È evidente che le tecniche utilizzate dagli spin per lanciare frame volti a screditare qualcuno, possono essere usate anche per accreditare qualcun altro.
Volete ridere (amaramente)? Stavolta non è il Times, ma addirittura il Time che, per chi non lo sapesse, è considerato uno dei più autorevoli e prestigiosi settimanali del mondo.
In questo eccellente articolo, Marcello Foà ci spiega come è nato il fenomeno Renzi, quello che per molti è il conquistatore, lo scalatore.
Vi riporto quello che, a mio avviso, è il passaggio più importante:
La domanda da porsi è: ma Matteo Renzi da che parte sta? Come si parametra con le lobby sovranazionali? La risposta non è rassicurante. Matteo Renzi viene da lontano, da molto lontano. Il paragone più appropriato è con Barack Obama. E non è irriverente.
Ricordate? Nel 2008 Obama sembrava il rottamatore della politica americana, l’uomo che dava speranza, che prometteva lotta dura alle lobby della grande finanza Usa e del Pentagono. All’epoca seguivo in America la campagna elettorale e decisi di non lasciarmi annebbiare dalla retorica collettiva ma di analizzare l’indole del personaggio e, soprattutto, le sue reali relazioni con il potere che conta. Trovati i riscontri, scrissi, in perfetta solitudine, che Obama non avrebbe fatto nulla di quanto prometteva e che le lobby messe sotto accusa per il crash del 2008 avrebbero mantenuto la propria influenza; una verità che oggi è una banalità. Sei anni fa era eresia.
Ho applicato lo stesso approccio a Renzi.