Ci sono cascati anche altri, più grossi di voi....
Trevi
di Redazione del 23-03-2004
da Finanza&Mercati del 23-03-2004
[Nr. 57 pagina 2]
Quando il signor Trevisani ebbe l’idea di battezzare la sua azienda semplicemente Trevi, probabilmente si sentì un piccolo genio del copyright capace di abbinare il richiamo alle origini familiari con le suggestioni di uno dei monumenti italiani più importanti: un bel biglietto da visita per chi frequenta i mercati globali. Ma il povero signor Trevisani non immaginava di sicuro le perverse conseguenze di quel colpo di genio.
Ieri, fin dalle prime battute, sul malcapitato titolo della multinazionale tascabile di Cesena si è scatenata una pioggia di vendite degna di un uragano: 790mila azioni contro una media di 49mila. Non stupisce, di fronte a questi numeri, il crollo fino al 9 per cento. Eppure, a giudicare dai conti, non si capisce l’accanimento dei venditori: la Trevi si accinge infatti a confermare i dati del preconsuntivo 2003, che registra un aumento del fatturato (+9%) migliore del budget. Non solo. In occasione del cda, probabilmente, verranno annunciate nuove commesse in grado di mettere il portafoglio 2004 al riparo da sgradite sorprese. Il portafoglio, non l’azione. Perchè non c’è contratto in grado di mettere al riparo dalla maledizione di un nome.
Le vendite su Trevi, infatti, nulla hanno a che vedere con l’andamento delle perforazioni terrestri o sottomarine; sono una diretta conseguenza dell’allarme sui veicoli finanziari utilizzati da Capitalia per le operazioni di cartolarizzazione. Anche l’istituto capitolino ha deciso di far ricorso al nome Trevi, battezzando Trevi 1, Trevi 2 e così via le società scelte per le operazioni sul patrimonio immobiliare. Ma attorno alle Trevi di Capitalia si respira da tempo aria elettrica, tanto che il negative watch di Moody’s alle notes di classe B ha fatto temere che l’intero patrimonio potesse precipitare sotto la soglia dell’investment grade. Naturalmente il pericolo non sussiste, perché anche in caso di bocciatura il giudizio su Trevi resterebbe al di sopra dell’investment grade. L’unico a rischiare, insomma, sembra essere il povero signor Trevisani.