SI PUO' CHIUDERE GLI OCCHI SULLA REALTA' , MA NON SUI RICORDI

Ma cosa mi fa la gretina ?

L'aereo? È un mezzo di trasporto veloce e relativamente economico, con cui andare in ogni parte del mondo.

Chiaro, ha una controindicazione: inquina, come tutte le attività svolte ogni santo giorno dagli esseri umani. Persino respirare ......

È per questo che in Svezia - patria dell'attivismo ecologista tanto di moda di questi tempi grazie al successo dell'ambientalismo un tanto al chilo di Greta Thunberg -
sta prendendo sempre più piede una battaglia contro l'uso dell'aereo e a favore del treno.
Si chiama "flygskam", tradotto letteralmente come "vergogna di volare". Vergogna per l'impatto negativo che l'aereo produce sull'ambiente.

Sono decine gli svedesi che ogni giorno condividono sui social le immagini di loro in treno, accompagnate dall'hashtag #flygskam.
Si sentono utili, appaiono sinceramente convinti che avrebbe il loro apporto alla salvaguardia del pianeta.

Peccato che le emissioni derivanti dal traffico aereo, come riporta forbes.com, incidano solo per il 3 per cento
di quelle complessivamente prodotte dall'Unione Europea.

Ma loro vanno avanti lo stesso, convinti che boicottare le compagnie aeree sia uno strumento decisivo per contrastare i cambiamenti climatici.

Per carità, il treno inquina meno dell'aereo. http://www.ilpost.it/2019/04/16/aereo-cambiamento-climatico-svezia-greta-thunberg/
 
Quanto vale l’Unione Europea?

Quanto valgono gli “Ideali europei”. Un morto, 10 morti, 100 morti?
Sicuramente per Fubini, il noto giornalista del Corriere, valgono almeno 700 bambini. Chi lo dice? Lui stesso.

Vi invito a guardare l’estratto di questa intervista a TV2000, la TV dei vescovi italiani,
in cui candidameente confessa di aver saputo che l’aumento della mortalità infantile in Grecia
ha portato alla morte di almeno 700 bambini, ma di averlo nascosto all’epoca al Corriere,
di non averne scritto, per non dare delle armi ai movimenti contrari all’Unione Europea.

"C'è un articolo che non ho voluto scrivere sul Corriere della Sera:
guardando i dati della mortalità infantile in Grecia mi sono accorto che con la crisi sono aumentati i decessi di bambini"
@federicofubini
a #TGtg @TV2000it @donvaccarelli #1maggio pic.twitter.com/KULdeA1yS2

— TGtg TV2000 (@TGTGTV2000) May 1, 2019

Quindi è legittimo nascondere la verità se si servono degli interessi superiori ?

Mi chiedo se questa sia stata la base anche del giornalismo in Germania durante il periodo nazista:
non scriviamo dei campi di concentramento, perchè potrebbero dar fastidio al nostro ideologo.

Il giornalismo, un buon giornalismo, dovrebbe dire TUTTO per permettere le scelte migliori,
non far finta di informare per poi guidare verso delle supposte “Finalità superiori”.

Chi lo fa non è un giornalista, non fa un servizio al giornalismo, fa perfino un cattivo servizio ai propri padroni,
perchè si comporta come un cattivo, pessimo, predicatore.
Quale credibilità può avere chi non dice la verità perchè scomoda, qual’è la sua funzione sociale?

Poi c’è un aspetto umano forse anche più inquietante: l’assoluta freddezza con la quale parla di questi 700 bambini morti in più.

Sono numeri, non esseri viventi, per lui sono probabilmente esseri inferiori.
Mi ricorda la “Banalità del male” di cui parlava Hanna Arendt, in fatto che alla fine questo appaia, e sia,
un burocrate banale dell’informazione all’interno di un meccanismo malato e fondamentalmente malato molto più ampio,
in grado di qualsiasi delitto pur di autosostenersi. . La totale mancanza di empatia di Fubini fa paura e dovrebbe farvi pensare, tutti.
 
