Purtroppo questo non è il primo caso di vecchie chiese sconsacrate e abbattute per le leggi del mercato.
E in questo, è la Chiesa, quella con la “c” maiuscola, ad esserne in qualche modo complice.
Se si rendono i templi dei luoghi soggetti alle più fredde leggi del mercato, è chiaro che una chiesetta di paese,
sempre meno frequentata e con pochi sacerdoti a disposizione, diventa un costo e non una risorsa.
Ma può un tempio, di qualunque fede, così come un monumento civile, diventare oggetto di mercato e trasformarsi in una mera questione di convenienza?
A questa domanda, purtroppo, l’Europa sta già rispondendo positivamente. La Francia in questo è purtroppo all’avanguardia.
Nonostante la presenza del cristianesimo da circa 1500 anni, molte chiese, specialmente quelle più piccole e periferiche, sono lasciate all’incuria e all’abbandono.
Mancano i fedeli, i parroci, i soldi, e allora è la stessa curia a venderle ai privati,
che decidono di abbatterle per costruirci qualcosa di più fruttuoso come un parcheggio, un centro commerciale, un cinema, oppure le convertono in palestre, uffici, alberghi.
E se non è la curia a occuparsene, sono i sindaci, che per motivi di cassa o ideologici,
preferiscono demolire il patrimonio culturale e storico della propria città piuttosto che tenerlo in piedi come ultimo simbolo di una tradizione più grande.
Nel 2016 fu emblematico il caso della chiesa di Santa Rita, a Parigi, abbattuta per un parcheggio.
A nulla valsero le proteste dei fedeli barricati dentro la chiesa: furono gli stessi poliziotti a sgomberarla e trascinare via il parroco per permettere la distruzione.
Sono state sette le chiese abbattute nel 2016 in Francia.
Come scrisse Giulio Meotti per Il Foglio:
“Si va dalla cappella di San Bernardo a Clairmarais alla chiesa di Ferrandière a Villeurbanne.
Assieme a quelle distrutte, nel 2016 lo stato francese, che gestisce parte dei luoghi di culto dal 1905, ha sconsacrato e messo in vendita altri 26 luoghi di culto cristiani”.
Questa furia secolarizzatrice è un simbolo del processo di perdita d’identità che sta subendo l’Europa.
L’immagine di una chiesa di pietra devastata per costruire spianate di asfalto è un qualcosa che colpisce non soltanto gli occhi, ma anche la mente.
Perché fa comprendere non tanto la fine inesorabile di un certo tipo di cultura europea,
ma l’assoluta normalità con cui questo avviene, come se ci trovassimo di nuovo in periodi oscuri della storia.
Non è la devastazione barbara di terroristi né di regimi totalitari, ma una distruzione più subdola e “politically correct” che, comunque, porta allo stesso risultato.
Difficile dire se questa sia la causa o l’effetto dello scollamento dell’Europa dalle sue radici. Ma sta di fatto che le stiamo perdendo.
Cosa che invece non fanno le altre religioni.
Basti pensare a un dato, come cita l’articolo del
Foglio,
le moschee registrate, in Francia, sono circa 2.390.
Nel 2003 quelle registrate erano 1.545.
Un dato su cui riflettere, non per islamofobia, ma per comprensione della strana evoluzione che sta subendo il nostro continente.
Se una chiesa viene abbattuta perché inutile mentre si vendono a pochi euro terreni per costruire altri luoghi di culto di altre religioni, qualcosa, evidentemente, sta succedendo.