SARO' PURE FUORi COME UN BALCONE. MA DA QUI SI VEDONO BENISSIMO LE STELLE.

Parlando di reddito di cittadinanza e della proposta grillina è il caso di fare un minimo di chiarezza.

In realtà quello di cui parlano i 5Stelle non è, ed è erroneamente definito ‘reddito di cittadinanza’, ma è invece il ‘reddito minimo garantito’.

Questo perché il reddito di cittadinanza è una misura che spetta a tutti, per il solo fatto di essere cittadini.

Di conseguenza, un reddito di cittadinanza vero e proprio andrebbe indistintamente nelle tasche di tutti, ricchi e poveri, e sarebbe un reddito in più per chi ha già uno stipendio, indipendentemente dalla sua entità.


Considerando che nella proposta di legge del M5S si parla esplicitamente di sostegno al reddito e di raggiungimento dei 780 euro minimi mensili “anche tramite integrazione”, è chiaro che quello a cui il M5S fa riferimento è appunto il reddito minimo garantito.


E in effetti, mentre il reddito di cittadinanza non esiste praticamente da nessuna parte al mondo, il reddito minimo garantito è una misura che si trova in molti paesi.

Al di là della questione nominale la proposta, chiaramente, piace.

E piace nonostante sia costosa, una stima approssimativa parla di un costo di poco inferiore ai 20 miliardi annui, e per molti versi discutibile e vaga.

Del rapporto con la pensione minima abbiamo detto, e a questo si aggiunge che siamo il paese delle finte pensioni d’invalidità e del lavoro nero, e quindi chissà in tasca a chi finirebbe parte di quei miliardi.

E poi non è chiaro a quali condizioni verrebbe assegnato, da che età, se se ne ha diritto comunque o se si rifiutano proposte di lavoro decade, chissà…
 
Sulla questione sentenza n°70 si è detto molto. La sentenza è quella con cui la Consulta ha dichiarato illegittimo il blocco della perequazione, e cioè il mancato adeguamento all’inflazione, imposto dal governo Monti alle pensioni superiori a 3 volte il minimo. Dovrebbe quindi lo Stato rimborsare tutti, del mancato introito e dei relativi interessi. Una ‘botta’ da quasi 15 miliardi se il governo, come vagamente promette: “Troveremo una soluzione che salvi i conti e rispetti la sentenza” ha detto il ministro Padoan, rimborsasse davvero tutti. Cosa che con ogni probabilità non farà visto che non se lo può permettere. E, restando sul tema, la richiesta di Maurizio Landini, segretario Fiom, e del suo sindacato, la Cgil, che chiedono il ritorno alle pensioni d’anzianità. “Magari!”, è il naturale commento alla proposta di Landini, sarebbe bello avere tutti pensioni più ricche e/o prima. Ma chi paga? La riforma delle pensioni e l’abolizione di quelle d’anzianità non è stata fatta per cattiveria, ma per un motivo molto più prosaico: lo Stato italiano non se le poteva più permettere.
 
Infine, ma sono solo i 3 casi più macroscopici e ce ne sono certamente molti altri, la scuola e i suoi precari.

“Circa 400mila” ha detto il premier Matteo Renzi.

Una cifra talmente iperbolica da far dire ad una giornalista de La7 che commentava la notizia che il premier aveva esagerato.
Ed invece è proprio così: i precari della scuola, quelli a vario titolo compreso chi, magari, ha insegnato un anno 20 anni fa alla fine dell’università e poi ha trovato un lavoro completamente diverso, e soprattutto quelli che secondo le richieste dei sindacati andrebbero assunti, sono davvero così tanti.
 
Richieste, idee, proposte tutte quelle appena citate di grandissimo appeal popolare (ed elettorale) che compongono, specie sommate, il “più pilu per tutti” di Cetto La Qualunque alias Antonio Albanese.

E che oltre ad essere difficilmente sostenibili dal punto di vista economico, lasciano più di un dubbio anche sotto il profilo logico ed etico delle operazioni.