Iter complesso quello del cd. Decreto Crescita, il cui attesissimo testo è stato finalmente, dopo la bollinatura dalla Ragioneria Generale dello Stato ,
pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 100 del 30 aprile 2019 come Decreto Legge n. 34 - Misure urgenti di crescita economica e per la risoluzione di specifiche situazioni di crisi -
Entrata in vigore del provvedimento: 01/05/2019.

Il cd. Decreto crescita, nelle intenzioni del Governo è un decreto con impostazione espansiva
che dovrebbe bilanciare la bassa crescita dell'Italia ed evitare una manovra correttiva dopo la presentazione del DEF (Documento di Economia e Finanza).

Il decreto legge dopo un travagliato iter e due delibere di approvazione, la prima il 4 e l'ultima il 23 aprile ,finalmente,
a quasi un mese dalla prima approvazione del testo, entra definitivamente in vigore.
Il testo pubblicato in Gazzetta è allegato a questo articolo.

In generale, le principali novità per imprese e operatori contenute nel testo sono le seguenti:

  • reintroduzione del super ammortamento al 130% per i titolari di reddito d'impresa, arti e professioni che effettuano investimenti in beni strumentali nuovi entro il 31.12.2019
  • proroga e rafforzamento del credito d'imposta per ricerca e sviluppo;
  • credito di imposta per la partecipazione a fiere all'estero pari al 30% con un massimo di 60 ml euro;
  • modifiche al regime dei forfetari in quanto dovranno effettuare le ritenute sui redditi da lavoro dipendenti corrisposti diventando di nuovo sostituti di imposta;
  • aumento delle quote della cd. Nuova Sabatini con aliquote differenziate per le PMI e per le grandi imprese;
  • fattura elettronica obbligatoria per le operazioni con San Marino;
  • eliminazione mini-ires sugli utili reinvestiti (introdotta dalla Legge di bilancio 2019), sostituita da una riduzione progressiva dell'aliquota dal 24% al 20,5%;
  • incentivi per le imprese che si finanziano con obbligazioni
  • aumento deducibilità IMU: passaggio della deducibilità dal 40 al 50% per il 2019 , al 60% per il 2020-2021, al 70% dal 2022;
  • riapertura della rottamazione delle multe e del tributi degli enti locali;
  • nuovo bonus per le società che acquistono un edificio, lo demoliscono e lo ricostruiscono con riduzioni delle imposte ipo-catastali
  • introduzione del cd. "marchio storico di interesse nazionale" per i marchi di almeno 50 anni i quali saranno soggetti in caso di crisi ad aiuti di Stato
  • introduzione di un nuovo tipo di impresa: la SIS "Società di investimento semplice" che può investire solo in start-up non quotate in cambio di esenzione dalle imposte sui redditi da capitale
  • tasse ridotte per le imprese che tornano in Italia e sconti fiscali per i cd. cervelli in fuga.
  • incentivi per la valorizzazione edilizia e rivisitazione del “sisma bonus”,modifiche alla disciplina degli incentivi per gli interventi di efficienza energetica e rischio sismico,
  • incentivi alle aggregazioni d’imprese,
  • incentivi per chi investe nella ricerca sulle tecnologie energetiche pulite;
  • il credito d’imposta per le commissioni riferite a pagamenti elettronici da parte di distributori di carburante,
  • misure di sostegno allo sviluppo dell’attività dei liberi professionisti e per l’assunzione di personale nelle regioni a statuto ordinario e nei comuni,
  • un piano grandi investimenti nelle zone economiche speciali e nelle aree di crisi complessa, con particolare riferimento a Veneto e Campania.
  • taglio di 100 ml per il bonus cultura ai diciottenni
Vedi anche Il testo del decreto Crescita pubblicato nella Gazzetta del 30 aprile
 
Occhio.......

Gli arretrati del canone Rai non pagati? Ora saranno cancellati.
Di fatto è questa la novità più importante.


