SE UNA PERSONA NON HA PIU' SOGNI, NON HA PIU' ALCUNA RAGIONE DI VIVERE. SOGNARE E' NECESSARIO, ANCHE

Dico sempre. La propria libertà finisce dove inizia la libertà del vicino. E viceversa. Un ambito ristretto.
C'è poi chi si allarga. E c'è chi non capisce questo concetto di libertà.....e di pace e tranquillità.

BELLANO – Ha sparato al pastore tedesco del vicino con la sua carabina ad aria compressa
perché infastidito dall’abbaiare del cane, denunciato per maltrattamento animale un 45enne di Bellano.
Il cane, colpito e ferito, è in prognosi per qualche giorno.

La scientifica risalendo alla balistica dei colpi ha individuato la casa dell’uomo,
la mobile, poi, ha perquisito l’abitazione trovando l’arma. L’uomo ha, quindi, confessato.
 
Nel mio condominio c'è una cagnetta. Una bassottina che - di giorno e di sera -
vive sul terrazzo, lasciata da chi va al lavoro. Ad ogni passaggio abbaia.
Riesce ad abbaiare persino quando è in casa e percepisce un rumore.

Non dico di spararle, ma .......qualcosina i padroni dovrebbero fare. O No ?
 
PCI .........anpi ........PD

È stato Avvenire, il quotidiano dei vescovi, che è andato a scovare quello che è presumibilmente l’ultimo testimone oculare dell’esumazione delle foibe.
È un ex vigile del fuoco di 97 anni, Giuseppe Comand, che ricorda vividamente quegli anni e quei momenti:

«L’odore dei corpi in decomposizione era pestilenziale, l’aria irrespirabile fino a chilometri di distanza.
I miei compagni coraggiosi, Vigili del Fuoco di stanza a Pola, buttavano giù cognac prima di calarsi nella foiba:
scendevano per centinaia di metri con due corde e una specie di seggiolino, mettevano il cadavere nella cassa
e davano quattro colpi di corda, il segnale per dire tiratemi su».

Scrive Avvenire: “Oggi ha 97 anni, ne aveva 23 in quei drammatici giorni, dopo l’Armistizio dell’8 settembre 1943,
quando nelle regioni giuliane l’improvviso cambio di fronte lasciò i cittadini italiani tra due fuochi,
i partigiani comunisti di Tito da una parte (e quelli italiani), gli ex alleati nazisti dall’altra.

«Certo non ero un eroe», racconta oggi Comand nella sua casa di Latisana, «la stessa in cui venni al mondo il 13 giugno del 1920»,
di tutto cioè gli importava «fuorché della guerra: io volevo solo tornarmene a casa mia».
“Nel 1941 – continua Avvenire – fu scelto tra un gruppo di militari trasferiti a Sussak, nei pressi di Fiume (allora Italia, oggi Croazia)
per unirsi al corpo dei Vigili del Fuoco, con l’incarico di magazziniere e come addetto alla compilazione dei figli di marcia.

«Ricordo perfettamente l’8 settembre, quando il capitano Casati ci annunciò la fine della guerra,
poi mi consegnò dei documenti da portare a Tersatto, vicino a Fiume, al colonnello…
Ma alla scrivania del colonnello trovai seduto Marko, un croato sui 40 anni, il figlio dell’oste, che mi disse
«da oggi il colonnello non c’è più, sono io il comandante di tutti i partigiani della zona».

Ero amico di sua sorella Beba, così mi offrì di vestirmi in abiti civili e disertare.
Lui mi avrebbe fatto scortare fino a Monfalcone, poi mi sarei arrangiato fino a Latisana…
Ma sarebbe stato alto tradimento verso i miei compagni, così rifiutai. L’unica volta che feci l’eroe mi misi da solo nei guai…».

“Perché da quel giorno l’Istria conobbe la prima ondata di pulizia etnica da parte dei partigiani comunisti di Tito,
che rastrellavano di casa in casa i cittadini italiani e li gettavano nelle foibe”.

Racconta ancora Comand all’Avvenire: «La mia compagnia si mise in cammino cercando di raggiungere Trieste
ma le strade erano infestate dai partigiani con la stella rossa, per cui dovemmo deviare tra Pisino e Pola e più volte rischiammo la pelle.
A Pola ci accampammo nel campo sportivo militare, senza né acqua né cibo.
La prima notte siamo stati accerchiati dai titini poi, dalla padella alla brace, siamo caduti nelle mani dei tedeschi:
ci tolsero le stellette e ci giurarono che se fossimo scappati le nostre famiglie sarebbero state internate in Germania.
Ed è allora che ci destinarono a riesumare dalle foibe quei poveri corpi, in aiuto ai Vigili del Fuoco di Pola guidati dal mitico maresciallo Harzarich…».