Un esempio su tutti: il reddito di cittadinanza, se fosse di 780 euro, sarebbe più alto della pensione minima. E verrebbe corrisposto a chiunque dichiara, sottolineamo dichiara, un reddito fiscalmente irrilevante. In un paese dove la metà dichiara redditi di 15 mila euro annui..!
 
Più o meno come da noi :lol::lol::lol:

USTRALIA, SYDNEY – Il ministro dell’Agricoltura Barnaby Joyce ha accusato Johnny Depp di aver fatto entrare illegalmente i suoi Yorkshire Terrier a bordo del suo jet privato tornando in Australia il 21 aprile per ricominciare le riprese del quinto capitolo della serie cinematografica ‘Pirati dei Caraibi’, presso gli studi di Gold Coast.
Il dipartimento dell’Agricoltura ha dato a Depp e alla moglie Amber Heard un preavviso di 72 ore per far tornare negli Stati Uniti i due cani. “Se si inizia a lasciar entrare nel nostro Paese i cani delle stelle del cinema, anche fossero gli uomini più sexy al mondo, allora perché non dovremmo chiudere un occhio per tutti?”, ha detto Joyce.
L’Australia ha severe disposizioni di quarantena per prevenire nel suo territorio la diffusione di malattie come la rabbia. Portare gli animali in Australia comporta un permesso e di un periodo di quarantena all’arrivo di almeno 10 giorni.
 
Giuliano Cazzola ha messo a nudo il fatto che i tempi e i modi della comunicazione della sentenza non collimano con la prassi istituzionale
secondo cui subito dopo il termine della Camera di Consiglio se la decisione presa dalla Corte ha un impatto sui conti pubblici,
vengono informati quasi simultaneamente sia il Quirinale sia Palazzo Chigi.

Sono stato direttore generale di due ministeri;
posso aggiungere che in un’occasione mi sono trovato nella stanza del ministro di settore che veniva informato dalla Presidenza del Consiglio della informativa informale avuta dalla Consulta.

Quindi, verosimilmente, anche in questa occasione la telefonata c’è stata o meglio le due telefonate ci sono state.
Perché non se ne è tenuto conto nel predisporre il Documento di Economia e Finanza?
Chi aveva interesse a farlo?
Perché, poi, uscita la sentenza i suoi effetti sono stati mostrati come se avessero l’impatto di uno tsumani sui conti pubblici?

C’è – come nel film di Carol Reed – un Terzo Uomo interessato a tale bailamme, un bailamme che in dialetto napoletano verrebbe chiamato fare ammuina.
Come in ogni buon thriller, se non si hanno prove gli indizi veri arrivano alla fine.
Sono giunti l’11 maggio in un seminario a Napoli organizzato da Alberto Brambilla, uno dei massimi esperti previdenziali della Repubblica,
e confermate il 12 maggio in un servizio di cronaca de Il Sole 24 Ore.

In breve anche ove la sentenza venisse applicata automaticamente a tutta la platea dei pensionati (anche a quelli – pochi – chiamati d’oro)
al netto delle imposte il costo sarebbe di 3.5-4.5 miliardi (non i 10-17 miliardi di cui si è parlato nei giorni scorsi).
Una somma che è pari a circa un decimo od un ottavo di ciò che costerebbe ai conti italiani il default della Repubblica Ellenica il cui leader viene coperto, ad ogni occasione, da baci ed abbracci dal nostro.

Se l’impatto non è così catastrofico, perché, prima, lo si è tenuto segreto e, poi, ci si è rotolati per terra contro una Corte “cinica e bara”?

Chi conosce i misteri del Palazzo sussurra che a metà marzo, l’idea, un po’ birba, sarebbe venuta al “giglio d’oro”,
il terzetto con i ricci biondi: fare ammuina sulla sentenza sarebbe stato un modo furbetto per effettuare una “manovra in maschera” dando la colpa ai giudici ed ai pensionati.
 