Nel caso della tassa tv non si tratta di una definizione agevolata, ma di una vera e propria sanatoria.
E ad andare in questa direzione è una recente sentenza della Cassazione depositata lo scorso 30 aprile (Leggi qui il testo)
che di fatto definisce in modo chiaro questa sanatoria. La "cancellazione" delle cartelle che riguardano la tassa tv riguarda tutti gli arretrati non pagati fino al 2010.
Il tutto deriva dal decreto fiscale del 2018 che come è noto ha eliminato le cartelle fino alla soglia dei mille euro.
L'importo medio del canone è di 114 euro e dunque rientra in questa fascia di tolleranza.
Infatti, come sottolienea laleggepertutti, questa soglia non si riferisce all'ammontare totale della cartella ma all'importo di ogni singola voce iscritta a ruolo
.L'altro dato da tenere in considerazione su questo fronte è quello temporale.
Per poter beneficiare della "sanatoria" sul canone, il debito dovuto deve essere iscritto a ruolo tra l'anno 2000 e il 2010.

In questo momento ammontano a 12 milioni di euro i carichi fiscali che sono stati cancellati dalle Entrate sotto la soglia dei mille euro.
Il dl 119/2018 su questo punto è abbastanza chiari.

Tutti i debiti fino a mille euro affidati alle Entrate Riscossione iscritti a ruolo dall'1àgennaio 2000 al 31 dicembre 2010 vengono "automaticamente" annullati.

E in questo quadro arriva una sentenza della Cassazione che spiana la strada alla cancellazione degli importi dovuti per l'imposta tv.

La Suprema Corte ha sentenziato che per questi casi arriva la "cessazione della materia del contendere".
Nel caso specifico della Cassazione, la cartella che è stata annullata era stata notificata il 12 luglio del 2008.
I giudici hanno sottolineato che nelle more del processo è entrato lo "stralcio".
Da qui è stata applicata in modo automatico la cancellazione di quanto dovuto.
Adesso la sentenza della Suprema Corte di fatto spalancherà le porte ad una valanga di stralci delle cartelle che rguardano l'imposta del canone Rai.

La più bella l'ho sentita ieri su radio24. Un'antiquaria romana specializzata in modernariato aveva esposto in vetrina un apparecchio Radiomarelli dell'inizio anni 60, con incorporato un piccolo monitor, praticamente un televisorino portatile. Un ispettore RAI ha elevato una contravvenzione per mancato pagamento canone RAI per la "detenzione" dell'apparecchio. La Signora sta cercando di concordare con la RAI il pagamento per solo un trimestre o semestre, sperando di venderlo nel frattempo.

andgui.
 
"Solo una bufala".

E - dopo che già ieri il Mise aveva smentito la revoca dell'autorizzazione a trasmettere anche sul digitale a livello nazionale
e non più solo a livello locale con le frequenze analogiche - a smontarla è proprio l'emittente radiofonica della Lega,
secondo cui si tratta di una fake news confezionata dal Gruppo Editoriale L'Espresso.

"La macchina del fango non va in vacanza neanche il 1° maggio e quindi i nostri ascoltatori hanno ‘scoperto’ che non esistevamo più",
dicono dalla radio. "Radio Padania non si spegne e non si spegnerà", assicura anche l'avvocato Federico Freni,
"Non esiste una questione di incompatibilità, o addirittura di illegittimità, come riportato da Repubblica,
rispetto alla trasmissione su piattaforma digitale". In particolare non ci sarebbe "alcuna contrapposizione politica con il ministero",
ma si tratterebbe di una questione "meramente tecnica". "La stiamo affrontando con gli uffici competenti, in spirito di fattiva collaborazione",
spiega il legale dell'emittente, "In generale, tutti gli operatori del settore scontano una situazione normativa e regolamentare particolarmente complessa".

