SE RINASCO VOGLIO FARE LA LANCIATRICE DI COLTELLI... DISTRATTA!!

il blocco degli sfratti per chi non conosce iter burocratico sappia che.......è partito per morosità antecedenti giugno 2019..........prima devono passare almeno due mesi di insolvenza sommati ai due mesi di deposito ergo QUATTRO MESI, poi comunicare al moroso intimandogli a pagare altrimenti i costi lievitano ricorrendo a riscossione coatta e in mancanza di questo avviare iter.........mentre proprietario risponde di tasse irpef su presunto introito registrato tassa rinnoco annuale spese commercialista e condominio corrente oltre spese condominiali previste per il locatore e IMU....... bloccarli ancora è segno di avere i peggiori politici mai avuti a governarci.
 
il blocco degli sfratti per chi non conosce iter burocratico sappia che.......è partito per morosità antecedenti giugno 2019..........prima devono passare almeno due mesi di insolvenza sommati ai due mesi di deposito ergo QUATTRO MESI, poi comunicare al moroso intimandogli a pagare altrimenti i costi lievitano ricorrendo a riscossione coatta e in mancanza di questo avviare iter.........mentre proprietario risponde di tasse irpef su presunto introito registrato tassa rinnoco annuale spese commercialista e condominio corrente oltre spese condominiali previste per il locatore e IMU....... bloccarli ancora è segno di avere i peggiori politici mai avuti a governarci.

beh dai non siamo gli unici...
in america gli danno i soldi e molti di questi li spendono ovunque tranne coprire i propri debiti
 
Ho il dubbio che il sito sia rimasto coinvolto nell'incendio della centrale server di OVHCloud
e tutto marzo è andato perso.
 
Questi sono gli stessi farabutti che fanno passare tutti i morti, per morti virus,
mentre quelli che muoiono per il vaccino avevano altre patologie.


A seguito della segnalazione di alcuni eventi avversi gravi,
in concomitanza temporale con la somministrazione di dosi appartenenti al lotto ABV2856 del vaccino AstraZeneca anti COVID-19,
AIFA ha deciso in via precauzionale di emettere un divieto di utilizzo di tale lotto su tutto il territorio nazionale
e si riserva di prendere ulteriori provvedimenti, ove necessario, anche in stretto coordinamento con l’EMA, agenzia del farmaco europea.

Al momento non è stato stabilito alcun nesso di causalità tra la somministrazione del vaccino e tali eventi.

AIFA sta effettuando tutte le verifiche del caso, acquisendo documentazioni cliniche
in stretta collaborazione con i NAS e le autorità competenti.

I campioni di tale lotto verranno analizzati dall’Istituto Superiore di Sanità.

AIFA comunicherà tempestivamente qualunque nuova informazione dovesse rendersi disponibile .
 
Un operatore sanitario ha avuto il coraggio di scrivere questa lettera
ed un giornale di pubblicarla.


In questo “annus horribilis”.

Il balletto di cifre a cui si è assistito già dal marzo 2020 su contagiati, tamponi, ricoverati,

posti letto negli ospedali, morti, quantità, qualità e disponibilità di mascherine e dispositivi vari,

è stato superato solo dai numeri relativi alla sapiente narrazione leopardiana sulle magnifiche sorti e progressive dei vaccini,

con una gara al rialzo su: brucianti tempi di allestimento della molecola, numero di volontari testati,

percentuali “ bulgare” di efficacia e sicurezza del prodotto, quantità prodotte e tempi record di consegna,

il cui unico scopo, peraltro per niente dissimulato, è stato di “spararla “ più grossa e più credibile degli altri.


Ma iniziamo a calarci nei numeri che possono anche sorprenderci.

Partiamo dalla “nonna” della attuale pandemia: L’ Influenza Spagnola del 1918-1920.

Il numero totale dei morti di Spagnola, che per circa 70 anni era stato fissato a circa 22 milioni,
è stata recentemente rivisto al rialzo nell’ordine dei 50 milioni per il mondo occidentale,
con una stima vicina ai 100 milioni per l’intera popolazione mondiale, pari a circa il 3 % degli esseri viventi allora sul pianeta.

I numeri attuali dei decessi a livello mondiale per la pandemia da Covid sono fortunatamente più contenuti,
pur volendo considerare di poco conto la attuale cifra ufficiale di circa 3 milioni.

I numeri su cui invece sorgono immediatamente serie perplessità è quello relativo ai contagiati totali.

Questa cifra, sopratutto nel nostro paese, ha risentito fortemente della quantità di test molecolari (tamponi)
effettuati in particolare nei primi mesi della pandemia: una cifra irrisoria rispetto a quella attualmente messa in campo.

Questa circostanza, secondo uno studio effettuato da ricercatori di Statistica di accreditate università degli USA, è alla base di un dato sconcertante :


La capacità nel nostro paese di tracciare ed identificare i potenziali contagiati è stata pari al 25% del reale numero di essi,

sarebbe a dire che il numero probabile dei lombardi contagiati in un anno sarebbe pari a quatto volte il dato ufficiale di circa 530.000.