“Arnaldo Harzarich (di Pola, morto esule a Merano nel 1973) – specifica il quotidiano della Cei – Medaglia d’oro al Valor Civile,
dall’ottobre del ’43 perlustrò con la sua squadra alcune foibe, recuperando oltre 250 salme.
A guerra finita, nel 1945 presentò alle autorità alleate la preziosa documentazione, descrivendo foiba per foiba l’attività svolta e i riconoscimenti fatti.

«A Vines si calò per primo, senza indossare la maschera, ma dovette presto risalire per i miasmi.
Ero così impressionato che gridai al maresciallo fascista che ci aveva in consegna di spararmi
perché non sarei mai sceso in quel budello spaventoso, così mi permise di recuperare altri morti,
sotto le macerie di una casa di Pisino bombardata dai tedeschi per una rappresaglia.
Ricordo che dovevo ritrovare la salma di Toni Fornèr, il soprannome del panettiere,
e le due figlie ogni giorno venivano a chiedere se avevamo trovato il loro papà».

La squadra, racconta Comand, si calava ogni giorno nelle depressioni carsiche con gli autorespiratori sulla schiena, solo così si poteva lavorare.

Conclude il suo reportage Avvenire: “Conscio di essere l’ultimo testimone oculare tra gli uomini che videro risalire a grappoli
i corpi dei nostri italiani innocenti dalle profondità delle Foibe (da allora mai più nessuno è sceso a recuperare le altre migliaia di vittime),
sente il dovere della testimonianza”: «Io che ho visto, sto male quando qualcuno osa negare gli eccidi di Tito e le Foibe.
Basterebbe scendere oggi sul fondo delle tante rimaste inesplorate e continuare il lavoro del maresciallo Harzarich. Quanta povera gente è là sotto insepolta».
 
Non trovo commento per tale notizia. 5 anni di lavori forzati a tutti e 3

Il rimprovero di un’insegnante di educazione fisica ha fatto scattare la protesta dei genitori
che si sono recati a scuola e hanno picchiato il docente con calci e pugni, provocandogli la rottura di una costola.

È successo stamani ad Avola (Sr).

Secondo i carabinieri, che hanno denunciato la coppia per lesioni e interruzione di pubblico servizio, i genitori, 47 anni lui e 33 lei,
si sono recati nell’istituto Vittorini contattati dal figlio dodicenne che aveva riferito di essere stato rimproverato dall’insegnante.

La coppia ha aggredito, sotto gli occhi degli altri studenti, l’insegnante che è stato costretto a fare ricorso alle cure dei medici dell’ospedale Di Maria di Avola.
 
....................................................................................toc toc meglio la chiesa oppure i clandestini ?
E quella storia dei 50 milioni di Euro investiti dai francescani e scomparsi nel nulla ?

La ruspa entra in azione, si muove inesorabile e colpisce con la durezza dell’acciaio il muro della chiesa di San Lamberto,
piccolo tempio cattolico della cittadina di Immerath nella Renania Settentrionale-Vestfalia.

In due giorni, la chiesa si è trasformata in un cumulo di macerie
.
Al suo posto nient’altro che uno spazio vuoto, che servirà per espandere la vicina miniera di carbone di Garzweiler.

Alcuni dicono che servirà per un nuovo deposito, altri per allargare le vie di accesso.
Ed è questo il motivo della demolizione, decisa già dal 2013, quando il tribunale federale decise
che le ragioni della popolazione locale, degli ecologisti e di coloro che lottavano per mantenere in piedi una vecchia chiesa
(sconsacrata ma nel cuore dei fedeli locali), fossero meno importanti dell’interesse pubblico ad aumentare la capacità estrattiva di quella miniera di carbone.

Oggi, quella chiesa costruita dalla comunità cattolica locale nel 1893 già non esiste più.
E con essa, va detto, se ne va anche un pezzetto di Europa
che si sta lentamente facendo parte per cedere
all’impeto della modernità, della produzione, dei ritmi frenetici del mercato.

Un’Europa che preferisce allargare un deposito di carbone piuttosto che mantenere in piedi una struttura che,
dopo più di un secolo, rimaneva lì, a ricordare che una tradizione religiosa, ma prima ancora culturale, esisteva e dovrebbe continuare ad esistere.
 
