SE UNA PERSONA NON HA PIU' SOGNI, NON HA PIU' ALCUNA RAGIONE DI VIVERE. SOGNARE E' NECESSARIO, ANCHE

Era tutto pronto, 'Spelacchio' stava per lasciare piazza Venezia quando, verso le 13, è arrivato lo stop.

Le operazioni di rimozione del discusso albero di Natale di Roma, famoso in tutto il mondo per la sua bruttezza, sono state fermate:
"Non c'è l'autorizzazione del Comune". E così l'albero viene riaddobbato.

Anche oggi, però, romani e turisti hanno immortalato con foto e video l'albero mentre gli operai stavano staccando gli addobbi dai rami
finché non è stato bloccato tutto perché, da quanto si apprende dal Campidoglio, non sarebbe arrivata alcuna autorizzazione a procedere allo smontaggio.

Un stop improvviso che arriva quando, già nelle scorse ore, sono stati rimossi i bigliettini che bambini e adulti
hanno voluto appendere nel periodo delle festività natalizie come segno di solidarietà per un albero che è morto dopo pochi giorni dalla sua installazione
 
:banana::banana::banana: Napoli - E vai a capire, ora, chi è che ha sbagliato i calcoli: i progettisti o i direttori dei lavori? Perché la differenza non è di qualche centimetro ma di ben 14 metri.

Dai 25 dei vecchi treni ai 39 dei nuovi, previsti dal contratto.
E vai a capire, ora, chi è che si prenderà la briga di spiegare ai napoletani che la nuova metropolitana,
costata un centinaio di milioni di euro, non potrà impiegare i convogli di ultima generazione
perché non possono essere calati sui binari, con le gru, dall'unico foro disponibile che è largo, appunto, 27 metri.

l'Anm, che gestisce sia il ferro che la gomma, da una manciata di giorni, è stata ammessa al concordato preventivo
per provare a evitare un crac che avrebbe conseguenze devastanti non solo sull'immagine dell'amministrazione del sindaco Luigi de Magistris,
già di per sé non proprio brillante, ma soprattutto sulla vita di centinaia e centinaia di lavoratori che perderebbero lo stipendio.

A oggi, l'Anm conta qualcosa come 200 milioni di euro di deficit e tutta una serie di conflitti sindacali e dirigenziali quasi impossibili da risolvere.
Tensioni che partono dagli assurdi superminimi da 100mila euro pagati ai semplici funzionari, nonostante le casse quasi vuote,
e finiscono con l'altissima percentuale di assenteismo tra i dipendenti, che barano spesso e volentieri coi certificati di malattia,
passando per l'obsolescenza dei bus vecchi di quasi venti anni, in alcuni casi, che sono un rischio per chi li porta e per chi li frequenta da utente.

L'ultimo infortunio però è quasi fantozziano, e riguarda la linea 6 della Metropolitana che, l'anno prossimo,
dovrebbe aprire i battenti con l'inaugurazione di due fermate: Arco Mirelli e Piazza San Pasquale.
Entrambe a Chiaia, nel salotto buono della città. Costo un centinaio di milioni, e sei anni di lavori.

Peccato però che nessuno si sia accorto che i convogli da 39 metri, che dovrebbero collegare il centro con l'area occidentale della città,
siano troppo lunghi per essere calati con le gru sui binari del capolinea. Possibile che nessuno abbia dato uno sguardo alle carte?

Sì, possibile. Anzi sicuro considerato che i tecnici hanno dovuto trovare un escamotage per non alzare proprio bandiera bianca e decretare il fallimento totale del progetto.
Come ha raccontato il quotidiano Il Mattino, saranno utilizzati i convogli da 25 metri, quelli comprati in vista dei mondiali di calcio di Italia 90.
Roba di trent'anni fa che, ovviamente, esporrà l'Anm al più classico dei problemi: i lavori di manutenzione ordinaria e straordinaria.
I pezzi di ricambio, strano ma vero, dopo così tanto tempo non si trovano più, e quelli che ci sono in giro costano un botto.
E se bisogna fare una revisione a un mezzo, è necessario portare prima fuori circuito e poi caricare il convoglio su un camion
e trasferirlo nell'officina dell'azienda alla modica cifra di 40mila euro a viaggio. Conveniente, eh?
 
Ci sarebbe anche un altro sistema, volendo proprio essere ottimisti:

costruire un parcheggio a raso, nel quartiere di Bagnoli, a una decina di chilometri dalle stazioni,
dove posizionare sui binari i nuovi convogli, quelli da 39 metri, e creare una bretella di collegamento con la linea 6.

