Val
Torniamo alla LIRA
Italiani ignoranti, non sanno nemmeno fare i propri interessi.
Preferiscono farsi prendere in giro con le fake news dei media, che hanno interesse che il popolino paghi per gli editori e famiglia (una piramide al contrario).
Panem et circenses, da secoli. Sarà anche così, ma una cosa è certa:
E' stata messa la sordina al fatto che dal 2018 ci saranno circa 40 miliardi di euro di nuove tasse – sicure – per gli italiani.
Il motivo è che, dopo numerosi rinvii, il fiscal compact è operativo in Italia a partire dallo scorso 1.1.2018.
Come verranno reperite queste risorse? Con nuove tasse.
L’art. 16 del Fiscal Compact (o Patto intergovernativo di bilancio europeo) stabilisce che entro cinque anni dalla sua entrata in vigore
(ovvero entro il 1° gennaio 2018), sulla base di una valutazione della sua attuazione, i 25 Paesi Europei firmatari
– tra cui l’Italia – siano tenuti a fare i passi necessari per incorporarne le norme nella cornice giuridica dei Trattati Europei.
Il problema sta nel fatto che tra dollaro in discesa (che causerà un netto affievolimento della ripresa economica,
fino a rischiare un crescita del PIL NEGATIVA nel primo trimestre del 2019 – seguirà documento tecnico –
e dunque con un forte peggioramento del rapporto debito/PIL) e tassi mondiali in salita
(con aumento dei costi degli interessi sul debito nazionale), i 40 miliardi iniziali diventeranno almeno 60 o più,
fino ad ipotizzare qualcosa di prossimo ai 100 miliardi di euro di extra costi per lo Stato (ovvero di extra tasse).
Notate che Moscovici, il vice presidente della Commissione EUropea, ha detto chiaramente negli scorsi giorni
che l’Italia non avrà sconti, il limite del 3%t di deficit è insindacabile.
O, tradotto, di soldi in Italia ce ne se sono ancora, che si vada dunque a toccare nel portafoglio dei cittadini.
A Roma, negli uffici del PD, il piano è pronto da tempo:
(i) si partirebbe con una forma light di imposta patrimoniale sui risparmi nel 2018,
quanto meno con un sicuro aumento dell’imposta di bollo da 0,2% a 0,4-0,5% degli attivi finanziari (alcuni hanno parlato addirittura dello 0.75%).
Con questa misura si dovrebbero racimolare qualcosa come 10 miliardi di euro (sarebbero il doppio con lo 0,75%);
(ii) poi una rivisitazione degli estimi catastali per il pagamento dell’IMU, la fantomatica riforma del catasto,
che dovrebbe portare fino a 15-20 miliardi di euro in più all’anno ma con il problema che con un Berlusconi al governo la prima casa resterebbe fuori;
(iii) di seguito è prevista una “rivisitazione” delle contribuzioni sulle pensioni considerate alte ossia superiori,
si dice, ai 3000 anche 2500 euro lordi mensili (che poi dette pensioni siano veramente pensioni alte è tutto da discutere);
(iv) forse si aggiungerebbe anche un attacco alle franchigie per le donazioni e per l’inapplicabilità di balzelli sulle eredità,
oggi a 1 milione di euro e tendenzialmente indirizzata verso a 400’000.
Di più non si può fare senza una crisi emergenziale o comunque qualcosa di grosso.
Il problema è che mancherebbero almeno 30 miliardi all’appello per fare tornare i conti.
Dunque la necessità, garantita dai fondamentali macroeconomici, di una prossima crisi dello spread italiano
durante la seconda parte del 2018, a partire dall’estate.
Vi ricorda qualcosa? A me si, purtroppo.
Certo, i politici italiani – anche i tecnici – o sono incompetrenti o sono bugiardi, non c’è alternativa.
Preferiscono farsi prendere in giro con le fake news dei media, che hanno interesse che il popolino paghi per gli editori e famiglia (una piramide al contrario).
Panem et circenses, da secoli. Sarà anche così, ma una cosa è certa:
E' stata messa la sordina al fatto che dal 2018 ci saranno circa 40 miliardi di euro di nuove tasse – sicure – per gli italiani.
Il motivo è che, dopo numerosi rinvii, il fiscal compact è operativo in Italia a partire dallo scorso 1.1.2018.
Come verranno reperite queste risorse? Con nuove tasse.
L’art. 16 del Fiscal Compact (o Patto intergovernativo di bilancio europeo) stabilisce che entro cinque anni dalla sua entrata in vigore
(ovvero entro il 1° gennaio 2018), sulla base di una valutazione della sua attuazione, i 25 Paesi Europei firmatari
– tra cui l’Italia – siano tenuti a fare i passi necessari per incorporarne le norme nella cornice giuridica dei Trattati Europei.
Il problema sta nel fatto che tra dollaro in discesa (che causerà un netto affievolimento della ripresa economica,
fino a rischiare un crescita del PIL NEGATIVA nel primo trimestre del 2019 – seguirà documento tecnico –
e dunque con un forte peggioramento del rapporto debito/PIL) e tassi mondiali in salita
(con aumento dei costi degli interessi sul debito nazionale), i 40 miliardi iniziali diventeranno almeno 60 o più,
fino ad ipotizzare qualcosa di prossimo ai 100 miliardi di euro di extra costi per lo Stato (ovvero di extra tasse).
Notate che Moscovici, il vice presidente della Commissione EUropea, ha detto chiaramente negli scorsi giorni
che l’Italia non avrà sconti, il limite del 3%t di deficit è insindacabile.
O, tradotto, di soldi in Italia ce ne se sono ancora, che si vada dunque a toccare nel portafoglio dei cittadini.
A Roma, negli uffici del PD, il piano è pronto da tempo:
(i) si partirebbe con una forma light di imposta patrimoniale sui risparmi nel 2018,
quanto meno con un sicuro aumento dell’imposta di bollo da 0,2% a 0,4-0,5% degli attivi finanziari (alcuni hanno parlato addirittura dello 0.75%).
Con questa misura si dovrebbero racimolare qualcosa come 10 miliardi di euro (sarebbero il doppio con lo 0,75%);
(ii) poi una rivisitazione degli estimi catastali per il pagamento dell’IMU, la fantomatica riforma del catasto,
che dovrebbe portare fino a 15-20 miliardi di euro in più all’anno ma con il problema che con un Berlusconi al governo la prima casa resterebbe fuori;
(iii) di seguito è prevista una “rivisitazione” delle contribuzioni sulle pensioni considerate alte ossia superiori,
si dice, ai 3000 anche 2500 euro lordi mensili (che poi dette pensioni siano veramente pensioni alte è tutto da discutere);
(iv) forse si aggiungerebbe anche un attacco alle franchigie per le donazioni e per l’inapplicabilità di balzelli sulle eredità,
oggi a 1 milione di euro e tendenzialmente indirizzata verso a 400’000.
Di più non si può fare senza una crisi emergenziale o comunque qualcosa di grosso.
Il problema è che mancherebbero almeno 30 miliardi all’appello per fare tornare i conti.
Dunque la necessità, garantita dai fondamentali macroeconomici, di una prossima crisi dello spread italiano
durante la seconda parte del 2018, a partire dall’estate.
Vi ricorda qualcosa? A me si, purtroppo.
Certo, i politici italiani – anche i tecnici – o sono incompetrenti o sono bugiardi, non c’è alternativa.