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Bufera politica su Iolanda Apostolico​

Dopo la pubblicazione del video, esplode la polemica politica e giudiziaria.

L’Anm, che nei giorni scorsi aveva difeso la magistrata, adesso fa sapere all’Ansa che
“valuterà insieme alla diretta interessata se e come intervenire”.

Nei giorni scorsi, tredici togati del Csm hanno depositato una richiesta di tutela a difesa della giudice catanese.

Csm che ora finisce nel mirino di Simonetta Matone, ex giudice, secondo cui

“un magistrato non deve soltanto essere imparziale, ma lo deve anche sembrare”.

“È inaccettabile che esistano dei video che ritraggono un giudice
che partecipa a una manifestazione di piazza contro la Polizia.
Il Csm, invece di aprire un procedimento a protezione della Apostolico,
dovrebbe aprire un procedimento per proteggere i cittadini da questo magistrato”.


E infatti Enrico Aimi di FI, membro del Csm e presidente della prima commissione di Palazzo dei Marescialli,
definisce “eloquenti” le immagini della giudice ed esorta un “richiamo ai principi che sovrintendono al nostro ordinamento”.

“Su questo punto soccorrono i principi più volte affermati dalla Corte Costituzionale
e dalle sezioni unite civili della Corte di Cassazione
secondo cui il magistrato è tenuto a salvaguardare la propria indipendenza e la propria imparzialità,
nonchè la stessa apparenza di queste ultime, in modo da non compromettere la fiducia di cui,
in una società democratica fondata sul principio di legalità,
l’ordine giudiziario deve godere presso l’opinione pubblica.
Il cittadino deve essere rassicurato sul fatto che l’attività del magistrato,
sia esso giudice o pubblico ministero, non sia guidata dal desiderio di far prevalere una parte politica”.
 
Anche in questo caso i "giornalai" pontificano.


Neppure il tempo di contare i morti e curare i feriti,
che già i giornali hanno emesso la sentenza:

se il bus elettrico è caduto dal cavalcavia di Mestre uccidendo 21 persone e ferendone altre 15,
è tutta colpa del guardrail.

O meglio: di quei due metri di “interruzione” della barriera metallica.



“Il bus non è caduto perché ‘c’era un buco di un metro e mezzo’ nel guardrail.

Quel buco è un varco di sicurezza, di servizio, previsto dal progetto originario del manufatto”.

“L’autobus è caduto 50 metri dopo il varco, dopo aver strisciato sul guardrail,

senza segno di frenata o contro-sterzata.


O vogliamo dire che senza il ‘buco’, la barriera avrebbe tenuto un mezzo in corsa, che sbanda, di 13 tonnellate?”.
 
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Nel testo della direttiva per le case green approvato a marzo dal Parlamento,
era sparito ogni riferimento alle sanzioni.


Che però, seguendo un classico copione di certa politica,
sono uscite dalla porta per rientrare dalla finestra:
nella bozza da esaminare al negoziato del 12 ottobre,
l’articolo 31 (quello sulle multe)
è stato improvvisamente reinserito da Commissione e Consiglio Ue.
 
Nel testo si legge:

“Gli Stati membri stabiliscono le norme sulle sanzioni applicabili
alle violazioni delle disposizioni nazionali adottate in forza della presente direttiva e adottano tutte le misure necessarie a garantirne l’attuazione.

Le sanzioni previste devono essere effettive, proporzionate e dissuasive.

Gli Stati membri notificano alla Commissione senza ritardo
le modifiche apportate alle disposizioni comunicate
conformemente all’articolo 27 della direttiva 2010/31/UE”.
 
Il Parlamento italiano sarà dunque chiamato a varare norme
che prevedano sanzioni contro chi non migliora la classe energetica della propria casa.

