SE iL DESTINO E' CONTRO DI ME... PEGGIO PER LUI

Poi c'è l'altra figlia graziata dalla politica, Maria Elena Boschi, cresciuta in provincia di Arezzo, a Laterina, borgo altrimenti noto come «il paese di Pupo», in un villino che s'affaccia sulla campagna. La chiamano anche «Madonna fiorentina», forse per quella tunica bianca e il lungo velo azzurro che ha indossato per quattro anni, quando era adolescente, nel presepe vivente del suo paese, vestendo i panni della Vergine Maria. Cattolicissima come tutta la famiglia (è stata catechista e lettrice in chiesa), quasi sacrale, è una rosa bianca, in una Toscana rossa. Papà Pier Luigi (67 anni), proviene da un'antica famiglia di contadini, è titolare dell'azienda agricola «Il Palagio», dirigente della Coldiretti, direttore della Cantina sociale di San Giovanni Valdarno, un consorzio di produttori di vino e in questi giorni il bancario più famoso d'Italia dopo lo scandalo di Banca Etruria, nel cui cda sedeva con la carica di vicepresidente fino all'11 febbraio di quest'anno. In sostanza, un ex democristiano, traslocato nel Pd, via Margherita. Idem la mamma, la professoressa Stefania Agresti (58 anni), ex vicesindaco di Laterina (ha rinunciato a candidarsi a sindaco per evitare di creare problemi alla figlia), e preside dell'istituto comprensivo Marconi di San Giovanni Valdarno. Ha due fratelli belli quanto il ministro: Pier Francesco che vive in Sicilia ma qualche volta viene a trovare la famiglia; Emanuele, che vive ad Arezzo e dal novembre 2007 all'aprile 2015 è process analyst, program e cost manager in Banca Etruria dove ha conosciuto la moglie Eleonora Falsinelli, communication specialist. Il tutto sotto la supervisione di babbo Pier Luigi.
 
Chissà se questo Natale le tre famiglie si riuniranno attorno ad un bel tavolo rosso. La cosa strana, infatti, in tutto aggrovigliato albero genealogico è che ad un certo punto in ogni famiglia spunta sempre lui, babbo Tiziano. È riuscito non solo a farsi concedere un prestito dal padre di Luca Lotti, ma ha anche avvicinato il papà dell'altra fedelissima del suo Matteo. Per capire come mai Tiziano Renzi, si sia trovato a fare il consulente di grandi affari immobiliari di società amministrate da Lorenzo Rosi, l'ex presidente di Banca Etruria, vicino a Pier Luigi Boschi, bisogna andare a Leccio. Una frazione del Comune di Reggello di 800 anime della provincia di Firenze a nove minuti di auto da Rignano sull'Arno, il borgo dove i Renzi hanno casa. Qui a partire dal 2009 si è lavorato sodo per raddoppiare un outlet, il The Mall che oggi fattura una ventina di milioni l'anno e accoglie ogni giorno decine di migliaia di clienti. Un super affare immobiliare che Renzi senior non si è voluto far sfuggire offrendo la sua consulenza. Un classico esempio di come la famiglia, o le famiglie, in certi casi contano eccome.
 
Capita anche ad un commerciante od un artigiano di avere di queste .....dimenticanze.....

