Levante, alzando il sipario a una drammatica inversione di rotta: nel gennaio del 1990 il Nikkei iniziò una decisa correzione, dove le tre settimane di tenuta registrate a partire da metà mese lasciarono poi spazio a violente ondate di vendite. L’indice si trovò a perdere il 28% entro la fine di marzo, rimbalzando poi del 13,8% nella reazione culminata in maggio (il rimbalzo si innescò dopo una figura di doppio minimo) per poi sprofondare nei mesi successivi fino a retrocedere del 47% al termine di settembre. Anche in questo caso, come nel ’29 americano, la reazione di un certo respiro che nacque dopo il culmine della caduta non riuscì ad andare oltre il 50% di recupero del tracollo.
Le Autorità giapponesi sottovalutarono l’accaduto, senza agire prontamente a sostegno del comparto immobiliare e della finanza: il dissesto delle banche giunse puntuale e con esso una pesante e prolungata recessione che ricorda in piccolo la grande depressione americana; nel 1992 il Nikkei aprì infatti nuovi minimi fino a quota 14.000 punti, ripetutamente testati negli anni successivi e infine nuovamente ceduti all’inizio del 2001. Oggi il Nikkei quota attorno a 8.500 punti, non molto al di sopra del punto più basso degli ultimi 18 anni segnato nel 2003 a 7.700 punti. (riproduzione riservata)
Massimo Brambilla
 
09:51 - Borsa: Fiat (-3,8%) su possibili nuovi finanziamenti e aumento capitale
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Ipotesi conversione in ord. delle priv. (+6%) e risp. (+1,5)

(Il Sole 24 Ore Radiocor) - Milano, 22 gen - Pesante tonfo
di Fiat che accelera le perdite e scende ora del 3,82%. Dopo
l'annuncio dell'accordo non vincolante per un'alleanza con
Chrysler, la casa automobilistica paga le indiscrezioni su
possibili nuovi finanziamenti e aumenti di capitale in vista
di un matrimonio con la francese Peugeot. Il Sole 24 Ore
scrive di una trattativa per una linea di credito sindacata
fino a 5 miliardi di euro con diverse banche. Sullo sfondo
resta sempre la questione di un matrimonio con Peugeot.
Secondo La Repubblica invece la famiglia Agnelli, attraverso
la Exor che controlla poco piu' del 30% di Fiat, sta
valutando un aumento di capitale di Fiat da 2 miliardi per
arrivare al costruttore transalpino e la conversione in
ordinarie delle azioni privilegiate e di risparmio. La
notizia spinge al rialzo le Fiat privilegio che guadagnano
il 6,08%, Fiat risparmio l'1,56%, Ifi il 3,09%, Ifil
l'1,48%.
Mau-b

(RADIOCOR) 22-01-09 09:51:19 (0053)news 5 NNNN
 
10:04 - Bce: ulteriore netto calo crescita Eurozona a fine 2008 -3-
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Atteggiamento disciplinato necessario per preparare ripresa

(Il Sole 24 Ore Radiocor) - Francoforte, 22 gen - Su
orizzonti piu' lunghi, scrive il Consiglio direttivo della
Bce, la Bce "continua a ravvisare per i prossimi trimestre
uno scenario di persistente debolezza dell'attivita'
mondiale e forte ristagno della domanda interna con il
perdurare dell'impatto delle tensioni finanziarie
sull'economia". L'area dell'euro "nel tempo dovrebbe
beneficiare appieno degli effetti delle misure di politica
monetaria annunciate nelle ultime settimane". I rischi per
la crescita restano "chiaramente" orientati al ribasso e
sono connessi, principalmente, "alla possibilita' di un piu'
forte impatto delle turbolenze finanziarie sull'economia
reale". Tornando al fronte dei prezzi, la Bce prevede che, a
causa degli effetti base dovuti ai passati andamenti dei
prezzi dei beni energetici, l'inflazione complessiva sui
dodici mesi si riduca ulteriormente a meta' anno
collocandosi "su livelli molto bassi". Nella seconda meta'
dell'anno ci potrebbe essere, tuttavia, una risalita del
dato, sempre per gli stessi effetti base, ed e' quindi
probabile che l'inflazione armonizzata dell'Eurozona
"registri brusche oscillazioni nel corso del 2009", una
variabilita' questa che "non e' rilevante in una prospettiva
di politica monetaria". Al fine di accelerare la ripresa, e'
l'invito della Bce a tutte le parti coinvolte, "e' di
primaria importanza mantenere un atteggiamento disciplinato
e una prospettiva di medio periodo nella conduzione delle
politiche macroeconomiche, perseguendo un approccio
sostenibile e orientato alla stabilita'". E' questo "il modo
migliore di preservare e promuovere la fiducia". Le
"significative misure" messe in atto dai Governi per fare
fronte alle turbolenze finanziarie dovrebbero contribuire ad
assicurare l'affidabilita' del sistema finanziario e ad
allentare le limitazioni nell'offerta di credito alle
imprese e alle famiglie".
Mir-cel-y-

(RADIOCOR) 22-01-09 10:04:22 (0064) 3 NNNN
 
10:19 - Borsa: listini rimbalzano in scia a Wall Street, giu' Fiat -2-
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Bene i bancari e i titoli petroliferi