Se estrapoliamo questo concetto all’intero territorio nazionale,

il numero di contagiati totali potrebbe essere ben più alto dei 3 milioni attualmente considerati,

passando dal 5% al 15-20% della popolazione totale.
 
Stampate questo foglio.
Da lunedì quando sarete in fascia rossa e Vi fermeranno mostratelo.
Se Vi fanno ugualmente la multa, adoperatelo per il ricorso.

Il Tribunale di Reggio Emilia, “in nome del popolo italiano”, ha emesso una sentenza storica destinata a far discutere.

Per il giudice Dario De Luca, infatti, è acclarata “l’indiscutibile illegittimità del Dpcm dell’8 marzo 2020”,
come pure di “tutti quelli successivamente emanati dal Capo del governo”,
quando questi prevedono il divieto di muoversi in città.

“Tale disposizione - scrive il magistrato - stabilendo un divieto generale e assoluto di spostamento al di fuori della propria abitazione,
con limitate e specifiche eccezioni, configura un vero e proprio obbligo di permanenza domiciliare.

Tuttavia, nel nostro ordinamento giuridico, l’obbligo di permanenza domiciliare consiste
in una sanzione penale restrittiva della libertà personale che viene irrogata dal Giudice penale per alcuni reati all’esito del giudizio".


Può verificarsi anche nei casi custodia cautelare, certo, ma comunque deve essere disposta da un giudice. Non da un dpcm.

I decreti anti-Covi sono allora incostituzionali? Sì, almeno secondo la toga
.

Lo si evince dal’articolo 13 della Costituzione,
il quale vieta proprio le limitazioni alle libertà personali, se non con “atto motivato dall’autorità giudiziaria”.

“Primo corollario di tale principio costituzionale - aggiunge il magistrato -
è che un dpcm non può disporre alcuna limitazione della libertà personale,
trattandosi di fonte meramente regolamentare di rango secondario e non già di un atto normativo avente forza di legge”.

A ben vedere, secondo De Luca, neppure una legge (o un decreto legge)
potrebbe rinchiudere in casa "una pluralità indeterminata di cittadini”:

l'obbligo può essere imposto solo ad uno specifico soggetto e solo previa autorizzazione del giudice, non certo con una norma generale.


Va detto però che diversi giuristi ritengono la legittimità dei dpcm si fondi sull’articolo 16 della Carta,
secondo cui la libertà di movimento può essere ridotta dalla legge per motivi “di sanità o di sicurezza”.
In sostanza, sostengono alcuni, le prescrizioni dei vari dpcm anti-Covid sarebbero una limitazione della libertà di circolazione
e non della libertà personale, dunque pienamente legittima e costituzionale.
Differenza minima, eppure sostanziale.

Il giudice De Luca, però, ribadisce che
“la libertà di circolazione riguarda i limiti di accesso a determinati luoghi,
come ad esempio l’affermato divieto di accedere ad alcune zone circoscritte che sarebbero infette,
ma giammai può comportare un obbligo di permanenza domiciliare”.

Inoltre, "quando il divieto di spostamento è assoluto", come nel caso del dpcm,
"in cui si prevede che il cittadino non può recarsi in nessun luogo al di fuori della propria abitazione",
allora è "indiscutibile che si versi in chiara e illegittima limitazione della libertà personale”.

Una
libertà che l'autorità amministrativa non può in alcun modo precludere.

Neppure il presidente del Consiglio.

Di conseguenza, senza neppure ricorrere alla Corte Costituzionale
(non essendo il dpcm una legge), il giudice ha "disapplicato" il decreto risultato incostituzionale.

Se era illegittima la norma che prescriveva l’obbligo di rimanere in casa, “incompatibile con lo stato di diritto”
lo è anche l’autocertificazione che i cittadini sono costretti a compilare.

Non essendoci nessun obbligo a compilare l'autocertificazione, poiché il dpcm che lo prevede va disapplicato.
 
Siamo nelle mani di questa gente, purtroppo.



Un'intera famiglia bloccata in casa.
Il tampone molecolare di uno dei tre figli, il più grande, è risultato positivo al Covid-19.
Tutti in quarantena, dunque.

Eppure qualcosa non torna.

E così qualche ora dopo l'esito, essendo l'infetto ancora completamente asintomatico, decidono di ripetere il tampone.

Il risultato, questa volta, è di segno opposto: negativo.

Cosa succede se è il tampone a sbagliare?

Se il positivo è, in realtà, un falso positivo e quindi negativo?


Cosa succede se la percentuale di questi errori non sono casi isolati

ma finiscono per incidere percentualmente sul bollettino quotidiano

e quindi sulle scelte del Comitato tecnico scientifico e del governo?
 