Anche il presidente del Cda della radio si è detto ottimista: "Questa vicenda, paradossalmente, ci offre un’importante conferma:
la nostra radio è sul binario giusto", ha spiegato, "Infatti, la digital radio è la nuova frontiera della radiofonia.
L’fm ha i mesi contati, esattamente 242 giorni, e tutti gli editori stanno affilando i coltelli per posizionarsi al meglio sulla nuova piattaforma,
molto più performante ed economica". E in questo scenario "di sviluppo veramente epocale" Radio Padania vede un'opportunità:
"Tra poco inaugureremo i nuovi studi che ci consentiranno anche la radio visione sul web e in futuro sul digitale terrestre al canale 740", spiega Franzini,
"Tutto questo è stato possibile grazie al formidabile impegno di tutto lo staff di Rpl ma soprattutto grazie alle nostre ascoltatrici
e ai nostri ascoltatori che non hanno mai smesso di sostenerci con il loro affetto, i loro ‘abbonamenti’ e le contribuzioni volontarie,
consentendoci di voltare pagina e di lasciarci alle spalle degli anni molto difficili.
Oggi con una audience in forte crescita e un bilancio risanato, possiamo guardare al futuro con ottimismo".
 
Il Concertone è finito e ora tocca pagare il conto. La bellezza di 800mila euro.

È questo il totale dei soldi che sono usciti dalle casse dell'Eni e della Rai per trasmettere l'evento,
a cui si aggiungono altri 200mila euro del Comune di Roma per la sicurezza e la pulizia dell'area di San Giovanni.

Tutto è iniziato nel 1990 per volontà di Maurizio Illuminato, un imprenditore di Catania e, da allora, la Festa del Lavoro,
che in passato aveva una certa importanza anche per il mondo cattolico e per il fascismo,
è diventata una giornata mediaticamente monopolizzata dalla sinistra.

Un Primo maggio che non ricordiamo certo per i discorsi che i leader sindacali di Cgil, Cisl e Uil hanno tenuto ieri a Bologna
ma neppure per i nomi degli artisti che si sono esibiti sul palco di San Giovanni, tutti rigorosamente orientati a sinistra.

Ecco i nomi: Daniele Silvestri, Ghali, Subsonica, Carl Brave, Manuel Agnelli con Rodrigo D' Erasmo, Achille Lauro, Motta, Gazzelle,
Ghemon, Negrita, Ex-Otago, Zen Circus, Rancore, Canova, Pinguini Tattici Nucleari, Coma_Cose, Anastasio, Izi, Fast Animals and Slow Kids,
Eugenio in Via Di Gioia, La Municipàl, Bianco feat. Colapesce, La Rappresentante di Lista, Lemandorle, Eman, Dutch Nazari, La Rua,
Omar Pedrini, Orchestraccia, Fulminacci.

Un Concertone che il più delle volte si ricorda solo per le polemiche.
Nel 1991, ricorda Renato Farina nel suo pezzo, ad Elio e le Storie Tese non fu concesso di esibirsi in diretta tivù perché avrebbero fatto nomi e cognomi dei politici corrotti.
Nel 1993 Piero Pelù attaccò Karol Woityla,
mentre nel 2014 se la prese con Matteo Renzi definendolo il "il boy-scout di Licio Gelli".
 
Personalmente, il Papa è un altro .......

Alcuni docenti universitari, teologi e uomini di Chiesa legati al mondo conservatore dei cattolici tradizionalisti, in una lettera-appello accusano il Pontefice di “eresia”.

Nell’appello si legge: “Prendiamo questa iniziativa come ultima risorsa per contrastare i danni causati ormai da diversi anni dalle parole e dalle azioni di Papa Francesco
che hanno generato una delle peggiori crisi nella storia della Chiesa cattolica”. Senza mai minacciarlo ufficialmente i firmatari sembrano ipotizzare un possibile scisma.

Nell’elenco degli “eretici” oltre il Papa finiscono il cardinale Oscar Rodrigez Maradiaga, il cardinale Blase Cupich,
il cardinale Godfried Danneels, il cardinale Donald Wuerl, il vescovo Gustavo Zanchetta e Juan Barros.

I firmatari accusano il Papa di essere andato contro la dottrina cattolica e aver messo in discussione la cultura cristiana tradizionale.

Per raccogliere firmatari in ogni parte del mondo è stata lanciata anche una petizione su Change.org in cui si legge:
“Accusiamo Papa Francesco di aver dimostrato pubblicamente e pertinacemente, con le sue parole e con le sue azioni,
di credere nelle seguenti proposizioni, contrarie a verità divinamente rivelate”.
In altri punti del testo si contesta al Pontefice buona parte di “Amoris Laetitia”, seconda esortazione apostolica di Francesco, pubblicato l′8 aprile 2016.
Di Francesco si attaccano le aperture della chiesa a tematiche spesso osteggiate dai conservatori.
 