Purtroppo questo non è il primo caso di vecchie chiese sconsacrate e abbattute per le leggi del mercato.
E in questo, è la Chiesa, quella con la “c” maiuscola, ad esserne in qualche modo complice.

Se si rendono i templi dei luoghi soggetti alle più fredde leggi del mercato, è chiaro che una chiesetta di paese,
sempre meno frequentata e con pochi sacerdoti a disposizione, diventa un costo e non una risorsa.
Ma può un tempio, di qualunque fede, così come un monumento civile, diventare oggetto di mercato e trasformarsi in una mera questione di convenienza?

A questa domanda, purtroppo, l’Europa sta già rispondendo positivamente. La Francia in questo è purtroppo all’avanguardia.
Nonostante la presenza del cristianesimo da circa 1500 anni, molte chiese, specialmente quelle più piccole e periferiche, sono lasciate all’incuria e all’abbandono.
Mancano i fedeli, i parroci, i soldi, e allora è la stessa curia a venderle ai privati
,
che decidono di abbatterle per costruirci qualcosa di più fruttuoso come un parcheggio, un centro commerciale, un cinema, oppure le convertono in palestre, uffici, alberghi.

E se non è la curia a occuparsene, sono i sindaci, che per motivi di cassa o ideologici,
preferiscono demolire il patrimonio culturale e storico della propria città piuttosto che tenerlo in piedi come ultimo simbolo di una tradizione più grande
.

Nel 2016 fu emblematico il caso della chiesa di Santa Rita, a Parigi, abbattuta per un parcheggio.
A nulla valsero le proteste dei fedeli barricati dentro la chiesa: furono gli stessi poliziotti a sgomberarla e trascinare via il parroco per permettere la distruzione.
Sono state sette le chiese abbattute nel 2016 in Francia. Come scrisse Giulio Meotti per Il Foglio:
“Si va dalla cappella di San Bernardo a Clairmarais alla chiesa di Ferrandière a Villeurbanne.
Assieme a quelle distrutte, nel 2016 lo stato francese, che gestisce parte dei luoghi di culto dal 1905, ha sconsacrato e messo in vendita altri 26 luoghi di culto cristiani”.

Questa furia secolarizzatrice è un simbolo del processo di perdita d’identità che sta subendo l’Europa.
L’immagine di una chiesa di pietra devastata per costruire spianate di asfalto è un qualcosa che colpisce non soltanto gli occhi, ma anche la mente.
Perché fa comprendere non tanto la fine inesorabile di un certo tipo di cultura europea,
ma l’assoluta normalità con cui questo avviene, come se ci trovassimo di nuovo in periodi oscuri della storia.

Non è la devastazione barbara di terroristi né di regimi totalitari, ma una distruzione più subdola e “politically correct” che, comunque, porta allo stesso risultato.

Difficile dire se questa sia la causa o l’effetto dello scollamento dell’Europa dalle sue radici. Ma sta di fatto che le stiamo perdendo.
Cosa che invece non fanno le altre religioni.

Basti pensare a un dato, come cita l’articolo del Foglio, le moschee registrate, in Francia, sono circa 2.390.
Nel 2003 quelle registrate erano 1.545
.

Un dato su cui riflettere, non per islamofobia, ma per comprensione della strana evoluzione che sta subendo il nostro continente.

Se una chiesa viene abbattuta perché inutile mentre si vendono a pochi euro terreni per costruire altri luoghi di culto di altre religioni, qualcosa, evidentemente, sta succedendo.
 
Chissà cosa succederà da noi ......

Cento giorni di stallo

I negoziati sono iniziati dopo il fallito tentativo di dar vita - all'indomani delle elezioni politiche del 24 settembre - ad una coalizione Giamaica
(dal nome dei colori dei partiti chiamati a farne parte, Cdu, liberali della Fdp e Verdi).

Se si dovesse raggiungere un accordo il team di negoziatori della Spd dovrà comunque passare la parola al partito, riunito in congresso il 21.
Solo allora, dopo la sua approvazione, si potrà parlare di via libera formale a veri e propri negoziati di coalizione.

La cancelliera Angela Merkel l'ha ammesso nella giornata in cui si concludono i colloqui esplorativi con i socialdemocratici di Martin Schulz.
"Ci sono ancora dei grossi ostacoli sulla via, che devono essere rimossi" e questo ultimo giorno di discussioni "sarà duro",
ha dichiarato Merkel all’arrivo nella sede dei socialdemocratici a Berlino.
 
