Val
Torniamo alla LIRA
“C’è un cratere che divide Causi dalla giunta Marino. Anzi, un vero e proprio buco di bilancio. Quello che in molti rimproverano a Causi, custode dei conti della Capitale sotto le giunte Veltroni dal 2001 al 2008. Anni di spese folli e finanza creativa. Di aziende municipalizzate, Atac e Ama, controllate dalla politica con risultati che sono ancora sotto gli occhi di tutti: debiti e inefficienze, sprechi e scandali.
Anni nebulosi e nuvolosi, nel senso di Fuskas, opera incompiuta dai costi sibaritici. Il prof Marco Causi, docente di Economia politica all’Università Roma Tre, in Campidoglio ancora lo chiamano «l’uomo dei derivati».
Un buco da decine di milioni di euro, frutto di un rimpallo d’accuse, che alla fine è stato dipanato da Massimo Varazzani, commissario straordinario di quel debito di Roma Capitale che ha molte madri. Di fatto chiudere 7 dei 9 swap costò alle casse capitoline 150 milioni di euro. Esperienze bollate dalla Corte dei conti come «comportamenti che hanno compromesso la stabilità dei conti comunali».
Accuse che Causi, con il suo fare un po’ professorale, ha sempre rinviato al mittente con un ragionamento che suona così: non chiamatemi mister buco. Di fatto sotto la sua gestione, spiega chi condivise quella stagione politica con lui, «il bilancio si intossicò con i derivati, come accaduto a Milano e Siena». Quando Gianni Alemanno, anche lui sottoposto al giudizio della storia finanziaria romana, si insediò in Campidoglio alzò subito le mani: «Ho trovato 7 miliardi di euro di debiti».
Che diventerano 10 quando Alemanno scoprì che c’erano altri ricordini lasciati in eredità dalla gestione Causi derivanti «da bilanci sempre oscuri di Ama e Trambus, le aziende della nettezza urbana e trasporti; 1,8 miliardi di mancati accantonamenti per contenziosi giudiziari; e debiti con enti e istituzioni, tra i quali 170 milioni della Cassa depositi e prestiti legati alla ristrutturazione, mai avvenuta, dell’Atac».
Al netto delle sentenze universali, nella mitica disciplina del rimpallo del “buco Capitale” anche Causi gioca, a detta di destra e sinistra, un ruolo da protagonista. Tra accuse respinte e scelte controverse, legate all’accensione a go-go di mutui «per opere rimaste bloccate».
Nel frattempo, però, le imposte per i romani sono salite alle stelle per cercare di svuotare con un secchiello il mare di debiti di un Comune, tenuto in vita a colpi di Salva Roma.
Adesso nel Pd, c’è chi pensa al gran ritorno di mister derivati. E chi si limita, a un semplice «già dato, grazie».
Anni nebulosi e nuvolosi, nel senso di Fuskas, opera incompiuta dai costi sibaritici. Il prof Marco Causi, docente di Economia politica all’Università Roma Tre, in Campidoglio ancora lo chiamano «l’uomo dei derivati».
Un buco da decine di milioni di euro, frutto di un rimpallo d’accuse, che alla fine è stato dipanato da Massimo Varazzani, commissario straordinario di quel debito di Roma Capitale che ha molte madri. Di fatto chiudere 7 dei 9 swap costò alle casse capitoline 150 milioni di euro. Esperienze bollate dalla Corte dei conti come «comportamenti che hanno compromesso la stabilità dei conti comunali».
Accuse che Causi, con il suo fare un po’ professorale, ha sempre rinviato al mittente con un ragionamento che suona così: non chiamatemi mister buco. Di fatto sotto la sua gestione, spiega chi condivise quella stagione politica con lui, «il bilancio si intossicò con i derivati, come accaduto a Milano e Siena». Quando Gianni Alemanno, anche lui sottoposto al giudizio della storia finanziaria romana, si insediò in Campidoglio alzò subito le mani: «Ho trovato 7 miliardi di euro di debiti».
Che diventerano 10 quando Alemanno scoprì che c’erano altri ricordini lasciati in eredità dalla gestione Causi derivanti «da bilanci sempre oscuri di Ama e Trambus, le aziende della nettezza urbana e trasporti; 1,8 miliardi di mancati accantonamenti per contenziosi giudiziari; e debiti con enti e istituzioni, tra i quali 170 milioni della Cassa depositi e prestiti legati alla ristrutturazione, mai avvenuta, dell’Atac».
Al netto delle sentenze universali, nella mitica disciplina del rimpallo del “buco Capitale” anche Causi gioca, a detta di destra e sinistra, un ruolo da protagonista. Tra accuse respinte e scelte controverse, legate all’accensione a go-go di mutui «per opere rimaste bloccate».
Nel frattempo, però, le imposte per i romani sono salite alle stelle per cercare di svuotare con un secchiello il mare di debiti di un Comune, tenuto in vita a colpi di Salva Roma.
Adesso nel Pd, c’è chi pensa al gran ritorno di mister derivati. E chi si limita, a un semplice «già dato, grazie».