È nato l’internet russo. Come riporta l’agenzia russa Tass, il presidente russo Vladimir Putin
ha firmato la legge approvata in via definitiva dal Parlamento “per garantire un funzionamento stabile e sicuro di internet” (Runet)
qualora il Paese venga disconnesso dall’infrastruttura globale del World Wide Web.

Come spiega l’Agi, secondo quanto previsto dalla legge, il Roskomnadzor, l’agenzia statale che controlla connessioni e comunicazioni,
può prendere il controllo di internet e filtrare tutto il traffico on line del Paese, in caso di cyberattacco che possa compromettere l’accesso a internet.
Saranno per questo installati sistemi di sorveglianza consegnati gratuitamente dal Cremlino ai fornitori di servizi internet.

Secondo la legge, nel caso in cui vi siano minacce a internet sul territorio russo, il Servizio federale per la vigilanza delle comunicazioni,
delle tecnologie dell’informazione e dei mass media del governo sarà in grado di “centralizzare le comunicazioni della rete”.

La nuova legge ha come scopo primario quello di “proteggere la Russia dalle restrizioni online straniere”
creando ciò un Internet locale “sostenibile, sicuro e pienamente funzionante”. La legislazione entrerà in vigore a novembre,
secondo quanto riferito dall’agenzia di stampa Ria-Novosti. Secondo la Cnn, gli attivisti temono che un Internet russo indipendente
implichi la creazione di un firewall nazionale in stile cinese al fine di monitorare e censurare i contenuti che entrano ed escono dal paese.
Comunque la si pensi in merito, la creazione di un “internet russo” rappresenta però una vera e propria rivoluzione.

Le difficili relazioni fra Federazione Russa e Stati Uniti hanno costretto il Cremlino a cercare un’alternativa percorribile all’internet che tutti conosciamo.
Obiettivo del governo russo è quello di sfuggire al controllo dell”Icann (Internet Corporation for Assigned Names and Numbers) ,
ente di gestione internazionale con sede a Los Angeles che ha l’incarico di assegnare gli indirizzi Ip e d identificatore di protocollo e di gestione del sistema dei nomi a dominio di primo livello.
 
E questi ? Tutti zitti ? Non ci sono solo gli ebrei ........Che vergogna.

Il primo maggio 1945 i partigiani jugoslavi di Tito entravano a Trieste
iniziando l'occupazione della città durata quaranta giorni,
in quel periodo e nei mesi precedenti, furono uccisi nelle foibe circa 14.000 italiani.


I titini si macchiarono di crimini indicibili verso migliaia di persone colpevoli solo di essere nate in Italia,
perciò colpisce che ancora oggi nel nostro paese vi sia chi celebri i partigiani jugoslavi.

Sarebbe già molto grave quanto denunciato dall'associazione Dalmati italiani
che ha espresso la propria indignazione per la presenza nel corteo dei sindacati del primo maggio a Trieste
di bandiere jugoslave e italiane con la stella rossa e di «titovize», il copricapo partigiano jugoslavo,
ma l'utilizzo delle bandiere dei partigiani comunisti diventa sconcertante se ad esporla è un comune italiano.

È quanto avvenuto nella sede del Municipio di San Dorligo della Valle, paese di quasi seimila abitanti al confine con la Slovenia,
dove proprio il primo maggio, insieme al tricolore italiano, alla bandiera del comune e a quella europea,
è stata esposta la bandiera dei partigiani sloveni di Jugoslavia in cui campeggia la stella rossa.

L'indignazione tra i cittadini è diffusa nonostante il sindaco Sandy Klun, eletto con una coalizione di sinistra sostenuta dal Pd, cerchi di minimizzare l'accaduto.
Raggiunto telefonicamente, ci tiene a sottolineare di essere di madrelingua slovena e afferma di aver esposto la bandiera perché rappresenta
«la lotta per la liberazione da parte degli sloveni» e, quando gli domandiamo perché non esponga la bandiera dei partigiani italiani,
la sua risposta da rappresentante delle istituzioni della Repubblica italiana lascia di stucco:
«Non abbiamo nulla contro gli italiani, si convive da sempre».