(Il Sole 24 Ore Radiocor) - Milano, 22 gen - Le Borse
europee provano a risalire la china dopo le flessioni degli
ultimi giorni. Wall Street, che aveva accolto freddamente
l'insediamento del nuovo presidente degli Stati Uniti Barack
Obama, ieri, si e' mossa al rialzo trascinata dai titoli
bancari e finanziari duramente colpiti nelle sedute
precedenti. L'Europa prova in avvio a seguire lo spunto con
Londra che guadagna il 2%, Francoforte l'1,93% e Parigi
l'1,97%.
A Milano, dove i rialzi sono attorno al 2%, sull'S&P Mib si
muovono in negativo Fondiaria Sai (-1,04%), Geox (-1,4%) e
Fiat (-3,48%). La casa automobilistica torinese, che oggi
presenta i conti del 2008, continua a restare al centro
dell'attenzione per quel che riguarda le alleanze. Dopo
l'annuncio dell'accordo non vincolante con Chrysler, oggi i
giornali si concentrano sul finanziamento e su una possibile
intesa piu' ampia con Peugeot. Il Sole 24 Ore scrive di una
trattativa per una linea di credito sindacata fino a 5
miliardi di euro con diverse banche. Sullo sfondo resta
sempre la questione di un matrimonio con Peugeot. Secondo La
Repubblica la famiglia Agnelli, che attraverso la Exor
controlla poco piu' del 30% di Fiat, sta valutando un aumento
di capitale di Fiat da 2 miliardi per arrivare al
costruttore transalpino oltre alla conversione in ordinarie
delle azioni privilegiate e di risparmio. Fiat privilegiate
guadagnano quindi il 9,28%, Fiat Risparmio l'1,56%, Ifi il
4,54%, Ifil l'1,48% mentre a Parigi Peugeot guadagna il
6,42%.

In avvio delle contrattazioni si muovo al rialzo i titoli
bancari che approfittano dei rimbalzi di ieri di Citigroup e
Bank of America. Unicredit guadagna il 4,19%, Intesa
Sanpaolo il 3,94%. Bene anche il Banco Popolare ( +3,59%)
dopo le rassicurazioni sulla solidita' dell'istituto del
nuova a.d. Pierfranscesco Saviotti. In progresso anche Bpm
(+3,36%), Ubi (+1,83%) e Mps (+1,18%). Il rialzo del prezzo
del petrolio, poi, spinge Eni (+2,22%), Saipem (+2,44%) e
Tenaris (+2,65%). Continua invece il momento difficile di
Tiscali che registra un nuovo tonfo dell'8,99%. La societa'
ha annunciato ieri un programma di esodi volontari e
possibili ulteriori razionalizzazioni della forza lavoro per
circa 250 unita'. Tiscali ha anche confermato che sono
ancora in corso le trattative per la cessione delle
attivita' inglesi. Fra i titoli a minore capitalizzazione
spicca Fidia (+10,49%) e Igd che guadagna il 6,42%.
In Europa, giornata positiva per finanziari e bancari. A
Londra rimbalzano Rbs (+27,61%) e Lloyds (+14,89%) mentre
crolla British Telecom (-9,89%) dopo il nuovo profit warning
sulla sua divisione Global Service per il terzo trimestre. A
Francoforte volano Commerzbank (+10,46%), Deutsche Bank
(+9,59%) e Postbank (+6,59%). A Parigi, infine, il miglior
titolo del listino e' Societe Generale (+10,25%) che trascina
gli altri finanziari Axa (+6,36%), Credit Agricole (+5,74%)
e Bnp Paribas (+5,45%).
Mau

(RADIOCOR) 22-01-09 10:19:48 (0069) 5 NNNN

 
Owners of capital will stimulate working class to buy more and more of expensive goods, houses and technology, pushing them to take more and more expensive credits, until their debt becomes unbearable.The unpaid debt will lead to bankruptcy of banks which will have to be nationalized and State will have to take the road which will eventually lead to communism."
Karl Marx, 1867

(i capitalisti stimoleranno la classe lavoratrice a comprare sempre più beni, case e tecnologia dal prezzo elevato, spingendoli a indebitarsi sempre di più, fino a che il loro debito diverrà insostenibile. I debiti insoluti condurranno alla bancarotta delle banche, che dovranno essere nazionalizzate e lo Stato intraprenderà così il cammino che alla fine porterà al comunismo)

Questa frase profetica sta girando sui siti finanziari e non di tutto il mondo dall'inizio dell'anno, scatenando in Usa discussioni a non finire. Se la rimpallano lettori, gestori, analisti, tutti tra il preoccupato e il ve l'avevo detto.
Ma a una lettura attenta, sembrano esserci termini troppo moderni per uno che scrive nel 1867. Sono andato nel sito ufficiale degli studiosi del marxismo http://www.marxists.org/archive/marx/works/date/1860s.htm e ho visto che nel 1867 Karl Marx scrisse una caterva di lettere a Engels e sopratuttto il libro primo di Das Kapital. L'ho recuperato in inglese e con la funzione cerca non ho trovato questa frase. Morale, è la solita bufala in cui si legge, si gira e si discute senza che nessuno vada a verificare. Anche qui Google è vittima e carnefice del giro vizioso: se si fa copia e incolla di tutta la frase, si trovaenno migliaia di siti che la riproducono tal quale, ma nessuno ha un'informazione in più (da quale opera, che pagine, quale capitolo etc.) quindi è la bufala che si gira su se stessa. Un insegnamento che il parlamento e le autorità di controllo della borsa dovrebbero tenere presente, quando, in modo ormai continuo, legiferano e regolamentano per portare esclusivamente su internet tutta l’informazione finanziaria obbligatoria: bilanci, prospetti di quotazione, prezzi degli strumenti finanziari, avvisi di operazioni straordinarie o di risultati e performance.
 

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