Tre anni e mezzo non bastano. È ancora lì fermo, nei faldoni della Cassazione, un fascicolo che riguarda il gruppo Espresso di De Benedetti.
I tempi biblici della giustizia italiana. Un vantaggio però c'è. Insieme al giudizio, è congelato anche il pagamento che la Commissione Tributaria regionale di Roma ha inflitto all'Ingegnere nel maggio 2012: 225 milioni di euro, più 500mila euro di spese processuali. Una sonora mazzata. «Di solito ci vogliono tre o quattro anni, la Cassazione ha tempi molto lunghi» ci aveva spiegato la professoressa Livia Salvini, legale del gruppo Espresso. In effetti siamo quasi a quattro e ancora si attende la sentenza, dopo il ricorso di De Benedetti. Ma come nasce quella condanna al gruppo Espresso? Per rispondere bisogna andare indietro nel tempo.
La cifra monstre, i 225 milioni di euro, corrisponde infatti alle tasse non pagate dal gruppo, secondo i giudici tributari, nel lontano 1991 all'epoca cioè della fusione dell'editoriale La Repubblica in vista della sua quotazione in Borsa. Dopo un accertamento dell'Agenzia delle Entrate e un lungo contenzioso (tra ricorsi e controricorsi) rinviato alla fine alla Commissione Tributaria di Roma, viene accertato che il gruppo ha eluso il pagamento delle imposte su plusvalenze realizzate per una cifra pari a 454 miliardi di lire, cui si aggiungono 14 miliardi di lire dichiarati all'epoca come costi deducibili ma non riconosciuti tali dal Fisco. Il pagamento della sanzione, come detto, viene però subito congelato perché un'altra sezione della Commissione tributaria accoglie la richiesta di sospensione avanzata dall'Espresso.Il gruppo di De Benedetti avrebbe insomma ottenuto un enorme vantaggio fiscale da una serie di operazioni societarie, realizzando un'elusione fiscale. Un illecito tributario, la questione penale si è infatti risolta anni fa con l'assoluzione di tutti gli imputati perché «il fatto non sussiste».
 
Si chiama SkyDeck e, al momento, è soltanto un progetto futuristico.
Ma il brevetto sembra interessare ad almeno due colossi dell’industria aeronautica e quindi può essere che veda la luce molto presto.
Una cupola trasparente che, posizionata sopra la fusoliera di un aereo, consentirà di stare seduti quasi in mezzo all’aria, godendosi un panorama mozzafiato a 360 gradi.
 
ROMA – Novità per il codice della strada: con un emendamento, a prima firma Sergio Boccadutri (Pd), approvato in commissione Bilancio alla Camera, viene introdotta una nuova norma per gli autovelox e per i tutor. All’elenco delle violazioni che possono essere accertate con apparecchiature di rilevamento, dunque anche gli autovelox, si aggiungono le revisioni dei veicoli e le assicurazioni RcAuto.
Prende quindi corpo quella grande novità anticipata qualche tempo da dalla Polizia Stradale: si liberano agenti per controlli sul territorio (alcol test, droga, ecc.) e si delegano a sistemi elettronici l’accertamento di violazioni che possono essere controllate in automatico.
 
ROMA – La foto di un fanatico del fitness che si esercita nel vuoto sopra una spiaggia brasiliana è in realtà una bufala. A diffondere questa foto scattata alla “Pedra do telegrafo” che ha fatto il giro del mondo, era stato Luis Fernando Candela. A svelare il fatto che si trattasse di uno scatto ingannevole sono stati i turisti che ogni giorno affollano il luogo: la pietra a cui il body-builder si è appeso con la sola forza della punta dei piedi non si trova affacciata sul vuoto, ma a poco più di un metro da terra.
Per comprendere l’entità della bufala che ha ingannato un po’ tutti, basta leggere quello che scriveva sempre Dagospia ieri 15 dicembre. Anche in questo caso, il sito diretto da D’Agostino citava un articolo del Daily Mail:
“Un giovane temerario e fanatico del fitness ha deciso di spingersi fino a un’esperienza estrema, affidandosi esclusivamente alla forza del corpo ottenuta dopo anni di duro allenamento. E non ha mostrato alcun segno di cedimento, quando giunto in cima a una montagna, si è preparato a eseguire una serie di faticosi esercizi, tra cui flessioni e addominali, a penzoloni a più di 3.000 metri d’altezza.
A testimoniare la sua eroica impresa, una serie di spettacolari immagini scattate dalla fidanzata che segue ogni sua mossa terrorizzata. Nelle foto vediamo Luis Fernando Candela appeso a testa in giù sopra la spiaggia Pedra do Telegrafo in Brasile. Dietro di lui, una vista mozzafiato sul parco nazionale Pedra Branca e sulle coste brasiliane. Luis racconta: “È stata di gran lunga la più pericolosa bravata che ho mai fatto. L’unica cosa che mi reggeva sul vuoto era la mia forza, ottenuta dopo anni di duri allenamenti””.
 