Tempo minimo di realizzazione: altri cinque anni. E altri soldi che proprio non ci sono.
 
I dati bisogna darli tutti e saperli leggere.

Cala la disoccupazione, aumentano gli occupati dipendenti ma, come già segnalato, in particolare quelli a termine.

Nell’analisi dei dati del mese di novembre, l’Istat ha rilevato che il tasso di disoccupazione rispetto a ottobre, è sceso dello 0,1 percentuale (11,1%)
e che in particolare nella fascia 15-24 anni è calato di 1,3 punti (32,7%).

L’istituto rivela anche che cresce soprattutto l’occupazione dipendente (+497.000 occupati dipendenti rispetto a novembre 2016),
e tra questa quella a termine (+450.000 unità a fronte di appena 48.000 in più a tempo indeterminato).

Rispetto a ottobre gli occupati dipendenti sono aumentati di 68.000 unità (+14.000 permanenti e +54.000 a termine).
 
ROMA – Terremoti, c’è un lago di magma sotto il Sannio.
E questa sorgente di materiale incandescente è con tutta probabilità anche la sorgente di terremoti nell’Appennino meridionale.
Non solo quindi lo scontro tra le faglie, anche la forza del magma che preme da 20/25 chilometri di profondità.
Insieme determinano l’alta sismicità della zona su della catena appenninica.

Una sequenza di terremoti anomali con magnitudo fino a 5 nell’Appennino meridionale aveva attirato tra il 2012 e il 2013 l’attenzione degli scienziati.
I fenomeni sismici registrati dall’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia nell’area Sannio-Matese, tra Campania e Puglia,
erano troppo profondi e intensi rispetto a quanto atteso nella zona.
Ora i geologi e i sismologi dell’Università di Perugia e dell’Ingv hanno scoperto il motivo:
proprio sotto la catena dell’Appendino meridionale si cela una sorgente di magma, che risalendo libera gas e provoca terremoti di magnitudo significativa.

Lo studio che rivela la presenza della sorgente magmatica è stato pubblicato sulla rivista Science Advances
e svela la presenza di magma in profondità proprio nell’area Sannio-Matese.
Proprio la sorgente è la causa dei terremoti anomali, dato che quelli registrati nell’Appennino e nelle Alpi sono riconducibili ad un altro tipo di fenomeno,
cioè lo scorrimento tra due placche tettoniche che libera energia sotto forma di sisma.
Nel caso osservato dagli scienziati invece, quando il magma inizia a risalire la struttura montuosa,
libera dei gas e dell’energia che impatta sulla struttura, sulla composizione e sulla sismicità della zona interessata.
 
Al Metropolitan Museum di New York scatta il biglietto obbligatorio

Anche il Metropolitan Museum of Modern Art di New York si arrende: dal 1° marzo i non residenti dovranno obbligatoriamente pagare un biglietto dal costo di 25 dollari per entrare nella più grande e famosa istituzione culturale del mondo. Dopo quasi 50 anni finisce la politica del “pay as you wish”, che consentiva a tutti di entrare al museo con un’offerta volontaria, una soluzione molto gradita da numerose generazioni di studenti e turisti. Ma negli ultimi 13 anni, mentre i visitatori sono passati da 4,7 a 7 milioni, la percentuale di persone che pagava la somma volontaria suggerita, 25 dollari, è passata dal 63 al 17%, decretando la fine del lungo esperimento. Ora i 25 dollari li pagheranno tutti, meno le persone che risiedono nello Stato di New York e che dovranno mostrare un documento alla biglietteria.


Sono ancora riuscito ad entrare con un dollaro:)
 
Di male in peggio. Così non si può. Mancanza di coerenza ora. E dopo ?

"Io non credo sia più il momento per l'Italia di uscire dall'euro perché l'asse franco-tedesco non è più così forte,
e spero di non arrivare al referendum sull'euro che comunque per me sarebbe un'estrema ratio", ha dichiarato il candidato premier pentastellato.

Che poi ha aggiunto: "Noi diamo 20 miliardi di euro alla Ue, dobbiamo contare e andare a quei tavoli per cambiare le regole".

Neanche un mese fa, Di Maio aveva detto l'opposto:
"Se si dovesse arrivare al referendum è chiaro che io voterei per l’uscita, perché significherebbe che l’Europa non ci ha ascoltato".
 
La Cina continua a tessere la sua rete in Afghanistan e mette a segno un altro colpo di fondamentale importanza per essere coinvolta nel futuro del Paese.