La scelta di esporre la bandiera dei partigiani titini diventa una vera e propria provocazione
e una presa di posizione di carattere politico e non istituzionale se avviene in una data simbolica come il primo maggio.

Non a caso il Senatore Luca Ciriani, capogruppo di Fratelli d'Italia al Senato, esprime la propria indignazione
e chiede le dimissioni del primo cittadino auspicando l'intervento del prefetto e del ministro dell'Interno
e sottolineando come un sindaco italiano dovrebbe onorare la memoria della propria nazione.

L'utilizzo delle bandiere titine non è una novità da queste parti, già da un po' di anni durante la manifestazione dei sindacati del primo maggio,
sventolano nelle strade di Trieste senza che gli organizzatori intervengano per isolare chi inneggia ai partigiani titini,
sorge il dubbio che chi a parole dice di volere una pacificazione, nei fatti continui a fomentare l'odio
ricordando uno dei periodi più bui per la storia triestina e italiana.
 
Oramai di gocce che hanno fatto traboccare il vaso ce ne sono tante.
Che se ne tornino a casa. Incompetenti ed ignoranti.
Un rappresentante delle forze dell'ordine, viene offeso e con lui il popolo italiano, che ha giurato di difendere
e la signora trenta (che non capisce una acca) lo indaga? ...non è da oggi che teste "qualificate" dell'apparato dello Stato,
si accaniscono contro la "forze sane" del Paese...sembra quasi un comportamento studiato a tavolino...

La Difesa ha aperto un'istruttoria formale nei confronti del generale di brigata dell'Esercito Paolo Riccò,
che lo scorso 25 aprile abbandonò a Viterbo la cerimonia per le celebrazioni in occasione della festa della Liberazione,
in seguito agli attacchi del presidente locale dell'Anpi Roberto Mezzetti.

Da quanto si apprende, la richiesta sarebbe partita direttamente dal gabinetto del ministro della Difesa, Elisabetta Trenta.

Sarebbero stati i suoi collaboratori più stretti a suggerire di far partire l'iter per verificare se il generale dell'Aviazione dell'Esercito (Aves)
sia stato manchevole o meno nella sua condotta. Qualora si dovesse stabilire che abbia agito in maniera non consona, potrebbe rischiare un provvedimento disciplinare.

Non si capisce il perché l'area pentastellata del governo continui a scagliarsi contro le forze armate,
anziché difendere quelle divise che operano per la tutela del buon nome dei militari.

Il gesto di Riccò aveva attirato gli elogi di moltissimi italiani.
Come si ricorderà Mezzetti aveva lanciato accuse pesanti ai soldati italiani,
accusandoli anche di aver ucciso civili in Afghanistan, fatto non comprovato da alcuna conferma.

Peraltro, esiste un precedente.
Anni fa l'ex comandante del Coi, generale Marco Bertolini, fece la stessa cosa durante un convegno sui caduti dell'Afghanistan,
quando qualcuno lanciò illazioni contro i suoi militari. Ma nessuno pensò a iter di alcun tipo.

La decisione di apertura di un'istruttoria ha generato polemiche nel settore.

Molte le critiche al ministro Trenta, che per molti esponenti delle forze armate dovrebbe pensare più a difendere i suoi uomini e le sue donne
che mostrare «quel lato pacifista che non piace a nessuno e offende le divise».

Il rappresentante del Cocer Interforze, maresciallo Marco Cicala, chiarisce a tal proposito:

«Il generale Riccò, se consideriamo i fatti, non ha violato né regolamenti né etica militare, anzi,
il suo stile umile e di difesa delle forze armate è in piena coerenza con un giuramento prestato decine di anni fa.
Non solo - conclude il maresciallo - lo dimostra la sua carriera, ma anche questi esempi che fanno molto bene
non solamente alla coesione interna alla Difesa ma anche al popolo italiano».
 

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