ROMA – Natale senza neve e Befana con i brividi. L’alta pressione dell’anticiclone Millennium ci terrà al caldo almeno fino alla fine dell’anno. Secondo il meteo.it il clima resterà mite sui monti e al Sud, mentre permarrà il rischio di foschie o nebbie sulle principali pianure e sulle valli del Centro-Nord.
Una svolta potrebbe arrivare tra San Silvestro e la prima settimana di gennaio, quando l’alta pressione potrebbe venire scacciata verso latitudini settentrionali, lasciando spazio all’ingresso di venti gelidi artici o addirittura del temibile Burian, il vento delle steppe siberiane.
Secondo ilmeteo.it già dai primi giorni di gennaio cominceremo a battere forte i denti, con l’arrivo del freddo siberiano. Non sono escluse nevicate epocali come quella del gennaio 1985 quando Firenze toccò i -23°, quasi i -40° sulle Alpi, tra i -10 e i -18° su tutta la Pianura Padana che fu ricoperta di neve dai 30 ai 60 cm. Proprio come il 1985 nevicherà anche a Roma.
 
Il gup di Milano Andrea Ghinetti ha assolto “perchè il fatto non sussiste” Paolo Ligresti, difeso dall’avvocato Davide Sangiorgio, Fulvio Gismondi, difeso dal legale Ambra Giovene, Pier Giorgio Bedogni, difeso dall’avvocato Michela Malerba. Con l’assoluzione Paolo Ligresti torna libero. Assolta anche Fonsai, che era difesa dal legale Ermenegildo Costabile. Le motivazione della sentenza tra 90 giorni.
 
LE UOVA KINDER VIETATE NEGLI STATI UNITI -

A impedire la commercializzazione delle uova Kinder negli Stati Uniti è la presenza al loro interno di un «oggetto non commestibile incorporato» che potrebbe essere ingerito dai bambini con meno di 3 anni, causandone il soffocamento. Per questo nel 1997 la Consumer Product Safety Commission, la commissione federale per la sicurezza dei prodotti di consumo dispose il sequestro di 15.000 ovetti. La Ferrero all’epoca approvò l’iniziativa ricordando che il prodotto da anni è distribuito legalmente in ben 90 paesi, Italia compresa, ma solo per i bambini di tre anni e oltre, aggiungendo che l’azienda non esporta negli Stati Uniti e che intende perseguire chi lo faccia, com’era nel caso del sequestro.
La questione della potenziale pericolosità dei piccoli giocattoli per i bambini è stata risolta in Europa inserendoli in contenitori a prova di treenne, come i famosi ovetti gialli che custodiscono le sorprese, ma l’involucro non li protegge più una volta assemblati e abbandonati per casa, dove in teoria possono diventare pericolosi. Per parte sua l’azienda si fa forte di una statistica che finora non ha ancora registrato una vittima dopo milioni e milioni di uova Kinder vendute in tutto il mondo.

L’esistenza del divieto è spesso stata usata come paragone per sottolineare come negli Stati Uniti si riesca a vietare in quanto pericolosi oggetti del genere, ma quando s’arriva a discutere della messa al bando delle armi d’assalto non c’è consenso nel considerarle pericolose.
 
Poco tempo fa aveva fatto notizia una decisione del Tar della Campania che riteneva illegittima una bocciatura per aver superato il limite di assenze, creando un importante precedente.
Adesso la sentenza 117/2015 dei giudici amministrativi del Veneto ne stabilisce un altro.
Gli atti fanno riferimento alla vicenda di uno studente di un liceo veneto, respinto e quindi riammesso su ricorso.
A giugno il ragazzo era stato rimandato in italiano, subordinando la sua promozione al superamento dell’esame di riparazione.

Il Tar annulla la delibera ritenendola non esaustiva, dal momento che non dimostra “come e perché la ritenuta insufficiente preparazione in italiano influisca sulla possibilità dell’alunno di affrontare la classe successiva, tenuto conto del fatto che i voti riportati nelle altre materie erano tutti superiori o pari alla sufficienza”.
La non ammissione – prosegue la sentenza – deve fondarsi non solo sulla “insufficiente preparazione dell’alunno riguardo agli argomenti del programma”, ma anche sull’influenza di questa impreparazione “sulla sua capacità di seguire proficuamente le materie del successivo anno di corso”. Un’insufficienza in una sola materia, insomma, non basta per fermare la carriera scolastica di uno studente meritevole.

E neppure le troppe assenze. Per i giudici bocciare è sempre più difficile.

Vogliono che il mondo sia composto da ignoranti internet dipendenti......
 

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