Che scompiscio........

Erano bastati pochi mesi dall'insediamento a Torino del sindaco Appendino perché la prima grana cadesse sul capo di Deborah Montalbano,
consigliera grillina sotto accusa per gli affitti non pagati di una casa popolare alle Vallette.

Una questione ingombrante destinata a non rimanere solitaria, perché a farle compagnia - dice il dorso torinese di Repubblica -
c'è ora una relazione che racconta di come abbia utilizzato un'automobile di servizio per questioni personali.

Domani sera gli attivisti a Cinque stlle si riuniranno per discutere di questo punto e dei 250 euro di rimborsi chiesti sempre dalla Montalbano per i taxi.
Gravi o meno che siano le sue azioni, potrebbe essere la scusa per fare fuori la consigliera.
 
Come riportato da RussiaToday, citando fonti del Ministero della Difesa russo,
il governo di Mosca è intervenuto nuovamente sull’attacco contro la base di Latakia:

“Un velivolo di ricognizione americano – si legge – Era in volo nella zona della base nel momento dell’azione terroristica.
Durante l’attacco, era in volo un aereo Poseidon che ha attraversato il Mar Mediterraneo
tra Tartus e Hmeimim per più di quattro ore ad un’altitudine di settemila metri”.

La nota del Ministero della Difesa parla di ‘strana coincidenza’, senza quindi esplicitare il sospetto del coinvolgimento dell’aereo statunitense nell’attacco terroristico.
L’individuazione del Poseidon, aereo costruito dalla Boeing ed entrato in funzione come pattugliatore marittimo dell’US Navy nel 2014,
secondo i vertici della difesa russa è stata possibile accertarla diverse ore dopo l’attacco contro la base militare.

Ma quella della presenza dell’aereo USA sopra la costa siriana nello scorso 6 gennaio, non è l’unica scoperta fatta dalla Russia in queste ore:
in particolare, è stata ufficialmente svelato il luogo da cui sono partiti i tredici droni; come riportato dall’agenzia TASS,
i velivoli senza pilota hanno percorso quasi 100 km e si sono alzati in volo dalla cittadina di Muazzara, la quale si trova all’interno della provincia di Idlib.

Il fatto non è di poco conto: in tanti infatti, tra i vertici della difesa russa e siriana, hanno temuto che l’attacco potesse essere partito direttamente
da zone controllate dall’esercito con lo spauracchio quindi di avere, all’interno dei territori governativi,
cellule dormienti in grado di mettere a repentaglio la sicurezza degli obiettivi più sensibili.

Con l’individuazione del luogo da cui è partito l’attacco, il quale si trova invece in zone attualmente in mano ai ribelli,
sparisce questa prospettiva ma si apre un’altra questione: essendo quelle zone controllate da sigle vicine alla Turchia,
il Ministero della Difesa russo ha scritto al capo di Stato Maggiore della difesa di Ankara affinché, si legge,
“Vengano intensificati gli sforzi per incrementare i punti di osservazione nelle zone di de – escalation di Idlib, prevenendo simili attacchi”.
 
Ma il problema - secondo Voi - è di tipo ambientalistico, oppure i cinesi che non la comprano più ?

Sta per arrivare, direttamente da Bruxelles, un nuovo balzello. Questa volta si tratta della "tassa sulla plastica".

Ad annunciare la proposta della nuova imposta è stato il commissario responsabile del Bilancio, Guenther Oettingher.
Di fatto il balzello, secondo quanto sostiene Oettingher servirà a ridurre l'uso e la produzione di plastica.
Di fatto il commissario Ue ha provato a spiegare i motivi della proposta che verrà fatta in Commissione:

"La plastica vecchia, i sacchetti di plastica, il materiale di imballaggio vanno in Cina e diventano giocattoli per i nostri bambini.
Ma dal 1 gennaio la Cina non prende più rifiuti plastici".


Secondo Oettinger, "nell’interesse dei mari, degli animali, dei pesci e dei mammiferi,
nell’interesse dei nostri paesaggi dobbiamo ridurre la quantità di plastica utilizzata. Ecco perchè ci sarà una tassa sulla plastica", ha detto il commissario.

Ma su un punto chiave Oettingher non ha dato spiegazioni: la tassa la pagheranno i produttori o i consumatori?
"Dobbiamo vedere come ridurre la quantità generale di plastica, se partiamo dalla fabbricazione o alla fine della catena di consumo", ha affermato.
 

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