Il caso emblematico di questo problema è il focolaio al Teatro alla Scala.

Iniziato tutto il 21 febbraio.

Una ballerina sta male: i sintomi sono quelli del Covid e un test molecolare lo conferma.

Tre giorni dopo tutti i ballerini vengono controllati ma l'esito è negativo.

Il 26 un nuovo giro di screening fa emergere un secondo caso e i vertici decidono di sospendere le attività del corpo di ballo.

Salta così la registrazione dello spettacolo Omaggio a Nureyev che avrebbe dovuto essere trasmesso in streaming la domenica successiva.


In realtà, la ballerina risultata positiva si negativizza nel giro di breve e così la preccupazione rientra.

Per poco, però.

Perché la settimana successiva sono punto e a capo e i numeri sono quelli di un maxi focolaio.

Solo nel corpo di ballo i positivi sono 34.

Tra quelli che finiscono in quarantena c'è chi non nasconde la propria incredulità per l'esito.

"Non ce n'è uno che sta male - ci dice - è possibile che siano tutti asintomatici".

E poi il dubbio: "Come è possibile che, con tutti i controlli a cui ci sottopongono
e con le regole ferree che seguiamo, sia esploso un cluster del genere da un giorno con l'altro?".

Le domande rimbalzano nella testa dei ballerini costretti a stare a casa in quarantena.

Anche all'ospedale Sacco, che sta seguendo il caso, vogliono vederci chiaro
e così predispongono un altro test molecolare per tutti quanti.


E questo ribalta l'esito: sui 45 artisti che erano risultati positivi, ben 44 sono negativi.


"Come è possibile un errore così esteso?", si chiede uno dei falsi positivi della Scala
che ora può tornare a mettere il naso fuori di casa.


"Si è trattato di un errore umano o c'è qualcosa che non va con i tamponi?".


La voce che corre nei corridoi è che ci siano stati problemi con i reagenti.
Difficile stabilirlo.
Ci penserà l'università di Padova a cui è stato inviato l'intero dossier.
Ma la domanda è più che lecita.
Anche perché quello del teatro milanese non è certo un caso isolato.
Anche sul set di House Gucci, il film diretto da Riddley Scott che ha portato Lady Gaga e Adam Driver a girare in Italia,
i test hanno rivelato essere negativi alcuni casi che inizialmente erano risultati positivi.


C'è un primo fattore da considerare.

Il falso focolaio alla Scala è stato scoperto perché i ballerini sono stati sottoposti a una sfilza di tamponi in serie.

Non tutti i cittadini, però, possono godere di simile trattamento.

Stando alla circolare del ministero della Salute, il protocollo prevede solo per i test antigenici risultati positivi
un ulteriore controllo con test molecolare proprio per evitare il rischio di falsi positivi o falsi negativi.

Non è previsto, invece, nel caso di tampone molecolare: su quello si è sempre stati certi del risultato,
il ministero lo considera il "gold standard", per cui il test di controllo viene fatto solo dopo alcuni giorni di quarantena
(che variano se si è sintomatici o asintomatici) per permettere il rientro in società.


Il problema non è tanto o non solo l'effetto che questi "errori" procurano ai singoli malcapitati.

Restare inutilmente in casa è un dramma tutto sommato superabile.


Diverso il discorso se il buco lo si osserva su larga scala.

L'analisi del rischio su cui si basano le scelte del governo su zone bianche, rosse e gialle, infatti,
poggia le sue fondamenta proprio sui tamponi risultati positivi.


Fino ad ora nessuno aveva mai messo in dubbio la precisione dei tamponi classici.

Il fatto è che se un caso come quello della Scala si ripetesse in altre situazioni,
a scricchiolare potrebbe essere tutto l'impianto sull'analisi del rischio.

Gli indicatori sulla trasmissione del contagio, su cui si basa il monitoraggio della cabina di regia, riguardano tra le altre cose:
l'aumento dei casi rispetto alla settimana precedente;
l'Rt maggiore o minore di uno;
l'aumento dei focolai.

Tutti fattori che dipendono direttamente dalla "qualità" dei dati dei tamponi:
se nel calderone finiscono pure i falsi positivi, magari non riscontrati, che cosa succede?



Lo stesso dicasi per l'analisi della reslienza territoriale.

In questo caso a entrare in gioco, tra le altre cose, c'è anche l'aumento della percentuale di positività al tampone.

Un dato che potrebbe essere invalidato dai falsi positivi, visto che si cerca di tenere fuori il "retesting" degli stessi soggetti
(quello che, però, alla Scala ha permesso di trovare l'errore).


C'è pure un'altra questione da tenere a mente. Il prossimo DL prevede che in caso di un'incidenza superiore a 250 casi ogni 100mila abitanti,
i territori colpiti verranno fatto passare in automatico in zona rossa.

Essere allora sicuri al 100% che i tamponi molecolari non facciano scherzi è fondamentale.

Anche per la salute dell'economia.
 

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