Giusto per ricordare .....per chi se lo fosse perso.
L’ultima perdita è stata la storica azienda automobilistica
Pininfarina,
passata agli Indiani http://www.secoloditalia.it/2015/12...na-passa-allo-straniero-e-per-giunta-indiano/senza colpo ferire della politica italiana.
Era stata preceduta dalla
Lamborghini, finita gruppo Volkswagen, e dalla
Ducati, passata sempre in mano tedesche, quelle della Audi.
Ma sono solo gli ultimi fuochi della colonizzazione italiana, iniziata alcuni anni fa, ai tempi dello smembramento dell’Iri da parte di
Romano Prodi e della svendita dei suoi gioiellini al primo che passava.
Eppure il fatto che le migliori aziende italiane, negli ultimi anni, siano state predate da investitori esteri più o meno credibili, è un tema che non è mai entrato nel dibattito politico, come se non riguardasse il governo, come se il depauperamento dell’economia nazionale, del “
made in Italy“, non contribuisse alla crisi.
Prima di Pininfarina, solo qualche mese fa, nelle mani dei tedeschi era finita
Italcementi, colosso del settore edilizio, venduta per il 45% a un valore complessivo di 1,67 miliardi al gruppo tedesco
Heidelberg.
Ma andando a ritroso, i caso di svendite del marchio doc sono infiniti, ormai.
In tutto, secondo l’ultima stima, tra il 2008 e il 2012 erano stati 437 i passaggi di proprietà dall’Italia all’estero dei marchi italiani.
Ma la colonizzazione è proseguita anche dopo.
Indiani e cinesi la fanno da padrone: non solo Pininfarina
Da marzo scorso
Pirelli parla cinese, con ChemChina nuovo socio forte del gruppo.
Ma avevamo già perso, nel 2014, il colosso degli elettrodomestici
Merloni, acquisito da Whirlpool, che poi si era presa anche la Indesit.
Ma l’inizio della fine risale agli anni Novanta, con le grandi case italiane dell’industria alimentare finite in mani straniere: Nestlè comprò il marchio Italgel (
Gelati Motta, Antica Gelateria del Corso, La Valle degli Orti) ed il Gruppo Dolciario Italiano (
Motta e Alemagna), quest’ultimo poi tornato in Italia con la Bauli.
Ma agli svizzeri erano andati anche i marchi
Sanpellegrino,
Levissima,
Recoaro,
Vera,
San Bernardo e
Panna, mentre
Galbani,
Locatelli,
Invernizzi e
Cademartori erano finiti alla francese Lactalis, che si era presa anche
Parmalat, dopo l’addio di
Cirio-Bertolli-De Rica passati prima a Unilever e poi alla spagnola Deoleo.
Recenti anche le acquisizioni della storica
gelateria Fassi a Roma da parte della società coreana Haitai Confectionery and Foods Co, mentre appena il mese scorso l’antico
Pastificio Lucio Garofalo è andata a Ebro Foods, gruppo multinazionale spagnolo che opera nei settori del riso, della pasta e dei condimenti.
Dall’energia alla moda, quanti gioielli perduti
Nel settore enegetico, poi, parla francese da tempo anche
Edison (Edf), mentre
Saras è controllata oltre che dai Moratti dai russi di Rosneft.
Telecom è controllata dai francesi di Vivendi mentre i cinesi di State Grid controllano pacchetti importanti di
Terna e
Snam e Shanghai Electric ha il 40% di
Ansaldo Energia.
Al fondo d’investimento americano Blackstone è andato invece il 20% delle quote di
Versace, dopo l’addio allo storico marchio
http://www.today.it/donna/krizia-cina.html
Loro Piana finito al gruppo francese Lvmh per due miliardi di euro, a cui era andata anche la storica pasticceria milanese
Confetteria Cova.
Sempre alla Lvmh erano già finite storici marchi di moda come
Bulgari, Fendi,
Emilio Pucci e
Acqua di Parma mentre – ci informa la Coldiretti – la sua rivale francese Ppr di Francois-Henry Pinault controlla
Gucci,
Bottega Veneta e
Sergio Rossi.
Krizia, storico marchio della moda made in Italy, è già da tempo nelle grinfie della cinese Shenzhen Marisfrolg Fashion Co Ltd, mentre
Poltrona Frau era passata all’americana Haworth.
Sul fronte alimentare nel 2013 si erano verificate la cessione da parte della società
Averna dell’interocapitale dell’azienda piemontese
Pernigotti al gruppo turco Toksoz
, mentreildel 25% della proprietà del riso Scotti era stato andato al colosso spagnolo Ebro Foods.
Nel 2011 la società
Gancia era andata ai turvhi di Rustam Tariko, il 49% di
Eridania Italia Spa alla francese Cristalalco Sas e la
Fiorucci salumi alla spagnola Campofrio Food Group
.
Nel 2010 il 27% – ci ricorda ancora Coldiretti – del gruppo lattiero caseario
Ferrari Giovanni Industria Caseari fondata nel 1823 – che vende tra l’altro
Parmigiano Reggiano e
Grana Padano – era stato acquisito dalla francese Bongrain Europe Sas e la
Boschetti Alimentare Spa, che produce confetture dal 1981, era diventata di proprietà della francese Financière Lubersac.
Nel 2003, invece, il doloroso addio al marchio
birra Peroni, passata all’azienda sudafricana Sab Miller.