Ultima modifica:
Fatti, ricostruzioni, indiscrezioni e qualche domanda maliziosetta
Sentenza Corte costituzionale n. 70 del 2015.


Il Governo poteva non sapere?


Prima mettiamo in fila le date. Poi rivolgiamo due domande a tutti, a partire dall’esecutivo per arrivare ai media.


a) l’udienza è il 10 marzo, si decide l’incostituzionalità del blocco alla perequazione delle pensioni superiori a tre volte il minimo (impatto stimato sui saldi 2012-2017 oltre 1 punto di Pil secondo fonti non ufficiali del Mef). Le motivazioni della decisione del collegio verranno scritte nelle settimane a seguire, con tutto comodo da Silvana Sciarra, neoeletta giudice a novembre 2014 e scelta da Matteo Renzi (con il suo solito metodo decisionista), dopo che era stata affossata (apposta?) la candidatura di Luciano Violante.


b) un mese dopo, il 10 aprile, il governo vara il Documento di economia e finanza (Def) che nei saldi tendenziali e nei programmatici a politiche invariate non tiene conto dell’impatto della sentenza, mentre già incorpora quello della sentenza del febbraio sulla Robin Tax.


c) la sentenza viene divulgata il 30 aprile, venti giorni dopo il varo del Def che è intanto al vaglio delle autorità di Bruxelles.


d) venerdì 8 maggio: è passata più di una settimana dalla notizia della sentenza e il presidente del Consiglio non ha ancora fatto una dichiarazione in proposito né il governo ha dato una stima ufficiale di impatto sui conti, né ha indicato come intende provvedere, benché sia incalzato a farlo dalla Ue, che si sente presa per il naso. Le stime rimbalzano come una pallina di ping pong, tanto che sembra di partecipare ad una lotteria piuttosto che a un evento che ‘’scassa’’ il bilancio dello Stato.
 
Ora le due domande ingenue:


1) forse la sentenza non ha in realtà alcun impatto sui saldi perché può essere “interpretata”, ovvero si può risolvere la questione con un decreto legge che semplicemente “motiva meglio” oggi le circostanze eccezionali del novembre 2011 che indussero al congelamento temporaneo delle rivalutazioni?

Si è mai visto un provvedimento legislativo che spiega e incorpora dei processi economici e finanziari?

Ma ormai tutti gli interessati si aspettano una qualche forma di rimborso e le elezioni incombono…

Peraltro, con il passo falso della ‘’autoapplicatività’’ (subito corretta e smentita) la Corte ha contribuito ad alimentare le aspettative.


2) Possono il Caudillo Matteo Renzi e l’intero Mef, a cominciare da Padoan (Schioppan?), non aver saputo nulla della decisione della Consulta nel mese che trascorre tra l’udienza (assai partecipata) e il varo del Def?

Eppure l’Avvocatura dello Stato aveva fatto delle stime, nelle sue memorie difensive, risultate inadeguate, ma ugualmente preoccupanti sul piano del fabbisogno finanziario.



E’ possibile, poi, che nessuno dei ‘’giudici delle leggi’’ abbia avvertito il ministro Padoan di ciò che stava maturando?



Se ne avessimo le prove, saremmo tentati anche di fare dei nomi.


A volte è complicato vivere (credendoci) in uno “Stato di diritto”.
 
:lol::lol: Non sapevo andassi in chiesa :lol::lol:
Cmq, visto che ci tieni ad essere sempre allenata e in forma ho il personal trainer ideale per te :D:up:
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Ho il dubbio che anche i sassi stiano ridendo ......

Un'altra falla nel sistema di controllo di Expo. La mano bionica, in mostra al padiglione Toscana, una vera eccellenza regionale, nata da un'idea del Sant'Anna di Pisa e realizzata a Pontedera, per un valore di 30mila euro, è stata rubata venerdì scorso.
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Il ladro è riuscito a fuggire con l'oggetto, senza che nessuno lo notasse.
 

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