Secondo quanto confermato dal generale afghano Dawlat Waziri all’agenzia in lingua russa, Ferghana,
che si occupa delle ex repubbliche socialiste dell’Asia centrale, la Cina si è impegnata a costruire,
finanziare ed equipaggiare
con uniformi, armi e rifornimenti, una base per le forze di sicurezza afghane nella provincia del Badakhshan.

L’accordo è stato raggiunto nell’incontro fra i funzionari della Difesa afghani con quelli cinesi a Pechino, avvenuto a dicembre.
Un vertice molto importante che ha rappresentato il preludio di quello avvenuto il 27 dicembre fra i rappresentanti degli Esteri di Cina, Afghanistan e Pakistan sempre nella capitale cinese.

Con una popolazione di meno di un milione di abitanti e incastonata tra Cina, Pakistan e Tagikistan, la provincia del Badakhshan
rappresenta una zona strategicamente unica per gli interessi di molti Stati, in particolare per la Cina,
dal momento che il corridoio del Vacan, appartenente alla provincia in questione, s’insinua per più di 250 chilometri in territorio cinese
si congiunge proprio con la più instabile e pericolosa regione cinese: lo Xinjiang.

Per Pechino diventa quindi fondamentale, come prima mossa nel suo progressivo coinvolgimento in Afghanistan,
iniziare a mettere piede – indirettamente – nella prima provincia confinante, che è anche uno dei canali di collegamento fra i terroristi uiguri e quelli che imperversano nel territorio afghano.

Una ragione spiegata all’agenzia Ferghana anche da una fonte del ministero della Difesa di Kabul che però ha voluto rimanere anonima.
“La parte cinese è preoccupata dal fatto che gli uiguri, che ora sono tra i terroristi, possano recarsi nel territorio della Cina
attraverso l’Afghanistan e diventare un problema per le autorità cinesi”.

Non va, infatti, dimenticato che gli uiguri, oltre a essere presenti in Siria, hanno anche una buona presenza nella parte settentrionale dell’Afghanistan,
territorio più facilmente raggiungibile e collegato fisicamente con la Cina.
Controllare quel territorio, anche solo indirettamente attraverso le forze di sicurezza afghane,
per Pechino significa assicurarsi la stabilità di una regione a ridossi dello Xinjiang
e iniziare quel graduale inserimento nello scenario politico e strategico del teatro afghano
per intraprendere i passi necessari allo sviluppo della propria rete infrastrutturale e commerciale.
 
Non c’è soltanto un motivo legato alla sicurezza interna a muovere le ragioni della Cina per la costruzione della base,
che, va ricordato, sarà gestita e presidiata solo da forze afghane e non cinesi.

La posizione della base è infatti strategica anche perché posta lungo il confine con il Tagikistan,
in modo da garantire la sicurezza dei traffici commerciali con l’Afghanistan.
Ma è anche posta in una regione che collega questi tre Paesi al Pakistan, ormai sempre più legato ai piani di Pechino,
e che servirà a controllare i collegamenti fra la Cina e le aree d‘interesse economico cinese in Afghanistan.

Cina, Afghanistan, Tagikistan e Pakistan sono membri del Meccanismo quadrilaterale di coordinamento e cooperazione
,
un nuovo formato di cooperazione costituito nel 2016 e che rappresenta un’organizzazione volta a promuovere la sinergia militare
e dell’antiterrorismo di questi quattro Paesi, con la Cina, naturalmente, a svolgere un ruolo predominante.

L’esercito cinese e quello tagiko hanno svolto nel 2016 le prime esercitazioni militari congiunte proprio nella provincia tagika
al confine con il Badakhshan e il coordinamento con Dušanbe serve a Pechino anche per inserirsi in un’area in cui, fino a pochi anni fa,
l’unica potenza asiatica a poter fare da dominus sembrava essere la Russia.

Inserendosi in Afghanistan, promuovendo il dialogo fra Kabul e i talebani, alleandosi con il Tagikistan e strappando il Pakistan agli Stati Uniti,
la Cina ha mosso le pedine giuste per conquistare l’Asia centrale.

E Xi Jinping può iniziare da qui la vera creazione del suo progetto cardine: la cosiddetta One Belt One Road.
 
Siamo in Stazione Centrale a Milano, non nel bosco di Morterone, però nessuno fa nulla.
....ma tanto il sindaco è impegnato a comprare le piante per expo al quintuplo del prezzo base.

Ieri sera Striscia ha mandato in onda le immagini (guarda il video).
Il tutto, peraltro, è avvenuto a pochi passi dalle camionette della polizia e dell'esercito schierate a difesa della sicurezza della stazione di Milano.
 

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