Situazione Ucraina

Riesci a capire che noi stiamo sprecando miliardi per
tenere in piedi questi merdosi ?

I dirigenti americani discutevano apertamente dei modi in cui una guerra in Ucraina
avrebbe portato benefici diretti all’impero americano molto prima dell’invasione.

Nel 2019 un documento della Rand Corporation, finanziato dal Pentagono, intitolato
Extending Russia —Competing from Advantageous Ground
descriveva in dettaglio come l’impero può utilizzare la guerra per procura,
la guerra economica e altre tattiche della Guerra Fredda
per spingere sull’orlo del baratro il suo nemico geopolitico di lunga data
senza costare vite americane o innescare scintille per un conflitto nucleare.

Il documento commissionato dall’esercito americano menziona l’Ucraina centinaia di volte
e discute esplicitamente di come una guerra nel paese potrebbe essere utilizzata
per promuovere sanzioni contro Mosca e attaccare gli interessi energetici della Russia in Europa.

Nel dicembre del 2021 John Deni della società di propaganda della NATO The Atlantic Council
ha scritto un articolo per il Wall Street Journal,Il caso strategico per rischiare la guerra in Ucraina”,
sottotitolato “Un’invasione sarebbe un errore diplomatico, economico e militare per Putin. Lascialo fare, se deve."

Deni ha sostenuto che “ci sono buone ragioni strategiche perché l’Occidente adotti un approccio intransigente” contro Mosca
e si rifiuti di negoziare o fare marcia indietro sull’Ucraina perché, se ciò provocasse l’invasione della Russia,
“forgerebbe un’opposizione ancora più forte”, “consenso russo in tutta Europa”,
“si tradurrebbero in un altro giro di sanzioni economiche più debilitanti che indebolirebbero ulteriormente l’economia russa”
e “indebolirebbero la forza e il morale delle forze armate russe, minando al contempo la popolarità interna di Putin
e riducendo il soft power della Russia a livello globale”.

Le menti all'interno dell'impero parlavano di come questa guerra
avrebbe avvantaggiato gli Stati Uniti prima dell'invasione,
e da allora hanno continuato a parlare di quanto avvantaggerebbe gli Stati Uniti .

Come ha affermato David Ignatius del Washington Post lo scorso luglio:

“Questi 18 mesi di guerra sono stati una manna strategica, a un costo relativamente basso (a parte gli ucraini).
L'antagonista più spericolato dell'Occidente è stato scosso.
La NATO è diventata molto più forte con l’adesione di Svezia e Finlandia.
La Germania si è liberata dalla dipendenza dall’energia russa e, in molti modi, ha riscoperto il proprio senso dei valori.
I litigi della NATO fanno notizia, ma nel complesso questa è stata un’estate trionfale per l’alleanza”.


I dirigenti dell’impero ottengono tutto ciò che vogliono da questa guerra.

In pubblico si stracciano i vestiti e piangono lacrime di coccodrillo e la definiscono una terribile atrocità criminale,
ma ogni tanto guardano la telecamera e le lanciano un rapido sorriso in stile Fleabag.

Sapevano esattamente cosa stessero facendo quando hanno provocato questa guerra,
e sanno esattamente cosa stanno facendo per portarla avanti.


E la amano ogni minuto.
 
“Trovo inaccettabile che chi si opponga a questa guerra venga definito putiniano”.

“La voce di chi è stato sul campo e conosce la realtà viene prima di chi la studia a tavolino.
La realtà non è perfetta ma sporca e polverosa. "

“Siamo immersi in una narrazione di guerra, in gioco c’è la tenuta stessa della democrazia.
Se diventa impossibile parlare di pace senza essere tacciati di sostenere il nemico,
domani chissà di cosa non potremo più parlare”.

Secondo il giornalista della RAI, la guerra ha certificato un problema strutturale e profondo:

l’assenza di un reale pluralismo nei media italiani.

“In un Paese come il nostro, una democrazia, l’informazione è davvero libera?”

“Questo è un libro non solo sulla guerra ma anche sul giornalismo.
Si ribadisce quanto il giornalismo, quello basato sulla verifica e sulla critica,
sia fondamentale per la democrazia”
 
Salvo rari casi, però, oggi a farla da padrone sembrano essere non i giornalisti ma gli “opinionisti con l’elmetto”.

“Gente che da un anno e mezzo sta seduta sul divano a pontificare a reti unificate
nonostante ci siano dei generali secondo cui questa guerra è sbagliata.
Questa tesi, ovvero il fatto che questa guerra è sbagliata e non esiste una soluzione militare,
rappresenta la base del libro ed è confermata ad un anno e mezzo di distanza”

“Sembra che il pensiero critico sia stato abolito nel mondo dei media.
Eppure, i sondaggi ci dicono chiaramente che gli italiani
non vogliono sapere nulla di questa guerra

e non vogliono che si continui ad investire in spese militari.
Del resto, aveva ragione Orwelll: le voci che si levano più alte a favore della guerra
sono quelle di chi la guerra non la combatterà mai”.
 
“Oggi ci dicono che aiutando l’Ucraina difendiamo la democrazia
così come dopo l’11 settembre ci dissero che invadendo l’Afghanistan
avremmo difeso la democrazia e creato sicurezza.

Ebbene, dopo vent’anni di guerra l’Afghanistan è un paese instabile
in cui dilagano la coltivazione di oppio e la produzione di eroina
ed è emerso anche l’ISIS afgano” ha ricordato il giornalista.

“Ancora prima, negli anni ’80, abbiamo armato i mujaheddin,
dei tagliagole estremisti, affinché cacciassero i sovietici.
Questo ha trasformato l’Afghanistan in un covo di terroristi.

Bisogna stare attenti a chi si arma”.
 
“L’anno prossimo si voterà negli Stati Uniti
e il tema della guerra sta diventando sempre più centrale.
La campagna elettorale sta già producendo degli effetti su questo conflitto
e sulla narrazione che lo circonda”.

“La controffensiva ucraina si sta esaurendo in modo del tutto fallimentare.

Per fare vedere che sono in grado di prolungare la guerra,
gli ucraini hanno iniziato a colpire in Crimea”.


Infine, la chiosa, accolta dagli applausi del pubblico presente:

“Il dibattito in corso è completamente distorto.
Sembra che la guerra sia l’unica soluzione.

Nessuno si chiede come si può fare a fare in modo
che la gente in Ucraina smetta di morire.

Nessuno si rende conto che stiamo camminando da un anno
sul baratro nucleare.

Una delle caratteristiche della guerra è l’imprevedibilità”.
 

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