La direttiva Ue sulle Prestazioni energetiche degli edifici è ora entrata nell’ultima fase del processo legislativo:

la norma stabilisce che tutti gli edifici, sia in costruzione che già esistenti,
siano ad alta efficienza energetica per ridurre l’energia utilizzata.

Questo si dovrà realizzare in un primo momento
portando tutti gli edifici a una classe energetica almeno E entro il 2030,
poi D entro il 2033. Chi non lo fa sarà punito.
 
C’è una cittadina in Svizzera che conta appena 10mila abitanti m
a è conosciuta ovunque, ed è qui che si decidono le sorti del mondo intero.

Parliamo di Davos, che ogni anno ospita le riunioni del famigerato World economic forum.

Non possiamo non partire da qui per parlare di un video che in queste ore sta facendo il giro della Rete
e che riguarda Marianna Mazzucato, l’economista italiana con cittadinanza statunitense
che vanta un impressionante curriculum e che è anche membro della Pontificia Accademia per la Vita,
ed è pure stata un consigliere economico dell’allora premier Giuseppe Conte;
è docente universitaria e sedeva nel Cda dell’Enel.

Le sue parole, durante il forum di Davos dello scorso anno, emerse dallo sterminato archivio di Internet,
certificano quello che non ci stancheremo mai di ripetere sul modus operandi della élite globalista:

Davos si conferma il laboratorio delle idee più malsane, la fabbrica delle emergenze.
Peggio di quello che sta capitando negli anni, che potrà succedere?
 
Con il Covid-19 e la relativa campagna vaccinale,
con i presunti cambiamenti climatici e l’isteria di massa in salsa green
(e le conseguenti e scellerate politiche dell’Unione europea)
pensavamo di averle viste tutte,
ma Marianna Mazzucato ha lanciato un nuovo tema, quello della cosiddetta “rivoluzione blu”,
dunque relativa al modo di amministrare l’acqua.

“Siamo effettivamente riusciti a vaccinare tutti nel mondo? No.

Il cambiamento climatico è argomento astratto,
alcune persone lo capiscono molto bene,
alcune lo capiscono abbastanza,
altre non lo capiscono.

Ma l’acqua è un qualcosa di cui tutti capiscono l’importanza”.

Dobbiamo riuscire dove altre volte abbiamo fallito”,

Come fare?

Anche la seguente risposta al quesito è rivelatrice dei piani segreti dell’élite:

“Lo vedo nel mio settore, quello dell’innovazione in economia, dove è necessaria una spinta della domanda“.

Una spinta della domanda, dunque, e non può non venire in mente
il classico schema problema–reazione–soluzione come strumento di controllo delle masse per mezzo della paura.

Presumibilmente ai signori di Davos, Mazzucato compresa, il tema della scarsità di acqua, vera o presunta, interessa ben poco,
se non come strumento per convogliare una tensione di massa che distragga da altri problemi, ben più contingenti.
 
Iil forum dello scorso anno ha persino individuato un budget di 300 miliardi di dollari.

A fianco di Marianna Mazzucato, negli interventi conclusivi del board del World Economic Forum,
sedeva Tharman Shanmugaratnam, un altro economista ultraliberista, che ha letteralmente affermato:

“Il mondo deve diventare verde entro 30 anni”, ma: “Non ci sarà vittoria green senza la rivoluzione blu”.

Nulla accade per caso, e la prossima emergenza è servita.

La sceneggiatura, come sempre, si scrive a Davos.
 
Ahahahahahahahahahahahahahah

Giannini lascia La Stampa.

Secondo quanto riporta il Foglio,
il direttore lascerà presto la guida del quotidiano Gedi
lasciando il comando al suo vice Andrea Malaguti.

Un colpo di scena a dir poco clamoroso.

Secondo quanto risulta, tornerà a fare l’editorialista per Repubblica,
l’altro colosso editoriale della famiglia Elkann.

Ma non è tutto.

Per Giannini sembrerebbe essere pronta la conduzione per un programma su Discovery.
 

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