L’attacco missilistico a Poltava è stato attuato appena quattro giorni dopo il Consiglio informale dei ministri degli Esteri a Bruxelles
in cui l’Alto rappresentante Ue per la Politica Estera, Josep Borrell,
ha spronato i partner della UE ad inviare istruttori militari in Ucraina
per rendere più veloce l’addestramento delle reclute ucraine oggi addestrate in diverse nazioni europee.
Un documento del Servizio Europeo per l’Azione Esterna (EEAS) valutava tale opzione su richiesta dell’Ucraina,
considerando che “sarebbe necessaria un’analisi più approfondita e completa per valutare a pieno i rischi
e le possibili misure di mitigazione, nonché i vantaggi politici e operativi di condurre un addestramento” sul suolo ucraino.
Il documento di 34 pagine datato 22 luglio e intitolato ‘Strategic Review of
EUMAM Ukraine
(la missione Ue di addestramento dei soldati ucraini) è stato reso noto dal giornale web statunitense Politico il 28 agosto.
L’ipotesi piaceva alla Francia
(del resto Macron aveva annunciato già nei mesi scorsi, sollevando polemiche in Francia e in Europa, l’intenzione di inviare propri istruttori a Kiev), Lettonia, Estonia, Polonia e Lituania, mentre altri, come la Germania,
temono che questa iniziativa possa aumentare le tensioni con la Russia
e mettere in pericolo la vita degli istruttori occidentali inviati in Ucraina
che diverrebbero “obiettivi legittimi” dei bombardamenti russi.
“È altamente probabile che una presenza militare dell’Ue sul suolo ucraino verrebbe percepita dalla Russia come una provocazione”,
evidenziava il documento dell’EEAS aggiungendo che non sarebbe fattibile proteggere gli istruttori militari europei inviati in Ucraina.
Probabilmente come è apparso chiaro a Poltava.
“I ministri hanno concordato di aumentare l’obiettivo per arrivare ad addestrare 75.000 soldati ucraini (invece di 60mila) entro fine anno”
ha detto Borrell al termine del Consiglio, ma non tutti sono apparsi disponibili a effettuare l’addestramento in territorio ucraino.
Dopo l’attacco russo a Poltava forse apparirà meno teorica ai governi europei
l’ipotesi di dover giustificare all’opinione pubblica i propri caduti nel conflitto in Ucraina.