Val
Torniamo alla LIRA
La seconda ondata di coronavirus in India ha finalmente raggiunto il picco durante il mese di maggio,
poiché la media di 7 giorni è diminuita costantemente nel corso del mese,
mentre i decessi sono rimasti ostinatamente alti fino alla seconda metà del mese.
Uno dei regali che ha lasciato però l’epidemia indiana è proprio il ceppo mutato B.1.617
che ha sollevato molti timori anche per la propria velocità di diffusione.
Ora la Cina si trova ad affrontare un recente gruppo di casi causati dalla variante indiana
ed ha reagito con un ulteriore rafforzamento dei controlli al confine fra Cina ed India.
Dopo aver imposto un nuovo confine sulla vetta dell’Everest, giungendo a impedire agli scalatori del Nepal di sconfinare,
le misure non sono state in grado di evitare un focolaio nella città di Guangzhou, dove è stato scoperto un gruppo di casi.
Quindi si è dovuto imporre un lockdown a mesi di distanza dagli ultimi episodi simili successi a gennaio nelle provincie dell’Hebei ed a Pechino.
Le persone che lasciano la città, che è anche capoluogo di provincia e ha una popolazione di oltre 15 milioni di abitanti,
devono risultare negative al virus entro le 72 ore prima del viaggio.
Circa 520 voli sono già stati cancellati all’aeroporto internazionale di Guangzhou Baiyun,
uno degli hub di viaggio aereo più trafficati del mondo, alle 1140 ora locale di lunedì.
In precedenza, le autorità hanno annunciato lockdown domiciliare
per i residenti di diverse strade nel distretto di Liwan,
dove il primo paziente infetto è stato scoperto il 21 maggio.
Chen Bin, il vice capo della commissione sanitaria provinciale, ha confermato a Xinhua
che tutti localmente i casi trasmessi trovati a Guangzhou dal 21 maggio erano riconducibili alla variante indiana B.1.617.
La Cina è riuscita a contenere con successo la diffusione di COVID-19 dall’inizio dell’epidemia a Wuhan dal dicembre 2019 al marzo 2020.
Mentre i casi sono (ufficialmente) rallentati allo zero, l’esame delle origini del virus si è intensificato
in mezzo a un crescente numero di prove che il virus fosse sfuggito da un laboratorio di Wuhan,
mentre i genetisti stanno trovando ancora più prove che il vaccino era probabilmente prodotto dall’uomo.
Ora le varianti rischiano di rientrare in Cina dai paesi confinanti, con i quali è molto difficile chiudere al 100% i contatti.
Inoltre non rientra il ceppo originario, quello che i cinesi conoscono,
ma le varie varianti potenziate provenienti da tutto il mondo.
Se il virus è stato liberato volontariamente, allora rischia di essere un grande boomerang.
poiché la media di 7 giorni è diminuita costantemente nel corso del mese,
mentre i decessi sono rimasti ostinatamente alti fino alla seconda metà del mese.
Uno dei regali che ha lasciato però l’epidemia indiana è proprio il ceppo mutato B.1.617
che ha sollevato molti timori anche per la propria velocità di diffusione.
Ora la Cina si trova ad affrontare un recente gruppo di casi causati dalla variante indiana
ed ha reagito con un ulteriore rafforzamento dei controlli al confine fra Cina ed India.
Dopo aver imposto un nuovo confine sulla vetta dell’Everest, giungendo a impedire agli scalatori del Nepal di sconfinare,
le misure non sono state in grado di evitare un focolaio nella città di Guangzhou, dove è stato scoperto un gruppo di casi.
Quindi si è dovuto imporre un lockdown a mesi di distanza dagli ultimi episodi simili successi a gennaio nelle provincie dell’Hebei ed a Pechino.
Le persone che lasciano la città, che è anche capoluogo di provincia e ha una popolazione di oltre 15 milioni di abitanti,
devono risultare negative al virus entro le 72 ore prima del viaggio.
Circa 520 voli sono già stati cancellati all’aeroporto internazionale di Guangzhou Baiyun,
uno degli hub di viaggio aereo più trafficati del mondo, alle 1140 ora locale di lunedì.
In precedenza, le autorità hanno annunciato lockdown domiciliare
per i residenti di diverse strade nel distretto di Liwan,
dove il primo paziente infetto è stato scoperto il 21 maggio.
Chen Bin, il vice capo della commissione sanitaria provinciale, ha confermato a Xinhua
che tutti localmente i casi trasmessi trovati a Guangzhou dal 21 maggio erano riconducibili alla variante indiana B.1.617.
La Cina è riuscita a contenere con successo la diffusione di COVID-19 dall’inizio dell’epidemia a Wuhan dal dicembre 2019 al marzo 2020.
Mentre i casi sono (ufficialmente) rallentati allo zero, l’esame delle origini del virus si è intensificato
in mezzo a un crescente numero di prove che il virus fosse sfuggito da un laboratorio di Wuhan,
mentre i genetisti stanno trovando ancora più prove che il vaccino era probabilmente prodotto dall’uomo.
Ora le varianti rischiano di rientrare in Cina dai paesi confinanti, con i quali è molto difficile chiudere al 100% i contatti.
Inoltre non rientra il ceppo originario, quello che i cinesi conoscono,
ma le varie varianti potenziate provenienti da tutto il mondo.
Se il virus è stato liberato volontariamente, allora rischia di essere un grande boomerang.