Val
Torniamo alla LIRA
Può anche essere vero. La notiza che Trump sia un fesso ne è il classico esempio.
Tutto quello che credi di pensare e poi scrivi su Twitter potresti non averlo pensato tu.
L'influenza dei russi non c'entra: italianissime società di praticoni informatici
sono in grado di manipolare le opinioni sui social network,
ad esempio imponendo determinati temi all'attenzione generale,
come se tutti ne parlassero, mentre a «spingerli» è una rete di computer
Clamoroso l'esperimento realizzato, suo malgrado, da un cronista dell'agenzia di stampa Agi,
diventato improvvisamente e senza motivi particolari, famoso per un giorno.
È bastato che un gruppo di hacker lanciasse in Rete il suo nome (sotto forma di slogan, i cosiddetti hashtag)
per entrare in un lampo tra i «trend topic» su Twitter, cioè gli argomenti più discussi del momento sulla piattaforma di microblog.
Per mesi Arcangelo Rociola ha indagato sulle fabbriche di fake news e sui fake bot, reti di falsi utenti
che ritwittano lo stesso messaggio, una eco digitale che inganna il gestore del social network.
«Io e David Puente, - racconta il giornalista riferendosi a un noto cacciatore di bufale della Rete
- abbiamo scoperto che dietro a uno di questi network pare esserci una società informatica di Roma.
Un gruppo di hacker che si batte contro la manipolazione dei social network ne ha violato i computer e mi ha contattato via web per farmelo sapere.
Io ho chiesto loro una prova e in breve tempo hanno diffuso migliaia di volte il mio nome facendomi entrare nella lista dei temi di tendenza su Twitter».
L'episodio è la prova della sconcertante facilità con cui persone con una certa preparazione informatica
possono manipolare i social network, diventati ormai uno dei principali canali con cui il pubblico si informa.
Influenzare l'informazione sui social network è innanzitutto un business
Tutto quello che credi di pensare e poi scrivi su Twitter potresti non averlo pensato tu.
L'influenza dei russi non c'entra: italianissime società di praticoni informatici
sono in grado di manipolare le opinioni sui social network,
ad esempio imponendo determinati temi all'attenzione generale,
come se tutti ne parlassero, mentre a «spingerli» è una rete di computer
Clamoroso l'esperimento realizzato, suo malgrado, da un cronista dell'agenzia di stampa Agi,
diventato improvvisamente e senza motivi particolari, famoso per un giorno.
È bastato che un gruppo di hacker lanciasse in Rete il suo nome (sotto forma di slogan, i cosiddetti hashtag)
per entrare in un lampo tra i «trend topic» su Twitter, cioè gli argomenti più discussi del momento sulla piattaforma di microblog.
Per mesi Arcangelo Rociola ha indagato sulle fabbriche di fake news e sui fake bot, reti di falsi utenti
che ritwittano lo stesso messaggio, una eco digitale che inganna il gestore del social network.
«Io e David Puente, - racconta il giornalista riferendosi a un noto cacciatore di bufale della Rete
- abbiamo scoperto che dietro a uno di questi network pare esserci una società informatica di Roma.
Un gruppo di hacker che si batte contro la manipolazione dei social network ne ha violato i computer e mi ha contattato via web per farmelo sapere.
Io ho chiesto loro una prova e in breve tempo hanno diffuso migliaia di volte il mio nome facendomi entrare nella lista dei temi di tendenza su Twitter».
L'episodio è la prova della sconcertante facilità con cui persone con una certa preparazione informatica
possono manipolare i social network, diventati ormai uno dei principali canali con cui il pubblico si informa.
Influenzare l'informazione sui social network è innanzitutto un business